A Forrest Gump viene chiesto più volte: "Sei stupido o qualcosa del genere?"

Diceva sempre: "Stupido è come lo stupido".

La frase ha un significato semplice: dovresti giudicarmi solo da quello che faccio, non da come appaio. Sua madre gli insegnò il detto, sapendo molto presto che suo figlio sarebbe stato giudicato per la sua mancanza di intelligenza.

Sono stati i suoi primi tentativi di prepararlo per un mondo che è per lo più superficiale e infatuato di quanto siano eccezionali o belli tutti.

E forse proprio questo impulso rende molti di noi ciechi alla vera natura di una persona.

Se vuoi imparare molto su qualcuno, osserva semplicemente come si comporta. No, non tutto dipende da un'azione. Ma i modelli di comportamento tendono a diventare radicati nelle persone e difficili da scuotere.

Ci sono persone intelligenti là fuori che agiscono impulsivamente o solo per interesse personale e, di conseguenza, sono esseri umani funzionalmente stupidi.

La frase "stupido è tanto stupido" è apparsa originariamente in "Il Signore degli Anelli" di JRR Tolkien, come "Bello è tanto bello".

Ha un significato simile, affermando che la bellezza di una persona riguarda meno il suo aspetto e più il modo in cui si comporta.

Si potrebbe obiettare che Jenny, sebbene bella e più intelligente di Forrest, non fosse così bella né intelligente per le sue azioni. L'incoscienza era solo l'inizio dei suoi problemi. E il povero Forrest, Dio lo benedica per la sua lealtà, l'ha seguita in giro per il mondo.



Conosci questo individuo?

Sembra abbastanza familiare, se non stato così grasso.



È infatti Johnny Depp, ma un artista gli ha fatto un make-UNDER.

Infastidito dal fatto che le star si fanno riprendere per sembrare più belle di quello che sono quando postano qualcosa.

Madonna


E cosi' lui li ha ripresi al contrario.

Tom Cruise


Li ha semplicemente trasformati in persone dall'aspetto normale.

Britney Spears


Ciò che forse sarebbero se non avessero un team che si occupa del loro aspetto, un personal trainer, un'estetista e una truccatrice.

E naturalmente la donna delle pulizia e la Babysitter.

Kanye West e Kim Kardashian


Se avessero passato nove ore a girare hamburger da McDonalds e poi avessero dovuto prendere il treno per tornare a casa per un'altra ora... con due cambi.

Jennifer Aniston.


Poi tornati a casa li aspettano le faccende domestiche.



Alla fine sarebbero così stanchi che butterebbero una pizza congelata nel forno e si addormenterebbero dopo cinque minuti di TV.

In queste foto conservano ancora una particolare bellezza.

Pensiamo che l'artista abbia avuto una davvero una bella idea. .

Il suo nome è Danny Evans.


Il giorno in cui il clown ha pianto.



Questo era un film del 1972, diretto e interpretato da Jerry Lewis. Un film che non ha mai visto la luce.

Racconta la storia di un clown che viene imprigionato in un campo di concentramento per aver fatto una battuta su Adolf Hitler mentre era ubriaco. All'inizio l'uomo si conquista la simpatia degli ufficiali rallegrandoli costantemente e facendoli ridere, così come i detenuti.

A un certo punto questo pagliaccio perde ogni speranza e sprofonda in un abisso di depressione. Non importa se si tratta degli ufficiali o degli altri detenuti del campo, lui non vuole più fare battute.

Un giorno, i bambini arrivano al campo di concentramento. Si sente male per loro e inizia a cercare di tirarli su di morale con qualsiasi cosa riesca a trovare. Ovviamente gli agenti lo sgridano e gli dicono che non può avvicinarsi a loro, ma lui non ascolta.

Così passa un po' di tempo ed è allora che i nazisti vogliono chiedergli un favore. Si scopre che i bambini non sono buoni per lavorare, quindi decidono di portarli direttamente alla camera a gas. Ma c'è un problema, perché i bambini non vogliono salire, hanno paura.

