La Beat Generation fu un
movimento giovanile che trovò anche una sua espressione in campo
artistico, poetico e letterario sviluppatosi dal secondo dopoguerra e
principalmente negli anni cinquanta negli Stati Uniti.
Nasce da un gruppo di scrittori
americani e viene alla ribalta nel 1950, così come i fenomeni
culturali da esso ispirati. Gli elementi centrali della cultura
"Beat" sono: il rifiuto di norme imposte, le innovazioni
nello stile, la sperimentazione delle droghe, la sessualità
alternativa, l'interesse per la religione orientale, un rifiuto del
materialismo, e rappresentazioni esplicite e crude della condizione
umana.
Della Beat Generation fanno parte
inoltre i movimenti culturali del maggio 1968: l'opposizione alla
guerra del Vietnam, gli Hippy di Berkeley e Woodstock. Uno degli
esempi della ribellione giovanile degli anni cinquanta, come la
«gioventù bruciata», tra gli autori di riferimento vanno citati
Jack Kerouac, Lucien Carr, Allen Ginsberg, William S. Burroughs,
Gregory Corso, Neal Cassady, Gary Snyder, Lawrence Ferlinghetti e
Norman Mailer.
Figure, elementi ed eventi significativi
Jack Kerouac ha introdotto
l'espressione Beat Generation nel 1948, per caratterizzare quel
movimento giovanile anticonformista emergente dell'underground
newyorkese. Il nome nasce da una conversazione con lo scrittore John
Clellon Holmes. In realtà fu Herbert Huncke, che, e lo riconobbe
anche lo stesso Kerouac, originariamente, utilizzò la parola beat in
una precedente discussione.
L'aggettivo beat potrebbe
colloquialmente significare stanco o abbattuto, in riferimento alla
comunità afroamericana del periodo, ma Kerouac fa sua quell'immagine
e altera il significato includendo le connotazioni di ottimista,
beato, e l'associazione musicale essere sul beat. Kerouac, devoto
cattolico fin dall'infanzia, ha più volte spiegato che, nel
descrivere la sua generazione come "beat", ha cercato di
catturare la "sacralità" segreta degli oppressi.
John Clellon Holmes definisce il
movimento in un articolo in qualità di manifesto estetico,
pubblicato sul New York Times nel mese di novembre del 1952, dal
titolo This Is the Beat Generation.
È opinione comune che la Beat
Generation abbia avuto fisicamente inizio alla Columbia University,
nell'occasione dell'incontro di Kerouac, Ginsberg, Lucien Carr, Hal
Chase e altri. Anche se questi personaggi sono conosciuti di fatto
come anti-accademici, molte delle loro idee si sono formate in
risposta a professori come Lionel Trilling e Mark Van Doren. Carr e
Ginsberg, compagni di scuola, osservarono la necessità di
individuare una "nuova visione", concependo un ideale di
rottura, in contrasto con la "tradizione" idealistica e
letteraria dei loro professori.
Burroughs venne introdotto nel gruppo
grazie ad un vecchio amico, David Kammerer. Carr aveva fatto amicizia
con la matricola Allen Ginsberg presentandolo a Kammerer e Burroughs.
Carr conosceva anche la fidanzata di Kerouac, Edie Parker; fu grazie
a lei che, nel 1944, Burroughs ha incontrato Kerouac.
Il 13 agosto 1944, Carr uccise Kammerer
con un coltello da Boy Scout a Riverside Park, affermando in seguito
di averlo fatto per legittima difesa. Carr si costituì il mattino
seguente, fu poi dichiarato colpevole di omicidio colposo, mentre
Kerouac accusato di favoreggiamento e Burroughs come testimone, ma
nessuno venne perseguito. Kerouac ha scritto in merito a questo
episodio due volte nelle sue opere: una volta nel suo primo romanzo,
The Town and the City, e ancora una volta in uno dei suoi ultimi,
Vanity di Duluoz. Sull'omicidio, ha scritto anche un romanzo in
collaborazione con Burroughs, And the Hippos Were Boiled in Their
Tanks.
Neal Cassady venne introdotto nel
gruppo nel 1947; fu un personaggio di rottura, una sorta di "musa"
maschile per Ginsberg. Ebbero una relazione e Ginsberg divenne il
tutor-writing personale di Cassady. I viaggi stradali della fine del
1940 di Kerouac e Cassady, divennero il centro del suo secondo
romanzo, Sulla strada (On the Road).
