In effetti fa un po' strano che una star internazionale come Michael Jackson sia andata a ripescare "I cigni di Bakala" di Albano. Quello che c'è da sapere sulla faccenda è che in effetti il brano di Michael "Will you be there" era estremamente simile alla canzone del cantante pugliese (37 note consecutive nel ritornello erano identiche). Quindi c'è stato un plagio? Secondo una prima sentenza si e ad Albano furono accordati 5 miliardi di lire di danni.


Quello che in pochi sanno è che il la Corte d'appello decretò che entrambi i cantanti si erano ispirati ad un'altra canzone del 39 (senza copyright) ovvero Bless You For Being An Angel degli Ink Spots che era ispirata ad una canzone dei nativi americani.


Albano quindi ha dovuto pagare tutte le spese del processo, ad oggi continua a dire di averlo vinto, comunque…



Forse non tutti sanno che i Pink Floyd stavano rischiando di sciogliersi quando Syd rimase schiacciato dal cocktail micidiale di follia e LSD.
Syd Barrett era i Pink Floyd, punto. Le composizioni geniali che avevano imposto il gruppo londinese presso il pubblico underground di Londra erano nate dalla sua penna. E tutto quello che si sarebbe poi riversato su The Piper At The Gates Of Dawn era frutto della sua lucida follia. Certamente Right, Mason e Waters erano tre grandi musicisti e compositori, in particolare Rick Wright, il tastierista che insieme a Barrett costruiva i drappeggi psichedelici dei primi Pink Floyd. Ma Syd Barrett era il diamante del gruppo, il frontmen, l'immagine dei Pink Floyd.
Quando si parla dei primi concerti dei Pink Floyd, di solito si entra nella leggenda e si viene a sapere che un'intera generazione di musicisti inglesi, David Bowie in testa, si accalcavano sotto il palco dei Pink Floyd per ammirare Barrett. Barrett era capace di composizioni stralunate e straordinarie come Astronomy Domine, The Gnome, Arnold Layne, disegni di caleidoscopica pazzia incomprensibili ai più, ma frutto della testa del compositore inglese su cui certamente l'LSD stava svolgendo un ruolo determinante quanto mortale. Ma al tempo stesso, Barrett era un visionario anche nell'utilizzo della chitarra, con i suoi proverbiali accordi aperti che divennero da subito il tratto distintivo della formazione inglese.


Quando fu evidente che Syd era ormai diventato ingestibile, i Pink Floyd dovettero prendere una decisione che avrebbe determinato il loro futuro: continuare senza o fare di tutto per proseguire con lui? Il loro manager e l'etichetta insisterono molto perché Syd rimanesse nella formazione, convinti che senza di lui i Pink Floyd sarebbero morti. Ma la decisione del gruppo fu diversa e la strada dei Pink Floyd senza Barrett divenne un percorso nuovo per il gruppo.
Difficile dire cosa sarebbe successo se Syd Barrett fosse rimasto in salute e nei Pink Floyd, ma mi piace azzardare dicendo che, nonostante una storia che sarebbe stata completamente diversa, i Pink Floyd avrebbero avuto comunque un successo incredibile.


Perché MOLTE gamers femmine sono giocatrici mediocri. E sono molto popolari solo perché sono belle e sfilano seminude negli stream su Twitch o nei video di YouTube.
Effettivamente spesso solo un quinto dei loro video sono dedicati a giocare,il resto è costituito da: Q&A,Tag, unboxing, cosplay e cose varie.
Chiari esempi sono le youtuber gamer

Windygirk

E

"Ari Gameplays"

Inutile dire che il 70% dei loro fan sono dodicenni arrapati appassionati o non di videogiochi.
Io non sono un appassionato dei videogiochi e "Ari Gameplays" mi sembra una ragazza molto bella, ma nonostante tutto capisco che molti maschi della comunità gamer sono infastiditi da ragazze gamers mediocri che sono popolari solo per il loro corpo. E quindi chiedono che alle fiere o tornei di videogiochi siano invitati gamer maschi più competenti al loro posto.









Purtoppo la scrittura creativa dal punto di vista scientifico è ancora ai suoi albori, almeno a mio parere personalissimo. La maggior parte di ciò che leggerai in materia di scrittura creativa
1) è sbagliato
2) è personale, e non andrebbe esteso a tutti.
Io ho un imprinting scientifico. Sono nato in una famiglia dove la scienza è una religione, e le cose vanno prima osservate, poi spiegate e infine DIMOSTRATE.


