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Con il termine musica giapponese si indicano i diversi generi praticati in Giappone, sia di origine autoctona che straniera. Il termine "musica" in giapponese moderno è 音楽 (ongaku), ottenuto combinando l'ideogramma ("suono") con l'ideogramma ("musica", "piacere").
Il panorama musicale popular del Giappone moderno comprende una larga schiera di cantanti, i cui interessi variano dal rock giapponese alla salsa giapponese, dal tango giapponese al country giapponese. Il karaoke, la ben nota forma di spettacolo dilettantistico di canto su di una base musicale che si svolge nei bar e nelle piccole discoteche, trova la sua origine proprio in Giappone.
La musica giapponese, come quella dell'oriente in generale, è basata su di una scala pentafonica e da molta importanza alle componenti rumoristiche.


Le caratteristiche
Fuori dal Giappone si ha una opinione particolare della musica popolare giapponese: essa è considerata una sorta di bubblegum pop, composto da canzoni con un miscuglio di testi in giapponese e di ritornelli in un ingleseincomprensibile. Le pop star di questo genere musicale (aidoru kashu in giapponese), generalmente giovani attraenti, formano band di ragazzi e gruppi di ragazze. Il compositore di canzoni John Clewley ha descritto la produzione dei riferimenti urbani agli stili popolari del kayōkyoku e dell'enka, dalla musica classica occidentale al jazz e ad ogni forma di musica pop occidentale.
La musica tradizionale giapponese (hōgaku) è sempre stata collegata ai rituali, alla letteratura ed alla danza del Paese. La musica per il teatro è un settore molto rilevante nella tradizione giapponese. La musicologa Isabel Wongattribuisce all'amore dei giapponesi per la narrazione il rituale della loro musica classica" e sostiene che i giapponesi sarebbero molto più attenti alle parole che alla musica.

Musica classica
In Giappone esistono tantissimi generi di musica classica come lo shōmyō (声明), la musica buddista salmodiata, e il gagaku (雅楽), genere di musica orchestrale, di corte entrambe risalenti ai periodi Nara e Heian. Tra i generi successivi, va ricordato il sankyoku, per shamisen, koto e shakuhachi, codificatosi nel periodo Edo.
Il gagaku viene eseguita alla corte imperiale sin dal periodo Heian. Il tōgaku (唐楽) e il komagaku (高麗楽) sono musiche originarie della dinastia cinese Tang e della Corea. In altri termini la musica di quel periodo si suddivide in kangen (musica strumentale) e bugaku (danze accompagnate da gagaku). Kagurauta (神楽歌), azumaasobi (東遊) yamatouta (大和歌) sono musiche relative a repertori indigeni.
Originarie dei primi anni del XIII secolo sono gli honkyoku ("pezzi originali"). Questi erano composizioni solistiche eseguite con il flauto shakuhachi, sono pezzi suonati sll'epoca da mendicanti, seguaci della setta Fuke (monaci appartenenti a una setta dello Zen) e monaci Zen. I monaci fuke, detti komusō ("monaci del Nulla"), suonavano lo honkyoku per chiedere l'elemosina. La setta fuke cessò di esistere nel XIX secolo, ma alcune trascrizioni dei loro honkyoku vengono ancora eseguiti nei concerti di musica classica giapponese.
Il teatro è molto sviluppato in Giappone sin dai tempi più remoti. Il teatro noh, o meglio nō () nasce da varie tradizioni prototeatrali nel XIV secolo e si sviluppa in un'arte molto raffinata. Esso raggiunse il più alto livello con i lavori di Kan'ami (1333-1384) e Zeami (1363 ?-1443). In particolare Zeami compose il nocciolo del repertorio nō e scrisse dei trattati finaizzati alla comprensione dei segreti della tradizione; fino all'era moderna questi erano rimasti all'interno di una cerchia ristretta di attori.
Un'altra forma di teatro è quella delle marionette, conosciuta come bunraku (文楽), o anche jōruri. Questa forma scenica ha le sue radici nelle tradizioni fiorite nella classe sociale dei chōnin del periodo Edo (1600 - 1868). Esso si impernia sulla recitazione di testi (vari stili di jōruri) con accompagnamento strumentale fornito dallo shamisen (strumento a corde della famiglia del liuto).
Durante il periodo di Edo, gli attori (dopo il 1629 solamente uomini; dopo il 1652 solo maschi adulti) rappresentano il teatro kabuki (歌舞伎). Il kabuki che poteva essere costituito da ricostruzioni storiche o danze, era spesso accompagnato da canti in stile nagauta e dallo shamisen.
Tra le soprano giapponese che si sono maggiormente distinte nel corso del xx secolo possiamo citare Tamaki Miura.

Biwa hōshi, Heike biwa, e mōsō
Il biwa, liuto dal manico corto, era suonato da suonatori itineranti chiamati biwa hōshi, che lo usavano per accompagnarsi durante la narrazione di storie. La più famosa di queste storie è Il racconto di Heike (Heike monogatari), una storia del XII secolo che narra del trionfo del clan Minamoto sui Taira. Il canto dello Heike monogatari è noto come heikyoku. I biwa hōshi cominciano ad associarsi fra loro creando una corporazione detta tōdō nei primi anni del XIII secolo. Questa associazione ebbe il controllo di gran parte della musica nell'intero Giappone.
Oltre questi, numerosi piccoli gruppi di musicisti itineranti ciechi si erano costituiti specialmente nell'isola di Kyūshū. Questi musicisti, conosciuti come mōsō (monaci ciechi), cantano una varietà di musiche religiose e semi-religiose, finalizzate all purificazione della casa e augurando buona salute e fortuna ai suoi abitanti. Essi inoltre avevano un repertorio di tipo profano. Il biwa che essi suonavano era molto più piccolo dello Heike biwa suonato dai biwa hōshi.


Taiko
Taiko è il termine generico giapponese per indicare i tamburi. Ne esistono varie tipologie, e sono usate per suonare una varietà di generi. I tamburi sono divenuti particolarmente popolari negli anni recenti come elemento centrale di complessi che eseguono versioni arrangiate di musiche popolari. Tale musica neotradizionale viene eseguita da grandi complessi di tamburi chiamati kumidaiko. Le origini dei tamburi in Giappone sono incerte, ma possono essere verosimilmente indicate fra il VI e il VII secolo per merito di una statuetta di argilla dell'epoca che riproduce un tamburo. Il taiko, in quel periodo, veniva usato durante le battaglie per intimidire i nemici e per inviare comandi. Esso continua ad essere usato anche ai giorni nostri nella musica religiosa del buddismo e dello shintoismo. In passato i suonatori di taiko erano dei religiosi, che suonavano soltanto in occasioni speciali ed in piccoli gruppi, ma al giorno d'oggi uomini laici, raramente donne, suonano il taiko in feste religiose come il buddismo
I gruppi moderni di taiko (kumidaiko) si dice siano stati inventati da Daihachi Oguchi nel 1951. Lo stile molto potente di questo strumento rese il gruppo molto famoso in tutto il Giappone e rese la regione di Hokuriku il centro della nuova musica per taiko. Musicisti divenuti famosi con questo genere sono Sukeroku Daiko Seido Kobayashi. Nel 1969 fece la sua comparsa il gruppo Za Ondekoza, fondato da Tagayasu Den. Za Ondekoza riunì un gruppo di giovani musicisti che intendeva riprendere la tradizione del taiko e intraprendere un nuovo stile di vita. Nel corso degli anni settanta il governo giapponese stanziò dei fondi per conservare la cultura tradizionale; come conseguenza vennero fondati molti gruppi di kumidaiko. Verso la fine del XX secolo tali gruppi si sono diffusi nel mondo, in particolare negli Stati Uniti. Ora esiste anche un video game dal titolo Osu! basato sulla taiko.


Yukar
La minoranza etnica del popolo Ainu, abitanti il nord del Giappone, pratica lo yukar, una forma di poema epico. Le storie narrate generalmente sono incentrate su Kamui, il dio della natura e Pojaumpe, un orfano guerriero.


Min'yō: Musica folklorica
Le canzoni folkloriche giapponesi, min'yō, possono essere raggruppate e classificate in molti modi. Una classificazione molto diffusa le suddivide in quattro grandi categorie: canzoni sul lavoro, canzoni religiose, canzoni per l'intrattenimento, come nei matrimoni, funerali e feste, e canzoni per bambini.
I cantanti possono essere accompagnati dal liuto a tre corde, lo shamisen, tamburi ed il flauto dritto in bambù detto shakuhachi. Altri strumenti che possono fare da accompagnamento sono il flauto traverso shinobue, un gong e un tamburo a clessidra. Ad Okinawa, lo strumento principale è il sanshin. Questo è uno strumento tradizionale da cui deriva il giapponese shamisen. Strumenti elettronici come chitarre elettriche e sintetizzatori vengono usati regolarmente quando i cantanti di enka (genere musicale giapponese) cantano le canzoni min'yō.
La musica ondo è costituita da canzoni folkloriche con uno swing che può essere paragonato ad un tempo di 2/4. Una bushi è una canzone dalla melodia ben determinata. Il suo nome significa "sezione o nodo". Il nome non è quasi mai usato da solo ma viene premesso da un termine riferito ad una occupazione, luogo o nome di persona. Bon uta, come il nome stesso dice, sono canzoni per la festa delle lanterne dei morti. Le komori uta sono delle ninna-nanna. I nomi delle canzoni min'yō spesso contengono termini descrittivi, quasi sempre alla fine. Ad esempio: Kushimoto-bushi, Hokkai bon uta, Itsuki no Komoriuta..
Molte di queste canzoni sono caratterizzate dai cosiddetti kakegoe. I kakegoe sono delle grida ritmiche, nei min'yō spesso eseguite da un secondo cantante. Vi sono diversi tipi di kakegoe che variano da regione a regione. Ad Okinawa, per esempio, si usa l'interiezione "ha iya sasa!". Nel Giappone continentale (nelle isole maggiori), è più facile udire "a yoisho!", "sate!", o "a sore!". Altri possono essere "a donto koi!" e "dokoisho!" Recentemente il sistema tradizionale detto iemoto, è stato applicato ad alcune forme di min'yō. Questo sistema era stato sviluppato per trasmettere i generi classici come nagauta, shakuhachi o koto, ma essendo stato ritenuto molto efficiente dagli insegnanti e gradito agli allievi che intendevano ottenere certificazioni di profitto e di valore artistico, ha consentito la diffusione del genere min'yō e di altre forme di musica che erano tradizionalmente trasmesse più informalmente. Al giorno d'oggi alcuni min'yō sono appannaggio di questa organizzazione pseudo-familiare e un lungo apprendimento è abbastanza usuale.


