Lee Van Cleef. Il leggendario regista italiano Sergio Leone mentre completava il cast per il suo For A Few Dollars More 1965 ha lottato per trovare l'attore che doveva interpretare il vecchio colonnello Douglas Mortimer. Dopo diversi rifiuti da parte di attori di calibro come Lee Marvin, Charles Bronson, Henry Fonda è volato a Los Angeles per incontrare e convincere Lee Van Cleef a prendere parte al progetto. Secondo le descrizioni del suo agente, Cleef era un attore totalmente abbandonato e aveva intrapreso un altro lavoro, quello del pittore che difficilmente sopravviveva con quel lavoro. Leone ha fatto un contratto da $ 10.000 e quella è stata la salvezza e la rinascita di Cleef come attore.

Questa brevissima storia può non interessare, ma è l'esempio di come il cinema tratta gli attori in generale, e la vita di ogni giorno con noi tutti, fortunati compresi.

Come un episodio fortunato (Sergio Leone) può cambiare le carte in tavola.




 

Per scrivere c’è bisogno di metodo. Se manca sarà difficile farlo. Chi pensa che scrivere sia un mestiere che una volta imparato non è faticoso, allora di blocchi ne avrà in gran quantità. Uno che si guadagna da vivere scrivendo avrà di certo fatto in modo di non bloccarsi mai!

Quando, ad un certo punto che stai scrivendo, ti blocchi? In partenza, nel mezzo, alla fine? Sviluppare una storia vuol dire risolvere dei problemi inventando soluzioni creative. Bisogna provare le varie invenzioni, vedere se filano lisce, se generano controsensi. E inventare spiegazioni convincenti anche per quelli. Scrivere, riscrivere, leggere e rileggere. Saranno più le parole cancellate che quelle rimaste.

Se capita che durante la scrittura non si sa come andare avanti, si può anche proseguire con invenzioni bizzarre e strampalate, tanto se non vanno bene si può sempre riscriverle!

Già, cos'è successo al mitico Gérard Depardieu, o meglio Жерар Депардьё?




Gérard Depardieu è un attore Francese nato a Châteauroux, dipartimento di Indre, nel centro della Francia.

Depardieu ebbe grande successo in Europa, e fu anche capace di farsi conoscere in America e nel resto del mondo grazie a diverse parti in blockbuster Hollywoodiani.

In Europa, Depardieu vinse virtualmente tutti i grandi premi disponibili, e questi includono: due Cesar (per Cyrano de Bergarac e Le dernier metro), un miglior attore al festival di Cannes (sempre per Cyrano), un BFI (sempre per Cyrano) e una Coppa Volpi per il miglior attore (per Police); oltre che ricevere due nomination ai BAFTA (Jean de Florette e Cyrano).

Nel Vecchio Mondo, Depardieu prese parte a una lunga serie di film di successo, sia con la critica che al botteghino, tra cui, oltre ai sopraccitati Cyrano de Bergerac, Le dernier metro, Jean de Florette e Police, si annoverano Sept morts sur ordonnance (1975), 1900 (1976), Le Sucre (1978), La Femme d'à côté (1981), Danton (1983), Les Compères (1983), La Chèvre (1991), Colonel Chabert (1994), 36 Quai des Orfèvres (2004), la serie TV sul Conte di Monte Cristo (1998), e la serie cinematografica blockbuster Europea di Asterix e Obelix, che in tutto (tre film) ha incassato oltre 350 milioni di dollari.

Come detto, Depardieu ebbe anche discreto successo in America, dove, se i film di Asterix e Obelix e diversi suoi film Europei non sono tanto famosi quanto lo sono in Europa, la gente lo imparò comunque a conoscere grazie a film quali Going Places (1974); Jean de Florette (1986); Green Card (1990); il già menzionato capolavoro Cyrano de Bergerac (1990); lo scadente e noiosetto My Father the Hero (1994); 1492: Conquest of Paradise di Ridley Scott (1992); Bogus (1996) con Whoopi Goldberg; Unhook the Stars (1996); The Man in the Iron Mask (1998) con Di Caprio; 102 Dalmatians (2000); Vatel (2000); The Closet, o Le placard (2001); Last Holiday (2006); Paris, je t'aime (2006); Le Vie en Rose con Marion Cotillard; Babylon A.D. (2008) con Vin Diesel; My Afternoons with Margueritte (2010); e più recentemente il mega successo internazionale di Life of Pi (2012).