Accezioni del termine beat in italiano
I significati che si possono attribuire
alla parola «beat» in italiano sono molteplici. Beat, gli venne
attribuito il significato di beatitudine (beatitude), nel senso di
salvezza ascetica ed estatica, tipica dello spiritualismo Zen, ma
anche aderente al falso misticismo indotto dalle droghe, dall'alcol,
dall'incontro carnale e frenetico, dal parlare incessantemente, con
lo scopo di scaricare tutti i contenuti mentali. Beat può anche
essere tradotto con «battuto», «sconfitto»: denota l'inevitabile
sconfitta dovuta alla società, dalle sue costrizioni, dagli schemi
imposti ed inattaccabili; beat è il richiamo alla vita libera e alla
consapevolezza dell'istante.
Beat come ribellione. Beat come
battito. Beat come ritmo. Il ritmo della musica jazz, che si ascolta
in quegli anni, il ritmo del be bop e della cadenza dei versi nelle
poesie. Il jazz di Frisco, frenetico, sudato, vissuto e catartico; il
jazz di Charlie Parker, "The bird", personaggio eroico e
deificato da questa generazione; la poesia di Carlo Marx (Allen
Ginsberg) declamata fino a tarda notte, e i versi sconnessi dei
Mexico City Blues o della poesia "Mare, suoni dell'Oceano
Pacifico a Big Sur", da appendice a "Big Sur" di
Kerouac. "Essere Beat" significa la scoperta di sé stessi,
della vita sulla strada, del sesso liberato dai pregiudizi, della
droga libera, dei valori umani, della coscienza collettiva. Beat non
è politica, nonostante molti movimenti abbiano nella politica la
loro origine. Beat non è religione, nonostante sia forte la
componente spirituale.
«Aiuteremo a modificare le leggi che governavano i cosiddetti
paesi civili di oggi: leggi che hanno coperto la Terra di polizia
segreta, campi di concentramento, oppressione, schiavitù, guerra,
morte» |
(Allen Ginsberg) |
In principio vi erano gli hipster.
Questo gruppo di figure distaccate, rappresenta la corrente
esistenzialista statunitense, che riconosce il rischio di una guerra
atomica, sente il peso oppressivo della società consumistica
statunitense del dopoguerra e dell'asfissiante standardizzazione
delle masse. Gli hipster sono distaccati, conoscono i pericoli,
quindi si "licenziano dalla società", iniziando ad
contattare la loro essenza. Gli hipster sono tipi seri, falsamente e
misticamente in preda all'eroina che Kerouac descrive nella prima
parte de I sotterranei. Accanto a questi personaggi, emergono i beat,
giovani sofferenti, spesso dediti all'alcol e alla marijuana, poeti,
romanzieri, che vorrebbero condividere con l'umanità il loro amore
per il tutto, invece si sentono incompresi. Per il loro stile di vita
sono accomunati spesso alla "Lost Generation", alla
"Generazione Perduta", e, per stessa ammissione di molti
scrittori beat, Whitman ed Hemingway sono alle origini delle loro
creazioni letterarie. In realtà, il movimento beat ebbe una portata
assai più sconvolgente, grazie anche a diverse coincidenza avvenute
nel periodo in cui emerse.
«l'hipster caldo è il folle dagli occhi scintillanti,
innocente e dal cuore aperto, chiacchierone, che corre da un bar
all'altro, da una casa all'altra, alla ricerca di tutti, gridando
irrequieto […].» |
(Jack Kerouac) |
Simbolo del beat è, di certo, Neal
Cassady, ispirazione di molte opere di Kerouac, ma anche di Ginsberg,
citato da altri autori statunitensi, quali Charles Bukowski, per
l'eccezionale personalità che "l'ultimo sacro idiota d'America"
riusciva a deflagrare, ad esplodere. Il movimento beat è una "corsa
velocissima" che lascia il segno: pochi sono riusciti a fermarsi
prima del punto di non ritorno, una "gioventù bruciata".