Musica popolare di Okinawa
L'isola di Okinawa è sotto il controllo del Giappone fin dal 1609, a parte un breve periodo in cui fu sotto il dominio degli Stati Uniti dopo la Seconda guerra mondiale. Gli umui, canzoni religiose, shima uta (canzoni per danza) e specialmente il katcharsee (musica celebrativa), sono molto popolari.
La musica popolare di Okinawa differisce dalla musica popolare giapponese per molti aspetti. La musica di Okinawa è accompagnata spesso dallo sanshin, mentre nel resto del Giappone viene accompagnata dallo shamisen. Gli altri strumenti di Okinawa sono il Sanba (che produce un suono schioccante come quello delle nacchere) e diversi tamburi. Un fischio acuto come quello di un uccello è largamente impiegato come elemento ritmico. Una scala pentatonica specifica è spesso usata nel min'yō di Okinawa. Essa è descrivibile come do, mi, fa, sol, si, do.


La (ri)scoperta della musica occidentale
Durante l'arco di tempo che va dal 1543 al 1639, definito - per la diffusione di cui godette la religione straniera in Giappone - “secolo cristiano”, la presenza sul suolo giapponese di portoghesi, spagnoli, olandesi e inglesi aveva già segnato una prima introduzione di musica europea.
Dopo la Restaurazione Meiji (1866 - 1869), che reintrodusse le scale europee nelle isole nipponiche, un burocrate di nome Izawa Shuji utilizzò canzoni come Auld Lang Syne e scrisse canzoni usando delle melodie pentatoniche. La musica occidentale, specialmente le marce militari, divenne molto popolare. Le due forme principali di musica che si svilupparono in questo periodo furono lo shōka che fu realizzata per portare la musica occidentale nelle scuole e il gunka, marce militari occidentali con elementi di musica giapponese.
Quando il Giappone si avviò verso la democrazia rappresentativa, alla fine del XIX secolo, le personalità politiche assunsero dei cantanti affinché vendessero delle copie delle loro canzoni che diffondevano le idee da loro portate avanti, in quanto a quei tempi era proibito a chiunque di parlare in pubblico. Questo diede il via allo sviluppo di una forma di ballata chiamata enka, che divenne molto popolare nel XX secolo, anche se la sua popolarità è andata scemando verso gli anni settanta e ha avuto poco successo con i giovani. Famosi interpreti di enka sono Misora Hibari e Ikuzo Yoshi. Alla fine del XIX secolo ad Osaka divenne famoso un tipo di cantante che si esibiva agli angoli delle strade; esso veniva chiamato ryūkōka. In questo genere i più famosi interpreti furono Yoshida Naramura e Tochuken Kumoemon.
La musica occidentalizzata è detta kayōkyoku che si dice abbia avuto inizio con "Kachūsha no uta" nel 1914. Questa canzone fu composta da Nakayama Shimpei ed apparve per la prima volta nel lavoro tratto dal romanzo Resurrezione di Lev Tolstoj, cantata da Matsui Samako. La canzone divenne subito un grande successo enka è fu uno dei primi dischi di successo in Giappone. Il kayōkyoku diviene la musica più diffusa in Giappone, specialmente dopo la comparsa della diva Misora Hibari.
Più tardi negli anni cinquanta, il tango ed altre musiche latino-americane, specialmente cubane, diventarono molto popolari in Giappone. Una speciale forma di tango giapponese venne sviluppata e prese il nome di dodompa. Il kayōkyoku viene associato completamente alla musica giapponese, mentre la musica più vicina allo stile occidentale fu chiamata pop giapponese. Negli anni sessanta i gruppi giapponesi imitarono i Beatles, Bob Dylan ed i Rolling Stones assieme alla musica folk appalachiana, al rock psichedelico, al mod ed a generi similari. Questo stile fu definito Group sounds. Da allora, il bubblegum-pop ed il J-pop sono i generi musicali più venduti in Giappone e furono utilizzati nella musica da film, specialmente nei film di animazione. La crescita del pop abbinata all'affermazione del fenomeno karaoke, ha indotto molti critici ad affermare che tutti e due i fenomeni sono dovuti al consumismo e alla superficialità.
A questo proposito, Kazufumi Miyazawa dei The Boom, affermò: "Odio questi acquisti, ascoltare e buttar via e la mentalità del canto al karaoke."
Negli anni novanta si assiste all'arrivo di molti nuovi artisti pop come Ayumi Hamasaki e Utada Hikaru. Ad oggi la Hasamaki ha venduto 43 milioni di dischi, tanto da fare di lei la cantante che ha venduto il maggior numero di dischi in Giappone, mentre il primo album di Utada Hikaru, First Love, ha venduto 7,6 milioni di copie, risultando così l'album maggiormente venduto nell'arcipelago giapponese.


Rock giapponese o J-Rock
Il rock giapponese si sviluppò a partire dagli anni sessanta. Artisti come d sono ritenuti come i capostipiti del genere. Durante gli anni settanta esso diventa sempre più popolare; il gruppo di Okinawa Champloose assieme ai Carol, RC Succession e Shinji Harada furono molto famosi e contribuirono alla definitiva affermazione di questo genere musicale. Negli anni ottanta i Boøwy ed i Southern All Stars divennero le maggiori band della storia del rock giapponese ed ispirarono alcuni gruppi di rock alternativo come gli Shonen Knife, i Boredoms ed i Tama & Little Creatures.
Negli anni ottanta si sviluppò la Yellow Magic Orchestra, che si dedicò alla sperimentazione della musica elettronica, diretta da Haruomi Hosono. Nell'ultimo periodo degli anni ottanta ha fatto il suo debutto il duo B'z. Essi hanno tenuto sempre la testa della classifica delle vendite per tutti i loro singoli ed album, sin dal primo singolo Taiyō no komachi angel del 1990. Questo è il record giapponese nel campo della musica.
Nel 1980, Huruoma e Ry Cooder, un musicista statunitense, produssero l'album Shoukichi Kina con la collaborazione del gruppo di Okinawa Champloose. Furono poi seguiti da Sandii & the Sunsetz che mescolarono musiche giapponesi e okinawane. Nello stesso periodo cantautori come Mana e Hyde divennero molto famosi.
Dalla fine degli anni ottanta si sviluppa in Giappone un fenomeno autoctono e caratteristico che prende il nome di visual kei (ヴィジュアル系 Bīshuaru kei, "stile visuale"?): si tratta di un inedito concentrato di molteplici generi musicali, dai più dolci ai più feroci indistintamente, caratterizzato da un look estremamente vistoso e ricercato nei vestiti, nelle acconciature, nel trucco e nell'atteggiamento. È un genere estremamente fecondo nelle subculture giapponesi. I principali rappresentati storici ne sono gli X Japan con il loro possente heavy metal ed un'immagine glam, i Malice Mizer per il loro look barocco e dark, i Dir En Grey ora passati allo hard rock internazionale, i romantici Lareine, i neoclassici Versailles, i giovanissimi Raphael e molti altri, come il gruppo The Gazette e Miyavi molto conosciuti anche in Europa.
Di grande ispirazione per il rock di questa nazione furono i Kiss, un gruppo rock statunitense molto adorato dalla popolazione giapponese.


Latino-americana, reggae giapponese e musica ska
Altre forme di musica, dall'Indonesia, dalla Giamaica e da altri paesi, vennero assimilate nella produzione locale. Il soukous africano così come la musica latina, il reggae giamaicano e ska, vennero interpretati dai gruppi Rankin' Taxi e Tokyo Ska Paradise Orchestra.


Roots music
Alla fine degli anni ottanta i gruppi di roots music come i Shang Shang Typhoon e The Boom divennero molto popolari. Le roots band di Okinawa come i Nenes e Kina, ebbero un notevole successo di critica e di pubblico. Questo portò alla seconda ondata di musica di Okinawa guidata dal gruppo Rinkenband. Seguì una nuova leva di gruppi musicali compreso il ritorno dei Champloose e Kina così come i nuovi Soul Flower Union.
Una forma neofolklorica di Okinawa chiamata kawachi ondo divenne popolare a seguito della interpretazione da parte di Kikusuimaru Kawachiya; molto simile al kawachi ondo è il goshu ondo dei Tademaru Sakuragawa.
Una band giapponese le cui radici risiedono in Asakusa, quartiere tipico di Tokyo, sono gli *Asakusa Jinta* Asiatica marching band, un misto di rock, rockabilly, swing e jazz.


Musica classica occidentale
La musica classica occidentale ha una notevole presenza in Giappone ed esso è fra i mercati più importanti del mondo per questo tipo di musica. Molti compositori giapponesi, ormai famosi internazionalmente, hanno scritto musica classica di scuola occidentale. Tra i tanti, Tōru Takemitsu è famoso per la sua musica appartenente all'avanguardia musicale e per le sue colonne sonore.
Altrettanto noto è il direttore d'orchestra Seiji Ozawa. Dal 1999 la pianista Fudjiko Hemming, che suona Liszt e Chopin, è diventata molto famosa ed i suoi CD hanno venduto milioni di copie.


Jazz
Dagli anni trenta, escluso il periodo della II Guerra Mondiale, quando questa fu vietata come musica del nemico, il jazz ha avuto una grande diffusione nel Paese del sol levante. Il mercato giapponese è diventato uno dei mercati più importanti: non è inconsueto che delle musiche di scarsa esecuzione si possano trovare incise soltanto in Giappone. Oggi, un notevole numero di giapponesi suona il jazz e non è soltanto un ascoltatore. Musicisti come Hiromi, Keiko Matsui, June Kuramoto e Sadao Watanabe hanno un notevole numero di estimatori al di fuori del loro Paese.