Inoltre, in America vennero prodotti diversi remake di film Francesi con Depardieu, quali Three Fugitives con Nick Nolte (remake di Les Fugitifs); Pure Luck con Danny Glover (remake di La Chèvre); e Father's Day con Robin Williams e Billy Crystal (remake di Les Compères).

Depardieu ricevette diversi premi e nomination anche in Nord America, tra cui si annoverano un Golden Globe—vinto grazie al suo ruolo in Green Card—e una nomination all'Oscar per la sua interpretazione in Cyrano de Bergerac.


Depardieu con il suo Golden Globe


Depardieu ha fatto parlare molto di sé negli ultimi anni; non tanto per i suoi nuovi film, quanto per la sua vita privata…

Nel 2012, infatti, Depardieu ottenne la cittadinanza onoraria in Belgio, dichiarando di aver restituito il suo passaporto Francese alle autorità. Nel 2013, invece, il Presidente Putin firmò un'ordinanza per garantire immediatamente a Depardieu la cittadinanza Russa; da allora, Depardieu ha difeso a più riprese Putin dai suoi critici, diventando oltretutto ambasciatore culturale Russo per il Montenegro.

Entrambi questi trasferimenti all'estero avevano come obbiettivo (dichiarato) il non pagare le tasse in Francia; tasse che Depardieu considera esagerate (specificatamente, l'arrivo della tassa del 75% su redditi superiori a 1 milione di dollari all'anno implementata dal socialista Hollande, che fu poi giudicata non costituzionale).

I sostenitori di Depardieu dicono sia meglio dichiarare apertamente che le tasse nel proprio paese sono—secondo il soggetto/i in questione—troppo alte e trasferirsi all'estero pubblicamente piuttosto che rimanere a casa a evadere le tasse nel proprio paese. Altri sostengono semplicemente che trasferimenti, posizioni politiche e amicizie di un individuo sono affari suoi.

In ogni caso, certo è che Depardieu è uno dei più grandi attori Europei degli ultimi tempi, e si spera di rivederlo in (almeno) un altro blockbuster Hollywoodiano o una grande produzione Europea!

Depardieu come Porthos in The Man in the Iron Mask


Ecco il nostro consiglio.

Scrivi tutto quello che hai voglia di scrivere (se è un racconto breve completalo, se è un romanzo scrivi fino a che ti stufi) e poi lascialo lì.

Due giorni dopo rileggilo tutto e ti accorgerai di quanti strafalcioni hai commesso e di quante correzioni/aggiunte ti verranno in mente. Poi lascialo lì.

Due giorni dopo ripeti il procedimento. Alla fine avrai un risultato che il “primo te” non si sarebbe mai aspettato! Poi continua a scrivere.

I pessimi scrittori, non si esercitano per nulla. Vanno alla ricerca dell’ispirazione ‘perfetta’ soprattutto aspettandola (leggi: ‘non facendo un bel niente’). Credono che ‘scrivere’ sia ‘pensare’, e cercano dunque di ‘trascrivere’, non di scrivere: trascrivere quello che pensano, quello che credono, quello che provano… E aspettare.



L’idea è quella che la scrittura sia riflessione (non creazione) e che, essendo naturalmente NATI superiori ai loro simili, le loro riflessioni saranno dunque ‘naturalmente’ interessanti, se non addirittura preziose, geniali, strazianti, emozionantissime, ecc.


Nelle loro teste (e SOLO nelle loro teste), ogni singola riga che scrivono è preziosa come il platino, e cercano dunque di non sprecare ogni singola goccia di inchiostro. Pensarla in questo modo non solo è facile, ma è sopratutto divertente ed estremamente piacevole: non confrontarsi con nessuno e non lavorare su se stessi ti dà sodisfazione immediata (cosa di cui lo scrittore esordiente ha disperatamente bisogno). E ti consente inoltre mille alibi in caso di fallimento coi lettori (‘non sono abbastanza commerciale’, ‘non sono io che scrivo male, è la massa ignorante che non è in grado di capire’, ‘scriverò meno di altri scrittori, ma almeno non sono un imbrattacarte come Dan Brown!’).