Là dove nessuno può spiegarti come creare qualcosa che non è mai esistito prima (un romanzo 'originale'), io posso darti quelle pochissime regole su cui concordano LA STRAGRANDE MAGGIORANZA degli scrittori e delle scuole di scrittura creative SERIE, quelle con un approccio empirico, ovvero che insegue i risultati.
E a differenza di chi elenca e basta con fare piuttosto dogmatico, io ti spiegherò pure.
Sappi però che le spiegazioni scientifiche che ti darò sono ‘all original’, ovvero mie.
1) bisogna leggere tanto. Tutti concordano su questo primo punto, ma io te lo spiegherò pure. Più leggi, più apprendi le 'soluzioni narrative' altrui. Significa che ogni volta che leggi qualcosa, impari inconsciamente come l'autore x ha detto la cosa y. Sto parlando solo di frasi, per ora. Quindi più leggi, più soluzioni hai a disposizione per dire un determinato concetto, e dunque più probabilità avrai di spiegare bene i TUOI contenuti, quando verrà il momento di farlo. Il problema è che tutte le frasi che leggerai, prima o poi le dimenticherai pure (è inevitabile). Ecco perché dovrai leggere A) tanto B) regolarmente C) per tutta la vita. Io che scrivo da 20 anni arrivo adesso addirittura a 'sentire' quando non sto leggendo ‘abbastanza’ MENTRE scrivo. Durante le mie prime stesure, 'sento' letteralmente di non riuscire a mettere giù le cose come facevo quando leggevo di più. A quel punto la sera faccio una tirata di lettura più lunga del solito, e in genere il giorno dopo è già tutto a posto.
2) bisogna scrivere tanto perché siamo tutti esseri umani, e qualunque cosa un essere umano faccia tanto e spesso, la farà sempre meglio. Si chiama ESPERIENZA e sì, c’è anche in scrittura creativa. Ma il capolavoro x e y erano opere prime. Sì, c’è sempre qualcuno che nomina qualche genio della letteratura… sperando di essere come lui. Devo aggiungere altro? No, non serve. Perfino il sesso ti viene meglio più avanti nella vita rispetto alle prime volte. Giusto? Accettatelo. Dimenticatevi di scrivere un capolavoro come vostro primo romanzo, perché quest'idea è una scemenza che viene da libri, film, luoghi comuni e leggende urbane. Scrivere bene non è un colpo di fortuna. non si riduce a una botta di culo, okay? Fine. Mettetevela via.
3) le cose vanno iniziate dall'inizio, non dalla fine. E' perfettamente inutile provare a scrivere un romanzo se è la prima volta che scrivi. La prima cosa da fare, è imparare a gestire l'arte della scena. Poi quella della descrizione 'minima' (niente rami del lago di Como, in questa fase). Poi si passa al racconto breve. (inizio-svolgimento-fine). Un romanzo invece è una trama ultra-complessa, per raccontare la quale occorrono varie sotto-trame complete, ed è perfettamente inutile cercare di scrivere un romanzo (una trama ultracomplessa) quando non hai ancora imparato a scrivere bene i racconti (le singole trame).
4) la scrittura è una malattia, e funziona per contagio - la teoria Wallace sul valore letterario (originale, ma 100% compatibile con quanto insegnato da Pierluciano Guardigli, università Bocconi di Milano, docente di critica letteraria). Giacomo Leopardi scriveva autobiografismi d'amore esattamente come il 99% della robaccia che viene giustamente rifiutata dagli editori. Era un ragazzo brutto e solitario (lo sfigato della scuola), e nella sua banalità assoluta… Andava pure dietro alla più figa di tutta la scuola. Questo perché si sa, spesso i falliti sono anche i più scollegati dalla realtà. Patetico, vero? Io ho letto una quantità infinita di scrittori che vengono giustamente respinti dalle case editrici perché se lo meritano, e TUTTI scrivono autobiografismi di una banalità assurda e scritti malissimo pure. Nel farlo, credono TUTTI di essere UGUALI a Leopardi. Qual è la differenza tra Leopardi e milioni di voi? Consiste in due fattori:
1) Leopardi provava DAVVERO quello che provava MENTRE lo scriveva, gli altri no. Gli altri lo ‘pensavano’ soltanto: spesso era al massimo un ricordo o, peggio ancora, una esagerazione vera e propria. Una MENZOGNA.
2) lo stile meraviglioso della scrittura di Leopardi, quasi paranormale, che rende VERO nelle nostre teste quello che lui provava VERAMENTE mentre scriveva. Questo per spiegarvi che il valore 'oggettivo' del contenuto non esiste nella critica letteraria ‘vera’. Questa è la prima cosa che vi insegnano in critica letteraria: il contenuto è opinabile (dipende dai gusti), mentre quanto invece FUNZIONA tale contenuto… Non lo è. Ecco allora la definizione personale di valore letterario del vostro Wallace (comunque compatibile con quella accademica, ma leggermente diversa). Il valore letterario è la risposta a queste due domande: "quanto era importante nella testa dello scrittore quello che stava scrivendo? (valore 'potenziale', problema dell’autore) E quanto riesce a farlo diventare importante nella testa di noi lettori? (efficacia del risultato, problema tecnico). Dunque il casino maggiore - quando si parla di romanzi - è creare una trama DI FANTASIA che sia però importante per il nostro cuore PURE, e farlo NONOSTANTE tale contenuto sia PURA invenzione. Noi scrittori sappiamo benissimo che quello ce siamo scrivendo ce lo siamo appena inventato, eppure quella storia di fantasia è comunque più importante della nostra stessa vita reale. E’ più improtante del nostro lavoro, dei nostri amici e parenti, di tutto… E qui sorge un problema non da poco, che potrebbe avere risultati MOLTO dannosi sulla vostra salute (dal ricovero in ospedale fino alla morte). Sì, perché di scrittura - ormai l’avrete intuito - si può anche morire: dare importanza alle cose di fantasia è la definizione scientifica di follia. E quindi è una cosa che non si fa a comando. Non è un interruttore che si accende e si spegne, ma è una cosa che si insegue meglio che si può - ed è quello che poi fanno tutti gli scrittori che vi piacciono e che sono bravi… ma si tratta appunto un ‘inseguire’, non di un comandare. In conclusione:
  • come si scrive un romanzo dell'orrore? Scrivendo una storia che faccia paura a te, mentre la scrivi… E se l’hai scritta bene, farà paura anche ai lettori.
  • Come faccio a far affezionare il lettore ai miei personaggi? Ti ci devi prima affezionare tu, e poi lo faranno anche i lettori.
E quando sentirete il vecchio adagio “devi scrivere cose che piacciono a te”, non è solo una semplificazione oscena, ma è sbagliata proprio. Scrivere quello che ti piace va bene per iniziare, quando sei un pivellino. Dopo qualche anno, ti accorgi invece che i risultati veri, quelli sorprendenti, non si trovano MAI dentro quello che ti piace scrivere, ma dentro quello che
1) non sai da dove arriva e
2) non diresti mai che può dare buoni risultati, ma
3) per esperienza sai che lo farà. E il sapore delle ottime idee non è MAI del tutto gradevole. E’ un sapore strano, inesplorato, magnetico: ti attira, ma non sai perché. Sembra pericoloso, e lo è. Sembra innaturale, e lo è. Scrivere bene è innaturale non è scrivere quello che ti piace scrivere, bensì scrivere il meglio che trovi dentro di te, qualunque cosa sia. Ma ci vogliono anni e anni di scrittura per farlo diventare una seconda natura e riuscirci regolarmente, perché quello che funziona dentro di te è sempre strano, non sembra mai un capolavoro, ma ti dà una sensazione ben precisa che si impara a riconoscere solo con l’esperienza.
4) il timing (parte 1) conseguenza del punto 3 (l’importanza di quello che TU provi per la tua stessa idea) è che le idee vanno scritte ORA. Le idee vanno scritte quando ti vengono, non domani né dopo domani perché è quello che provi ORA per una certa idea che farà il risultato finale, non l’idea in sé. Un’idea è soprattutto qualcosa che sta succedendo ORA nella tua testa, non un’idea allo stato puro, e basta. Due scrittori diversi scriveranno un capolavoro e una schifezza dalla stessa identica idea. Chiaro? Perché la scrittura creativa funziona così. King arriva al punto di consigliare di non parlare con nessuno del tuo romanzo finché non l’hai concluso, per evitare che gli altri cambino quello che TU provi dentro di te nei confronti della tua stessa idea.
  • Il timing parte 2: per la ragione di cui sopra, la tua mentre creativa non funziona così: capitolo 1, capitolo 2, capitolo 3. Nessuno scrive così. La tua mente creativa (purtroppo) funziona piuttosto così: capitoli 1–2–3, pausa. Capitolo 6, capitolo 7, capitolo 9, capitolo 4 e poi indietro, a scrivere i pezzi macanti. E' un gran casino. Tu scriverai quello che ti viene e nel momento che ti viene, e POI rimetterai assieme i pezzi in ordine, come un puzzle. E quando un pezzo indispensabile non ti verrà fuori, tu continuerai a pensarci e ripensarci mentre lavorerai sulle altre parti fino a quando non ti verranno. Il risutato sarà in genere molto breve, ma assolverà lo scopo. Funzionerà. E lo scopo del romanzo è funzionare, non essere profondo, intellettuale, educativo o stronzate del genere. FUNZIONARE è la parola chiave. Tutto il resto non conta. Ma per sbarazzarsi di ogni ‘razionalizzazione’ e seguire solo ‘ciò che funziona’, occorrono anni. Bisogna resettarsi completmente. Bisogna cambiare TUTTA la propria VITA in funzione di dove ti portano I RISULTATI. E questo è il motivo principale per cui la maggior parte degli scrittori NON VOGLIONO migliorare se stessi: perché percepiscono questo processo come una crudeltà. E lo è. Per uno scrittore, automigliorarsi è una crudeltà.
5) la lista della spesa la lista della spesa è il logico contrario (e dunque da evitare) del punto precedente: un buon romanzo non è quello che vuoi tu, ma quello che vuole lui. un buon romanzo non è mai quello che tu vorresti che fosse, e non lo sarà mai. Dire a se stessi: “scriverò questo e quest'altro perché così così sarà un capolavoro” è il modo migliore per scrivere da cani (e lo fanno TUTTI quelli che scrivono male). Farsi la lista della spesa e seguirla è il modo migliore per scrivere da annoiati e affaticati… E dunque annoiare e affaticare il lettore. Alcuni anni fa sono riuscito finalmente a compiere la mia personale rivoluzione copernicana: quanto deve essere lungo il mio romanzo? niente. I grandi scrittori non scrivono 'romanzi'. I grandi scrittori scrivono il numero di pagine che serve a raccontare BENE una determinata storia. Ecco perché ogni romanzo ha una lunghezza diversa dall’altro: perché DEVE essere la storia a decidere quanto sarà lunga, non l’autore. Fino a quando troverai nuovi input interessanti da esplorare, scriverai di più. Viceversa, scriverai di meno. Un romanzo è uno spunto iniziale che ti dà tante idee, non un’idea che ‘merita’ (secondo te) ‘almeno 400 pagine’. L’unica cosa che conta veramente, è portare BENE a termine le proprie idee, non 'essere' uno scrittore. Bisogna spostare il comando ‘militare’ della ‘guerra’ dall’autore all’idea. Bisogna obbedire all’idea, non comandarla.
5) Lo stile sarà la tua condanna. Ieri leggevo un post che diceva che Stephen King non ha un vero e proprio stile nel senso 'letterario' del termine. E' più la sua voce che racconta al vicino di casa una storia 'in soldoni'. E' verissimo. Ma quello che ha dimenticato l'autore del post, è che per riuscire in questa cosa apparentemente semplicissima… occorrono mediamente vent'anni di esperienza COSTANTE. I problemi principali del tuo stile sono (e saranno per sempre) due:
  • A) rileggersi 'da fuori', perché è impossibile. Fate un bell’esperimento. Provatelo, costa pochissima fatica. Descrivete la piazza che volete della vostra città. Poi chiudete la descrizione in una busta e lasciatela in un cassetto per TRE MESI senza MAI aprirla. Tre mesi dopo, strappate per la prima volta la busta e… sorpresa! Dopo un anno senza avere mai riletto quel testo, vi renderete conto con grande sorpresa che la vostra descrizione di quella piazza faceva letteralmente cagare. Questo fenomeno (descritto anche da King) ha una spiegazione (che però aggiungo io): quando lo scrittore rilegge se stesso, 'ricorda' quello che aveva in testa, e dunque ciò che INTENDEVA dire, e dunque gli è impossibile giudicare se stesso perché non è in grado di distinguere tra ciò che intendeva dire e ciò che invece ha messo veramente sulla carta. Purtroppo un autore è in grado di giudicare se stesso soltanto in base ai suoi risultati creativi, mentre per quanto riguarda lo stile non è assolutamente in grado di “vederlo”. Gli è totalmente invisibile. Ma se lo stile non funziona, sulla carta non arriva un bel niente e per scrivere bene BISOGNA risolvere questo problema. Per riuscire a 'oggettivizzarsi' (fare una autocritica dello stile che ‘funzioni’) lo scrittore deve passare ANNI ad auto-coreggersi usando il metodo delle lunghe pause, e AGIRE di conseguenza sul proprio stile (lacrime e sangue…). Durante tali lunghe pause è meglio scrivere qualcos'altro, perché facendolo dimenticherai prima/di più (altro motivo questo per scrivere tanto).
In genere, io correggo il mio ultimo romanzo dopo circa tre mesi, mentre ne sto già scrivendo un altro, e durante quei tre mesi resisto alla tentazione di autorileggermi per il puro piacere di farlo (cosa che da giovane facevo continuamente, rovinando così la pausa che mi avrebbe consentito di auto-dimenticarmi e, di consegenza, rovinando - come fanno tutti i pivellini - le mie capacità di auto-revisionare il mio stile).
  • B) 'universalizzarsi' cosa vuole uno scrittore dal suo stile, in soldoni? Vuole che tutti quelli che lo leggono, leggano la stessa cosa. Poi per carità, quella cosa può piacere o non piacere (i gusti sul contenuto sono gusti) ma ciò che conta veramente è 'trasmettere' una certa cosa a QUASI tutti. Il problema è che il pensiero di noi esseri umani NON è universale. Quando noi pensiamo nelle nostre teste, diamo per scontate tutta una serie di cose che per gli altri non lo sono, e queste cose sottointese sono molte [di più] e [più importanti] di quelle che scriviamo ‘effettivamente’. Ognuno di noi sotto indende determinate cose, e ognuno le sotto intende diversamente dagli altri. Lo scrittore che funziona, è quello che ha passato talmente tanto tempo a rileggersi 'da fuori', che ha imparato a tradurre il suo pensiero in scrittura universale, una forma di scrittura che fa lo stesso effetto (soprattutto emotivo) sul 90% dei lettori (perché al 100% non ci arrivava nemmeno Edgar Allan Poe, Tolstoji e nessun altro). Ma questo è un processo PURAMENTE empirico, e nessuno al mondo potrà insegnartelo perché ognuno di noi deve trovare il SUO modo di risolvere il SUO problema. In altre parole, è un cammino solitario che dura anni durante il quale nessuno ti aiuterà SE NON RILEGGERTI DOPO LUNGHE PAUSE. L’unico aiuto che puoi trovare è, al massimo, una persona che ti dica: “questa parte è migliore di quest’altra”, e tu ne trarrai le tue conseguenze. Ma DEVE essere un lettore ‘illuminato’ (non troppo amico, non troppo nemico, uno che sa quel che dice, eccetera). E trovare tali super-letori non è per niente facile.
6) la musa sarà la tua maledizione continuando per almeno 3–5 anni a inseguire risultati, arrivi a una tragica conclusione: nella pianificazione c'è la noia, nell'improvvisazione c'è il genio. Ma saltare continuamente a piè pari nel vuoto, non è per nulla facile, né divertente, né piacevole. E spesso ti fai un male della madonna. Vi ricordate quando vi ho detto di dare a ogni idea il numero di pagine 'che serve' per raccontarla? Vi ricordate quando vi ho detto di scrivere le idee quando vi vengono (e non domani, né dopo domani)? Tutto questo questo si raccorda perfettamente con quest'ultimo punto: uno scrittore ha un'idea, comincia a scrivere. L'idea è complessa, con varie trame che si intrecciano, il numero di pagine sale. Nel farlo, tutto quello che pianificherai, sarà grigio e passabile, mentre tutto quello che improvviserai sarà una gemma. Sarà fuori dal comune. Ma scrivere 400 pagine improvvisate, 400 pagine TUTTE provenienti da idee scritte nel momento ESATTO in cui quelle idee ti sono vengono (e poi ricomporre il puzzle in modo che tutto funzioni alla perfezione) è UN CASINO DELLA MADONNA… Ma è ciò che fanno TUTTI i tuoi scrittori preferiti.
E se ci riesci, quello sarà il migliore romanzo della tua vita per quelle che erano le tue capacità di scrittore in quel momento. O di più. Già. Perché solo improvvisando riesci a scrivere addirittura MEGLIO dello scrittore che sei.
In definitiva, il grande scrittore insegue SOLO i risultati e DIVENTA ciò che scrive meglio. Se scrivi meglio fantasy, accettalo. Se scrivi meglio gialli, accettalo. Se vuoi scrivere meglio, DEVI diventare i tuoi risultati.
E questo è il motivo per cui la maggior parte degli scrittori smettono di scrivere.
Perché presto o tardi, TUTTI gli scrittori scoprono che ‘scrivere bene’ e ‘dare il massimo’ significa NON scrivere quello che ‘vorresti’ scrivere, ma ‘trovare il meglio dentro di te e scriverlo’… qualunque cosa esso sia.
E questo per definizione non è MAI quello che vorresti scrivere.
Mai, mai, mai.
Tanto meno, ti farà mai diventare lo scrittore che vorresti diventare.
Vuoi diventare uno scrittore fantasy? Scordatelo.
Vuoi diventare il nuovo Dan Brown? Scordatelo.
Diventerai quello che funziona dentro di te e non sarà mai quello che pensavi.
Un mio amico che scriveva libri esistenziali di una noia assoluta, ma rideva come un pazzo quando guardava i film Christian De Sica e Massimo Boldi. Gli ho fatto scrivere allora così’, solo per esercizio, un racconto brevissimo che fosse una commediola volgare… Lui ha scritto un capolavoro, ma poi ha smesso di scrivere per sempre.
Un altro scriveva fantasy orrendi e interminabili, ma anche ottimi racconti polizieschi brevi. Quando gli ho detto che dovrebbe mollare il fantasy e provare a scrivere un thriller, mi ha praticamente risposto che lui non scriveva per scrivere bene, ma per divertirsi.
George Martin è stato uno scrittore di fantascienza PER TUTTA LA VITA, ma il suo capolavoro è l’unico vero fantasy della sua vita. Il famoso Trono di Spade è il suo unico vero fantasty, ed è scritta CENTO VOLTE MEGLIO di qualunque suo altro dei suoi lavori.