Gli ufficiali promettono all'uomo che se li aiuterà a salire sul treno diretto alla camera, gli concederanno la libertà tanto agognata. Si sente male per questo, ma finisce per acconsentire. Per sua sfortuna, i bambini lo spingono erroneamente sul treno con loro e lui rimane intrappolato.

Arrivando a destinazione, gli si presenta di nuovo l'opportunità di vivere e lasciare i bambini a morire. Ma un bambino gli si avvicina e con uno sguardo dolce gli chiede se non vuole andare con loro dentro.

Il clown rimane senza parole e poi si rende conto che è il momento di accettare quello che sta per succedere, quindi entra con loro.

Questo film racconta un'altra storia estremamente triste, e anche se ha un contesto "reale" o simile ai molti casi della seconda guerra mondiale, è stato considerato dal suo creatore di avere un impatto negativo sul pubblico e di contenere un soggetto un po' (troppo) oscuro, e anche se si dice che potrebbe uscire nel 2025, è ancora un film che non sembra completamente adatto a certi tipi di spettatori.


 

E' l'anno 1988.

Israel Kamakawiwo'ole chiama lo studio di registrazione alle 3 del mattino e dice che deve registrare una canzone immediatamente.

Un quarto d'ora dopo arriva.

Il proprietario dello studio Milan Bertosa dice che in quel momento vide la persona più massiccia che avesse mai visto in vita sua.

Trovarono una sedia d'acciaio in modo che l'uomo di 250 chili potesse sedersi.

Istalarono un paio di microfoni, un rapido controllo del suono e fecero partire il nastro.

Israil suono' e canto'.

In modo molto semplice.

Somewhere over the rainbow

Una ripresa e basta.

Il successo mondiale fu registrato.

Chi non conosce e ama questo dolcissimo gigante ?


 


Perché gli ascolti calavano e nonostante una sostituzione di molte delle ragazze della prima edizione e nonostante nuove idee e nuovi ospiti i risultati non arrivavano.

Quando, per la quinta edizione,a Boncompagni (ideatore del programma) fu detto che si sarebbe fatta, ma il programma avrebbe potuto essere cancellato in qualsiasi momento se ci fosse stato un ulteriore calo di ascolti, decise di non rinnovarlo.


Riconosci questa creatura da La Forma dell'Acqua (2017)?



O forse questa creatura da Hellboy II: The Golden Army (2008)?



E cosa mi dici di questa da Hellboy (2004)?


O quest'altra da Il Labirinto del Fauno (2006)?


O questo, da I Fantastici Quattro e Silver Surfer (2007)?



O questo altro da Il Labirinto del Fauno (2006)?


O forse quest'altro da Legion (2010)?



Bene, tutti questi personaggi sono stati interpretati dall'incredibile Doug Jones.


È probabilmente l'attore hollywoodiano meno apprezzato del nostro tempo. Non riesci nemmeno a vederlo in carne e ossa nella maggior parte dei suoi ruoli.

Grazie, signor Jones, per aver dato alla luce alcuni dei personaggi più bizzarri e unici del cinema!



 

 

Un attore che si è rifiutato di cambiare il suo aspetto per un ruolo cinematografico


Henry Hull si è rifiutato di truccarsi completamente per WEREWOLF OF LONDON, quindi Jack Pierce è stato costretto a semplificare notevolmente il suo design originale. Sei anni dopo, Lon Chaney Jr. lo indossò in THE WOLF MAN e nei successivi sequel senza lamentarsi.



Un esempio specifico


Per le riprese di Alien, Ridley Scott ha capito che un trucco non avrebbe funzionato finanziariamente.

Voleva che si vedesse il bambino muoversi sotto una membrana traslucida quando un uovo alieno veniva aperto. Gli specialisti degli effetti speciali avevano proposto dei mini-robot, ma erano troppo costosi.

Scott ha chiesto loro di comprargli un paio di guanti di gomma da cucina nel più vicino supermercato di Londra.

Le mani guantate di Scott hanno simulato il mostro sotto la membrana. Due sterline ben spese.




