Il 13 novembre 1980 usciva The Blues Brothers, un film che avrò visto migliaia di volte (l'ultima un mese fa).

Alcuni passaggi, come i nazisti dell'Illinois o Aretha Franklin che canta in ciabatte o Cab Calloway che canta e tutto il pubblico lo segue o l'illuminazione zen "labbanda....", sono nel mio cuore.

Cavoli, quarant'anni..: decisamente hanno segnato la mia esistenza. Io diffido da chi non ha mai visto i Blues Brothers. Come loro due, la mia vita è da allora un lungo inseguimento per pagare le tasse in tempo.





 


Se guardi bene non usano tutta la cuffia, ma ascoltano la cuffia solo con un'orecchio mentre con l'altro ascoltano il pezzo che sente la gente mentre balla; in questo modo possono "mettere a tempo" due pezzi cambiando la velocita' di uno dei due e passare da una traccia all'altra in maniera fluida, ovvero senza creare discordanza tra le grancasse dei due brani (insomma, i tunz tunz dei due pezzi devono finire con il sovrapporsi!)

Questo pero' dipende anche dal locale in cui si esibiscono, in quanto se il volume e' molto alto a volte hanno bisogno di usare entrambe le cuffie per isolarsi dal suono della pista da ballo…oppure semplicemente non stanno mixando in quel momento ma stanno mandando in play un brano pre-mixato in studio o addirittura stanno facendo soltanto presenza alla presentazione di un loro nuovo brano!

Il mestiere del dj è "sconnesso" dalla pista: quello che stai ballando tu in quel momento è una canzone a cui loro prestano il 10% della loro attenzione. Il restante 90 % è assorbito dalla preparazione del prossimo brano (che ascolterai dopo qualche minuto). Non appena effettuato il mixaggio, il dj deve scegliere (operazione importantissima: sbagliare una scelta potrebbe significare lo svuotamento della pista) la canzone successiva. Una volta scelta la "mette in battuta", cioè adatta la velocità del prossimo brano al brano che sta andando, poi prepara il punto in cui il brano deve partire, per sovrapporsi perfettamente (si spera) al brano in uscita e poi inizia l'operazione del mixaggio… solo in questo momento il dj ascolta quello che senti tu… quindi, per riassumere, il dj normalmente lavora qualche minuto avanti rispetto a quello che ascolti tu. Ecco a cosa servono le cuffie.

 


Per me sarebbe Darth Árva.

Perché Árva?! Suona bene e la parola ha un significato.

Árva significa "Orfano" in ungaro.

Leia é un'orfana sotto molteplici punti di vista.

La sua madre biologica morì durante il parto.

I suoi genitori adottivi morirono per mano dell'Impero.

Anche la sua personalità delle volta la fa sembrare una persona inaccessibile, qualcuno che pone sempre un muro di fronte a sé.

Qualcosa che Han sa fin troppo bene.

Luke è l'unica persona con cui non si è comportata in questo modo, molto probabilmente per quello che provava quando era con lui.
Le abilità donatele della Forza le suggerivano inconsciamente che lui faceva parte della sua famiglia ed era sangue del suo sangue.

Anche nel ruolo di leader ha imparato rapidamente a stare sempre in guardia dalle persone che, nel breve futuro, avrebbero potuto rivelarsi nemiche e/o non alleate, o da chiunque abbia voluto tradirla.

In qualche modo questo suo autocontrollo non le ha mai permesso di avere la libertà di comportarsi come avrebbe sempre voluto.

Ed ovviamente la mancanza di conoscenza riguardo se stessa l'ha resa un'orfana, senza che se ne rendesse mai pienamente conto. Qualche volta si sentiva come se le mancasse qualcosa, ma non ha mai davvero capito cosa fino a quando non le è stata rilevata la realtà.

Per tutte queste ragioni propongo il nome Darth Árva, proprio perché si adatta perfettamente a lei e la pronuncia suona davvero bene.




 


  1. Credere che il fantasy sia solo Tolkien e Dungeons and Dragons, dimenticandosi che questo genere ha come limite la sola fantasia umana.

  2. Creare un modo con sempre i soliti nani ed elfi, dimenticandosi della possibilità di prendere spunto da una varietà indicibile di mitologie per mostri, razze umanoidi ecc

  3. L'eroe è un ragazzino inutile che poi diventa inspiegabilmente potentissimo magari grazie a qualche artefatto magico. Come saltare a piedi pari tutta la crescita psicologica e di forza del personaggio.

  4. Il nemico è una non meglio identificata "malvagia oscurità corruttrice".

  5. Non rispettare le regole del mondo che tu stesso come scrittore hai imposto per quanto riguarda magia, creature, artefatti e crescita di forza dei personaggi.