I pessimi scrittori, non si esercitano per nulla. Vanno alla ricerca dell’ispirazione ‘perfetta’ soprattutto aspettandola (leggi: ‘non facendo un bel niente’). Credono che ‘scrivere’ sia ‘pensare’, e cercano dunque di ‘trascrivere’, non di scrivere: trascrivere quello che pensano, quello che credono, quello che provano… E aspettare.


L’idea è quella che la scrittura sia riflessione (non creazione) e che, essendo naturalmente NATI superiori ai loro simili, le loro riflessioni saranno dunque ‘naturalmente’ interessanti, se non addirittura preziose, geniali, strazianti, emozionantissime, ecc.


Nelle loro teste (e SOLO nelle loro teste), ogni singola riga che scrivono è preziosa come il platino, e cercano dunque di non sprecare ogni singola goccia di inchiostro. Pensarla in questo modo non solo è facile, ma è sopratutto divertente ed estremamente piacevole: non confrontarsi con nessuno e nno lavorare su se stessi ti dà sodisfazione immediata (cosa di cui lo scrittore esordiente ha disperatamente bisogno). E ti consente inoltre mille alibi in caso di fallimento coi lettori (‘non sono abbastanza commerciale’, ‘non sono io che scrivo male, è la massa ignorante che non è in grado di capire’, ‘scriverò meno di altri scrittori, ma almeno non sono un imbrattacarte come Dan Brown!’).

Gli scrittori validi, invece, non solo sanno che leggere tanto aiuta a scrivere meglio, ma sanno perfino perché. Perché a conti fatti, scrivere non è altro che è un continuo risolvere ‘problemi narrativi’. Una quantità infinita di diversi problemi narrativi, e più uno legge, più è in grado di ‘rubare’ le ‘soluzioni narrative’ degli altri per raccontare le sue idee.


Ecco allora che uno scrittore valido legge in maniera quasi ‘sportiva’ ovvero non solo cercando di leggere sempre tanto, ma di leggere ANCHE i libri che non gli piacciono o che non ritiene di grande valore. E non lo fa ‘per cultura’, ma perché quei libri sono UTILI a lui. Perché quei libri offrono soluzioni ai suoi difetti stilistici o narrativi. In conclusione, legge quello che gli serve leggere per risolvere i suoi difetti.
Ma per riuscirci, ovviamente…


Lo scrittore ‘valido’ accetta fin da subito di non essere nato genio, e decide che vuole migliorare se stesso ad ogni costo e con grande fatica giorno per giorno. E soprattutto, accetta di essere piccolo, insignificante e alle prime armi. Una volta accettata la sua realtà, cerca di fare di tutto per migliorare: ovvero trovare idee sempre migliori, e farle funzionare sulla carta sempre meglio.