Il movimento è sostanzialmente frutto
di un'utopia che nasce all'interno di un gruppo di amici, amanti
della letteratura e completamente saturi della società che vivono,
delle regole, dei tabù. I beat desiderano scappare, viaggiare, fare
l'autostop fino a dove possono arrivare, ma non per un senso di fuga
dalle responsabilità, ma per trovarsi da soli nuove regole e stili
di vita. Da qui viene l'avvicinamento alla spiritualità Zen, al
cattolicesimo, al taoismo, che tanto viene approfondito, discusso e
rimodellato in un'ottica beat; ma da qui viene anche l'abuso di
sostanze stupefacenti, di alcol per trovare un nuovo sistema di
regole, per tentare di sedare la sofferenza e per riunire l'io e il
Tutto.
Inizialmente, il movimento beat, anche
grazie al successo del libro di Kerouac, Sulla strada, raccoglie un
grande consenso e dà vita al movimento dei figli dei fiori e dei
beatniks. Entrambi i gruppi saranno motivo di grave malcontento della
società contro gli scrittori beat che, per il loro modo di vivere,
non sembravano differenziarsi da questi personaggi che intendevano
tutta la corrente, come una rivolta contro la borghesia statunitense
che infine sfocerà nella protesta contro la guerra del Vietnam. Ad
un certo punto essere beat diventa scomodo sia per gli attacchi
pressanti delle associazioni statunitensi, che per le intrusioni
nella sfera personale da parte di fan e giornalisti che vedevano in
questi uomini dei simboli di una rivolta che non avevano il coraggio
di iniziare.
«[…] un fiume inesauribile di telegrammi, telefonate,
visite, giornalisti, ficcanaso, o quella volta che il giornalista
si precipitò di sopra in camera mia mentre vi sedevo in pigiama
sforzandomi di trascrivere un sogno… teenager scavalcano lo
steccato alto un metro e ottanta che avevo fatto costruire intorno
al giardino per restare solo…» |
(Big Sur) |
Inizialmente la compagine dei beat era
formata dalla triade composta da Kerouac, Neal Cassady e Allen
Ginsberg che si incontrava con altri ragazzi al Greenwich Village di
New York, discutevano, si divertivano, e condividevano i propri
lavori fino a tarda notte. Pur essendo più anziano, anche William
Burroughs venne considerato un elemento importante di questa prima
formazione, seppur la sua figura sia, per i giovanissimi Kerouac e
Ginsberg, meglio definibile come quella di una guida utile per
districarsi attraverso i meandri della letteratura e della filosofia.
Sarà una fase ricca di viaggi negli USA, specie verso San Francisco,
di fama, ma anche di momenti storici come il Vietnam, la paura
dell'atomica, le rivendicazioni razziali e studentesche.
In seguito si aggiungeranno Gary
Snyder, Lawrence Ferlinghetti e Gregory Corso, spesso considerato il
migliore della trinità Beat
e che instaurerà proprio con
Kerouac, il re dei beatniks, un rapporto contrastato di odio, amore e
amicizia in chiave beat. Quando Ginsberg si trasferì a San
Francisco, sede di tutti i beat e residenza del "santone"
Henry Miller, idolo assoluto di questo movimento, iniziò una fase
che molti considerano della "Scuola di San Francisco", ma
sulla quale non v'è molto da aggiungere se non il fatto che
Ferlinghetti, nella sua libreria City Lights Bookstore nel North
Beach di San Francisco, pubblicò alcune opere beat tra cui il poema
Howl, uno dei più famosi manifesti del movimento. Il movimento, con
il tempo, andò via via scemando, come idea di gruppo, di pari passo
con la fine delle contestazioni. Si lasciò dietro le morti premature
di Cassady e Kerouac, una lunga disapprovazione sociale, soprattutto
dovuto all'uso delle droghe, e tante opere che ancora oggi sono
custodite presso City Lights, diffuse e stampate in molte lingue e in
molti stati. Nonostante tutto, si porta dietro la leggenda di quei
ragazzi che giravano sulla strada, verso l'ignoto, e che ancora oggi
stimolano le fantasie di milioni di persone.
«È stato un fuorilegge il padre della nostra patria? Sì. È
stato un fuorilegge Galileo per aver detto che il mondo è
rotondo? Io dico che il mondo è rotondo! Non è square» |
(The origins of the beat generation, Kerouac) |
All'origine del movimento negli USA vi
sono probabilmente figure più o meno vicine al movimento del
Trascendentalismo ottocentesco, fra cui spiccano Ralph Waldo Emerson,
Henry David Thoreau e Walt Whitman. Fra i movimenti affini, ma
storicamente troppo distanti, ci sono quelli cinici della Grecia
antica.