Musica per videogiochi e anime
I primi videogiochi, a causa dei poco potenti chip di allora, avevano dei commenti musicali rudimentali. Con l'avanzare della tecnologia la qualità sonora aumentò notevolmente. Il primo gioco ad imporsi per la sua musica fu Xevious, altrettanto ammirato dalla critica per la complessità, per quei tempi, della sua grafica rivoluzionaria e della trama particolarmente elaborata per un videogioco arcade. Anche se molti giochi hanno avuto delle ottime colonne sonore nel corso degli anni, la miglior musica mai scritta per un videogioco è considerata quella di Final Fantasy VI, composta dal celebre Nobuo Uematsu nel 1994.
Kōichi Sugiyama, noto per aver scritto la musica di vari film, fu uno dei primi individui esperti coinvolti nel progetto di realizzare una "vera" colonna sonora per i videogiochi. Prima di questo coinvolgimento, infatti, la musica era spesso dimenticata e ignorata nel corso della produzione e gli sviluppatori, a corto di conoscenze musicali, erano spinti a produrre delle tracce orecchiabili che non avrebbero mai stancato o annoiato i giocatori dopo lunghe sessioni di gioco.
Koji Kondo, il principale compositore di Nintendo, è uno dei massimi esponenti della musica per videogiochi. Egli è noto per aver scritto le musiche delle più celebri serie di Nintendo, fra cui The Legend of Zelda e Mario.
Oggi le colonne sonore dei videogiochi più famosi sono vendute su CD. Anche il mercato degli anime è molto fruttuoso e diversi artisti, a partire dagli anni novanta, hanno realizzato diverse canzoni per anime, tra i quali Utada Hikaru, Porno Graffitti, Yui Horie, L'Arc~en~Ciel, Orange Range e Shōko Nakagawa.
Anche gli anime possono vantare di numerosi artisti celebri: un esempio è la compositrice Yōko Kanno.


Strumenti tradizionali
  • Biwa (琵琶)
  • Fue ()
  • Hichiriki (篳篥)
  • Hocchiku
  • Hyoshigi
  • Kane-kaka
  • Kakko
  • Kokyu (胡弓)
  • Koto ()
  • Okawa (Conosciuto anche come O-tsuzumi)
  • Ryūteki(竜笛)
  • Sanshin
  • Shakuhachi (flauto di bambù) (尺八)
  • Shamisen (三味線)
  • Shimedaiko
  • Shinobue (篠笛)
  • Sho ()
  • Suikinkutsu (cetra tirolese ad acqua)
  • Taiko (i.e. Wadaiko) (太鼓~和太鼓)
  • Tsuzumi ()



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Le 10 caratteristiche che ogni musicista rappresentato dalla 1437 Network deve possedere



Siamo onesti, ogni artista vuole essere amato dal mondo. Tutti gli artisti emergenti e non che ci vengono a trovare per farci ascoltare la propria musica, vogliono avere l'opportunità di suonare in grandi festival, fissare anche se solo con una canzone un ricordo legato ad un momento vissuto da chi li ha ascoltati e far ascoltare la propria musica. E continuiamo a dire a tutti gli artisti nessuno escluso che, anche se si raggiunge l'obiettivo finale, non sarà quante persone saranno riusciti a raggiungere, ma se raggiungendole saranno riuscite a toccarle nel profondo, solo allora avranno successo. Non importa a che età senti l'esigenza di rendere pubblica la tua musica o a quante persone effettivamente arriverà la tua musica, il fatto che ti abbiano ascoltato e che tu ti sia legato a loro questo è l'obiettivo. Su tutto il pianeta siamo quasi arrivati alla sbalorditiva cifra di quasi 8 miliardi di persone: forse solo 100.000 riusciranno a crearsi una carriera planetaria nel mondo della musica. Fortunatamente la rete sta iniziando a cambiare questo squilibrio, e permette di creare una connessione diretta con i propri fan, ora non è più necessario raggiungere fisicamente milioni di persone per crearsi una carriera musicale planetaria redditizia.
E ancora più importante, il motivo per cui fai musica non è per diventare una grande star (anche se molto probailmente in cuor tuo lo desideri segretamente), molto probabilmente perché fare musica ti rende felice. Ti ravviva e ti eccita - e dovrebbe sempre essere così - la musica è lo spirito della vita. È la cosa più grande di sempre. Il mondo sarebbe un posto decisamente molto noioso senza di essa.
Quindi ora vogliamo parlare delle caratteristiche degli artisti che la 1437 Network rappresenta. Innanzitutto devono essere in grado di catturare i nostri cuori e le nostre orecchie e di farci innamorare di loro. Qual è la cosa intangibile che ci rende glamour e ci fa diventare loro fan irriducibili. Cosa ci lega a loro e come puoi incorporare alcune di queste qualità nel tuo essere artista?
  1. Autenticità. Questa è la dote assoluta. È quella che caratterizza tutti gli artisti che hanno creato grandi successi. Sono autenticamente se stessi. Sono riusciti a trovare (e questo non è facile) - un modo per comunicare con il mondo esterno chi sono veramente - non lo combattono.
  2. Trasparenza. In tutto ciò che li riguarda, sono trasparenti. Non nascondono ciò che sono. Non si creano un alone di mistero (così anni '90!!) e non hanno paura di rivelarsi per ciò che sono e pensano.
  3. Avvincente. Ogni artista che si possa definire irresistibile crea musica avvincente. Ciò ovviamente include tutti i capolavori che si accompagnano a questo stato d'animo: grandi canzoni, grandi produzioni, una grande immagine che li rende alle tue orecchie e ai tuoi occhi graditi. Questo suggerimento non è facile da applicare, lo sappiamo bene.
  4. Chiarezza. Sono chiari su chi sono e chi non sono. Sono coscienti del fatto che non potranno accontentare tutti e se provassero a farlo diluirebbero il lavoro e correrebbero il rischio di perdere il loro vero seguito.
  5. Convinzione. Si mettono in gioco in tutto e per tutto, e sanno che sono rare le carriere fulminee, quindi ci sono dentro sul lungo periodo. Chiunque lo può vedere seguendoli sui loro siti web e dai materiali promozionali che hanno la convinzione e la dedizione per andare lontano.
  6. Connessione. Hanno la capacità di connettersi con le persone e di capire ciò che sta succedendo nel mondo e attingere da ciò.
  7. Energia. La maggior parte degli artisti che ci toccano veramente emanano da loro stessi un'energia, che ci travolge. Sono disponibili con i propri fan, non si atteggiano a divinità distanti!! Non hanno paura di confrontarsi con le persone.
  8. Coraggio. Ogni artista che è riuscito ad emergere almeno 3 cm sulla piatta banalità e diventa un nome familiare per il grande pubblico (o anche a livello locale) ha una qualità: il coraggio. Ci vuole un sacco di coraggio per mettersi in gioco, e accettare anche le critiche più aspre, e Noi della 1437 Network ammiriamo il potere e la resistenza che ci vuole.
  9. Unicità. Sicuramente non si può aver paura di essere diversi e di dimostrarlo. Diciamo sempre agli artisti che se vogliono distinguersi, non devono trattenersi, sempre nei limiti della comune decenza. Sebbene il settore spinga principalmente a fare il contrario perché molti vogliono ottenere un profitto nel breve periodo.
  10. Umiltà. Ok, per esperienza diretta possiamo affermare senza tema di smentite che non non tutti hanno questa dote, ma i grandi che abbiamo incontrato sicuramente ne sono provvisti. Lo notiamo nel nostro studio. Gli artisti che sono umili e non pieni di se stessi sono quelli di cui ci innamoriamo.
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Il copista è un musicista che prepara le parti individuali per i singoli musicisti copiandole da una partitura orchestrale preparata dall'arrangiatore o dal compositore.
Se il copista dispone di una partitura completa con tutti gli strumenti può limitarsi a copiare senza commettere errori, stimando esattamente le necessità di lettura dell'esecutore e disponendo sulla pagina tutti i simboli musicali nella maniera più leggibile e chiara.
Talvolta al copista vengono lasciati semplici lavori compositivi, soprattutto nel caso in cui la partitura sia incompleta, ad esempio una parte di pianoforte con cenni di strumentazione, una partitura ridotta (con semplici linee guida per le singole sezioni) oppure una partitura per altro organico. In questi casi è richiesto un lavoro di trascrizione (orchestrazione). Per questo il copista musicale deve avere nozioni di composizione, strumentazione, orchestrazione, e lettura della partitura.
I copisti musicali lavorano soprattutto all'interno dell'industria musicale per la produzione di colonne sonore cinematografiche e televisive. Lavorano anche nell'industria discografica, nell'editoria musicale e per le istituzioni concertistiche.
Fino agli anni 1990 molti copisti scrivevano a mano, con diversi metodi. Dagli anni '90 in poi sono stati utilizzati vari software di notazione musicale, tra i quali Finale e Sibelius. Questi permettono di realizzare una partitura in formato digitale e di estrarne facilmente le parti staccate. La velocità del lavoro (in caso di notazione tradizionale) è aumentata di molto, così come la possibilità di effettuare correzioni o trasposizioni. Le copie a mano continuano ad essere indispensabili in caso di urgenza oppure di notazioni troppo complesse per essere gestite in tempi ragionevoli col computer.

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Il produttore radiofonico è quella figura, nel mondo della radio, che si assume l'onere della produzione di trasmissioni radiofoniche, curandone i contenuti, le operazioni tecniche, la distribuzione.
Ci sono comunque due tipi principali di produttore: il produttore audio, o produttore "creativo", e il produttore dei contenuti. I produttori audio specificamente creano suoni e audio. I produttori di contenuti sovrintendono e orchestrano un programma radiofonico o uno spettacolo. Il produttore di contenuti può organizzare scelte musicali, ospiti di fama, Talk Radio o concorsi, tempi e contenuti complessivi di un dato spettacolo. Possono anche produrre contenuti registrati, sia per spettacoli sia per pubblicità e bumper pubblicitari.