 

Lee Van Cleef. Il leggendario regista italiano Sergio Leone mentre completava il cast per il suo For A Few Dollars More 1965 ha lottato per trovare l'attore che doveva interpretare il vecchio colonnello Douglas Mortimer. Dopo diversi rifiuti da parte di attori di calibro come Lee Marvin, Charles Bronson, Henry Fonda è volato a Los Angeles per incontrare e convincere Lee Van Cleef a prendere parte al progetto. Secondo le descrizioni del suo agente, Cleef era un attore totalmente abbandonato e aveva intrapreso un altro lavoro, quello del pittore che difficilmente sopravviveva con quel lavoro. Leone ha fatto un contratto da $ 10.000 e quella è stata la salvezza e la rinascita di Cleef come attore.

Questa brevissima storia può non interessare, ma è l'esempio di come il cinema tratta gli attori in generale, e la vita di ogni giorno con noi tutti, fortunati compresi.

Come un episodio fortunato (Sergio Leone) può cambiare le carte in tavola.




 

Per scrivere c’è bisogno di metodo. Se manca sarà difficile farlo. Chi pensa che scrivere sia un mestiere che una volta imparato non è faticoso, allora di blocchi ne avrà in gran quantità. Uno che si guadagna da vivere scrivendo avrà di certo fatto in modo di non bloccarsi mai!

Quando, ad un certo punto che stai scrivendo, ti blocchi? In partenza, nel mezzo, alla fine? Sviluppare una storia vuol dire risolvere dei problemi inventando soluzioni creative. Bisogna provare le varie invenzioni, vedere se filano lisce, se generano controsensi. E inventare spiegazioni convincenti anche per quelli. Scrivere, riscrivere, leggere e rileggere. Saranno più le parole cancellate che quelle rimaste.

Se capita che durante la scrittura non si sa come andare avanti, si può anche proseguire con invenzioni bizzarre e strampalate, tanto se non vanno bene si può sempre riscriverle!

Già, cos'è successo al mitico Gérard Depardieu, o meglio Жерар Депардьё?




Gérard Depardieu è un attore Francese nato a Châteauroux, dipartimento di Indre, nel centro della Francia.

Depardieu ebbe grande successo in Europa, e fu anche capace di farsi conoscere in America e nel resto del mondo grazie a diverse parti in blockbuster Hollywoodiani.

In Europa, Depardieu vinse virtualmente tutti i grandi premi disponibili, e questi includono: due Cesar (per Cyrano de Bergarac e Le dernier metro), un miglior attore al festival di Cannes (sempre per Cyrano), un BFI (sempre per Cyrano) e una Coppa Volpi per il miglior attore (per Police); oltre che ricevere due nomination ai BAFTA (Jean de Florette e Cyrano).

Nel Vecchio Mondo, Depardieu prese parte a una lunga serie di film di successo, sia con la critica che al botteghino, tra cui, oltre ai sopraccitati Cyrano de Bergerac, Le dernier metro, Jean de Florette e Police, si annoverano Sept morts sur ordonnance (1975), 1900 (1976), Le Sucre (1978), La Femme d'à côté (1981), Danton (1983), Les Compères (1983), La Chèvre (1991), Colonel Chabert (1994), 36 Quai des Orfèvres (2004), la serie TV sul Conte di Monte Cristo (1998), e la serie cinematografica blockbuster Europea di Asterix e Obelix, che in tutto (tre film) ha incassato oltre 350 milioni di dollari.

Come detto, Depardieu ebbe anche discreto successo in America, dove, se i film di Asterix e Obelix e diversi suoi film Europei non sono tanto famosi quanto lo sono in Europa, la gente lo imparò comunque a conoscere grazie a film quali Going Places (1974); Jean de Florette (1986); Green Card (1990); il già menzionato capolavoro Cyrano de Bergerac (1990); lo scadente e noiosetto My Father the Hero (1994); 1492: Conquest of Paradise di Ridley Scott (1992); Bogus (1996) con Whoopi Goldberg; Unhook the Stars (1996); The Man in the Iron Mask (1998) con Di Caprio; 102 Dalmatians (2000); Vatel (2000); The Closet, o Le placard (2001); Last Holiday (2006); Paris, je t'aime (2006); Le Vie en Rose con Marion Cotillard; Babylon A.D. (2008) con Vin Diesel; My Afternoons with Margueritte (2010); e più recentemente il mega successo internazionale di Life of Pi (2012).