«La Beat Generation è un gruppo di bambini all'angolo della
strada che parlano della fine del mondo» |
(Jack Kerouac) |
Gli autori beat riprendono e
amplificano i temi della contestazione giovanile della loro epoca,
che, partendo da una critica radicale alla guerra del Vietnam, si
estendono all'intero sistema statunitense, mettendo in discussione la
segregazione razziale dei neri, la condizione subordinata della
donna, le discriminazioni in base all'orientamento sessuale.
I giovani beat
studiano il neoplatonismo di Plotino, le teorie cosmogoniche
contenute nel libro Eureka di Edgar Allan Poe, le poesie mistiche, i
trattati ascetici di San Giovanni della Croce, la telepatia e la
cabala[9].
Scrivono di viaggi mentali - anche
mediante la sperimentazione psichedelica di droghe quali l'LSD - e
fisici, in lungo e in largo attraverso le strade degli USA, come ad
esempio Sulla strada di Kerouac, scritto viaggiando in autostop da
una costa all'altra degli Stati Uniti.
È stata Fernanda Pivano, con le sue
traduzioni, a favorire la conoscenza del pensiero Beat in Italia,
agevolata dal fatto di essere amica di diversi autori della beat
generation, ed autrice di molte prefazioni delle loro opere.
Molti
"appartenenti" alla Beat Generation, in diversi momenti
vennero in Italia. Alcuni per trovarvi ispirazione[10]. Allen
Ginsberg al Festival di Spoleto del 1965. Jack Kerouac, nell'ottobre
del 1966 protagonista di un tour di conferenze, organizzato dalla
Mondadori, in alcune di esse facendosi accompagnare dal cantautore
Gian Pieretti.
Poesia, letteratura, musica e stili di
vita vennero, in qualche modo, coinvolti e condizionati da queste
presenze.
A differenza di quello che avvenne
negli USA, la poesia e la letteratura di ispirazione beat in Italia
si sviluppò dal 1965 ai primi anni settanta, in un lungo crepuscolo,
che si esaurì solo alle soglie degli '80. Tra i punti di
riferimento, la libreria Hellas e l'editrice Pitecantropus, il Beat
'72, l'aperiodico, "I lunghi piedi dell'uomo" curato da
Poppi Ranchetti e la rivista Pianeta Fresco, ispirata e diretta da
Fernanda Pivano, per un certo periodo anche stimolo diretto per molti
giovani creativi che incontrava spesso nella sua abitazione milanese
di via Manzoni.
Tra i poeti beat di lingua italiana si
ricordano Gianni Milano, Vasco Are, Aldo Piromalli, Vittorio di
Russo, Carlo Silvestro e il ticinese Franco Beltrametti. Tra gli
scrittori, Silla Ferradini, autore molto underground di un solo
libro, I Fiori Chiari, cronaca della scena Beat milanese anni
sessanta, Andrea D'Anna con il romanzo psichedelico Il Paradiso delle
Urì, Melchiorre Gerbino con Gamla Stan, Gianni De Martino con Hotel
Oasis.
Negli anni settanta la deriva beat
influenzò ancora alcuni giovani autori italiani che nel frattempo
avevano stravolto le loro visioni poetiche filtrandole attraverso
l'influenza della freak-generation nord-statunitense. Da ricordare,
tra questi, Giulio Tedeschi editore di Tampax, organizzatore di
letture pubbliche di poesia e musica, e autore di "Madras Ice
Cream", Piero Verni e il ticinese Antonio Rodriguez, curatore
della rivista psichedelica Paria.
A metà anni sessanta, il circolo
anarchico Sacco e Vanzetti di Milano divenne per un certo periodo un
punto di appoggio del movimento beat. Furono Vittorio Di Russo,
Melchiorre Gerbino, Renzo Freschi, Gennaro De Miranda e il
finanziatore Umberto Tiboni, a ideare il titolo di "Mondo Beat",
sicché Melchiorre Gerbino a partire dal n.1, fu incaricato dal
gruppo di registrare la nuova testata in Tribunale. "Mondo Beat"
è considerata la prima rivista underground italiana : inizia le
pubblicazioni nel novembre 1966. In tutto ne uscirono sette numeri.
