“Il più grande armonicista vivente".
Muddy Waters.
Spesso non ci rendiamo neanche conto di quante persone gravitano attorno alla creazione di un'opera cinematografica. Ciò che ci balza agli occhi sono i nomi altisonanti degli attori, del regista, la casa di produzione. Stop.
Invece molto spesso dietro a una grande opera, si nascondono decine di artisti, sconosciuti ai più. Nell’interminabile lista hollywoodiana dei talenti ignoti, un posto di rilievo è assicurato a Peter Scott Ivers, classe 1946.
Nato in Illinois e cresciuto a Brookline, in Massachusetts, Peter frequentò l’Università di Harvard laureandosi in lingue classiche, ma scegliendo presto la carriera musicale. Il suo esordio, per lo Street Choir di Boston lo vide all’armonica, passione che non abbandonerà mai. A 25 anni venne assunto dalla Warner Bros per la quale registrò altri due album.
Nel 1976 fu il genio di David Lynch a scaraventarlo nell’universo della musica da film, invitandolo alla composizione della colonna sonora di “Eraserhead”, primo grande cult del regista. Un esordio che, l’anno successivo, lo porterà alle musiche di “Attenti a quella pazza Rolls Royce”, prima pellicola diretta da Ron Howard.
La sua scalata al successo terminò brutalmente il 3 marzo 1983, quando il cadavere di Ivers fu rinvenuto nel suo loft di Los Angeles.
La testa fracassata da colpi di martello rese semplice identificare la causa della morte, ma la polizia brancolò nel buio su movente e colpevole, anche perché la scena del crimine fu inquinata da alcuni amici.
Tra questi, David Jove, che uscì di casa con le lenzuola sporche di sangue. Una situazione al limite del surreale che spinse i sospetti proprio su di lui. A causa di alcune discussioni avute con la vittima, sono molti gli amici di Ivers che additarono Jove come il colpevole, ma gli indizi contro di lui erano troppo scarsi.
La morte di uno dei compositori più promettenti di Hollywood sarà destinata per sempre a non trovare un colpevole.
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