Gli scrittori validi, invece, non solo sanno che leggere tanto aiuta a scrivere meglio, ma sanno perfino perché. Perché a conti fatti, scrivere non è altro che è un continuo risolvere ‘problemi narrativi’. Una quantità infinita di diversi problemi narrativi, e più uno legge, più è in grado di ‘rubare’ le ‘soluzioni narrative’ degli altri per raccontare le sue idee.


Ecco allora che uno scrittore valido legge in maniera quasi ‘sportiva’ ovvero non solo cercando di leggere sempre tanto, ma di leggere ANCHE i libri che non gli piacciono o che non ritiene di grande valore. E non lo fa ‘per cultura’, ma perché quei libri sono UTILI a lui. Perché quei libri offrono soluzioni ai suoi difetti stilistici o narrativi. In conclusione, legge quello che gli serve leggere per risolvere i suoi difetti.

Ma per riuscirci, ovviamente…




Lo scrittore ‘valido’ accetta fin da subito di non essere nato genio, e decide che vuole migliorare se stesso ad ogni costo e con grande fatica giorno per giorno. E soprattutto, accetta di essere piccolo, insignificante e alle prime armi. Una volta accettata la sua realtà, cerca di fare di tutto per migliorare: ovvero trovare idee sempre migliori, e farle funzionare sulla carta sempre meglio.


Adesso però - se ci pensate bene - esiste un modo per migliorare se stessi che va bene per qualsiasi cosa, non solo scrivere: si chiama 'fare esperienza'.

Perché qualunque cosa faccia un essere umano, accumulare esperienza lo aiuta a farla meglio. GIUSTO?

Voglio giocare meglio a calcio? Meglio allenarmi e fare un po’ di partite, perché col tempo migliorerò.

Voglio suonare meglio il violino? Meglio andare a lezione e suonar almeno ogni tanto, per capire come deve essere suonare dal vivo.

Ma certo che è così, maledetti scrittori!!!!

Perché in tutte le altre arti accettiamo l'importanza dell'esperienza e del metodo, ma in letteratura no? Boh.

O meglio, VOI non lo accettate. Gli scrittori bravi, invece, SANNO che impegno costante e esperienza FUNZIONANO.

Sanno che è così per esperienza personale, dunque non hanno bisogno di crederci.

D’altro canto, l’esperienza ti migliora nel fare qualunque cosa. Perfino il sesso.

Ovvio, no?

E invece no. Per la maggior partedi chi scrive, impegno, metodo ed esperienza non servono a nulla, e per difendere la propria pigrizia la chiamano 'spontaneità' e ricorrono smepre all'uso dei geni assoluti della letteratura per giustificarsi.

Chissà perché, quando si parla di scrittura creativa si parla sempre e solo di capolavori e di geni. E’ tutta la vita che sono circondato da capre che pensano che l’esperienza, per uno scrittore, non conti assolutamente nulla e quando gliene parli te lo 'dimostrano' citando capolavori assoluti della letteratura. E' una scemenza. Nessuno impara a guidare guardando i documentari su Senna o Schumacher. Usare i geni della letteratura per negare il valore del duro lavoro è un po' come dire che uno studente di matematica deve solo farsi cadere una mela in testa per fare una scoperta scientifica che cambi la storia dell'umanità” Citazione di Wallace Lee. Trattasi di discorso che ripeto ogni volta che qualcuno cita i risultati di un genio della letteratura mondiale… per difendere la sua pigrizia di scrittore.


Lo scrittore valido, invece, si mette sotto a scrivere tanto e per anni, e lo fa senza pretendere che ogni sua singola cagata, buttata lì a caso, sia PER FORZA un capolavoro, e debba dunque finire PER FORZA pubblicata (atteggiamento, quest’ultimo,classico dei pivellini).

Pubblicatemi! Scrivo capolavori nel tempo libero, quando mi annoio!!!! Ma non capite? Ma come fate a non capire! Nel tempo libero sono un genio! Sono un dannatissimo genio!!!!“-> Citaz. del pessimo scrittore.

Il bravo scrittore, viceversa, comincia a scrivere racconti brevi praticamente a caso, solo per sperimentare generi, stili e soprattutto ‘soluzioni narrative’ (‘mezzi per dire quello che deve’) nuovi, e lo fa per migliorare sia il suo stile che il suo processo di creazione delle idee.