Inoltre, in America vennero prodotti diversi remake di film Francesi con Depardieu, quali Three Fugitives con Nick Nolte (remake di Les Fugitifs); Pure Luck con Danny Glover (remake di La Chèvre); e Father's Day con Robin Williams e Billy Crystal (remake di Les Compères).

Depardieu ricevette diversi premi e nomination anche in Nord America, tra cui si annoverano un Golden Globe—vinto grazie al suo ruolo in Green Card—e una nomination all'Oscar per la sua interpretazione in Cyrano de Bergerac.


Depardieu con il suo Golden Globe


Depardieu ha fatto parlare molto di sé negli ultimi anni; non tanto per i suoi nuovi film, quanto per la sua vita privata…

Nel 2012, infatti, Depardieu ottenne la cittadinanza onoraria in Belgio, dichiarando di aver restituito il suo passaporto Francese alle autorità. Nel 2013, invece, il Presidente Putin firmò un'ordinanza per garantire immediatamente a Depardieu la cittadinanza Russa; da allora, Depardieu ha difeso a più riprese Putin dai suoi critici, diventando oltretutto ambasciatore culturale Russo per il Montenegro.

Entrambi questi trasferimenti all'estero avevano come obbiettivo (dichiarato) il non pagare le tasse in Francia; tasse che Depardieu considera esagerate (specificatamente, l'arrivo della tassa del 75% su redditi superiori a 1 milione di dollari all'anno implementata dal socialista Hollande, che fu poi giudicata non costituzionale).

I sostenitori di Depardieu dicono sia meglio dichiarare apertamente che le tasse nel proprio paese sono—secondo il soggetto/i in questione—troppo alte e trasferirsi all'estero pubblicamente piuttosto che rimanere a casa a evadere le tasse nel proprio paese. Altri sostengono semplicemente che trasferimenti, posizioni politiche e amicizie di un individuo sono affari suoi.

In ogni caso, certo è che Depardieu è uno dei più grandi attori Europei degli ultimi tempi, e si spera di rivederlo in (almeno) un altro blockbuster Hollywoodiano o una grande produzione Europea!

Depardieu come Porthos in The Man in the Iron Mask


Ecco il nostro consiglio.

Scrivi tutto quello che hai voglia di scrivere (se è un racconto breve completalo, se è un romanzo scrivi fino a che ti stufi) e poi lascialo lì.

Due giorni dopo rileggilo tutto e ti accorgerai di quanti strafalcioni hai commesso e di quante correzioni/aggiunte ti verranno in mente. Poi lascialo lì.

Due giorni dopo ripeti il procedimento. Alla fine avrai un risultato che il “primo te” non si sarebbe mai aspettato! Poi continua a scrivere.

I pessimi scrittori, non si esercitano per nulla. Vanno alla ricerca dell’ispirazione ‘perfetta’ soprattutto aspettandola (leggi: ‘non facendo un bel niente’). Credono che ‘scrivere’ sia ‘pensare’, e cercano dunque di ‘trascrivere’, non di scrivere: trascrivere quello che pensano, quello che credono, quello che provano… E aspettare.



L’idea è quella che la scrittura sia riflessione (non creazione) e che, essendo naturalmente NATI superiori ai loro simili, le loro riflessioni saranno dunque ‘naturalmente’ interessanti, se non addirittura preziose, geniali, strazianti, emozionantissime, ecc.


Nelle loro teste (e SOLO nelle loro teste), ogni singola riga che scrivono è preziosa come il platino, e cercano dunque di non sprecare ogni singola goccia di inchiostro. Pensarla in questo modo non solo è facile, ma è sopratutto divertente ed estremamente piacevole: non confrontarsi con nessuno e non lavorare su se stessi ti dà sodisfazione immediata (cosa di cui lo scrittore esordiente ha disperatamente bisogno). E ti consente inoltre mille alibi in caso di fallimento coi lettori (‘non sono abbastanza commerciale’, ‘non sono io che scrivo male, è la massa ignorante che non è in grado di capire’, ‘scriverò meno di altri scrittori, ma almeno non sono un imbrattacarte come Dan Brown!’).


