Il
sequencer
(traducibile come "sequenziatore")
è un dispositivo di tipo sia fisico (hardware), sia logico
(software), utilizzato nel campo musicale per la creazione e
riproduzione di sequenze di segnali di controllo, che consentono di
comandare uno strumento musicale elettronico.
Sebbene il sequencer venga usato per
fini musicali, esso non dev'essere confuso col dispositivo di
registrazione audio. A differenza del registratore, dove sono le
forme d'onda di un suono a essere memorizzate, nel sequencer non
viene memorizzato alcun segnale audio a parte quello di controllo; si
può immaginare un sequencer come una "mano elettronica"
automatica e programmabile che suona strumenti e regola pulsanti e
potenziometri di sintetizzatori e processori audio.
I primi dispositivi fisici che si
avvicinavano a tale scopo erano due strumenti elettromeccanici
costruiti negli anni cinquanta da Raymond Scott: il Wall of Sound e
l'Electronium.
Negli anni sessanta del XX secolo al
fianco dei primi sintetizzatori analogici, la cui altezza tonale
delle note prodotte era controllata da un valore di tensione,
troviamo lo Step Sequencer che permetteva di ripetere ciclicamente
una sequenza di controllo preimpostando tutti i passi, ovvero una
serie di tensioni che componevano la sequenza. Tale sequenza di
tensioni elettriche andava a controllare direttamente i VCO (Voltage
Controlled Oscillator) del sintetizzatore e quindi l'intonazione
della voce sintetizzata, producendo così la nota desiderata. Il
segnale elettrico di controllo poteva essere usato sia per generare
una melodia sia per controllare altri parametri del sintetizzatore,
come per esempio la frequenza di taglio del filtro.
Nel 1971 Ralph Dyck sviluppò il
prototipo di un sequencer analogico che sfruttava la tecnologia
digitale per memorizzare gli eventi. La memoria digitale permetteva
di memorizzare un gran numero di eventi, circa 1000, superando il
problema della memoria dei sequencer step, che si limitavano a
riprodurre una sequenza piuttosto corta composta da alcuni voltaggi
in serie. Nel 1976 la Roland, sviluppando il prototipo di Dyck, mise
in commercio il sequencer MicroComposer MC8.
L'MC8 era dotato di molta più memoria
del prototipo di Dyck e disponeva di otto tracce programmabili. Come
molti sintetizzatori della metà degli anni settanta, utilizzava la
tecnologia digitale solo per quanto concerneva la memoria, mentre le
uscite erano analogiche poiché non esisteva ancora un segnale di
controllo digitale. Grazie alle otto uscite di controllo era
possibile pilotare anche più di uno strumento alla volta o di
sfruttare lo strumento controllato in maniera polifonica. Il
MicroComposer era difficile da programmare; tramite una piccola
tastiera numerica era necessario inserire complicate sequenze
numeriche relative agli eventi da memorizzare e riprodurre.
Solo successivamente nacquero anche
sequencer che permettevano di memorizzare una sequenza di note
semplicemente suonandola. Sebbene tali macchine avessero una
compatibilità limitata, ricoprirono un ruolo fondamentale nello
sviluppo della musica elettronica degli anni ottanta, dato che
permisero la composizione e l'esecuzione di brani anche ai musicisti
amatoriali.
Con l'avvento negli anni ottanta del
protocollo MIDI le possibilità dei sequencer si ampliarono: Il MIDI
permetteva di trasmettere 16 esecuzioni polifoniche
contemporaneamente con tutto il relativo corredo di espressioni
esecutive. Questo grande salto di qualità fu ampliato da un altro
salto di qualità che all'epoca la tecnologia stava compiendo: il
computer da pachidermico strumento sperimentale dalle prestazioni
modeste acquisiva sempre maggiori capacità di calcolo a costi e
ingombri sempre minori, diventando così sempre più un oggetto
comune. Aziende come Atari e Commodore producevano macchine a 8 e 16
bit alla portata del proprietario di uno studio e fu così che il
computer cominciò ad essere utilizzato come sequencer, grazie a
opportune applicazioni e alle interfacce MIDI che lo mettevano in
comunicazione con qualsiasi apparecchiatura compatibile.
Uno dei primi programmi scritti per
tale scopo fu Cubase. Esso permetteva di programmare attraverso il
formato MIDI le partiture per i sintetizzatori e le batterie
virtuali. C'erano anche altri programmi dotati di simili funzionalità
ma questi costringevano i compositori a programmare ad un livello
molto basso. Tuttavia qualcuno intuì le potenzialità di questo
strumento e l'utilizzo del computer come sequencer iniziò a prendere
campo. Negli anni novanta ebbero successo i tracker; Questi programmi
trasformarono per la prima volta il computer in una vera e propria
DAW. Essi davano all'utente la possibilità di lavorare non solo
attraverso i file MIDI e le interfacce dei dispositivi esterni ma
anche tramite l'assegnazione agli stessi MIDI di campioni audio da
manipolare tramite degli effetti audio. Era previsto anche
l'esportazione dei progetti in formato .mod.
Sarà proprio questa la strada che
seguiranno i sequencer. Cubase infatti nel 1996 lancia il Cubase VST,
una versione del già noto programma che introduce due novità molto
importanti:
Il protocollo VST che permette di
comporre musica escludendo completamente tutti i dispositivi fisici
esterni alla stazione audio digitale grazie a una tecnologia che
permette di assegnare a programmi MIDI strumenti ed effetti, questi
ultimi arrivati in un secondo momento con Cubase SX, sotto forma di
espansioni.