  6. Equilibri tra stati, fazioni ecc nemmeno lontanamente verosimili.

  7. Battaglie completamente irrealistiche. La vista dei rohirrim a cavallo che in carica sterminano dei picchieri uruk fa piangere qualsiasi appassionato di storia militare.

  8. (Bonus) Nell'ambientazione la magia è senza limiti o quasi, in modo da poter avere un Deus ex machina da sfruttare a piacere. Ogni abilità deve essere limitata per dare un senso di realismo e per costringere gli eroi alla crescita per migliorarsi sempre di più.

Io AMO il fantasy. Però oggettivamente certi modi di scrivere danno un po' fastidio.


Scusate ma bisogna dare a Cesare ciò che è di Cesare per rispondere alla domanda chi è stato il più grande virtuoso della chitarra?

Niccolò Paganini, il grande violinista italiano del '700, era pure un bravissimo chitarrista, tanto da essere oggi riconosciuto come il primo virtuoso della chitarra (naturalmente ai tempi solo acustica). Riusciva a suonare 12 note al secondo per un minuto.

Non è l'unico primato che ha. Pur non essendo certo un Adone, trasformò i suoi difetti in pregi e divenne pure la prima vera "star" nel mondo della musica.

Curava molto la sua immagine da "divo" (la sua pettinatura fu imitatissima nell'800) e i suoi concerti erano sempre strapieni.

Negli spettacoli, quando gli chiedevano di ripetere gli assoli, diceva sempre al pubblico:

"Paganini non ripete!". E il pubblico muto




Il videogioco Marvel's Avenger è un grande esempio di videogiochi di questo tipo, di cui probabilmente ci si dimenticherà in un anno o poco più.



Il gioco è (o vorrebbe essere) estremamente popolare, dato che si basa su un franchise miliardario. Non necessita di alcuna pubblicità che incuriosisca la gente e rappresenta tutto ciò che i fan hanno sempre desiderato da anni. L'unica cosa che gli sviluppatori dovevano fare era produrre qualcosa di giocabile.

Nonostante ciò, hanno fallito.

Quando il gioco uscì infatti era pieno di bug, con microtransazioni esagerate ed un multiplayer che semplicemente non funzionava (è stato pubblicizzato come un gioco prevalentemente online, da giocare con altri giocatori in giro per il mondo, ma il matchmaking non funzionava).

Lasciando da parte tutte le magagne tecniche (assumiamo che verranno sistemate in futuro), il gioco non è per niente ispirato: si appoggia al franchise diventato quasi mitologico nel corso degli ultimi 80 anni grazie ad innumerevoli personaggi, eventi famosi (Civil War, Avengers vs X-Men,…) e archi narrativi incredibili e tutto quello che hanno saputo fare è stato tirare fuori un gioco in cui corri per le stesse tre o quattro mappe, combattendo gli stessi cinque o sei robot AIM di continuo. I boss (che rappresentano uno degli elementi base nei giochi beat'em up) sono rappresentati da: MODOK (che appare solo nel finale della modalità storia e non è incluso nell'endgame del multiplayer), un aereo (si proprio così), un ragno robot gigante, Taskmaster ed Abomination. 80 anni di Marvel e questi sono gli unici nemici che hanno saputo inserire nel gioco.

Per concludere, quando il gioco è uscito ha fatto dei buoni numeri, dopo un paio di settimane il numero di giocatori su Steam si è stabilizzato attorno a 700–1100 (non so quanti siano per quanto riguarda le console). Non sto qui a fare una comparazione con i principali giochi online, ma puoi trovare facilmente qualche valore in giro: insomma questi numeri non indicano che il gioco è molto amato.

Con questa risposta ho provato a spiegarvi la mia opinione, non sono troppo dispiaciuto, anche se mi piacerebbe vedere gli sviluppatori agitare una bacchetta magica e migliorarlo, ma questo è un buon esempio di quello che viene chiesto nella domanda: un gioco estremamente popolare rovinato dagli sviluppatori.


Le cose più evidenti che ho notato sono le armi ed il vestiario.

I western sono pieni zeppi di fucili Winchester modello 1894 (anche 92).



Dalla loro introduzione nel 1984 ne sono state create milioni e milioni di varianti, sono relativamente economici ed affidabili.

Ma…

Molti film western sono ambientati in molti luoghi e decadi prima che questo fucile venisse inventato.

E non fatemi nemmeno parlare delle armi a cartuccia usate nei film sulla Guerra Civile. Sì, lo so che esistevano già allora (fucili Henry), ma non erano così diffusi e prevalenti sulle altre armi come mi è capitato di vedere in alcuni film.

