Conosci questo gentiluomo?
Se non lo conosci, te lo presento io:
Stewart Copeland al centro, l'indiavolato batterista (o ex?) dei Police.
Immagino che la sua attività di compositore e direttore di musica sinfonica o colonne sonore ti sia estranea. Fa niente. Se ci limitiamo al suo contributo nel trio di prima, mi sento di dire che il suo contributo è preso un po' sottogamba. Capisco che la voce magnetica di Sting - o il suo sex appeal di qualche anno fa - fossero molto più evidenti, ma penso che una parte quintessenziale del successo dei Police sia ascrivibile a Stewart Copeland e il suo stile inimitabile.
Mi spiego: con un altro batterista, probabilmente quel trio avrebbe avuto lo stesso abbastanza cartucce da sparare in termini di talento e dedizione. Un certo successo, probabilmente, sarebbe arrivato lo stesso per via della presenza di un ottimo chitarrista, temi innovativi, fusione di stili inconsueta, una voce particolare eccetera.
Il tocco di Copeland, però, non si può copiare. Ascoltare per credere. Prendiamo, per esempio, uno dei pezzi più famosi dei Police:
Walking On The Moon
è un reggae lento, quasi classico che è caratterizzato dal vuoto. Molti silenzi tra nota e nota, pochi accordi e una manciata di note di basso che ripetono ossessivamente. Un elogio al minimalismo in cui chitarra e basso scandiscono il tempo e fan bordone al volo pindarico di Sting.
In Walking On The Moon, però, la batteria di Copeland mica scandisce il tempo. Occhio.
La musica di un trio (chitarra-basso-batteria) è scarna per definizione e occorre qualcosa che la riempia, in assenza di effetti speciali. Copeland è capace di far ciò e fa diventare la canzone enorme pur lasciando la sensazione minimalista: quanti batteristi sarebbero stati capaci di mettere un eco/delay su hi-hat, e rim click (il famoso "bordo" del rullante che a volte si suona) o persino sulla grancassa? Stranezze che si vedono raramente in giro.
Ascoltare per credere.