E si impegna molto mentre tutt’intorno tutti gli dicono che non serve a nulla, che non ha senso ‘prenderla tanto sul serio’, eccetera.

Ma quando cavolo stai lavorando? Sei pazzo?

Bé, forse non sei tu che sei pazzo: sono loro che non hanno capito nulla.

Ah, la creatività! questo grande mistero! il più grande mistero in assoluto della mente umana” dice la capra.

Mistero?” risponde il vostro Wallace.

Macché mistero. La creatività è solo un muscolo: più lo usi, più si ingrossa. Più pesi sollevi (scrivere) e più mangi (leggere) e più potente diventerà la tua creatività. Semplice quanto fare body building. Anzi, magari non sarà più facile, ma di sicuro è più semplice del body builing dove tra over-training, under-training, scheda sbagliata, hard-gaining, dieta, riposi e dio sa cos'altro… puoi sbagliare talmente tante cose - pur allenandoti come uno schiavo - che a volte non metti su nemmeno un filo di muscolo.

E pensare che avevi sempre snobbato il body-building, vero?”

Anonimo e Wallace, 2014

A quel punto, nella testa dello scrittore umile - mentre si sta facendo un mazzo quadrato scrivendo spazzatura al solo scopo di migliorare se stesso - succede una cosa strana.

Succede che ogni tre lavori scritti per niente, per caso, esercizio, ecc… Una di quelle ‘natural-born-ciofechesi rivela invece essere una vera, autentica e devastante bomba atomica. Era l'ultima idea che avresti mai immaginato potesse creare qualcosa di buono, e invece ogni personaggio è indimenticabile, ogni scena un film già scritto nella tua testa, ogni emozione potentissima. Sei invasato, sei impazzito e adesso devi solo ‘trascrivere’. Devi solo pensare a come mettere tutto quel ben di Dio sulla carta meglio che puoi, ovvero al meglio delle tue REALI capacità espressive.

In altre parole, devi solo trascrivere un capolavoro che si è materializzato dal nulla.



Il meglio dentro di te arriva SEMPRE per caso. E no, non è MAI quello che 'hai sempre sognato di scrivere'.

…E adesso ti tocca portarlo a termine con mesi e forse anni di lavoro (se ne verrà fuori un romanzo o peggio ancora, una saga), e lo farai anche se non c’entra nulla con il genere che ti piace, con quello che vorresi scrivere e soprattutto con il tipo di scrittore che vorresti essere.

Se sei un fan di Leopardi, ma il capolavoro dentro di te è una commedia alla Massimo Boldi e Cristian De Sica… Per Dio, allora tu l’accetterai e diventerai uno scrittore di rutti, scoregge, eccetera. Questo perché - che tu lo voglia o meno - l'unica alternativa possibile ad una onesta 'ricerca del meglio'… E' scrivere male.

Se scrivi quello che vuoi, scrivi male.

Quindi tu esplorerai, troverai e accetterai il meglio che c'è dentro di te e lo accetterai qualunque cosa sia. E lo farai perché hai lavorato per anni a diventare un bravo scrittore, e se è quello è il meglio dentro di te, tu lo accetterai punto e basta. Lo accetterai pur di scrivere bene.

E dopo due o tre bombe atomiche incrociate ‘per puro caso’, facendo solo esercizio - ma portate 'comunque' a termine - ecco che lo scrittore ‘impara’ finalmente a tornare in quello stesso ‘luogo’ nascosto dentro la sua testa ‘a comando’.

E quello è il momento in cui scompaiono sia il blocco dello scrittore che i racconti brutti, i romanzi brutti, tutto quanto… Adesso scrivi solo o bene, o molto bene: le idee iniziate con un sacco di entusiasmo e poi finite in vacca (che sono la routine del 90% dei cattivi scrittori) adesso non esistono più.

Ma per arrivare a questo punto, bisogna avere un sincero desiderio di scrivere bene, un sincero atteggiamento di 'inseguimento dei risultati', e soprattutto di impegnarsi, fare esperienza e srivere bene in generale. Tornare regolarmente in quel luogo dentro la tua testa dove si trovano SEMPRE e SOLO le 'bombe atomiche', è una delle cose più difficili e più innaturali della scrittura, ed è il motivo per cui gli scrittori veramente bravi sono così pochi.