Ruoli

È una delle figure preminenti nel campo della radio.
Il ruolo di un produttore radiofonico può includere anche quello di "operatore al quadro" o "operatore tecnico", operatori che stanno al controllo tecnico (livelli di volume-suono, software di registrazione, mixing, ecc.) al posto del conduttore radiofonico. Il produttore spesso si trovava in una sala di controllo separata, divisa dallo studio radiofonico da un finestra, che permetteva il contatto visivo mentre bloccava i rumori. Oggigiorno ciò è cambiato, a seconda degli studi radiofonici.
Alcuni produttori coinvolti nel campo della radio sono talvolta noti come "direttori di produzione", "produttori creativi", "specialisti di imaging", o anche "produttori di imaging". Queste varietà di produttore radiofonico creano e producono principalmente contenuti audio per stazioni radiofoniche o reti radio. Alcuni esempi delle rispettive attività sono i "promo" (clip audio commerciali, promozionali), jingle e vari altri clip, meglio conosciuti nel settore radiofonico come "imaging".
Molte stazioni radio hanno un proprio direttore di produzione che può sovrintendere quotidianamente a qualsiasi delle succitate responsabilità. La maggior parte dei grandi gruppi radiofonici ha un proprio team di produzione creativa in sede, che produce audio per più stazioni del gruppo, o anche del relativo paese.



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Il Walkman originariamente era un lettore di musicassette creato da Akio Morita, Masaru Ibuka e Kozo Ohsone, e prodotto dalla Sony. Il primo Sony Walkman è stato venduto il 1º luglio del 1979. Gradualmente il Walkman di Sony si diffonde in modo tanto capillare che, nel linguaggio comune, il termine Walkman rappresenterà qualsiasi lettore di audiocassette portatile, anche se non prodotto dalla Sony. In ogni caso la parola Walkman è un marchio registrato di Sony. Più recentemente Sony ha deciso di sfruttare la popolarità del marchio, attribuendolo a molti altri suoi prodotti in grado di riprodurre musica, indipendentemente dal fatto che il supporto fosse un'audiocassetta o altro.
Un inventore tedesco, Andreas Pavel, ha rivendicato di essere il vero padre del Walkman, dato che nel 1977 avrebbe creato un oggetto molto simile, chiamandolo stereobelt. Dopo varie battaglie in tribunale nel 1999 Sony e Pavel hanno raggiunto un accordo extragiudiziale.
Il 22 ottobre 2010 la Sony ha annunciato il termine della produzione e distribuzione del dispositivo.

Il walkman TPS-L2
Il primo Walkman è stato il modello TPS-L2, di colore blu-argento, esattamente quello nella foto a fianco, in vendita in Giappone dal 1º luglio del 1979. Nel Regno Unito il prodotto è stato lanciato in un locale di Londra, il Regines, con il nome di Sony Stowaway, nel mese di maggio del 1980. Negli Stati Uniti il prodotto è stato venduto, per un breve periodo di tempo, sotto il nome di Sony Soundabout, per poi passare velocemente al marchio Walkman. Il TPS-L2 della Sony aveva un prezzo lancio di 200 dollari.
Offrendo alla gente la possibilità di portare la musica sempre con sé, il walkman divenne uno dei prodotti di più grande successo commerciale degli anni ottanta, divenendo a tutti gli effetti l'icona di una generazione. Al Walkman sono stati dedicati anche dei successi della musica pop (come "Wired for Sound" di Cliff Richard), mentre sul mercato si diffusero velocemente centinaia di cloni. Spesso, nelle campagne promozionali, il Walkman veniva rappresentato come il compagno perfetto per chi vuole ascoltare musica mentre fa jogging o per gli amanti del roller-skating. Sony ha venduto più di 330 milioni di Walkman, 150 dei quali negli Stati Uniti.
Il primo Walkman era basato sul Pressman, un registratore portatile dedicato al mondo del business. Pur mantenendo un aspetto simile, però, il Walkman sostituì la capacità di registrare con una capacità di riproduzione stereo e la possibilità di collegare due paia di cuffie (anche se nella confezione ne era incluso solo uno). Al posto del tasto di registrazione del Pressman, il Walkman possedeva un tasto "hotline", che consentiva a due ipotetici utenti, che stavano usando due paia di cuffie, di parlare l'uno con l'altro, attraverso un piccolo microfono incorporato. Nel modello di walkman successivo la doppia uscita audio e la funzione hotline non furono più implementate.
Più tardi, tuttavia, sarebbero stati sviluppati altri tipi di Walkman con capacità di registrare più articolate. Il top della gamma Walkman di Sony, inteso come lettore di audiocassette, probabilmente è stato raggiunto dal modello WM-D6C, con una qualità audio comparabile a quella dei lettori da tavolo. Questo modello aveva delle piccole leve per il controllo manuale dei livelli di registrazione. Date le sue possibilità di registrazione avanzata, era preferito dai giornalisti e dagli amanti dei sistemi hi-fi. Verso la fine degli anni novanta si registra una forte flessione delle vendite, a favore soprattutto dei lettori CD portatili, e poi dei lettori MP3.

L'esplosione del Walkman
Walkman II
A metà degli anni ottanta, la Sony produsse Walkman a prezzi bassissimi (togliendo tutto quello che non era necessario senza pregiudicare la qualità), come il WM-22, che avevano una buona qualità audio e segnarono una nuova icona del mondo giovanile: il Walkman. Infatti, all'epoca l'idea di potersi portare tutta la propria musica preferita in giro con sé era davvero all'avanguardia. Il vero e proprio lancio pubblicitario su scala mondiale del walkman si deve però indirettamente al film del 1980 Il tempo delle mele di Claude Pinoteau. Nella scena simbolo del film la protagonista Vic, interpretata da una giovanissima Sophie Marceau, indossa un paio di cuffiette e ascolta musica romantica nel frastuono di una festa assieme al suo ragazzo proprio da un walkman, determinando così il successo planetario di quella che sarebbe diventata una delle icone degli anni ottanta.

Altri prodotti associati al marchio Walkman
Inizialmente Sony ha attribuito il marchio Walkman ai suoi lettori di MiniDisc, un formato a cui l'azienda ha creduto molto. Nonostante le potenzialità del nuovo supporto, Sony si concentrò eccessivamente sul formato ATRAC, perdendo di vista le potenzialità del formato MP3.
Così, tentando inutilmente di promuovere sul mercato i suoi nuovi Walkman per minidisc, l'azienda lasciò campo aperto ai suoi concorrenti, prima fra tutte Apple, sugli altri canali della musica portatile.
La grande diffusione dei lettori di mp3, primo fra tutti l'iPod, ha evidenziato l'errore strategico di Sony che, di fatto, ha perso il primato nel settore.
Nel 2004 si passa ai modelli di Walkman muniti di disco interno ed in grado di leggere gli mp3, un'evidente inversione di rotta dell'azienda che non fa altro che evidenziare gli errori della strategia precedente. Nel 2005 nasce la linea Network Walkman, veri e propri lettori mp3 con radio incorporata e design accattivante. Nello stesso anno, sotto marchio Sony-Ericsson viene prodotto il primo cellulare Walkman, un telefonino con capacità di riproduzione musicale particolarmente avanzate.

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Una musicassetta (abbreviato MC, conosciuta anche come audiocassetta, cassetta a nastro, cassetta audio o semplicemente cassetta) è un dispositivo a memoria magnetica, che memorizza dati ed informazioni in sequenza su nastro magnetico.
È composta da due bobine, racchiuse in un contenitore di materiale plastico, che raccolgono il nastro magnetico utilizzabile su ambo i lati (generalmente identificati come lato "A" e lato "B") per registrare o riprodurre materiale sonoro. Ne venne prodotta una versione di dimensioni ridotte, detta microcassetta. Prodotta dalla Philips agli inizi degli anni 1960, ha avuto grande diffusione negli anni ottanta e novanta, per poi cadere velocemente in disuso agli inizi degli anni duemila, col diffondersi del compact disc.

Storia
Sviluppata nel 1962, il brevetto fu registrato nel 1963 dalla Philips come Compact Cassette. In origine era costituita da una certa quantità di nastro magnetico prodotto dalla BASF racchiusa in un involucro protettivo in materiale plastico. Il numero di tracce registrabili sul nastro dipendeva dalle testine del registratore adoperato.
Con i primi modelli monofonici era possibile registrare una traccia per ogni senso di scorrimento capovolgendo la cassetta in un riproduttore di cassette in modo analogo a quanto avviene con i dischi in vinile. In seguito si passò alla stereofonia con due tracce per lato e si ebbero anche modelli semiprofessionali a quattro tracce per un solo lato, con cui operare registrazioni multitraccia. Negli stessi anni furono sviluppati altri sistemi a cartuccia di nastro (come lo Stereo-8), ma la musicassetta si affermò col supporto della Philips denominato Compact Cassette e lanciato sul mercato nello stesso 1963.
La produzione di massa cominciò nel 1965 ad Hannover in Germania e contestualmente le case discografiche pubblicarono album sia su disco in vinile che su musicassetta, iniziando la vendita di nastri preregistrati.
La diffusione della musicassetta fu enorme, per diversi fattori: maneggevolezza (racchiude in poco spazio una quantità considerevole di tracce audio), versatilità (può essere usata sia in ambito musicale, sia per registrazioni private, come interviste, dettature e registrazione di messaggi vocali), facilità d'utilizzo (sia per la riproduzione che per la registrazione), economicità e facilità di duplicazione.
Inizialmente il cambio dal lato "A" al lato "B" avveniva manualmente, estraendo la cassetta dal lettore e capovolgendola. In seguito si diffusero riproduttori con doppia testina, in grado di invertire automaticamente la direzione di scorrimento e di lettura del nastro alla fine della riproduzione di ciascun lato (funzione di autoreverse).
In breve tempo la musicassetta divenne il supporto preferito per la registrazione di musica e per la riproduzione in auto, relegando il concorrente Stereo-8 a prodotto di nicchia. A lungo, musicassetta e disco in vinile furono gli unici supporti con diffusione capillare. Un'ulteriore spinta alla diffusione della musicassetta venne dal Walkman Sony, messo in commercio nel 1979, che consentiva l'ascolto di musica ovunque con l'uso delle cuffie audio.
La qualità del nastro magnetico si è evoluta nel corso degli anni per soddisfare le più svariate esigenze: al nastro "normale" fu affiancato il nastro al cromo, dalle performance migliori, al quale in seguito si aggiunsero quello al "ferrocromo" e il nastro "metal", particolarmente apprezzato dagli audiofili.
La comparsa del CD audio nei primi anni ottanta non scalfì la diffusione della musicassetta per l'uso domestico. Sebbene il CD audio, in quanto supporto digitale, garantisse una migliore conservazione delle registrazioni e, generalmente, una miglior qualità di riproduzione, tanto da relegare la musicassetta a un ruolo di secondo piano nell'industria discografica, la musicassetta consentiva una facilità di registrazione allora impossibile per i CD all'utenza domestica. Fino alla fine degli anni novanta, la musicassetta fu il principale supporto su cui poter effettuare facilmente registrazioni casalinghe, compilation, duplicazioni o riversamenti da altre sorgenti audio. Con la crescente diffusione dei masterizzatori tale possibilità si estese anche ai CD, ma la musicassetta fu, per diverso tempo, l'unica in grado di permettere la registrazione in tempo reale, nonché la possibilità di riutilizzare uno stesso supporto più volte.
All'inizio degli anni 2000, con la massiccia diffusione di nuove tecnologie digitali come lettori mp3, memorie flash e masterizzatori DVD, l'utilizzo del nastro magnetico diminuì rapidamente. Oggi in ambito casalingo i nuovi supporti digitali garantiscono una capacità di memorizzazione e una qualità audio notevolmente superiore al nastro magnetico, oltre alla possibilità di creare o cancellare i dati memorizzati in maniera pressoché istantanea. A partire dagli anni 2000 la maggior parte delle case discografiche cessò di utilizzare le musicassette come supporto commerciale (salvo alcune eccezioni)), mentre quelle vergini furono ancora prodotte in maniera rilevante sino al 2010 da un ristretto numero di produttori (TDK, Sony, Maxell e Basf con il marchio Emtec a partire dal 2000), sebbene con un'offerta limitata in qualità e durata della registrazione (C46, C60, C90 e C120 erano ancora facilmente reperibili, più rari i formati C50, C54, C70, C74 e C100). Sono disponibili ad oggi per l'acquisto a piattaforme di e-commerce come Ebay e a qualche azienda che continua a produrre nastri vergini in quantità limitate.
Anche le case discografiche smisero di produrre album in formato musicassetta, ad eccezione di pochi gruppi musicali. Le uniche fabbriche che ancora oggi producono questi supporti sono la National Audio Company Inc. di Springfield e l'italiana Tape It Easy.