Gli scrittori validi, invece, non solo sanno che leggere tanto aiuta a scrivere meglio, ma sanno perfino perché. Perché a conti fatti, scrivere non è altro che è un continuo risolvere ‘problemi narrativi’. Una quantità infinita di diversi problemi narrativi, e più uno legge, più è in grado di ‘rubare’ le ‘soluzioni narrative’ degli altri per raccontare le sue idee.


Ecco allora che uno scrittore valido legge in maniera quasi ‘sportiva’ ovvero non solo cercando di leggere sempre tanto, ma di leggere ANCHE i libri che non gli piacciono o che non ritiene di grande valore. E non lo fa ‘per cultura’, ma perché quei libri sono UTILI a lui. Perché quei libri offrono soluzioni ai suoi difetti stilistici o narrativi. In conclusione, legge quello che gli serve leggere per risolvere i suoi difetti.

Ma per riuscirci, ovviamente…




Lo scrittore ‘valido’ accetta fin da subito di non essere nato genio, e decide che vuole migliorare se stesso ad ogni costo e con grande fatica giorno per giorno. E soprattutto, accetta di essere piccolo, insignificante e alle prime armi. Una volta accettata la sua realtà, cerca di fare di tutto per migliorare: ovvero trovare idee sempre migliori, e farle funzionare sulla carta sempre meglio.


Adesso però - se ci pensate bene - esiste un modo per migliorare se stessi che va bene per qualsiasi cosa, non solo scrivere: si chiama 'fare esperienza'.

Perché qualunque cosa faccia un essere umano, accumulare esperienza lo aiuta a farla meglio. GIUSTO?

Voglio giocare meglio a calcio? Meglio allenarmi e fare un po’ di partite, perché col tempo migliorerò.

Voglio suonare meglio il violino? Meglio andare a lezione e suonar almeno ogni tanto, per capire come deve essere suonare dal vivo.

Ma certo che è così, maledetti scrittori!!!!

Perché in tutte le altre arti accettiamo l'importanza dell'esperienza e del metodo, ma in letteratura no? Boh.

O meglio, VOI non lo accettate. Gli scrittori bravi, invece, SANNO che impegno costante e esperienza FUNZIONANO.

Sanno che è così per esperienza personale, dunque non hanno bisogno di crederci.

D’altro canto, l’esperienza ti migliora nel fare qualunque cosa. Perfino il sesso.

Ovvio, no?

E invece no. Per la maggior partedi chi scrive, impegno, metodo ed esperienza non servono a nulla, e per difendere la propria pigrizia la chiamano 'spontaneità' e ricorrono smepre all'uso dei geni assoluti della letteratura per giustificarsi.

Chissà perché, quando si parla di scrittura creativa si parla sempre e solo di capolavori e di geni. E’ tutta la vita che sono circondato da capre che pensano che l’esperienza, per uno scrittore, non conti assolutamente nulla e quando gliene parli te lo 'dimostrano' citando capolavori assoluti della letteratura. E' una scemenza. Nessuno impara a guidare guardando i documentari su Senna o Schumacher. Usare i geni della letteratura per negare il valore del duro lavoro è un po' come dire che uno studente di matematica deve solo farsi cadere una mela in testa per fare una scoperta scientifica che cambi la storia dell'umanità” Citazione di Wallace Lee. Trattasi di discorso che ripeto ogni volta che qualcuno cita i risultati di un genio della letteratura mondiale… per difendere la sua pigrizia di scrittore.


Lo scrittore valido, invece, si mette sotto a scrivere tanto e per anni, e lo fa senza pretendere che ogni sua singola cagata, buttata lì a caso, sia PER FORZA un capolavoro, e debba dunque finire PER FORZA pubblicata (atteggiamento, quest’ultimo,classico dei pivellini).

Pubblicatemi! Scrivo capolavori nel tempo libero, quando mi annoio!!!! Ma non capite? Ma come fate a non capire! Nel tempo libero sono un genio! Sono un dannatissimo genio!!!!“-> Citaz. del pessimo scrittore.