Ben presto, la rivista "Mondo Beat" divenne la "voce"
del movimento dei "capelloni" e ispiratrice di una libera
comunità denominata dai suoi abitanti, "il campeggio",
creata in una zona che negli anni 60 era la periferia di Milano, in
via Ripamonti. La stampa "benpensante" inizia una forte
campagna tesa a denunciare il fenomeno Beat, accusando gli occupanti
della tendopoli, di contravvenire alle regole della moralità, e di
rappresentare un serio pericolo di pandemia, a causa delle precarie
condizioni igieniche. Le squadre della polizia iniziano a perquisire
sistematicamente la tendopoli, alla ricerca di minorenni "scappati
di casa" che trovano facile rifugio nelle tende del movimento.
In seguito ad alcune perquisizioni avvenute con "modi bruschi",
il 7 marzo 1967, un centinaio di "capelloni" inscena una
manifestazione per protestare contro la brutalità della Polizia
venendo poi caricata da un reparto della Celere. Il 12 giugno 1967 la
tendopoli di via Ripamonti viene sgomberata dalla forze di Polizia e
rasa al suolo dagli operatori comunali del SID, intervenuti con i
lanciafiamme. Molti degli occupanti vengono fermati ed allontanati
dalla città con foglio di via. Dopo l'uscita del n. 5, luglio 1967,
anche "Mondo Beat" cessa le pubblicazioni.
Il beat in Italia scatenò un fiorire
di complessi: l'Equipe 84, i Dik Dik, I Corvi, I Camaleonti, i
Nomadi, I Delfini o il riscoperto gruppo cult I tubi lungimiranti,
sono solo alcuni tra gli esponenti, e di solisti: Riki Maiocchi, Gian
Pieretti, Patty Pravo, Caterina Caselli ed altri, e di case
discografiche. Questo fiorire condusse alla nascita di riviste
musicali nate espressamente per i giovani, Ciao amici, Giovani, Big,
di locali dedicati espressamente alla musica beat, il Piper Club di
Roma è il più noto, ma ne nacquero in ogni città, a Torino ad
esempio La Perla, di concorsi musicali legati al beat, il più noto
di tutti fu il Rapallo Davoli, ed al diffondersi in ogni città
d'Italia di punti di aggregazione per i "capelloni", tra
cui, piazza di Spagna e piazza Navona a Roma o piazza Castello a
Torino.
Il film Pull My Daisy, del 1959, di
Robert Frank e Alfred Leslie, è ritenuto il manifesto del cinema
beat: la voce fuori campo è di Jack Kerouac e fra gli attori
compaiono Peter Orlovsky, Allen Ginsberg e Gregory Corso. La breve
narrazione (di 28 minuti) di una divagante chiacchierata tra amici
gioca sul cortocircuito tra modi e strutture della finzione e istanze
di realismo documentario.
Del 1960 è La nostra vita comincia di
notte, di Herman Rhudell McDougall; del 1987 The Beat Generation: An
American Dream, con Burroughs, Cassady, Corso, Kerouac, Ginsberg e
Ferlinghetti; del 1990 The Beats - L'urlo ribelle, mockumentary
incentrato soprattutto sull'incontro e sul rapporto tra i fondatori e
sull'influenza del movimento beat sulle generazioni successive. Del
1991 è Il pasto nudo (Naked Lunch), di David Cronenberg, tratto
dall'omonimo romanzo di William Seward Burroughs; del 1959 e del 2010
è il film, Urlo scritto e diretto da Rob Epstein e Jeffrey Friedman,
che racconta la vita del celebre poeta beat Allen Ginsberg,
interpretato da James Franco.
Nel 2013 è stato realizzato il film
Giovani ribelli - Kill Your Darlings, tratto dal romanzo E gli
ippopotami si sono lessati nelle loro vasche scritto a quattro mani
da Jack Kerouac e William S. Burroughs, il quale racconta la nota
vicenda dell'omicidio di David Kammerer da parte di Lucien Carr.
Nel 2015 è stato realizzato il
docufilm Bomb! Burning fantasy di Matteo Scarfò, con Nick Mancuso,
sulla vita e la poesia di Gregory Corso.