Caratteristiche
Il nastro magnetico
Erano disponibili in commercio cassette per registrazione di diversa durata (come ad esempio da 46, 60, 90 e 120 minuti) che utilizzavano quattro tipi di nastro magnetico. Per ottenere l'alta fedeltà si è sperimentato sulla composizione del nastro magnetico; il diossido di cromo (CrO2) è stata la prima soluzione, ma richiedeva speciali bias ed equalizzazione da parte dei riproduttori di cassette, oltre a un interruttore per selezionare il tipo di nastro. Diverse case produttrici tra il 1970 e la metà degli anni 90 (Sony, TDK, Maxell, BASF, Philips) commercializzarono cassette ed erano suddivise, in ordine di qualità di resa e di prezzo, secondo quattro tipi unificati di nastro:

IEC I - ossido di ferro (tipo I - FeO2);
IEC II - biossido di cromo (tipo II - CrO2);
IEC III - ferrocromo (tipo III - Fe / Cr);
IEC IV - ferro puro (tipo IV - "Metal").

Esempio di fori usati per la rilevazione automatica del tipo di nastro. Dall'alto verso il basso:
1) cassetta di tipo I (normal), con solo gli intagli di protezione dalla scrittura (qui coperti dalle linguette);
2) cassetta di tipo II (cromo), con due intagli accanto a quelli di protezione dalla scrittura;
3) cassetta di tipo IV (metal), con gli intagli del tipo II più un altro paio al centro;
4) altra cassetta di tipo IV, le cui linguette di protezione dalla scrittura sono state rimosse: ciò significa che la cassetta non può essere registrata.
Il tipo I, detto anche nastro normale, fu il primo tipo di nastro introdotto; è quello più economico e dalle caratteristiche meno performanti, ma rimane comunque più versatile, essendo adatto a tutti gli usi; è un nastro con un basso rapporto segnale-rumore e una buona modulazione sia dei toni alti che di quelli bassi.
Il tipo II, indicato anche come "nastro al cromo" e riconoscibile dalla colorazione più scura, venne introdotto nel 1970 allo scopo di garantire una migliore qualità del suono registrato. Inizialmente si trattava di nastri al biossido di cromo, mentre a partire dalla metà degli anni settanta vennero prodotti nastri di tipo II al cobalto e ossido di ferro. Rispetto al tipo I si ha una migliore modulazione degli acuti, ma è più carente sui toni bassi. Risulta particolarmente indicato per la registrazione da fonti digitali come cd ed mp3.
Il tipo III fu introdotto negli anni settanta per unire i vantaggi dei tipi I e II, attraverso una composizione del nastro intermedia tra quelli normali e quelli al cromo. Dotato di una buona risposta sia sugli alti che sui bassi, non introduceva però grosse migliorie rispetto al tipo II ed è stato prodotto fino ai primi anni ottanta, quando fu soppiantato dal nastro di tipo IV.
Il tipo IV, detto anche "Metal", rappresenta il tipo di nastro più pregiato. Introdotto nel 1979, è dotato di una ottima modulazione degli acuti. Si trattava del nastro più costoso, oltre che più performante, benché nelle prime versioni tendesse a sporcare ed usurare maggiormente le testine, soprattutto nei primi esemplari. È stato prodotto fino agli anni novanta, quando i progressi ottenuti nella lavorazione dei nastri di tipo I e II hanno reso minimo il divario con il tipo IV. È comunque ancora ricercato tra gli appassionati di musica su nastro per le sue qualità.
Ad eccezione del tipo III, la tipologia di nastro è desumibile anche da alcuni fori posti sul lato superiore della cassetta: il nastro tipo II presenta infatti due fori accanto alle linguette usate per prevenire le registrazioni accidentali; le cassette di tipo IV presentano due ulteriori fori al centro del lato superiore. Le cassette di tipo I, invece, non presentano fori aggiuntivi. L'uso di questi fori è stato introdotto per consentire la rilevazione automatica del tipo di nastro da parte dei registratori e dei riproduttori di cassette, in sostituzione degli appositi selettori manuali del tipo di nastro presenti sugli apparecchi fino agli anni ottanta.

Durata della riproduzione
La lunghezza del nastro è normalmente misurata in minuti, che indicavano la durata complessiva della riproduzione considerando entrambi i lati. I formati più diffusi erano:
C46: della durata di 23 minuti per lato.
C60: della durata di 30 minuti per lato.
C90: della durata di 45 minuti per lato.
C120: della durata di 60 minuti per lato.
Sono state inoltre prodotte anche cassette di durata inferiore a 30 minuti (C10, C15 e C20), sia per usi musicali, sia per uso informatico. Formati ancora minori furono usati per contenere jingle, spot pubblicitari e brevi messaggi vocali (come quelli dei risponditori automatici); in questi casi venivano spesso usate cassette a ciclo continuo, la cui durata era misurata in secondi e spesso era di un minuto. Tali cassette possono essere riprodotte per un tempo indefinito, poiché il nastro è sistemato a formare un anello, e una volta raggiunto il punto finale del contenuto registrato si riprende la riproduzione dal punto iniziale.
Lo spessore del nastro varia a seconda della lunghezza dello stesso, con il risultato che i nastri più lunghi sono anche più sottili per consentire alla cassetta di contenere interamente la bobina, e per non affaticare eccessivamente il capstan nel compito di trascinare il nastro. Nelle C46 e nelle C60 lo spessore è di 15-16 micrometri, mentre nelle C90 questo si riduce a 10-11 µm, che diventano 9 µm nelle C120. Chiaramente, in quest'ultimo caso il nastro risulta molto più fragile e necessita di una maggior cura; inoltre, il ridotto spessore tende di per sé a pregiudicare la qualità del suono registrato, salvo l'adozione di particolari accorgimenti nella produzione che rendono affidabili anche i nastri più sottili (per questo motivo, i nastri da 120 minuti erano spesso quelli con il maggior rapporto prezzo/lunghezza).
Riducendo ulteriormente lo spessore del nastro, sono stati prodotti nastri ancora più sottili, arrivando fino a 180 minuti di spazio totale. Raramente però si sono trovate in commercio cassette della durata maggiore di 120 minuti; tra le eccezioni degne di nota prodotte in tempi più recenti ci sono i modelli AE 150 (Tipo I), CDing1 150 (Tipo I) e CDing2 150 (Tipo II) della TDK, le CDix I 150 (Tipo I) della Sony e le UR 150 (Tipo I) della Maxell.
Nel periodo 1972-1982 la TDK ha messo in commercio anche dei nastri da 180 minuti (TDK D-C180), di tipo I; tale nastro era particolarmente fragile e sottile, al punto da risultare trasparente. Non di rado si sono avuti problemi con questo tipo di cassetta, che andavano dalla difficoltà nello scorrimento veloce alla migrazione magnetica tra spire adiacenti di una bobina, passando per la più facile deformazione del nastro, che era anche più soggetto a rimanere incastrato nel meccanismo di trascinamento dello stesso. In virtù di questi problemi e del fatto che la qualità del suono registrato era pesantemente condizionata, le C180 sono state presto ritirate dal mercato e rappresentano oggi dei veri tesori tra i collezionisti. Nastri ancora più lunghi, fino a 240 minuti, sono stati progettati ma mai messi in commercio.

Protezione dalla cancellazione
La cassetta è provvista di un meccanismo di protezione dalla scrittura, utilizzabile per prevenire la cancellazione accidentale di quanto già registrato. Per ogni facciata, sul lato superiore del contenitore, è presente una linguetta di plastica; tale linguetta può essere rimossa, aprendo così un piccolo foro. Un sensore del registratore (o più semplicemente una piccola levetta meccanica) rileva la presenza di questo foro e, tramite un accorgimento meccanico o collegandosi a un dispositivo elettronico, inibisce la funzione di registrazione. Per proteggere dalla cancellazione il lato corrente occorre liberare il foro in alto a sinistra (osservando la cassetta in modo da avere l'apertura del nastro in basso).
La funzione di protezione può comunque essere rimossa, su cassette già protette, coprendo nuovamente il foro, ad esempio con del nastro adesivo, analogamente alle VHS, che però, avendo un solo lato, hanno anche un solo foro.