Il bravo scrittore, viceversa, comincia a scrivere racconti brevi praticamente a caso, solo per sperimentare generi, stili e soprattutto ‘soluzioni narrative’ (‘mezzi per dire quello che deve’) nuovi, e lo fa per migliorare sia il suo stile che il suo processo di creazione delle idee.

E si impegna molto mentre tutt’intorno tutti gli dicono che non serve a nulla, che non ha senso ‘prenderla tanto sul serio’, eccetera.

Ma quando cavolo stai lavorando? Sei pazzo?

Bé, forse non sei tu che sei pazzo: sono loro che non hanno capito nulla.

Ah, la creatività! questo grande mistero! il più grande mistero in assoluto della mente umana” dice la capra.

Mistero?” risponde il vostro Wallace.

Macché mistero. La creatività è solo un muscolo: più lo usi, più si ingrossa. Più pesi sollevi (scrivere) e più mangi (leggere) e più potente diventerà la tua creatività. Semplice quanto fare body building. Anzi, magari non sarà più facile, ma di sicuro è più semplice del body builing dove tra over-training, under-training, scheda sbagliata, hard-gaining, dieta, riposi e dio sa cos'altro… puoi sbagliare talmente tante cose - pur allenandoti come uno schiavo - che a volte non metti su nemmeno un filo di muscolo.

E pensare che avevi sempre snobbato il body-building, vero?”

Anonimo e Wallace, 2014

A quel punto, nella testa dello scrittore umile - mentre si sta facendo un mazzo quadrato scrivendo spazzatura al solo scopo di migliorare se stesso - succede una cosa strana.

Succede che ogni tre lavori scritti per niente, per caso, esercizio, ecc… Una di quelle ‘natural-born-ciofechesi rivela invece essere una vera, autentica e devastante bomba atomica. Era l'ultima idea che avresti mai immaginato potesse creare qualcosa di buono, e invece ogni personaggio è indimenticabile, ogni scena un film già scritto nella tua testa, ogni emozione potentissima. Sei invasato, sei impazzito e adesso devi solo ‘trascrivere’. Devi solo pensare a come mettere tutto quel ben di Dio sulla carta meglio che puoi, ovvero al meglio delle tue REALI capacità espressive.

In altre parole, devi solo trascrivere un capolavoro che si è materializzato dal nulla.



Il meglio dentro di te arriva SEMPRE per caso. E no, non è MAI quello che 'hai sempre sognato di scrivere'.

…E adesso ti tocca portarlo a termine con mesi e forse anni di lavoro (se ne verrà fuori un romanzo o peggio ancora, una saga), e lo farai anche se non c’entra nulla con il genere che ti piace, con quello che vorresi scrivere e soprattutto con il tipo di scrittore che vorresti essere.

Se sei un fan di Leopardi, ma il capolavoro dentro di te è una commedia alla Massimo Boldi e Cristian De Sica… Per Dio, allora tu l’accetterai e diventerai uno scrittore di rutti, scoregge, eccetera. Questo perché - che tu lo voglia o meno - l'unica alternativa possibile ad una onesta 'ricerca del meglio'… E' scrivere male.

Se scrivi quello che vuoi, scrivi male.

Quindi tu esplorerai, troverai e accetterai il meglio che c'è dentro di te e lo accetterai qualunque cosa sia. E lo farai perché hai lavorato per anni a diventare un bravo scrittore, e se è quello è il meglio dentro di te, tu lo accetterai punto e basta. Lo accetterai pur di scrivere bene.

E dopo due o tre bombe atomiche incrociate ‘per puro caso’, facendo solo esercizio - ma portate 'comunque' a termine - ecco che lo scrittore ‘impara’ finalmente a tornare in quello stesso ‘luogo’ nascosto dentro la sua testa ‘a comando’.

E quello è il momento in cui scompaiono sia il blocco dello scrittore che i racconti brutti, i romanzi brutti, tutto quanto… Adesso scrivi solo o bene, o molto bene: le idee iniziate con un sacco di entusiasmo e poi finite in vacca (che sono la routine del 90% dei cattivi scrittori) adesso non esistono più.

