Perché Robin Masters ha permesso a Thomas Magnum di vivere gratuitamente nel Nido di Masters nella serie TV originale, Magnum, PI?

Magnum era responsabile della sicurezza della tenuta, in particolare quando c'erano ospiti in visita, modelle in bikini tipicamente belle e figlie di ricchi amici di Robin. Una trama comune era quella di un bellissimo ospite in visita mentre Robin era in giro per il mondo, con l'adorabile signorina che aveva bisogno dell'aiuto di Magnum e Thomas che accettava con riluttanza per volere di Robin.

Al posto dello stipendio, Thomas ricevette alloggio nella tenuta, con l'uso della Ferrari, della cantina e dei campi da tennis quando Robin non era sulle isole, entro limiti concordati di volta in volta tra Magnum e Higgins, che era una gag, per cui discutevano e negoziavano sempre per l'uso dei servizi immobiliari.

E data la quantità di tempo di inattività oltre la manutenzione generale del sistema di allarme sul perimetro della tenuta, Thomas aveva la libertà di perseguire casi come investigatore privato per il suo reddito generale.

Sinceramente, tutta quella gag, in cui Thomas si intrufolava sempre in cantina o prendeva la Ferrari senza permesso, non è mai invecchiata. È sempre stato divertente vedere Thomas che cercava di rubare una bottiglia dalla cantina solo per essere pizzicato da Higgins e poi inseguito da Zeus e Apollo fino alla guest house.

Ho letto da qualche parte che ci sono stati tagli al budget a metà della serie e che volevano eliminare i Ragazzi, ma Tom Selleck e Jonathan Hillerman erano così attaccati ai cani che hanno insistito sul fatto che Zeus e Apollo rimanessero.

Non so quanta verità ci sia in questo, ma sembra una piccola storia interessante.


Look molto semplice, una vita a contatto con la natura, poche notizie su come spendessero i loro soldi, eppure i Led Zeppelin erano milionari.



Fra concerti, album e merchandising si stima abbiano guadagnato circa 300 milioni di dollari.

Si parla di dollari del 1975, che oggi corrisponderebbero a circa 3,3 miliardi di dollari.

Quindi sì. Guadagnarono una fortuna spaventosa, il che li rese estremamente ricchi.



ma cazzo si!…

Tootsie! Dustin Hoffam



Mrs Doubtfire Robin William


il professore matto dove addirituttra Eddy Marphy ne faceva due!


White Chicks dove non solo i due protagonisti sono uomini di colore agenti del FBI travestiti da donna ma, da donne bianche


Belli Freschi con Cristian De sica e Lino Banfi


e mi fermo qui!

dannati millennials e la vostra Disney culture!


Premessa 1: La musica è cambiata rispetto a 50 anni fa.

Oggi, non basta più saper suonare uno strumento. Prima bastava essere un virtuoso del tuo strumento e saperlo utilizzare al meglio nel dettaglio, oggi è richiesto molto di più.


Premessa 2: Il Produttore non è per forza l'Artista e l'Artista non sempre è il produttore.

Fatte queste premesse, partiamo.


Cercherò di dare una spiegazione al fine di far capire anche a chi non ha mai aperto una DAW di cosa stiamo parlando.

Quando si ascolta una canzone è come vedere una macchina in movimento.
Ma la macchina non nasce pronta e finita anche con la benzina all'interno, va costruita pezzo dopo pezzo, immatricolata e venduta sul mercato.

Il lavoro del produttore di oggi è quello di conoscere tutti i pezzi della macchina, saperli creare, saperli assemblare, curarne l'aerodinamica, renderla "una bella macchina", darle una bella lucidata e, possibilmente, riuscire anche a guidarla al limite.

Quindi, si può dire che un produttore musicale "costruisce" la canzone.