Funzionamento
Il nastro viene raccolto su due bobine; rispetto al lato che si ascolta (o si registra), la bobina di destra è dedicata al riavvolgimento del nastro, mentre quella di sinistra contiene il nastro da svolgere. Il nastro è saldamente attaccato alle due bobine tramite appositi spinotti di fissaggio, che garantiscono che il nastro non si distacchi dalle bobine in caso di avvolgimento veloce o di trazione prolungata dopo la terminazione del nastro. Generalmente, per non danneggiare le parti di nastro che si trovano alle estremità (e per sfruttare pienamente la superficie registrabile), il nastro non è direttamente attaccato alle bobine, ma possiede dei brevi prolungamenti di plastica connessi a loro volta alle bobine.
Una volta che la musicassetta viene inserita in un lettore, il nastro viene fatto scorrere su una testina, la quale viene a contatto con il nastro grazie a un'apertura centrale sul lato inferiore della cassetta. La testina riceve il segnale magnetico impresso sul nastro e lo converte in un segnale elettrico che dà origine al suono. Per far sì che il nastro aderisca alla testina, le musicassette sono dotate di una spugnetta che permette il contatto durante il trascinamento, senza peraltro danneggiare il nastro. Un'altra apertura, posta più a sinistra, permette la registrazione del nastro per mezzo di un'altra testina; in questo modo, un nastro può essere registrato e, subito dopo, riprodotto.
Il trascinamento avviene a una velocità costante di 4,76 cm/s (1 + 7/8 pollici al secondo), grazie alla rotazione di un piedino metallico, denominato capstan, che viene a contatto con il nastro grazie a un foro trasversale in cui il capstan va ad entrare. L'aderenza tra il capstan e il nastro è assicurata da un rullo pressore, ricoperto di gomma, che assicura il trascinamento e che va a premere il nastro sul capstan grazie ad un'apertura posta sulla destra del lato inferiore della cassetta. Diversamente dalle cassette dello Stereo8, il rullo non è parte integrante della cassetta, ma si trova direttamente nel lettore.
Ad assicurare l'allineamento del nastro con il sistema di testine, capstan e rullo pressore, abbiamo delle guide; due di queste si trovano direttamente nella cassetta, alle estremità del lato inferiore, mentre due fori trasversali permettono l'inserimento di due guide dell'apparecchio.
Il nastro, generalmente, possiede quattro piste longitudinali in cui viene registrato il suono, due per lato; per ciascuna facciata, c'è una pista per il canale sinistro e una per il canale destro (che si fondono in un'unica pista per le registrazioni monofoniche). Esistono altresì sistemi di registrazione professionali che consentono la registrazione (e la riproduzione) di più di due piste audio sullo stesso lato.
Contrariamente a quanto si può pensare, le piste registrate e/o riprodotte per il lato A si trovano dalla parte opposta rispetto a quello che viene mostrato come lato A durante l'uso della cassetta; di conseguenza, quando ascoltiamo o registriamo il lato A, la parte di nastro rivolta verso di noi è quella del lato B e viceversa.
Per evitare che la rotazione delle bobine crei troppo rumore sfregando sull'involucro, e per facilitare il riavvolgimento/svolgimento del nastro, l'involucro della cassetta è dotato all'interno di due foglietti anti-attrito di materiale plastico, che hanno anche lo scopo di permettere che le bobine siano avvolte in modo ordinato.

Utilizzo
Registrazione audio
La musicassetta fu inizialmente concepita per l'uso nei dittafoni, per i quali la fedeltà della riproduzione non era particolarmente critica, ma presto, grazie alla sua praticità e compattezza, divenne uno strumento popolare anche per l'ascolto di musica preregistrata. Dalla metà degli anni settanta la qualità del nastro fu nettamente e progressivamente migliorata passando da supporti magnetici realizzati esclusivamente prima con ferro o ferrite a supporti con cromo, ferricromo e successivamente in una lega metallica appositamente studiata (cassette metal).
Sotto il profilo della qualità di riproduzione, il limite della musicassetta era rappresentato dalla ridotta velocità di scorrimento del nastro pari a soli 4,75 centimetri al secondo. Tale ridotta velocità consentiva la registrazione di un normale programma musicale (ad esempio un intero LP o una sinfonia) su un tratto di nastro relativamente breve, permettendo le ridotte dimensioni della cassetta. La ridotta velocità di scorrimento non era solo la causa del rumore di fondo (il caratteristico "fruscio" delle cassette) ma era anche un limite nella riproduzione dei suoni più acuti dello spettro sonoro.
Con il miglioramento del supporto magnetico e la concomitante produzione di sempre più sofisticati apparecchi per la registrazione e riproduzione di compact cassette, la musicassetta riuscì a ridurre la differenza qualitativa rispetto alle classiche e costose bobine singole, quantomeno negli impianti Hi-fi domestici; inoltre la cassetta rappresentava il modo più conveniente e agevole per ascoltare musica al di fuori dell'ambiente domestico, principalmente in automobile. Tra le tecnologie introdotte nei registratori per migliorare la qualità audio vanno ricordati i sistemi di riduzione rumore (Dolby B/C/S, DBX e DNL) e quelli per l'aumento della dinamica (HX Pro, DYNEQ, ADRES e HIGH COM). Nella gara ingaggiata dai costruttori di lettori di cassette per produrre sempre migliori apparecchiature Hi-fi, vale la pena di ricordare il Nakamichi 1000 del 1973, noto per la qualità cristallina del suono riprodotto con audio cassette.
A partire dal 1979, con l'introduzione del Walkman prodotto da Sony, un riproduttore portatile particolarmente diffuso, la popolarità della musicassetta aumentò ulteriormente, per poi diminuire di colpo prima con l'avvento dei CD masterizzabili e lettori CD portatili, e in seguito a causa della diffusione della musica in formato MP3 e dei relativi lettori.

Memoria di massa informatica
Molti home computer degli anni settanta e ottanta hanno utilizzato la musicassetta come supporto di memoria di massa per la registrazione dei dati: tra di essi ad esempio il Commodore 64, che era dotato di un registratore denominato datassette, lo ZX Spectrum e lo standard MSX. Le ragioni fondamentali di questa scelta tecnologica erano legate al basso costo del supporto e dei relativi dispositivi (al tempo già largamente diffusi).
Nella maggioranza dei casi la musicassetta veniva registrata con dispositivi analoghi a quelli utilizzati in campo audio o con normali registratori connessi al computer, utilizzando una tecnica di modulazione denominata FSK. La quantità di dati che la maggior parte dei micro computer poteva registrare su un lato di una "C90" era di circa 500 kByte, per l'epoca una quantità enorme, a prezzo però di una scarsa affidabilità del supporto (gli errori di lettura, specie se si utilizzavano algoritmi di compressione, come il famoso "turbo tape" del Commodore 64, erano piuttosto frequenti).
L'utilizzo delle musicassette come memorie di massa per i computer casalinghi cessò nel giro di pochi anni con la diffusione dei lettori di floppy disk alla fine degli anni ottanta.

Supporti e formati derivati
Stereo-8
A partire dal 1966 venne introdotto il formato Stereo-8, avente lo stesso principio di funzionamento (salvo il fatto che la bobina era unica ed a ciclo continuo); tale supporto, usato principalmente in ambito musicale, è stato commercializzato fino ai primi anni ottanta.

Microcassetta
Nel 1969 venne prodotta la microcassetta, una cassetta di dimensioni ridotte dal funzionamento pressoché identico a quello della musicassetta,[16] ambito della registrazione vocale personale. Simile alla microcassetta era la minicassetta, avente le stesse dimensioni; in questo caso, però, il nastro era trascinato direttamente dalla rotazione costante della bobina riavvolgitrice, pertanto la velocità di scorrimento variava in funzione della quantità di nastro riavvolto. Per un breve periodo è stata commercializzata anche la picocassetta, una cassetta grande circa la metà di una microcassetta.

Elcaset
Nel 1976 fu introdotta sul mercato anche la Elcaset, di dimensioni comparabili a quelle di una videocassetta e avente un meccanismo simile a quello della musicassetta; tale formato, che riprendeva quello della cartuccia RCA prodotta tra gli anni cinquanta e gli anni sessanta, era molto apprezzato dagli audiofili, ma era molto costoso e garantiva una qualità non molto più elevata di quella raggiunta dalle migliori audiocassette, venendo pertanto dismesso nel 1980.

Digital Audio Tape
Nel 1987 venne creato il Digital Audio Tape (DAT), di buona qualità ma relegato a un ruolo professionale, in quanto costoso e non appoggiato dalle case discografiche che individuavano nel DAT un ostacolo alla tutela del copyright. Per quanto riguarda il settore della dittafonia, è degna di nota una sorta di versione digitale della microcassetta, la NT della Sony, di dimensioni estremamente ridotte e capacità tra i 60 e i 120 minuti.

Digital Compact Cassette
Nel 1992 venne creata Digital Compact Cassette; caratteristica di questo supporto era quella di avere le stesse dimensioni della musicassetta, mantenendo anche una certa compatibilità: un apparecchio per la riproduzione delle DCC era in grado infatti di leggere una musicassetta (non esisteva, però, la stessa compatibilità in scrittura). Il formato, però, non ha avuto successo, anche a causa di una qualità che, seppur migliore di buona parte delle musicassette analogiche, era inferiore ai CD audio.

Adattatori audio digitali
Alcuni produttori hanno creato delle cassette audio che non sfruttano il nastro magnetico, ma una testina (esattamente come quella che serve per leggere le audiocassette), la quale preleva un segnale elettrico da una fonte qualsiasi (come un lettore CD o un lettore mp3), attraverso un cavo munito di connettore Jack, e trasforma tale ingresso in segnale magnetico che viene riprodotto sulla testina della cassetta e letto dalla testina del lettore. Qui è ritrasformato in segnale elettrico ed inviato all'amplificatore, permettendo così di udire il suono riprodotto dal dispositivo che vi è collegato tramite cavo (come lettori MP3, lettori CD, lettori Minidisc, o anche personal computers).