Adesso però - se ci pensate bene - esiste un modo per migliorare se stessi che va bene per qualsiasi cosa, non solo scrivere: si chiama 'fare esperienza'.
Perché qualunque cosa faccia un essere umano, accumulare esperienza lo aiuta a farla meglio. GIUSTO?
Voglio giocare meglio a calcio? Meglio allenarmi e fare un po’ di partite, perché col tempo migliorerò.
Voglio suonare meglio il violino? Meglio andare a lezione e suonar almeno ogni tanto, per capire come deve essere suonare dal vivo.
Ma certo che è così, maledetti scrittori!!!!
Perché in tutte le altre arti accettiamo l'importanza dell'esperienza e del metodo, ma in letteratura no? Boh.
O meglio, VOI non lo accettate. Gli scrittori bravi, invece, SANNO che impegno costante e esperienza FUNZIONANO.
Sanno che è così per esperienza personale, dunque non hanno bisogno di crederci.
D’altro canto, l’esperienza ti migliora nel fare qualunque cosa. Perfino il sesso.
Ovvio, no?
E invece no. Per la maggior partedi chi scrive, impegno, metodo ed esperienza non servono a nulla, e per difendere la propria pigrizia la chiamano 'spontaneità' e ricorrono smepre all'uso dei geni assoluti della letteratura per giustificarsi.
Chissà perché, quando si parla di scrittura creativa si parla sempre e solo di capolavori e di geni. E’ tutta la vita che sono circondato da capre che pensano che l’esperienza, per uno scrittore, non conti assolutamente nulla e quando gliene parli te lo 'dimostrano' citando capolavori assoluti della letteratura. E' una scemenza. Nessuno impara a guidare guardando i documentari su Senna o Schumacher. Usare i geni della letteratura per negare il valore del duro lavoro è un po' come dire che uno studente di matematica deve solo farsi cadere una mela in testa per fare una scoperta scientifica che cambi la storia dell'umanità” Citazione di Wallace Lee. Trattasi di discorso che ripeto ogni volta che qualcuno cita i risultati di un genio della letteratura mondiale… per difendere la sua pigrizia di scrittore.


Lo scrittore valido, invece, si mette sotto a scrivere tanto e per anni, e lo fa senza pretendere che ogni sua singola cagata, buttata lì a caso, sia PER FORZA un capolavoro, e debba dunque finire PER FORZA pubblicata (atteggiamento, quest’ultimo,classico dei pivellini).
Pubblicatemi! Scrivo capolavori nel tempo libero, quando mi annoio!!!! Ma non capite? Ma come fate a non capire! Nel tempo libero sono un genio! Sono un dannatissimo genio!!!!“-> Citaz. del pessimo scrittore.
Il bravo scrittore, viceversa, comincia a scrivere racconti brevi praticamente a caso, solo per sperimentare generi, stili e soprattutto ‘soluzioni narrative’ (‘mezzi per dire quello che deve’) nuovi, e lo fa per migliorare sia il suo stile che il suo processo di creazione delle idee.
E si impegna molto mentre tutt’intorno tutti gli dicono che non serve a nulla, che non ha senso ‘prenderla tanto sul serio’, eccetera.
Ma quando cavolo stai lavorando? Sei pazzo?
Bé, forse non sei tu che sei pazzo: sono loro che non hanno capito nulla.
Ah, la creatività! questo grande mistero! il più grande mistero in assoluto della mente umana” dice la capra.
Mistero?” risponde il vostro Wallace.
Macché mistero. La creatività è solo un muscolo: più lo usi, più si ingrossa. Più pesi sollevi (scrivere) e più mangi (leggere) e più potente diventerà la tua creatività. Semplice quanto fare body building. Anzi, magari non sarà più facile, ma di sicuro è più semplice del body builing dove tra over-training, under-training, scheda sbagliata, hard-gaining, dieta, riposi e dio sa cos'altro… puoi sbagliare talmente tante cose - pur allenandoti come uno schiavo - che a volte non metti su nemmeno un filo di muscolo.
E pensare che avevi sempre snobbato il body-building, vero?”
Anonimo e Wallace, 2014

A quel punto, nella testa dello scrittore umile - mentre si sta facendo un mazzo quadrato scrivendo spazzatura al solo scopo di migliorare se stesso - succede una cosa strana.
Succede che ogni tre lavori scritti per niente, per caso, esercizio, ecc… Una di quelle ‘natural-born-ciofeche’ si rivela invece essere una vera, autentica e devastante bomba atomica. Era l'ultima idea che avresti mai immaginato potesse creare qualcosa di buono, e invece ogni personaggio è indimenticabile, ogni scena un film già scritto nella tua testa, ogni emozione potentissima. Sei invasato, sei impazzito e adesso devi solo ‘trascrivere’. Devi solo pensare a come mettere tutto quel ben di Dio sulla carta meglio che puoi, ovvero al meglio delle tue REALI capacità espressive.
In altre parole, devi solo trascrivere un capolavoro che si è materializzato dal nulla.