Visivamente, questo è un esempio di una canzone finita, con tutti canali raggruppati per rendere un'idea. Vanno costruite tutte queste macro-aree (non per forza così pieno di cose, quella è un mia esagerazione, forse…)


Per fare ciò ci sono tre possibili modi:

  • OTB - sta per Out of the Box.
    Per me, fa rima con 'Vecchia scuola',
    → Es. Bruce Springsteen (o tutto il Pop-Rock del passato)
    Cioè, il chitarrista suona la chitarra e la registriamo, un altro musicista suona il flauto e lo registriamo, un quartetto suona gli archi e li registriamo, cantante canta e registriamo, il batterista batte un colpo e registriamo, Il bassista fa cose e registriamo…
    Cioè, tutto viene suonato, spesso più volte, nel mentre viene registrato e dopo verranno scelti i take migliori, fatte le dovute correzioni, risolto i problemi causati dalle registrazioni ed infine finalizzato su una DAW. Perché sì, gli anni '80 sono finiti, e lo standard è digitale.

  • Misto, sia OTB che ITB.
    Sicuramente il più usato per le Hit da Major → Es. Billie Eilish, Coldplay (o tutto il Pop moderno) che però usano tutti produttore ITB…
    Viene fatto per lo più tutto ITB, ma degli strumenti specifici vengono suonati e registrati.
    Viene fatto per cogliere delle sfumature di determinati strumenti che suonati live hanno un impatto maggiore che sintetizzati.

  • ITB - sta per In The Box
    Sicuramente il più usato dai nuovi, rappresenta il futuro → Es. Avicii, Skrillex, Swedish House Mafia (o tutto il Pop elettronico/Dance)
    Cioè, una persona sola fa tutto, con l'ausilio del suo PC (all'interno quindi, fisicamente proprio) e del suo ingegno. Usa i VST (Virtual Instrument), usa Drum Machine virtuali, usa tutto ciò che è sintetico e/o campionato. Usa una DAW al 100% delle sue potenzialità in fase di produzione, dalla composizione alla finalizzazione del pezzo.

Tornando a noi, il produttore del passato aveva un compito più semplice.
Oggi, un mio progetto, che non sono un fenomeno vincitore di Grammy's, ma uno che fatica a star nel mazzo appare così:


55 tracce da gestire, non propriamente una passeggiata di salute…ma ripeto, forse sono io che ho esagerato…


Dove su ogni traccia, dopo aver scritto le note e impostato la velocity (forza delle note)


Giro semplice di chitarra acustica…


ci si aggiunge Automazioni per creare movimento e si fanno tutta quelle serie di interventi aggiuntivi (quei pulsanti blu sulla sinistra) dove si aggiungono a piacere e dove serve Equalizzatori, Compressori, Distorsori, Saturatori, Riverberi, Delay e mille altri effetti vari per creare il proprio suono a seconda delle esigenze. Le manopole di PAN e il fader del volume (sempre sulla sinistra, sotto) utili a posizionare il suono e dargli l'intensità desiderata.


Nelle canzoni, quando sembra "aprirsi e chiudere" il suono, ad esempio, è perché lo si può fare davvero


Questi, sono alcuni cose per far capire che dietro la produzione musicale oggi c'è un mondo, non sono "fa tutto il PC, giri 2 manopole e via"

Tutto ciò, neanche a dirlo, anni fa' non c'era. Bastava "Solo" saper suonare bene uno strumento e saperlo "solo" registrare a dovere. Infatti, se il brano finito faceva schifo non era colpa sua, era un gioco di squadra.
Più il musicista suonava alla grande più era bello il pezzo, più la cantante era brava e più era facile per il produttore, più il bassista non faceva danni e/o la guerra a chi ce l'ha più grosso il suono con il batterista e più era semplice che il pezzo non avesse problemi di fase, ecc ecc

Ora, sia con sistema misto che ITB, se il pezzo è una ciofeca è con il produttore che se la prenderanno gli "artisti". Questo perché è aumentata la mole di lavoro e lui, tornando all'esempio della macchina, non la deve solo saper montare pezzi già costruiti da altri, ma anche costruirsi da solo ogni singolo pezzo. Dalla ruota al volante, dal motore alla scocca.

Quindi, in soldoni, si scrive la melodia, si crea il Lead di un Synth, si crea un Drum Set personale, ecc ecc. Ed è la bravura nel costruirsi i singoli pezzi e nell'assemblaggio che fa la differenza tra il mediocre, come me, e il vincitore di un Grammy Awards.

Questo perché ogni produttore è anche un Sound Designer oggi, e il suo successo consiste nell'avere un suono che sia RDF, ovvero Riconoscibile, Distintivo e Fresco, insomma…unico, che suoni come nessun altro ma che al contempo stia nel mercato, una sorta di equilibrista musicale….