Anche perché andare in quella zona dentro la tua mente non è bello, non è piacevole, è innaturale, è fastidioso, è doloroso.

Alcuni lo chiamano 'inconscio', ma è molto più in là dell'inconscio.

Dentro li te, lo percepisci come qualcosa di 'estraneo'.

Funziona, ma non è tuo

Funziona da Dio, ma non sei tu a scriverlo.

E' qualcun altro.

Tu ti stai solo limitando a trascriverlo, e a dirla tutta non ti piace nemmeno - perché non sai da dove provenga, quindi ti mette a disagio - però sai per esperienza che è la quella è la cosa che funzonerà meglio dentro di te.

Ti sembra per certi versi di stare facendo qualcosa di profondamente sbagliata. Ecco perché dico che tanti scrittori scrivono MALE perché non gli piace scrivere BENE.

Perché scrivere BENE… E' tremendo.

Viceversa, se invece riesci ad affrontare tutte queste cose volentieri, grazie all'esperienza, e poi riesci ad accettarle perché l'esperienza ti dice di farlo… Boom.

Ce l’hai fatta.

Scrivere male è divertente.

Scrivere discretamente è faticoso.

Scrivere da Dio è doloroso”

+++++Wallace++++++.

IN CONLUSIONE:

Le grandi idee sono dunque sempre salti nel vuoto, fantasmi di idee: non sono mai idee complete.

Il salto nel vuoto è un salto nell’inconscio tramite la creatività (anche se la parola inconscio rischia di essere fraintesa). Il problema è che entrare nel proprio inconscio grazie a un salto nel vuoto è un processo assolutamente innaturale, doloroso, pericoloso e spesso dannoso, cui si arriva solo dopo anni di pratica con la scrittura (non di meditazione!) e per definizione non si può fare sempre (pena o squilibrio mentale vero e proprio). C'è un motivo se la mente umana possiede il conscio e l’inconscio, e rompere il muro troppo spesso può portare alla morte.



Te lo dimostro subito.

Tu che stai leggendo questo articolo… Sì, tu. Tu non lo sai, ma se tu ti trovassi in una situazione di vita o di morte, per esempio a bordo del Titanic che affonda…



Saresti perfettamente in grado di buttare un bambino in mare per slavarti la vita facendoti posto sull’ultima scialuppa rimasta.

Perché chiunque sarebbe in grado di farlo.

Sì, quella che tu, tutto quello che sei e ciò che tu consideri la tua ‘anima’… Bé, essa è in grado di gettare il bambino in mare senza esitare nemmeno un istante.

…Ma è meglio che tu non lo sappia, per ora.

Anche perché le probabilità di finire sul Titanic che affonda sono molto poche, giusto?

A meno che tu che tu non voglia scrivere un romanzo sul Titanic. Perché in quel caso sono cavoli amari, amico mio.

Adesso è inutile che te la prendi con me - dice il tuo inconscio - ; io faccio solo il mio dovere. Pensaci bene: se un giorno dovesse capitare per davvero, meglio ammazzare un bambino e sopravvivere coi ensi di colpa, no? Non ho forse ragione? Cioè, avresti anni di incubi esensi di colpa, ma almeno saresti vivo, giusto? Non ho forse ragione? Ma certo che ho ragione. E comunque non spetta mica a te decidere.

Quando verrà il momento, tu perderai il controllo per la paura, e allora sarò io a fartelo gettare in mare. Non tu.

Questo è l'inconscio, amici miei.

Quindi, se invece di scrivere scemenze a sangue freddo, ti ostini invece a portare a termine il romanzo ‘maledetto' dettato dall'ignoto che si nasconde dentro di te… Bé… Cavoli tuoi.

Perché non hai scritto la sua lacrimosa autobiografia come fanno tutti quanti?

Ma tu invece dovevi dovevi PER FORZA scrivere bene, dannazione. E se adesso sei in manicomio, è solo colpa tua.



La creatività è l’unica vera porta verso l'ignoto dentro la tua testa.

Ecco perché la madre della letteratura è la narrativa e non la saggistica, né l’autobiografia, né il libro di storia, o di religione, no… La NARRATIVA è la vera regina del regno. Punto e basta.