Per quanto riguarda il vestiario, il mio più grande cruccio sono i passanti per la cintura, questi sono apparsi durante il 20esimo secolo (almeno per quanto riguarda gli Stati Uniti) e non venivano praticamente utilizzati in modo significativo prima degli anni 20.

Quindi, se nei film vedi John Wayne indossare i pantaloni sia con i passanti per la cintura sia con le bretelle, significa che il costumista cercava di essere corretto dal punto di vista storico (per quanto riguarda le bretelle), ma Wayne insisteva che voleva i passanti perché odiava non potere indossare una cintura.

La stessa cosa accade per Clint Eastwood nel film "Il texano dagli occhi di ghiaccio".



E in "Impiccalo più in alto".



Ed ancora con Chuck Conners in "The Rifleman".






























































































































































































































Spiace dirlo, ma il mondo della musica è morto. Già si vendevano pochissimi dischi rispetto al passato (internet ha azzerato il mercato, io stesso riconosco che non compero più dischi da anni) ma poi il Covid ha dato la mazzata finale. Spotify è solo un fiore nel deserto. Non dico purtroppo nulla di nuovo.

Proibendo infatti anche concerti e serate, essere un musicista oggi è una pazzia, i fasti degli anni ‘60 ormai sono lontani. E non solo i musicisti, anche tutto il mondo che ci girava intorno (discoteche, balere, sale prove, negozi musicali etc.) non ha più senso. E’ una tragedia.

DAL PUNTO DI VISTA ECONOMICO LA MUSICA E’ STATA SCONFITTA. Oggi soltanto i compositori di colonne sonore possono dire di avere una possibilità di sopravvivenza,. Ci sono deboli segnali di ripresa, dovuti allo streaming di Spotify, ma troppo poco.

Tempo fa ho letto (fonte Huffington Post) che il mercato della musica smuove nel mondo 15 miliardi di dollari. Sembrano tanti ma gli introiti sono in diminuzione e sono niente rispetto ai 70 miliardi del cinema e soprattutto ai 160 miliardi dei videogiochi, che con il Covid è esploso.

Sarò cinico ma che la musica fosse in crisi me ne ero già accorto dalla offerta musicale di questi ultimi anni, a parere mio molto scadente. Investire nella musica per creare buoni prodotti non “paga” più, è una barca che sta affondando.

La cosa strana è che in giro noto che c’è una voglia di musica incredibile, molto alta. Eppure i musicisti muoiono di fame, strano. Ma siamo talmente abituati alla musica gratis che spendere soldi per essa ci pare un assurdo.



Ben più sfrenate. Nel film mi fa ridere, inoltre, vedere gli altri 3 Queen a disagio per la situazione mentre in realtà erano sempre ben contenti di sbracarsi (anche senza mogli).

Il video di Living on my own è un buon esempio di festa organizzata in stile Mercury.

Io so che curava lui l’arredamento e i dettagli estetici dei locali affittati per le feste (aveva considerato anche la carriera di designer d’interni).

Sicuramente erano eventi al limite, ma io adoro lui e avrei adorato partecipare.





Per molti grandissimi di Hollywood le strade del successo si sono dischiuse con tantissima fatica e gavetta, profusa in teatri e in corsi di arte drammatica.

Ma per molti altri è tutto iniziato dal caso, da un colpo di fortuna, da un incontro con la sorte di passaggio per caso. É questa la storia, ad esempio, di una grande del passato, Lana Turner.

Gennaio 1937, Julia Jean Turner interruppe il corso di dattilografia alla scuola superiore di Hollywood e attraversò il Sunset Boulevard per prendersi una Coca-Cola con alcuni amici.

Billy Wilkerson, agente di attrici, stava sorseggiando la sua Coca Cola nello stesso locale. Andava spesso lì dal suo ufficio vicino all'Hollywood Reporter. Vide la Turner allora sedicenne e rimase senza parole: per anni avrebbe sempre descritto quella ragazza come una bellezza da lasciare senza fiato.

Non perse tempo.

Chiese alla ragazza di accompagnarlo da suo padre e quello stesso giorno mise la Turner sotto contratto per il suo primo film.




Premessa: nel corso della storia ci sono stati tanti generi musicali che sono stati etichettati come "musica del diavolo", un esempio può essere il rock e quasi tutti i suoi sottogeneri (dal rock 'n' roll all'hard rock), un altro ottimo esempio è il metal, ancora oggi molte persone credono che tutto il genere metal sia musica di stampo satanista. Anche il blues, in passato, fu etichettato come "musica del diavolo", ma col passare del tempo si riuscì a sorpassare (almeno in gran parte) questo modo di pensare dell'epoca.