In pratica, si crea e si costruisce il suo suono, adattandolo alle esigenze dell'artista.
Ci vuole tempo e tentativi per imparare, acquisire e padroneggiare tecniche di scrittura e produzione e tanta, tanta sperimentazione per trovare le giuste soluzioni per rispondere alle esigenze di un artista, come ogni lavoro che richiede manualità e creatività allo stesso tempo.

In alcuni ambiti, come quello elettronico, il ruolo di artista e produttore coincidono (non sempre ovviamente, David Guetta sto parlando di te…).

Insomma, è una via di mezzo tra Nerd informatico-musicale, Artista e anche un po' psicologo, perché non sempre è facile capire una richiesta tipo:

"vorrei questo suono qui che si sente meglio e più aperto e che mentre si apre fa whhuuumm"


Sister Rosetta Tharpe: la donna che inventò il rock’n’roll.



La fuga dal profondo sud, l’adolescenza passata a suonare e cantare nelle chiese tra Chicago e New Orleans, poi l’approdo a New York e il successo stellare negli anni ’40.

Rosetta Tharpe fu la prima a caricare di un’energia nuova i cori gospel e la musica soul.


Senza di lei non avremmo avuto Elvis, Chuck Berry e Little Richard.

Nonostante ciò, nell’Olimpo del rock’n’roll, Rosetta Tharpe è una divinità dimenticata.


Nel profondo delle Caverne di Luray (Virginia) c’è un insolito strumento musicale, costruito da Leland W. Sprinkle.



Con la sua console a 4 tastiere, sembra un normale organo da chiesa, con una differenza: non ci sono canne.

Le “canne” sono stalattiti e lo strumento è un litofono: un congegno che produce musica con l’ausilio delle rocce che risuonano in differenti tonalità.

Sprinkle, matematico e studioso di elettronica al Pentagono, ebbe l’idea dell’organo a stalattiti dopo avere visitato le grotte nel 1954.



Passò 3 anni a cercare le stalattiti che corrispondessero alle note musicali necessarie, smerigliandole perché producessero un suono perfetto, e stendendo 8 km di cavi tra la console dell’organo e i martelletti in gomma che avrebbero colpito ciascuna stalattite.

Quando l’organo venne installato, fu lo stesso Sprinkle a mettersi alla tastiera per intrattenere i visitatori.

Lanciò addirittura un vinile di canzoni, pubblicizzato con lo slogan “Gemme di musica dalla solida roccia” e venduto nel negozio di souvenir delle caverne di Luray.

Attualmente l’organo intrattiene i visitatori delle grotte con versioni registrate di classici.


No, la scena in cui Kimble sta correndo durante la parata del giorno di San Patrizio non è stata sceneggiata. Questa è stata un'aggiunta successiva di Andrew Davis. Davis, originario della città, voleva davvero catturare la parata e ha ottenuto il permesso dall'ufficio del sindaco di filmare il giorno della parata. L'intera sequenza è stata girata con una telecamera fissa a mano. Senza le prove, Ford e Jones sono semplicemente usciti tra la folla e hanno fatto le loro cose, con gli operatori della telecamera che correvano in giro cercando di tenere il passo. Ford ha osservato che poiché il suo personaggio teneva un profilo basso, significava che lui stesso non si distingueva molto ed è durato diversi minuti tra la folla prima di essere riconosciuto.




71 metri quadrati, 60 posti in platea e 20 su due ordini di balconate: i numeri di questo antico fienile sui monti della Lucchesia, trasformato in teatro a fine Ottocento e così piccolo da essere accreditato dal Guinness World Records Book.