Ma per arrivare a questo punto, bisogna avere un sincero desiderio di scrivere bene, un sincero atteggiamento di 'inseguimento dei risultati', e soprattutto di impegnarsi, fare esperienza e srivere bene in generale. Tornare regolarmente in quel luogo dentro la tua testa dove si trovano SEMPRE e SOLO le 'bombe atomiche', è una delle cose più difficili e più innaturali della scrittura, ed è il motivo per cui gli scrittori veramente bravi sono così pochi.



Anche perché andare in quella zona dentro la tua mente non è bello, non è piacevole, è innaturale, è fastidioso, è doloroso.

Alcuni lo chiamano 'inconscio', ma è molto più in là dell'inconscio.

Dentro li te, lo percepisci come qualcosa di 'estraneo'.

Funziona, ma non è tuo

Funziona da Dio, ma non sei tu a scriverlo.

E' qualcun altro.

Tu ti stai solo limitando a trascriverlo, e a dirla tutta non ti piace nemmeno - perché non sai da dove provenga, quindi ti mette a disagio - però sai per esperienza che è la quella è la cosa che funzonerà meglio dentro di te.

Ti sembra per certi versi di stare facendo qualcosa di profondamente sbagliata. Ecco perché dico che tanti scrittori scrivono MALE perché non gli piace scrivere BENE.

Perché scrivere BENE… E' tremendo.

Viceversa, se invece riesci ad affrontare tutte queste cose volentieri, grazie all'esperienza, e poi riesci ad accettarle perché l'esperienza ti dice di farlo… Boom.

Ce l’hai fatta.

Scrivere male è divertente.

Scrivere discretamente è faticoso.

Scrivere da Dio è doloroso”

+++++Wallace++++++.

IN CONLUSIONE:

Le grandi idee sono dunque sempre salti nel vuoto, fantasmi di idee: non sono mai idee complete.

Il salto nel vuoto è un salto nell’inconscio tramite la creatività (anche se la parola inconscio rischia di essere fraintesa). Il problema è che entrare nel proprio inconscio grazie a un salto nel vuoto è un processo assolutamente innaturale, doloroso, pericoloso e spesso dannoso, cui si arriva solo dopo anni di pratica con la scrittura (non di meditazione!) e per definizione non si può fare sempre (pena o squilibrio mentale vero e proprio). C'è un motivo se la mente umana possiede il conscio e l’inconscio, e rompere il muro troppo spesso può portare alla morte.



Te lo dimostro subito.

Tu che stai leggendo questo articolo… Sì, tu. Tu non lo sai, ma se tu ti trovassi in una situazione di vita o di morte, per esempio a bordo del Titanic che affonda…



Saresti perfettamente in grado di buttare un bambino in mare per slavarti la vita facendoti posto sull’ultima scialuppa rimasta.

Perché chiunque sarebbe in grado di farlo.

Sì, quella che tu, tutto quello che sei e ciò che tu consideri la tua ‘anima’… Bé, essa è in grado di gettare il bambino in mare senza esitare nemmeno un istante.

…Ma è meglio che tu non lo sappia, per ora.

Anche perché le probabilità di finire sul Titanic che affonda sono molto poche, giusto?

A meno che tu che tu non voglia scrivere un romanzo sul Titanic. Perché in quel caso sono cavoli amari, amico mio.

Adesso è inutile che te la prendi con me - dice il tuo inconscio - ; io faccio solo il mio dovere. Pensaci bene: se un giorno dovesse capitare per davvero, meglio ammazzare un bambino e sopravvivere coi ensi di colpa, no? Non ho forse ragione? Cioè, avresti anni di incubi esensi di colpa, ma almeno saresti vivo, giusto? Non ho forse ragione? Ma certo che ho ragione. E comunque non spetta mica a te decidere.

Quando verrà il momento, tu perderai il controllo per la paura, e allora sarò io a fartelo gettare in mare. Non tu.

Questo è l'inconscio, amici miei.

Quindi, se invece di scrivere scemenze a sangue freddo, ti ostini invece a portare a termine il romanzo ‘maledetto' dettato dall'ignoto che si nasconde dentro di te… Bé… Cavoli tuoi.