Il meglio dentro di te arriva SEMPRE per caso. E no, non è MAI quello che 'hai sempre sognato di scrivere'.
…E adesso ti tocca portarlo a termine con mesi e forse anni di lavoro (se ne verrà fuori un romanzo o peggio ancora, una saga), e lo farai anche se non c’entra nulla con il genere che ti piace, con quello che vorresi scrivere e soprattutto con il tipo di scrittore che vorresti essere.
Se sei un fan di Leopardi, ma il capolavoro dentro di te è una commedia alla Massimo Boldi e Cristian De Sica… Per Dio, allora tu l’accetterai e diventerai uno scrittore di rutti, scoregge, eccetera. Questo perché - che tu lo voglia o meno - l'unica alternativa possibile ad una onesta 'ricerca del meglio'… E' scrivere male.
Se scrivi quello che vuoi, scrivi male.
Quindi tu esplorerai, troverai e accetterai il meglio che c'è dentro di te e lo accetterai qualunque cosa sia. E lo farai perché hai lavorato per anni a diventare un bravo scrittore, e se è quello è il meglio dentro di te, tu lo accetterai punto e basta. Lo accetterai pur di scrivere bene.
E dopo due o tre bombe atomiche incrociate ‘per puro caso’, facendo solo esercizio - ma portate 'comunque' a termine - ecco che lo scrittore ‘impara’ finalmente a tornare in quello stesso ‘luogo’ nascosto dentro la sua testa ‘a comando’.
E quello è il momento in cui scompaiono sia il blocco dello scrittore che i racconti brutti, i romanzi brutti, tutto quanto… Adesso scrivi solo o bene, o molto bene: le idee iniziate con un sacco di entusiasmo e poi finite in vacca (che sono la routine del 90% dei cattivi scrittori) adesso non esistono più.
Ma per arrivare a questo punto, bisogna avere un sincero desiderio di scrivere bene, un sincero atteggiamento di 'inseguimento dei risultati', e soprattutto di impegnarsi, fare esperienza e srivere bene in generale. Tornare regolarmente in quel luogo dentro la tua testa dove si trovano SEMPRE e SOLO le 'bombe atomiche', è una delle cose più difficili e più innaturali della scrittura, ed è il motivo per cui gli scrittori veramente bravi sono così pochi.


Anche perché andare in quella zona dentro la tua mente non è bello, non è piacevole, è innaturale, è fastidioso, è doloroso.
Alcuni lo chiamano 'inconscio', ma è molto più in là dell'inconscio.
Dentro li te, lo percepisci come qualcosa di 'estraneo'.
Funziona, ma non è tuo
Funziona da Dio, ma non sei tu a scriverlo.
E' qualcun altro.
Tu ti stai solo limitando a trascriverlo, e a dirla tutta non ti piace nemmeno - perché non sai da dove provenga, quindi ti mette a disagio - però sai per esperienza che è la quella è la cosa che funzonerà meglio dentro di te.
Ti sembra per certi versi di stare facendo qualcosa di profondamente sbagliata. Ecco perché dico che tanti scrittori scrivono MALE perché non gli piace scrivere BENE.
Perché scrivere BENE… E' tremendo.
Viceversa, se invece riesci ad affrontare tutte queste cose volentieri, grazie all'esperienza, e poi riesci ad accettarle perché l'esperienza ti dice di farlo… Boom.
Ce l’hai fatta.
Scrivere male è divertente.
Scrivere discretamente è faticoso.
Scrivere da Dio è doloroso”
+++++Wallace++++++.
IN CONLUSIONE:
Le grandi idee sono dunque sempre salti nel vuoto, fantasmi di idee: non sono mai idee complete. Il salto nel vuoto è un salto nell’inconscio tramite la creatività (anche se la parola inconscio rischia di essere fraintesa). Il problema è che entrare nel proprio inconscio grazie a un salto nel vuoto è un processo assolutamente innaturale, doloroso, pericoloso e spesso dannoso, cui si arriva solo dopo anni di pratica con la scrittura (non di meditazione!) e per definizione non si può fare sempre (pena o squilibrio mentale vero e proprio). C'è un motivo se la mente umana possiede il conscio e l’inconscio, e rompere il muro troppo spesso può portare alla morte.


Te lo dimostro subito.
Tu che stai leggendo questo articolo… Sì, tu. Tu non lo sai, ma se tu ti trovassi in una situazione di vita o di morte, per esempio a bordo del Titanic che affonda…


Saresti perfettamente in grado di buttare un bambino in mare per slavarti la vita facendoti posto sull’ultima scialuppa rimasta.
Perché chiunque sarebbe in grado di farlo.
Sì, quella che tu, tutto quello che sei e ciò che tu consideri la tua ‘anima’… Bé, essa è in grado di gettare il bambino in mare senza esitare nemmeno un istante.
…Ma è meglio che tu non lo sappia, per ora.
Anche perché le probabilità di finire sul Titanic che affonda sono molto poche, giusto?
A meno che tu che tu non voglia scrivere un romanzo sul Titanic. Perché in quel caso sono cavoli amari, amico mio.


Adesso è inutile che te la prendi con me - dice il tuo inconscio - ; io faccio solo il mio dovere. Pensaci bene: se un giorno dovesse capitare per davvero, meglio ammazzare un bambino e sopravvivere coi ensi di colpa, no? Non ho forse ragione? Cioè, avresti anni di incubi esensi di colpa, ma almeno saresti vivo, giusto? Non ho forse ragione? Ma certo che ho ragione. E comunque non spetta mica a te decidere.
Quando verrà il momento, tu perderai il controllo per la paura, e allora sarò io a fartelo gettare in mare. Non tu.
Questo è l'inconscio, amici miei.
Quindi, se invece di scrivere scemenze a sangue freddo, ti ostini invece a portare a termine il romanzo ‘maledetto' dettato dall'ignoto che si nasconde dentro di te… Bé… Cavoli tuoi.
Perché non hai scritto la sua lacrimosa autobiografia come fanno tutti quanti?
Ma tu invece dovevi dovevi PER FORZA scrivere bene, dannazione. E se adesso sei in manicomio, è solo colpa tua.