Donato al FAI dagli eredi Biagioni e affidato in concessione dal Comune di Pescaglia, nel 1997


Sull’appennino che sfiora Lucca, a Vetriano, c’è un piccolo gioiello da scoprire. La sua storia risale al 1889, quando l’ingegnere Virgilio Biagini affidò alla piccola comunità un fienile da adibire a teatro. Gli abitanti, per lo più contadini, accolsero con grande favore la donazione dando vita a una “Società Paesana”, che si autotassò con versamento una tantum di 2 lire e poi di 50 centesimi al mese per costruire il teatro più la manovalanza. Grazie all’operosità degli abitanti, il teatrino venne costruito in un solo anno e nel 1890 il palcoscenico, incorniciato da decorazioni neoclassiche, poté ospitare le prime rappresentazioni. Si trattava, per lo più, di opere in prosa e commedie musicali, spesso scritte e recitate dagli stessi abitanti del paese che, per godersi gli spettacoli, dovevano portarsi la seggiola da casa. In seguito l'attività si intensificò e il teatrino divenne ben presto un punto di riferimento per tutta la zona. Col passare degli anni, venuta meno la Società Paesana, il Teatrino cadde in abbandono e divenne inagibile, finché, nel 1997, gli eredi dell’Ingegner Biagini si rivolsero al FAI donandogli la propria quota di teatro perché se ne prendesse cura. Dopo un accurato restauro, il teatrino di Vetriano è tornato a vivere e a ospitare commedie brillanti, opere ed eventi per un pubblico che non può superare le 85 persone. Oggi è possibile ammirarlo come era alla fine dell’Ottocento, con un palcoscenico, profondo e largo cinque metri e mezzo, e un bel sipario dipinto. Ricavati sotto il teatro, potrete ammirare due camerini per il trucco, una sartoria e un piccolo deposito di costumi.


                                


Avendo appena finito di scrivere il mio quinto libro, penso di poter dare un’opinione ponderata.

Parti da un presupposto: scrivere un libro è sfinente. Qualcosa di una difficoltà difficilmente stimabile per chi non l’ha mai fatto. Dalla raccolta dei materiali alla sindrome del foglio bianco, al combattere il nostro naturale abuso di frasi e parole sempre simili, al giusto mix tra leggerezza e profondità. Agli errori. Alle frasi che non funzionano. Alla bibliografia. A interi paragrafi da togliere. Al limare, limare, limare senza fine. E qui evito di parlare di creare la copertina, la sinossi, pubblicarlo, lanciarlo, gestirlo. Se ci pensi, manco inizi.

Quindi tutte le attività sono maledettamente difficili. Anche al quinto libro.

C’è qualcosa di particolarmente arduo in questo oceano di fatica? Una specifica attività che svetta?

Per me sono due.

La prima stesura. Cioè quando devi trasformare i tuoi milioni di schemi e appunti nella prima schifezza esposta in linguaggio lontanamente comprensibile. È sorprendentemente difficile rinunciare all’istinto di livellare e sistemare tutto già a questo punto. Scrivere di getto e male (necessario, poi spiego perché) è semplicemente fuori dalla nostra programmazione. Anche quando sei come me, cioè abituato a scrivere una montagna di roba sui social e in fretta, ti trovi in un altro territorio. Un libro ti manipola l’inconscio al punto tale che devi violentarti la testa per andare rapido e non stare attento ai dettagli nella prima fase. Io ci riesco poco.

Perché la prima stesura va fatta di getto e male? Sembra una sciocchezza, no?

Invece è necessario. Perché nessuna mente umana ha l’intelligenza e la capacità cognitiva di simulare al proprio interno la resa di una catena molto lunga di concetti espressi in fila, cioè un libro. E chi pensa di saperlo fare, è un segaiolo (sorry). Perché confonde la realtà con la sua teoria. Devi invece umilmente scrivere e buttare giù tutto male e in fretta, così vedi come viene. Vedi i buchi logici, vedi le cavolate che hai dato per scontato o scritto, vedi i pesi errati, vedi i differenti stili espositivi e quelli cognitivi, vedi se manca il flusso e dove, vedi se ti annoia o è una figata. È come con gli MVP per una startup: ogni ragionamento e ogni business plan valgono zero. Devi vedere il prodotto reale se funziona e piace o no. Anche se è una schifezza fatta rapidamente e accroccata.

Falsificare. Sempre!

La seconda parte superlativamente difficile è la copertina. Se te la fai per tuo conto, si intende. E visto che io sono maniaco del controllo, la creo per mio conto. Anche perché quella che mi aveva fatto l’editore in un libro precedente era orrenda.

Meglio se inizi appena cominci a scrivere il libro a pensare a una decina di concetti per la copertina. Trust me. Faranno tutti schifo nella loro versione grafica. Ma ti daranno stimoli per arrivare a quello giusto. Che ti chiederà parecchio lavoro, anche se hai occhio grafico.