Perché non hai scritto la sua lacrimosa autobiografia come fanno tutti quanti?

Ma tu invece dovevi dovevi PER FORZA scrivere bene, dannazione. E se adesso sei in manicomio, è solo colpa tua.



La creatività è l’unica vera porta verso l'ignoto dentro la tua testa.

Ecco perché la madre della letteratura è la narrativa e non la saggistica, né l’autobiografia, né il libro di storia, o di religione, no… La NARRATIVA è la vera regina del regno. Punto e basta.

Definizione del livello di professionalità di un determinato scrittore secondo il mo professore di critica letteraria della Bocconi di Milano:

Tutti sono capaci di raccontare la propria realtà, la propria vita, i propri amici. Al contrario, il vero professionista si misura dalla sua capacità di creare tante teste diverse, una per ogni personaggio. E più tali teste sono diverse dalla sua vita e dalla sua realtà, maggiore sarò la sua grandezza come scrittore” - citaz. di Pierluciano Guardigli, che fu professore di critica letteraria alla Bocconi.

Altro che autobiografismi…


La routine dello scrittore vero

Scrivere tanto (e creare) tanto, correggere (ovvero lavorare tanto sullo stile), e leggere (perché aiuta entrambe le prime due). Scrivere tanto per esercizio (racconti), e scrivere tanto per ispirazione (ovvero, trasformare un racconto ‘bomba’ in un romanzo) correggere tantissimo, leggere tantissimo. Poi c’è tutta un’altra serie di attività pratiche quali: cercare premi letterari cui partecipare, cercare case editrici che pubblicano il genere di romanzi che scrivi (perché spedire i romanzi a caso non funziona), partecipare a reading, presentazioni, scrivere su siti o riviste. Tutte queste cose queste che aiutano a fare ‘intelligence’ (ovvero sapere chi pubblica cosa, e perché).

Quest’ultimo punto ci ho tenuto a precisarlo perché quello letterario purtroppo è anche un ambiente reale, e non sapere cosa succede in quell’ambiente… E’ garanzia di fallimento.


EXTRA:

DUE NOTE SUL SUCCESSO: UN PAIO DI TRAGICHE VERITA'

La cosa maggiormente fraintesa dell’ambiente letterario è pensare che ‘se un romanzo è buono, qualcuno lo pubblicherà’ .No, non funziona così.

La pubblicazione non è un ‘premio’ che le case editrici danno ai romanzi scritti meglio.

Per una casa editrice, un romanzo non è nient’altro che un prodotto su cui investire sperando di guadagnare più soldi di quelli che spenderà.

Le case editrici non fanno ‘cultura’, okay? Fanno soldi.

Questo significa che per avere successo non basta scrivere un clone di Cinquanta Sfumature, perché non funziona così. E’ un discorso complicato e non è questa la sede per farlo, ma diciamo che, in generale, il valore di uno scrittore si misura da quello che sa scrivere, non da quello che egli NON sa scrivere.

Uno scrittore che schifa un sacco di generi (fantasy, action, horror, erotico) perché lui ‘non si abbassa’ a scrivere certe cose, e che ‘manco morto’ scriverebbe anche solo una pagina horror… Bé, quello è uno scrittore che non vale assolutamente nulla. E lo ammette pure candidamente. Per cui occhio a come vi ponete con gli altri.

E dateci dentro.

Wallace - 28/2/18

ps:

ci tengo a precisare una cosa. Ci ho messo più di vent’anni, e sono ancora senza un becco di quattrino… Ma almeno adesso ho migliaia di lettori ‘impazziti’ in vari paesi del mondo. Qualcuno ha detto che più ti sudi una cosa, più è dolce… Sul serio? Mmmm… Mah. Non sono del tutto d’accordo. Però funziona. Quella che ho scritto è una strada lunga, brutta, sporca e cattiva, e lastricata di lacrime e sangue pure… Però funziona. E non funziona solo per me. Per cosa che credete che King abbia sottotitolato il suo ON WRITING ‘il mestiere di scrivere’? Perché è un mestiere. E l’arte c’è per carità… Ma certo che c’è.

Ma c’è anche il mestiere.