La tecnologia ASIO che aggira i
driver nativi della scheda audio per offrire dei driver con valori
di latenza molto bassi e permettere quindi al compositore di
lavorare in tempo reale sulle proprie produzioni suonando attraverso
le tastiere MIDI o registrando e sentendo contemporaneamente i
risultati.
Sia il protocollo VST che la tecnologia
ASIO diventano veri e propri standard per il mercato, sempre più
fiorente nel periodo a ridosso del XXI secolo in una situazione di
grande offerta, con programmi che fecero dimenticare il lavoro per i
primi dischi prodotti al computer, nei quali note e battute erano
righe di comando. I sequencer diventano sempre più potenti,
versatili e hanno un'interfaccia utilizzabile anche dal pubblico
scarsamente specializzato. Sarà proprio questa fascia di pubblico
quella investita da maggiori novità: tra programmi come Magix Music
Maker ed Ejay Dance che permettono un approccio amatoriale, nasce nel
2000 Fruity Loops della Image-line, programma inizialmente
distribuito liberamente che faceva della semplicità e immediatezza
il suo punto di forza. Il programma risultava però molto grezzo,
quindi l'utente professionale preferiva altri applicativi come il
collaudatissimo Cubase o Logic Pro. Lo stesso Fruity col tempo
espanderà le sue funzioni fino ad arrivare alla versione 8, con i
consensi di artisti affermati come Tiga.
Diretto concorrente di Fruity Loops in
questi anni sarà Reason, che percorre una strada praticamente
inversa rispetto a quella seguita dagli altri sequencer: se infatti
lo stesso Cubase ed altri nel tempo hanno seguito una linea ispirata
alla versatilità, il riutilizzo di parti di programma e soprattutto
al distacco dai metodi dell'era hardware, Reason invece tenta di
simulare i vecchi studi fatti di armadi di sintetizzatori collegati
attraverso fili, idea che alletta molti addetti ai lavori che lo
eleggono come programma principale utilizzato nelle loro opere.
Questo successo però servirà anche a portare verso la definitiva
affermazione di altre tecnologie: il ReWire, già sperimentato con un
altro pezzo di storia dei sequencer come ReBirth, che permette di
collegare in tempo reale diversi sequencer, il formato audio "REX",
ovvero praticamente un WAV contenente informazioni di suddivisione
del file stesso in piccole parti dette ritagli (in inglese slice).
Questi file vengono suonati attraverso il sampler di Reason Dr.Rex e
hanno la proprietà di adattarsi automaticamente alla velocità di
riproduzione dell'audio, indipendentemente dal BPM del file
originale.
Queste tecnologie diventano parte di un
po' tutti i programmi in uscita, così come accaduto per ASIO e VST,
e rendono più potenti programmi già apprezzati per la loro
semplicità come Sony Acid PRO e Ableton Live, nati per lo studio, ma
diventati poi gli strumenti preferiti rispettivamente per il
montaggio audio e per le esibizioni dal vivo dei DJ, grazie ad alcune
innovazioni come il formato "acid loop", ancora più
potente del REX visto che si tratta di normalissimi file WAV, e un
sistema di sequencer attraverso slice per Ableton Live. In questi
anni il sequencer che più attira l'attenzione di tutto il settore,
tanto da rubare il posto storico di Cubase, è Pro Tools, ovvero il
concentrato di tutte le tecnologie più avanzate. I suoi punti di
forza sono i nuovi protocolli per le espansioni e la novità di
basarsi su un hardware specifico considerato di grande qualità
prodotto dalla stessa casa madre del programma, la Digidesign; di
conseguenza buona parte del mondo della produzione audio-video si
affida ad esso diventando standard anche per una questione di
portabilità
La maggior parte delle
tastiere-stazioni di lavoro attuali è dotata di un sequencer MIDI
che viene sfruttato spesso dal vivo per riprodurre parti aggiuntive
del brano musicale, che il tastierista non potrebbe eseguire
altrimenti.
I sequencer fisici basati sulla
tecnologia digitale sono stati molto diffusi fino all'avvento dei più
flessibili sequencer logici, eseguiti cioè come programmi
informatici. Per la programmazione di sequenze complesse il sequencer
logico ha potuto sfruttare le ampie interfacce grafiche,
l'integrazione con i sintetizzatori virtuali, l'espandibilità e la
flessibilità di comunicazione del sistema operativo dei moderni
computer. Nel corso degli anni la comunicazione e l'interazione di
sintetizzatori di diverse marche con i sequencer hanno richiesto
l'adozione di un protocollo standard riconosciuto con l'acronimo di
MIDI (Musical Instruments Digital Interface).
Malgrado la progressiva migrazione
verso gli strumenti informatici, i sequencer digitali basati
sull'elettronica sono ancora indispensabili componenti per alcuni
strumenti musicali come i sintetizzatori e le drum machine.
Soprattutto grazie alla maggiore velocità dei processori per PC,
all'integrazione tra audio e MIDI e al continuo sviluppo di nuovi
algoritmi per espansioni, l'utilizzo di sequencer software sta
soppiantando quello di apparecchiature fisiche, permettendo il
controllo di tutte le fasi della creazione artistica in un vero e
proprio studio virtuale.