Nella copertina del mio nuovo libro ho perso due giorni per i colori, 4 ore per “BTC” sulla targa (volevo un certo effetto pacchiano ma credibile). E non so quanto per testare font, stili, allineamenti. La quarta di copertina non mi usciva. Ne ho provate di tutte. Poi ho avuto l’intuizione, ho girato la forma a nuova di 90 gradi, e ho trovato la quadra.

In sintesi. Se non siete pazzi come me e non volete investire mesi e mesi di lavoro, non scrivete libri di 300 pagine.




Di solito non mi piacciono i consigli di scrittura, ma oggi faccio un'eccezione perché questi consigli sono davvero unici e non banali.

Kurt Vonnegut è stato uno scrittore americano morto nel 2007.

Si considerava il successore di Mark Twain.

Il suo lavoro è fortemente filosofico con elementi satirici.

Ecco i suoi consigli per la scrittura:

1. utilizza il tempo di un perfetto sconosciuto (il lettore) in modo tale da non farglielo sentire sprecato.

2. dai al lettore almeno un personaggio con cui simpatizzare.

3. ogni personaggio dovrebbe desiderare qualcosa, anche solo un bicchiere d'acqua.

4. ogni frase deve fare una delle due cose: rivelare il personaggio o far progredire la trama.

5. inizia il più vicino possibile alla fine.

6. Sii un sadico. Per quanto dolci e innocenti siano i tuoi personaggi principali, fai in modo che gli accadano cose terribili, in modo che il lettore veda di che pasta sono fatti.

7. scrivi per compiacere solo UNA persona. Se apri una finestra e fai l'amore con il mondo, per così dire, la tua storia si ammalerà di polmonite.

8. fornisci ai lettori il maggior numero di informazioni possibili, nel più breve tempo possibile. Al diavolo la suspense. I lettori dovrebbero sapere così tanto su cosa sta succedendo, dove e perché che potrebbero finire la storia da soli anche se gli scarafaggi mangiassero le ultime pagine.

Penso che queste regole siano meravigliose, perché da esse si capisce che Vonnegut era davvero un servitore dei suoi lettori. Come un buon DJ.

Anche in questo caso, è importante che il suo lavoro non sia in prima linea un viaggio nella consapevolezza di sé, ma che dia qualcosa ai lettori e di trarre tanta soddisfazione da questo.


Quello fu un problema a lungo.


In passato avevano questo problema e lo si vedeva sullo schermo.

Le serie tv moderne dove i personaggi spesso indossano gli stessi vestiti sono realizzati con il patrocinio e il supporto di marchi e negozi che vendono vestiti identici a quelli delle serie, perché sono gli stessi.
Gli attori non hanno nemmeno bisogno di indossare abiti lavati, spesso indossano quelli nuovi ad ogni episodio.

A volte si ha l'effetto opposto che un vestito sporco e consumato in una scena appare nuovo di zecca nelle scene successive.


E se qualcosa come le divise esclusive, fanno in modo simile con il budget realizzando un paio di abiti a stagione, ma non si preoccupano davvero di buttare via alla fine e cambiarlo completamente nella prossima stagione.


Che ne dite di Robert Downey, Jr.?

Era un tossicodipendente, alcolizzato e uno spreco di immenso talento. È stato licenziato in Ally McBeal, non ha ottenuto altri lavori ed è finito in galera dopo non essersi presentato per i test antidroga.

Dopo essere stato rilasciato sulla parola, è stato trovato a vagare per le strade ed è stato nuovamente arrestato. Fu mandato in riabilitazione.

È diventato sobrio con l'aiuto di sua moglie. Tuttavia, non riusciva ancora a ottenere lavori di recitazione. Che ci crediate o no, è stato Mel Gibson ad aiutarlo a rilanciare la sua carriera. (Gibson ha coperto l'assicurazione di responsabilità civile di Downey.)

Downey ha ricominciato a ottenere lavori di recitazione e, a poco a poco, parte dopo parte, ha iniziato a ricostruire se stesso e la sua carriera.

E poi... Iron Man.

Al giorno d'oggi, è un attore richiesto, popolare e carismatico a Hollywood.