Definizione del livello di professionalità di un determinato scrittore secondo il mo professore di critica letteraria della Bocconi di Milano:

Tutti sono capaci di raccontare la propria realtà, la propria vita, i propri amici. Al contrario, il vero professionista si misura dalla sua capacità di creare tante teste diverse, una per ogni personaggio. E più tali teste sono diverse dalla sua vita e dalla sua realtà, maggiore sarò la sua grandezza come scrittore” - citaz. di Pierluciano Guardigli, che fu professore di critica letteraria alla Bocconi.

Altro che autobiografismi…


La routine dello scrittore vero

Scrivere tanto (e creare) tanto, correggere (ovvero lavorare tanto sullo stile), e leggere (perché aiuta entrambe le prime due). Scrivere tanto per esercizio (racconti), e scrivere tanto per ispirazione (ovvero, trasformare un racconto ‘bomba’ in un romanzo) correggere tantissimo, leggere tantissimo. Poi c’è tutta un’altra serie di attività pratiche quali: cercare premi letterari cui partecipare, cercare case editrici che pubblicano il genere di romanzi che scrivi (perché spedire i romanzi a caso non funziona), partecipare a reading, presentazioni, scrivere su siti o riviste. Tutte queste cose queste che aiutano a fare ‘intelligence’ (ovvero sapere chi pubblica cosa, e perché).

Quest’ultimo punto ci ho tenuto a precisarlo perché quello letterario purtroppo è anche un ambiente reale, e non sapere cosa succede in quell’ambiente… E’ garanzia di fallimento.


EXTRA:

DUE NOTE SUL SUCCESSO: UN PAIO DI TRAGICHE VERITA'

La cosa maggiormente fraintesa dell’ambiente letterario è pensare che ‘se un romanzo è buono, qualcuno lo pubblicherà’ .No, non funziona così.

La pubblicazione non è un ‘premio’ che le case editrici danno ai romanzi scritti meglio.

Per una casa editrice, un romanzo non è nient’altro che un prodotto su cui investire sperando di guadagnare più soldi di quelli che spenderà.

Le case editrici non fanno ‘cultura’, okay? Fanno soldi.

Questo significa che per avere successo non basta scrivere un clone di Cinquanta Sfumature, perché non funziona così. E’ un discorso complicato e non è questa la sede per farlo, ma diciamo che, in generale, il valore di uno scrittore si misura da quello che sa scrivere, non da quello che egli NON sa scrivere.

Uno scrittore che schifa un sacco di generi (fantasy, action, horror, erotico) perché lui ‘non si abbassa’ a scrivere certe cose, e che ‘manco morto’ scriverebbe anche solo una pagina horror… Bé, quello è uno scrittore che non vale assolutamente nulla. E lo ammette pure candidamente. Per cui occhio a come vi ponete con gli altri.

E dateci dentro.

Wallace - 28/2/18

ps:

ci tengo a precisare una cosa. Ci ho messo più di vent’anni, e sono ancora senza un becco di quattrino… Ma almeno adesso ho migliaia di lettori ‘impazziti’ in vari paesi del mondo. Qualcuno ha detto che più ti sudi una cosa, più è dolce… Sul serio? Mmmm… Mah. Non sono del tutto d’accordo. Però funziona. Quella che ho scritto è una strada lunga, brutta, sporca e cattiva, e lastricata di lacrime e sangue pure… Però funziona. E non funziona solo per me. Per cosa che credete che King abbia sottotitolato il suo ON WRITING ‘il mestiere di scrivere’? Perché è un mestiere. E l’arte c’è per carità… Ma certo che c’è.

Ma c’è anche il mestiere.






 


Uno degli errori più frequenti è quello di pensare che vada bene la prima stesura del proprio lavoro.

Scrivere è soprattutto riscrivere.

Hemingway diceva che “la prima stesura di qualsiasi cosa è mer**”!

Gli errori che si possono commettere quando si è neofiti sono molteplici e sono un po’ diversi dagli errori che riguardano un professionista già consolidato. Tra i tanti, ne scelgo tre che ritengo significativi: la disattenzione per la forma del testo, la ricerca dell’originalità forzata, la sottovalutazione del ruolo dei dialoghi in una buona prosa.