Questo sistema, con la sua catena di conversioni del segnale, introduce una certa perdita di qualità. Lo scopo di questo sistema è consentire ad apparecchi dotati solo di un riproduttore di audiocassette di poter riprodurre musica proveniente da un dispositivo esterno, prevalentemente un lettore digitale più moderno di cui il sistema non è provvisto. Poiché tale soluzione ha come obiettivo principale l'economia (il suo scopo è evitare di cambiare un sistema audio esistente con uno più recente predisposto alla lettura di supporti diversi dall'audiocassetta), la perdita qualitativa viene considerata un compromesso accettabile. Il maggior campo d'applicazione di queste cassette elettroniche è stato infatti la conversione a basso costo delle vecchie autoradio a cassette, negli anni in cui il CD cominciava ad affermarsi, e nei primi anni di diffusione dei lettori MP3.

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L'industria musicale è costituita dalla rete di case di produzione discografica, dalle piattaforme virtuali per la divulgazione / promozione / recensione, dalle riviste musicali, dai portali di download a pagamento, dalla rete di distribuzione e da tutto ciò che contribuisce a creare musica destinata alla commercializzazione e divulgazione.
È in buona parte controllata dalle cosiddette major, ossia dalle etichette maggiori. Iniziò il suo sviluppo inteso nel senso moderno intorno al 1880, quando vennero inventati il fonografo ed il grammofono, con i relativi supporti musicali. I veri e propri accenni ad un mercato discografico imponente si hanno dal secondo dopoguerra, quando cominciano a diffondersi a macchia d'olio jukebox e impianti domestici.
Negli anni settanta, le sopracitate major, costituite da una "casta" di sole 7 aziende (CBS, Capitol, Mca, PolyGram, Rca, A&M, Warner) controllavano il 90% del mercato, a discapito delle aziende più piccole o locali. Situazione che attualmente è cambiata poco, infatti, dopo diverse fusioni, acquisiti, unioni e joint-venture, le major sono diventate le seguenti: WEA, Sony, BMG, Virgin ed Universal.
Sono aumentate altresì le etichette musicali indipendenti, create per dare voce a generi di nicchia, sottogeneri, artisti locali o emergenti (business che comunque non supera il 20% del mercato mondiale) e profitti che, data la situazione discografica attuale, sono sempre in calo (infatti dalla 2 metà degli anni 2000 alcune etichette indipendenti, anche italiane, hanno dovuto chiudere o fondersi con altre compagnie per sopravvivere).

In Italia le etichette indipendenti e le altre aziende che partecipano alla discografia italiana sono rappresentate dalla FIMI (Federazione industria musicale italiana) e sono più di un centinaio.


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Una compilation (in italiano anche "raccolta" o "antologia") è un album discografico composto di brani di uno o più artisti, solitamente già pubblicati in precedenti su album in studio, album dal vivo, singoli o demo, e raggruppati in un'unica opera. Le tracce possono essere selezionate per motivi stilistici, tematici o di successo, e tra queste vi possono essere anche uno o più inediti, specie se si tratta di una raccolta di un solo artista.

Tipi di compilation
La tipologia di compilation più diffusa è certamente la raccolta di canzoni di successo di un singolo artista, che prende anche il nome di Greatest Hits o Best Of. Raccolte di questo tipo vengono generalmente pubblicate al termine di un contratto discografico o quando è stato raggiunto da parte dell'artista in questione un cospicuo numero di successi, in modo da sintetizzare una fase della carriera in un unico disco e costituire una sicura fonte di rendita. Sono infatti i Best Of gli album che riescono a raggiungere il numero più alto di vendite. Il record di album più venduto sul territorio degli Stati Uniti d'America appartiene infatti alla raccolta Their Greatest Hits (1971-1975) degli Eagles. Pubblicata nel 1976, ha venduto 29 milioni di copie[1]. Altri tipi di compilation di un solo artista sono le raccolte di rarità o b-side, di esibizioni a show radiofonici o riedizioni di più EP riuniti in un solo disco. Queste sono pubblicazioni rivolte soprattutto ai più appassionati e difficilmente raggiungono alti risultati di vendite.

I tipi più comuni di compilation sono:
Greatest Hits (o Best Of o Singles Collection): raccolte di alcune tra le più note canzoni di un solista o di un gruppo. Se il solista o il gruppo continua a registrare i redattori comunemente includono uno o più brani inediti come incentivo per i fan ad acquistare l'album anche se hanno già l'altro materiale sulla compilation.
Altre compilation del singolo artista: quelle di rarità o di B-side da collezione, le compilation di sessioni radio, quelle di esecuzioni in esclusiva per una colonna sonora o le raccolte (su uno o più dischi) che combinano versioni diverse delle stesse canzoni tratte da LP e EP. Tali compilation generalmente sono rivolte ai fan e tradizionalmente hanno poca attrattiva per il vasto pubblico, anche se post-mortem raccolte di materiali inediti di cantanti e cantautori recentemente scomparsi hanno significativa popolarità.
Cofanetti: raccolte a dischi multipli che spesso coprono un'intera carriera o un intero periodo di permanenza presso una casa discografica o tutta la produzione di un artista legata a uno specifico genere. Molte sono le antologie di questo tipo pubblicate.
Compilation di canzoni a tema: album contenenti solamente canzoni sullo stesso tema (p. es. canzoni d'amore o canzoni natalizie), interpretate in questi casi da più artisti.
Compilation di genere: includono una selezione di brani appartenenti a vari interpreti di uno stesso genere musicale.
Compilation di successi di artisti vari: semplici raccolte, talvolta pubblicate in serie (come ad esempio Now That's What I Call Music!, nata nel 1983 nel Regno Unito ed esportata in seguito anche in altre nazioni), di singoli di successo usciti nel medesimo anno. Esse rappresentano un'importante fetta del mercato discografico.
Compilation promozionali o campionatori: questi sono cd promozionali di artisti e/o etichette discografiche che anticipano l'uscita di materiale simile su scala più ampia. In genere questi tipi di pubblicazioni sono gratuite o costano molto poco. La Elektra Records ha pubblicato i primi album campionatori nel 1950.
Compilation promozionali di etichette minori o indie: compilation promozionali realizzate per la commercializzazione presso specifici punti vendita al dettaglio da piccole etichette o organizzazioni non-profit. Gli artisti e le case discografiche possono essere in co-brand con grandi marchi per scopi di marketing.
Compilation promozionali Business-to-Business: sono compilation rivolte agli addetti ai lavori del settore musicale (stazioni radio, esperti musicali della televisione, dei film o dei videogiochi) che vengono fatte circolare in questi ambienti per attrarre attenzione sul solista o sul gruppo che si vuole promuovere.
Album compositore/produttore: molti compositori e produttori pubblicano compilation che presentano tracce di interpreti vari ma composte e/o prodotte dallo stesso compositore e/o produttore.
Compilation di singole etichette discografiche: album pubblicati da una singola etichetta discografica con una selezione di brani dei propri cantanti/cantautori. Spesso queste operazioni sono portate avanti da etichette minori, che mettono sotto contratto solo artisti di un certo genere, piuttosto che dalle major.
Compilation di colonne sonore, di film o di videogiochi.

Royalties
Per una compilation multiartista le royalty sono generalmente pro rata. Nella maggior parte dei casi le royalties di ciascun artista (di solito al 12-14% sugli incassi nel 1999) vanno in base al numero dei suoi brani in rapporto al totale delle tracce sul cd. Tuttavia, alcune case discografiche optano per semplificare l'equazione e pagare un tasso arrotondato come percentuale o come importo indipendentemente dal numero totale di artisti sul disco. A partire dal 1999 questi tassi sono stati di circa 0,5%-1% o 15-16 centesimi a brano. Quando una compilation include una traccia di una casa discografica diversa i canoni sono divisi tra l'artista e la casa discografica originale.

Grafici
Nel Regno Unito la Official Charts Company compila un grafico settimanale delle compilation limitato alle compilation dei vari artisti e alle compilation delle colonne sonore.