Innanzitutto… Cos'è il blues? Il blues è un genere musicale le cui radici risalgono ai tempi in cui dall'Africa venivano deportati milioni di persone destinate a diventare schiavi alla mercé dei ricchi proprietari terrieri americani, questi schiavi mentre lavoravano erano soliti cantare canzoni chiamate "work songs", ovvero "canti di lavoro", essi derivavano dai canti delle tribù africane. Gli schiavi principalmente cantavano per due ragioni:

  • Lenire le fatiche del massacrante lavoro che svolgevano. Cantando gli schiavi tentavano di non concentrarsi troppo sul dolore fisico e si davano forza a vicenda.

  • Esprimere le loro emozioni e il disprezzo che provavano verso i bianchi che li avevano schiavizzati.


Questi canti continuarono nei secoli fino a diventare ciò che conosciamo come "blues", la parola "blues" significa tristezza.

Quindi il blues affonda le sue radici nella musica africana… Questa cosa non piaceva affatto agli americani bianchi dell'epoca (razzisti fino al midollo, almeno la grande maggioranza). Il solo fatto che il blues fosse musica creata da neri costituisce l'80% del motivo per cui all'epoca questo genere musicale veniva definito "musica del diavolo".

In oltre in quegli anni (inizio del ventesimo secolo) il blues veniva suonato/cantato in luoghi chiamati "Juke Joints", erano praticamente delle baracche frequentate oltre dai bluesmen da ubriaconi e da rissaioli, insomma non proprio da gente fantastica. Questa infatti fu un altra ragione per cui il blues venne considerato come musica demoniaca.

A dir la verità questo genere non veniva visto di cattivo occhio solo dai bianchi, anche i membri neri delle varie comunità delle chiese, sia protestanti che cattoliche, detestavano il blues in quanto veniva suonato nei Juke Joints, degli ambienti abbastanza squallidi se confrontati alle chiese dove venivano suonati gospel e spiritual. C'è anche da dire che molti bluesman erano dediti all'alcol e a molti altri vizi e questo di sicuro non aiutò.

Quindi, riassumendo, il blues veniva chiamato "musica del diavolo" per le sue origini e per lo squallore dei posti dove veniva suonato.

Negli anni '30 del ventesimo secolo la visione del blues come musica del demonio non scomparve, ma aumentò, grazie a una delle figure chiave del blues: Robert Johnson. Si dice che costui abbia dato la sua anima al diavolo in cambio di eccellenti doti musicali.


 


No.

Se hai in casa il Pendolo di Foucault di Eco, leggiti il capitolo 39, quello che inizia con La Manuzio era una casa editrice per APS.
Gli Aps sono gli Autori a Proprie Spese. Personalmente, per quanto il Pendolo mi sia piaciuto, mi è sembrato fatto con pezzi troppo grossi per entrare nelle Bustine di Minerva, ma comunque il capitolo 39 spiega molto bene come funziona il business delle case editrici che ti chiedono soldi.

Consuntivo: l’autore ha pagato generosamente i costi di produzione di 2000 copie, la Manuzio ne ha stampate 1000 e ne ha rilegato 850, di cui 500 sono state pagate una seconda volta. Una cinquantina di autori all’anno, e la Manuzio chiude sempre in forte attivo.
E senza rimorsi: distribuisce felicità.

Quello che è fondamentale è la rete distributiva, che sicuramente la tua casa editrice non ha, né le interessa avere. Ti stampa le copie e poi è affar tuo regalarle agli amici o peggio cercare di venderle tramite le librerie. Ci sono circa mille librerie in Italia, la maggior parte concentrate a Milano. Gli porti il tuo libro, se va bene per carità te ne prendono un paio di copie e le mettono in un cassetto. Quando andrà un tuo amico/parente/affiliato/tirapiedi a chiedere "avete il libro di Tizio?" probabilmente dovrà insistere un po' per estorcerglielo. Insomma, non è che spingere il tuo libro sia esattamente in cima ai loro pensieri.

Una casa editrice seria non chiede soldi, o pubblica o non pubblica. Se pubblica è perché crede che il libro possa avere mercato.

C'è sempre l'alternativa dell'autopubblicazione. Mandi un file pdf perfettamente impaginato con tanto di copertina e loro lo tengono lì, a costo zero. Quando qualcuno ne richiede una copia, stampano una copia e la spediscono a un prezzo concordato più basso di quello medio. Quando hanno venduto molte copie, ti pagano.
In ogni caso pubblicizzare il libro resta affar tuo, sia con una casa editrice a pagamento, che con i servizi di print on demand. A volte anche con le case editrici serie.
L'unico costo, per quello che ne so (fai le tue ricerche su internet prima) è quello per il codice ISBN, che è fondamentale.