Il primo è molto diffuso e si manifesta in testi che presentano refusi, errori di impaginazione e spaziatura, mancato rispetto delle regole editoriali di composizione dei testi fino ai veri e propri errori grammaticali. Questo accade per superficialità di chi scrive, per eccesso di entusiasmo, perché si pensa che la forma possa prescindere dal contenuto e così via. In tal caso, un editor non avrà nessuno scrupolo a cestinare immediatamente il testo ricevuto dalla giovane promessa del romanzo.

La ricerca dell’originalità a tutti i costi invece colpisce lo scrittore alle prime armi che pensa - ingenuamente - di dover spiccare nel mare magnum delle pubblicazioni realizzando un testo nuovo e sorprendente. Puntare su trovate linguistiche ed “effetti speciali” letterari in genere serve solo a dare l’idea di quanto l’autore sia poco consapevole dei propri strumenti e dei ferri del mestiere letterario. Inoltre, come si dice, in letteratura tutto è già stato fatto , per cui il consiglio a chi esordisce è piuttosto di evitare sperimentazioni ardite di stampo futurista o burroughsiano e puntare sullo studio e la lettura dei classici e dei contemporanei, per trovare la propria, personale voce.

Last but not least, i dialoghi: ampiamente sottovalutati, sono invece una risorsa straordinaria di progressione delle storie. Scrivere dei buoni dialoghi è difficile e spesso i principianti cadono proprio quando devono affrontare questo aspetto della scrittura, proponendo dialoghi che sono didascalici, banali o che tradiscono il carattere e le intenzioni dei loro personaggi.

A me quello che dà più fastidio è la sindrome del "ce l'hanno con me".

Mi spiego: lo scrittore emergente è spesso convito che tutti coloro che muovono la pur minima critica a quello che scrive siano prevenuti, cattivi, vecchi barbogi che non vogliono permettere che lui colga il giusto successo di pubblico e di critica nella repubblica delle lettere.

No. Spesso le critiche sono vere. Anche le più feroci e magari malevole hanno comunque un seme di verità. Bisogna analizzarle a freddo e ragionarci.

Poi qualcuno magari è davvero malevolo e basta. Ma sei uno scrittore emergente e hai molto da imparare.

Altro errore è pensare che gli editor vogliano rovinare il tuo lavoro o togliergli "spontaneità". Gli editor sono lì per aiutarti. E fanno di mestiere le levatrici di libri. Quindi non sono nemici, sono complici. Poi si discute civilmente nel merito e punto per punto su ciò che suggeriscono. Ma bisogna capire che sono alleati e non competitori.

 



Forse perché a parte pochissime poesie in generale ha rivestito di splendide parole il nulla, forse per il suo maschilismo, forse per l'esaltazione della guerra e della violenza forse perché é stato un teorico della disuguaglianza tra gli uomini. Io lo detesto ma la pagina del Notturno in cui gli sembra di intravedere il compagno morto é una delle pagine più belle in assoluto di tutta la nostra letteratura.


Baciare con la lingua non è affatto qualcosa che gli attori fanno nei film in modo innocuo.



Dovresti sapere che i baci alla francese non sono molto telegenici. Non puoi vedere cosa sta succedendo dentro la bocca, quindi gli attori non lo fanno. Simulano aprendo la bocca, ma non sporgono la lingua.


Affinché un bacio con la lingua possa essere visto, devi aprire la bocca in modo esagerato e sporgere la lingua ai lati in modo innaturale, che è adatto solo per certi tipi di scene "calde".

In generale, è il regista che dà indicazioni agli attori, più o meno precise, per far loro sapere il tipo di bacio che desidera ottenere.

Ho già sentito un regista dire agli attori: "Metteteci la lingua!", Il che significa che il bacio dovrà essere interpretato in modo molto esagerato.

Nei film, per ottenere baci appassionati, si preferisce generalmente che gli attori "si mangino la bocca". È più telegenico. E questo non implica l'uso della lingua.



Tuttavia, se si pone la questione di tirare fuori la lingua, gli attori eventualmente discutono della questione. Se non si conoscono molto bene, la questione può essere affrontata apertamente.

Woody Allen, ad esempio, non esita a essere molto chiaro con i suoi partner.