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La 1437 United Artist nasce con l’intento di rinnovare lo scenario musicale italiano, sviluppando nuovi modi di pensare, produrre, comunicare, promuovere e gestire un certo tipo di progetti artistici e musicali, che abbiano la propensione alla contaminazione delle arti e alla commistione tra spettacolo e nuove tecnologie.
Ecletticità, innovazione, diversificazione e qualità sono gli elementi fondanti di un progetto che non smette mai di evolversi, di cambiare pelle, non per essere al passo con i tempi, ma per anticiparli, guardando al futuro con pragmatismo e creatività, con l’obiettivo di dare vita sempre a nuove forme di arte, che sappia essere trasversale e ibrida, che sappia abbracciare settori diversi creandosi nuovi segmenti di mercato entro cui muovesi, ove il mercato appare saturo.
Dopo anni di attività si può affermare che la 1437 United Artist rappresenti la terza via che la musica indipendente può intraprendere per emergere nel mercato discografico, senza doversi snaturare o ricorrere a una veste più commerciale, puntando ad un prodotto che si distacchi dall’idea tradizionale che vede ancora nella quantità di dischi venduti (fisici o digitali) il principale obiettivo da raggiungere.
La 1437 United Artist si pone nel mercato musicale italiano con un’impostazione ibrida in cui la produzione del disco non è il fine ultimo ma uno dei tanti strumenti con cui impostare una strategia di successo sostenibile e coerente con la natura del progetto a cui si sta lavorando.
Nasce come naturale evoluzione della sezione musica l’etichetta rappresenta la costola produttiva della sezione musicale e seleziona il meglio della nuova musica emergente con cui si entra in contatto grazie ai concorsi che organizza, che rappresentano il passaggio preliminare per un percorso di produzione, management e booking innovativo su tutto il territorio nazionale e internazionale.
Essere sia organizzatori di eventi che produttori ci concede di vedere le cose da un punto di vista differente: già dall'inizio di questa avventura ci è stato chiaro che il futuro della musica e della discografia non sarebbe stato nello sviluppo dei supporti fonografici ma nella riscoperta ed evoluzione dello spettacolo dal vivo e da li abbiamo iniziato a creare eventi dedicati, specializzati nell’arte dal vivo in tutte le sue forme, attraverso 16 categorie artistiche differenti.
Valorizzare il live, rompendo le barriere che dividono la musica dalle altre arti ed ampliando la concezione spettacolare del concerto in un’ottica olistica, in una sperimentazione mai tentata prima. Lo stesso spirito è nel dna della 1437 United Artist, che si propone non come una semplice casa di produzione della musica, ma come una casa di produzione delle arti applicate ad un progetto musicale.
La maggior parte delle etichette sceglie i propri artisti in base al genere di appartenenza.
La 1437 United Artist, invece, è aperta a qualsiasi tipo di sperimentazione che abbia come presupposti due elementi imprescindibili. Ecletticità e qualità. L’apertura all’esplorazione di nuovi linguaggi, come la contaminazione e l’influenza con le altre arti, è la chiave di volta per rendere il live un’esperienza unica e sorprendente tanto da farlo diventare il vero e proprio core business nel percorso di un’artista. In seconda battuta la qualità è la prima caratteristica che ricerchiamo. Da questo punto di vista un termine molto esplicativo che ci rappresenta è quello di LabelQuality. Queste due peculiarità della struttura spiegano perché, ancora oggi, scegliamo i nostri artisti guardando anche le loro performance sul palco.
Uno dei punti di forza della 1437 United Artist è il network di contatti, eventi, progetti e comunicazione interconnessi e rinforzati in anni di attività. La rete di nuclei organizzativi e il circuito in costruzione di una rete di punti vendita alternativi che sfrutta un circuito di club con i quali la 1437 United Artist collabora rappresentano i due dei pilastri strategici attraverso i quali l'etichetta opera e diffonde i progetti nel territorio.
La 1437 United Artist oggi si presenta nella sua versione 3.0 continuando a sfruttare tutte le potenzialità dei social media attraverso canali non convenzionali, non solo per la promozione, ma anche per la produzione di eventi ed iniziative legati agli artisti.
1437 United Artist è l’idea di un’etichetta che da sempre fa dell’attività live una delle sue principali risorse, sviluppando una forte sinergia con tutte le arti per creare spettacoli multipli, versatili e coinvolgenti in perfetto stile 1437 United Artist, è una rete che tende a creare nuove sinergie e collaborazioni per abbattere i costi di produzione della musica live.
Operiamo realizzando una progettazione globale intorno all'artista, sfruttando tutti gli strumenti del mondo digitale, ma anche sfruttando un sistema alternativo per sostenere economicamente la struttura editoriale dell’etichetta attraverso la vendita di servizi per la produzione, promozione e distribuzione musicale delle giovani band, non prodotte dalla 1437 United Artist. In questo contesto si inserisce perfettamente il Gruppo 1437, la piattaforma di Sviluppo Progetti della 1437 United Artist che possiamo definire un piccolo vivaio artistico, dove si dà la possibilità a progetti più sperimentali o che hanno ancora bisogno di potenziarsi, di crescere e sbocciare. È la divisione che si occupa della gestione e dell’erogazione dei 24 servizi, realizzati in esclusiva nazionale ed internazionale, che la struttura è oggi in grado di offrire; rivolti ad artisti, operatori musicali e anche ad altre casa di produzione.
Tra le novità interessanti del 2018 c’è sicuramente il lancio ufficiale di una nuova divisione interna che ha come fine la produzione di musiche adatte a sincronizzazioni o sonorizzazioni di mostre, spettacoli teatrali o di danza o circensi, programmi televisivi o la produzione di musiche per film e documentari.
La maggior parte dei nostri servizi sono erogati grazie alla collaborazione dei vari artisti presenti nella factory 1437 United Artist. Immaginate una struttura che metta in connessione tutti i tipi di arte e tutti i personaggi che la interpretano e la creano. Questa rete di contatti che ricopre l’intero territorio nazionale, presente quasi in ogni regione, dal sud al nord, è il prodotto naturale dell’esperienza della 1437 United Artist che ci ha concesso di entrare in contatto con un altissimo numero di artisti, addetti ai lavori o anche semplici appassionati, che oggi riconoscono in 1437 United Artist un contenitore ibrido di materia artistica in cui si può sperimentare in piena libertà.

Come funziona più specificatamente la Factory?

Poniamo l’esempio di una band che si rivolga a noi per una collaborazione e che abbia bisogno di un videoclip per il lancio del singolo che anticipi l’uscita del disco, ma anche di una copertina con un artwork particolare, e magari una volta iniziato il tour anche di un merchandising personalizzato. Quello che facciamo è coinvolgere i vari artisti della nostra rete attraverso una “call to action”. Gli sottoponiamo il progetto, la linea della band e aspettiamo che ci venga formulata una proposta. Alla fine la band avrà più possibilità di scelta senza il minimo sforzo, gli verranno fornite una serie di opzioni e quello che dovranno fare è semplicemente scegliere quella che li soddisfi maggiormente. È la formula pragmatica di una filosofia più ampia: L’ARTE CHE AIUTA L’ARTE.
La 1437 United Artist ha un approccio completamente innovativo, che affianca alla produzione discografica classica strumenti diversi di promozione e distribuzione e allo stesso tempo viene incontro alle esigenze degli artisti ma anche di altre etichette discografiche offrendo servizi a 360°, che integrino il lavoro già svolto per conto proprio. I servizi offerti, quindi, sono erogati dal Gruppo 1437 coprono tutta l’attività di un’etichetta e vanno dal management all’ufficio stampa e promozione, dalla distribuzione al marketing musicale al booking, dalla gestione temporanea delle edizioni alla produzione di video, dalla formazione alla grafica e stampa di supporti fonografici e merchandising.
La 1437 United Artist punta anche alla formazione di nuove figure nell'ambito manageriale e artistico musicale. Organizza anche un Corso di formazione per produttori e organizzatori di eventi musicali allo scopo di far crescere ulteriormente il progetto offrendo nuovi sbocchi professionali a giovani appassionati. I partecipanti al corso avranno la possibilità di imparare a conoscere il mondo dell'organizzazione di eventi musicale, ma anche tutto quello che riguarda la produzione e la gestione di un artista, ma soprattutto avranno la possibilità di formarsi all’interno della nostra struttura grazie uno stage formativo.
La 1437 United Artist si avvale di uno staff giovane e poliedrico, molto attento alle mutazioni del mercato e all'innovazione tecnologica.


promozione radio tv




Sei un artista o suoni in una band ed hai realizzato il tuo nuovo album?
Hai realizzato un singolo e ti piacerebbe far conoscere la tua musica?
La 1437 Network è una startup che per promuovere i propri servizi professionali di promozione radiofonica e ufficio stampa ad artisti, band, etichette ed agenti musicali offre gratuitamente la garanzia di risultati certi in termini di recensioni, interviste, passaggi radiofonici e televisivi solo a mille tra coloro che richiederanno i nostri servizi.
Ogni progetto verrà seguito in base al tuo desiderio di visibilità sui media a cui verrà inviata la tua musica. Ricordati di allegare un file audio/video della tua musica in modo da valutare tutti gli elementi per una collaborazione.

Lavoriamo con le seguenti tipologie di riviste
Stampa Musicale
Agenzie di Stampa
Quotidiani locali e nazionali
Webzine e blog musicali

Siamo in contatto con le seguenti tipologie di radio
Network nazionali
Radio Locali
Radio Universitarie
Webradio
Circuiti radiofonici

Promozione Radiofonica/TV
Essere indipendenti non significa essere invisibili: grazie ai nostri sistemi digitalizzati è possibile promuovere in modo efficace un singolo su radio in fm e online, meglio se seguito dall’uscita di un EP o di album: quando si presenta un nuovo progetto musicale al direttore artistico dell’emittente radiofonica, al curatore di un programma radiofonico o televisivo, è fondamentale garantire la qualità del file audio o video inviato accompagnato da tutte le informazioni necessarie a divulgare al meglio la musica trasmessa.

Ufficio Stampa
L'ufficio stampa è un mezzo fondamentale per promuovere la musica sui giornali e sulle testate digitali, far conoscere alla critica un disco, significa far ascoltare alle persone "che contano" il proprio lavoro.
L’obiettivo principale è quello di ottenere recensioni ed interviste su giornali cartacei e webzine in modo che le stesse vengano lette da coloro che acquistano la rivista o il quotidiano cartaceo, o nel caso di webzine dagli utenti che arrivano dai motori di ricerca, dalla newsletter o dai profili social sui quali viene condivisa la notizia.

Cosa facciamo nel concreto
Il nostro lavoro comincia con la verifica del materiale audio e video che invierai in redazione e che dovrà essere editato e mixato in modo professionale. L’etichetta discografica o l’artista dovrà invarci la label copy contenente le informazioni sul brano, la biografia dell’artista o della band, la digital delivery in caso di collaborazione con i circuiti. Procediamo alla compilazione di un press kit digitale corredato di file audio e video, testo del comunicato stampa, link vari ai profili social e al sito web, immagini e all’invio al nostro database di contatti selezionati tra radio FM e web, redazioni giornali cartacei, online e blog di settore, TV musicali e non del digitale terrestre.
Realizziamo interviste al gruppo o all'artista, che saranno fatte circuire sulle emittenti radiofoniche, al fine di diffondere oltre al brano anche gli aspetti tecnici ed umani.
Per le band e gli artisti che hanno già terminato la fase di registrazione del proprio album ed intendono promuovere il proprio lavoro, offriamo pacchetti dedicati alla promozione dei live e delle tournèe.

Monitoraggio
Grazie ai sistemi di monitoraggio radio adottati, riusciamo a monitorare l’andamento della campagna, il passaggio del brano sulle radio dei circuiti nazionali, regionali, locali e web e a sapere in modo preciso quali emittenti radiofoniche e quante volte hanno trasmesso il tuo brano.
I nostri rapporti con i circuiti radiofonici presenti su tutto il territorio nazionale ci consentono di garantirti risultati certi in termini di passaggi radiofonici ed inserimento nelle playlist.

Report
Al termine della campagna promozionale, forniamo direttamente a te una reportistica dettagliata sulle performance ottenute come il numero delle email aperte, i brani scaricati dalla casella di posta del contatto a cui viene inviato il brano, oltre a quelli garantiti per contratto, tutti i passaggi radiofonici e televisivi ricevuti durante il periodo promozionale. Durante la campagna, ti forniremo risultati intermedi al fine di verificare l'andamento della campagna stessa.


Per info: 1437network@protonmail.com