La creatività è l’unica vera porta verso l'ignoto dentro la tua testa.
Ecco perché la madre della letteratura è la narrativa e non la saggistica, né l’autobiografia, né il libro di storia, o di religione, no… La NARRATIVA è la vera regina del regno. Punto e basta.
Definizione del livello di professionalità di un determinato scrittore secondo il mo professore di critica letteraria della Bocconi di Milano:
Tutti sono capaci di raccontare la propria realtà, la propria vita, i propri amici. Al contrario, il vero professionista si misura dalla sua capacità di creare tante teste diverse, una per ogni personaggio. E più tali teste sono diverse dalla sua vita e dalla sua realtà, maggiore sarò la sua grandezza come scrittore” - citaz. di Pierluciano Guardigli, che fu professore di critica letteraria alla Bocconi.
Altro che autobiografismi…

La routine dello scrittore vero
Scrivere tanto (e creare) tanto, correggere (ovvero lavorare tanto sullo stile), e leggere (perché aiuta entrambe le prime due). Scrivere tanto per esercizio (racconti), e scrivere tanto per ispirazione (ovvero, trasformare un racconto ‘bomba’ in un romanzo) correggere tantissimo, leggere tantissimo. Poi c’è tutta un’altra serie di attività pratiche quali: cercare premi letterari cui partecipare, cercare case editrici che pubblicano il genere di romanzi che scrivi (perché spedire i romanzi a caso non funziona), partecipare a reading, presentazioni, scrivere su siti o riviste. Tutte queste cose queste che aiutano a fare ‘intelligence’ (ovvero sapere chi pubblica cosa, e perché).
Quest’ultimo punto ci ho tenuto a precisarlo perché quello letterario purtroppo è anche un ambiente reale, e non sapere cosa succede in quell’ambiente… E’ garanzia di fallimento.

EXTRA:
DUE NOTE SUL SUCCESSO: UN PAIO DI TRAGICHE VERITA'
La cosa maggiormente fraintesa dell’ambiente letterario è pensare che ‘se un romanzo è buono, qualcuno lo pubblicherà’ .No, non funziona così.
La pubblicazione non è un ‘premio’ che le case editrici danno ai romanzi scritti meglio.
Per una casa editrice, un romanzo non è nient’altro che un prodotto su cui investire sperando di guadagnare più soldi di quelli che spenderà.
Le case editrici non fanno ‘cultura’, okay? Fanno soldi.
Questo significa che per avere successo non basta scrivere un clone di Cinquanta Sfumature, perché non funziona così. E’ un discorso complicato e non è questa la sede per farlo, ma diciamo che, in generale, il valore di uno scrittore si misura da quello che sa scrivere, non da quello che egli NON sa scrivere.
Uno scrittore che schifa un sacco di generi (fantasy, action, horror, erotico) perché lui ‘non si abbassa’ a scrivere certe cose, e che ‘manco morto’ scriverebbe anche solo una pagina horror… Bé, quello è uno scrittore che non vale assolutamente nulla. E lo ammette pure candidamente. Per cui occhio a come vi ponete con gli altri.
E dateci dentro.
Wallace - 28/2/18
ps:
ci tengo a precisare una cosa. Ci ho messo più di vent’anni, e sono ancora senza un becco di quattrino… Ma almeno adesso ho migliaia di lettori ‘impazziti’ in vari paesi del mondo. Qualcuno ha detto che più ti sudi una cosa, più è dolce… Sul serio? Mmmm… Mah. Non sono del tutto d’accordo. Però funziona. Quella che ho scritto è una strada lunga, brutta, sporca e cattiva, e lastricata di lacrime e sangue pure… Però funziona. E non funziona solo per me. Per cosa che credete che King abbia sottotitolato il suo ON WRITING ‘il mestiere di scrivere’? Perché è un mestiere. E l’arte c’è per carità… Ma certo che c’è.
Ma c’è anche il mestiere.


Hollywood non sa fare previsioni e un film è sempre un'incognita ...



In quella che viene definita la Golden Age del cinema, i produttori cinematografici e le case di produzione investivano personalmente nella realizzazione di un film coprendo le spese per sceneggiatura, regia, attori scenografie e maestranze varie.
Oggi i produttori rivestono più un ruolo di aggregatori e garanti, gestendo i soldi che vengono investiti da banche. fondi assicurativi, sovvenzioni statali ed in qualche raro caso sponsor interessati a fare product placement dei loro marchi nei film.
Va da se quindi che i guadagni dei film vanno per la maggior parte ai produttori e conseguenti investitori. Inoltre i diritti di riproduzione sono assegnati per legge anche a Regista, Direttore della Fotografia e Sceneggiatore, ovvero le figure ritenute autoriali nel processo creativo di un film. Ciò significa che ogni volta che un film viene fatto vedere in televisione, viene affittato o visto in streaming attraverso i canali legali, viene riconosciuto un compenso alle tre figure sopra elencate secondo gli accordi ed i contratti stipulati con il produttore che comunque, in quanto proprietario materiale dell’opera ne detiene i guadagni maggiori.