In Cursed Aphrodite , ha dato istruzioni a Helen Bonham Carter prima della scena in cui dovevano baciarsi.

"Woody ti dice prima delle riprese cosa non vuole fare ", ha detto l'attrice a Total Films nel 1996. Ci sono modi di baciare che non gli piacciono. Ad esempio, il divieto totale di scambiarsi la saliva...Personalmente, l'ho trovato un po' offensivo. "



Nel 1991 ebbe una forte risonanza mediatica una campagna pubblicitaria della azienda di abbigliamento Kenar Enterprises Ltd, realizzata in Sicilia, dove la top model Linda Evangelista posava insieme a sette anziane donne locali. L'azienda aveva detto loro che si trattava di una campagna contro l'AIDS e le aveva pagate solo 10.000 lire.

La foto fu studiata in modo da far spiccare al massimo la differenza tra la Evangelista, che appariva bellissima, e le sette signore poco conformi ai canoni di bellezza imposti dalla pubblicità. Il manifesto pubblicitario fu crudelmente ribattezzato “La bella e le sette bestie”. Questo, ovviamente, scatenò accese polemiche e una delle donne coinvolte nell'inganno intraprese un'azione legale nei confronti della Kenar Enterprises. Nel 2000 l'azienda fu costretta al pagamento di 20 milioni di lire come risarcimento danni alla donna che, nel frattempo, era deceduta.



Rose, provaci di nuovo (Titanic)

Mentre Rose cerca a fatica di aprire la teca contenente l’accetta che le permetterà di liberare il povero Jack ammanettato, sembra che le difficoltà non finiscano mai. Il vetro da rompere in caso di emergenza, infatti, si autoripara da una scena all’altra!




Di Jurassic Park ne hanno giá parlato quindi mi limito ad aggiungerne altri due:

John Wick.



Il film é perfetto in ogni particolare, la storia scorre bene e il finale col cane randagio adottato dal protagonista é bellissima. Gli altri due sono orribili, con storie raffazzonate (specie il terzo), attori mediocri (il confronto di Riccardo Scamarcio e Claudia Gerini con gli attori americani é impietoso) e scene troppo sopra le righe. Era meglio lasciare un unico capitolo, ma si sa i soldi non fanno schifo a nessuno.


Highlander, l'ultimo immortale.


Il film é un cult degli anni '80; la storia é bellissima, gli attori fanno bene il loro mestiere, Christopher Lambert ha modo di esibire al meglio il suo famoso sguardo d'acciaio, Sean Connery giganteggia su tutti e Clancy Brown tira fuori la miglior interpretazione della sua carriera ma i sequel sono inguardabili. Il secondo ma soprattutto il terzo non meritano nemmeno una visione di sfuggita, quando in casa non c'é niente di meglio da fare. I classici film da trasmettere alla radio.


Chi non ammirava le argute deduzioni del tenente Colombo?

Fin da bambino ero appassionato da questa figura placida quanto carismatica e la sua celebre esclamazione “Ah, un’ultima cosa..” iniziai ad utilizzarla anche io per darmi un tono con gli amichetti.



Ma verso la fine della sua vita, Peter Falk fu afflitto dal terribile morbo di Alzheimer che gli causò episodi di demenza atroci. Questa malattia priva molte persone della dignità e persino della loro personalità.

Gli episodi più estremi lo portarono a vagare per le strade: trasandato, sporco e praticamente irriconoscibile.


Quando seppi cosa stava patendo mi senti’ affranto, dato che era un personaggio che a suo modo aveva scandito la mia infanzia. Personalmente continuerò per sempre a ricordarlo così:

I nostri anni di salute non devono andare sprecati e queste vicende servono da monito per tutti noi: custodirle gelosamente nel bagaglio dei ricordi, perché nessuno sa cosa riserva il domani.


Di lei ne parliamo spesso, e siamo d'accordo su Laura Pausini: sopravvalutata. Non voglio dire che sia una pessima cantante, stonata e che canta canzoni orrende, ma non è tutta 'sta cantante pazzesca che pare. La voce è intonata (e ci mancherebbe altro) ma non ha nulla di particolare, le canzoni sono classiche canzoni melodiche all'italiana senza nessun "guizzo", procedono lisce, tranquille e pacifiche. Credo che renda di più dal vivo.