Il tatuaggio (derivato dal francese
tatouage, a sua volta dal verbo tatouer
e questo dal termine anglosassone
tattoo, adattamento
del samoano
tatau) è sia una
tecnica di decorazione pittorica corporale dell'uomo, sia la
decorazione prodotta con tale tecnica. Tradizionalmente la
decorazione è destinata a durare per molto tempo,a volte per sempre,
ma in tempi recenti sono state inventate tecniche per realizzare
tatuaggi temporanei.
Nella sua forma più diffusa, la
tecnica di questa modificazione corporea consiste nell'incidere la
pelle ritardandone la cicatrizzazione con sostanze particolari (più
precisamente è chiamata scarificazione) o nell'eseguire punture con
l'introduzione di sostanze coloranti nelle ferite. Questa tecnica,
che oggi sembra facile da eseguire,è stata resa possibile dal
susseguirsi e dall'evolversi di tecniche più svariate e ardue
nell'antichità.
Tatuaggi
terapeutici sono stati ritrovati sulla mummia dell'"uomo di
Pazyryk" nell'Asia centrale con complicati tatuaggi animali o
quello della principessa di Ukok (Mummia dell'Altai) databile intorno
al 500 a.C. che rappresenta un animale immaginario (cervo e grifone)
di un alto livello artistico, arrivato quasi intatto a noi grazie
alla permanenza nel permafrost. Tra le civiltà antiche in cui si
sviluppò il tatuaggio fu l'Egitto ma anche l'antica Roma, dove venne
vietato dall'imperatore Costantino, a seguito della sua conversione
al Cristianesimo. È peraltro da rilevare che, prima che il
Cristianesimo divenisse religione lecita e, successivamente religione
di Stato, molti cristiani si tatuavano sulla pelle simboli religiosi
per marcare la propria identità spirituale.
È inoltre attestata nel Medioevo l'usanza dei pellegrini di tatuarsi
con simboli religiosi dei santuari visitati, particolarmente quello
di Loreto. Fra i cristiani la pratica del tatuaggio è diffusa fra i
copti monofisiti. Col tatuaggio i copti rimarcano la propria identità
cristiana, i soggetti sono solitamente la croce copta, la natività e
il Santo Mar Corios, martirizzato sotto Diocleziano e rappresentato
in sella ad un cavallo con un bambino. La religione ebraica vieta
tutti i tatuaggi permanenti, come prescritto del Levitico (Vaikrà)
(19, 28). In particolare, l'Ebraismo vieta ogni incisione
accompagnata da una marca indelebile di inchiostro o di altro
materiale che lasci una traccia permanente.
Anche per l'Islam tutti i tatuaggi
permanenti sono vietati, come spiegato da diversi ʾaḥādīth del
profeta Maometto, sono consentiti solo i tatuaggi temporanei fatti
per mezzo dell'henna, pigmento organico di color rosso-amaranto,
ricavato dalla pianta della "Lawsonia inermis", "Henna"
in arabo. Nella tradizione araba e anche in quella indiana sono le
donne a tatuarsi con l'henna, sia le mani che i piedi; molte spose
vengono completamente tatuate per la loro prima notte di nozze,
infatti la sera prima delle nozze viene chiamata "Lelet al
Henna" (la notte dell'henna). I tatuaggi d'henna sono
estremamente decorativi, quasi sempre con motivi floreali stilizzati;
quelli molto elaborati finiscono per sembrare delle opere d'arte che
hanno la durata media di qualche settimana di vita.
Gli uomini musulmani, specialmente i
fervidi praticanti sunniti, usano l'henna per tingersi i capelli, la
barba, il palmo delle mani e dei piedi; agli uomini non è consentito
fare tatuaggi decorativi neanche con l'henna. Comunque c'è da dire
che tra i contadini egiziani (usanza molto probabilmente derivante
dall'Antico Egitto) e i nomadi musulmani (per lo più
quelli sciiti) sia le donne che i bimbi particolarmente belli,
vengono tatuati in maniera permanente con piccoli cerchietti o
sottili linee verticali, sia sul mento che tra le due sopracciglia. È
un'usanza di tipo scaramantica, infatti il colore con cui si tatuano
è l'azzurro, il colore scaramantico per eccellenza fin dal tempo
dei faraoni.
Altri popoli che svilupparono propri
stili e significati furono quelli legati alla sfera dell'Oceania, in
cui ogni particolare zona, nonostante le similitudini, ha tratti
caratteristici ben definiti. Famosi quelli māori, quelli dei
popoli del monte Hagen, giapponesi, cinesi e
gli inuit anche se praticamente ogni popolazione aveva suoi
caratteristici simboli e significati.
Nella zona europea il
tatuaggio venne reintrodotto successivamente alle esplorazioni
oceaniche del XVIII secolo, che fecero conoscere gli usi degli
abitanti dell'Oceania. Alla fine del XIX secolo l'uso di
tatuarsi si diffuse anche fra le classi aristocratiche europee,
tatuati celebri furono, ad esempio, lo Zar Nicola II e
Sir Winston Churchill.
È da segnalare che il
criminologo Cesare Lombroso ritenne, in un'epoca
di positivismo, essere il tatuaggio segno di personalità
delinquente. La diffusione del tatuaggio in tutti gli strati sociali
e fra le persone più diverse negli ultimi trent'anni relega tali
considerazioni criminologiche a mera curiosità storica.
Plinio il
Giovane e Svetonio testimoniano che gli schiavi
romani venivano marchiati con le iniziali del proprio padrone o,
nel caso fossero stati sorpresi a rubare, erano marchiati a fuoco
sulla fronte. Lo stesso supplizio venne inflitto ad alcuni martiri
cristiani, come Teofane e Teodosio.
Lo praticavano i soldati
romani che furono influenzati dalle usanze dei britanni,
con i loro corpi dipinti, e dai traci, feroci gladiatori spesso
tatuati come testimonia Erodoto, al punto che i legionari
iniziarono a tatuarsi il nome dell'Imperatore, sebbene la pratica
fosse malvista dalle autorità.
Il fatto che Costantino nel
325 d.C. abbia proibito il tatuaggio sul viso ai cristiani di tutto
l'Impero romano perché “deturpava ciò che era stato creato
ad immagine di Dio” fa pensare che ci fosse l'abitudine da parte
dei primi cristiani di marchiarsi per testimoniare la propria fede.
Il tatuaggio venne di fatto
definitivamente proibito da Papa Adriano I nel 787 durante
il Concilio di Nicea II e tale veto venne ribadito da
successive bolle papali, tanto che questa pratica scompare in
ogni cronaca del tempo.
Nonostante il divieto ufficiale,
l'abitudine a segnare indelebilmente il corpo sopravvisse, spesso in
clandestinità, soprattutto nelle classi meno abbienti, fra i soldati
e in alcuni luoghi di culto cristiani come il Santuario di
Loreto. Qui, fino alla metà degli anni cinquanta, esistevano i frati
marcatori, ovvero frati che incidevano piccoli segni devozionali fra
i pellegrini.
I segni tatuati nel Santuario di Loreto
venivano effettuati sui polsi o sulle mani ed erano simboli
cristiani o soggetti “amorosi”: i primi, inizialmente molto
semplici come una croce o come la rappresentazione delle stigmate, si
fecero via via sempre più complessi come la stilizzazione della
stessa Madonna di Loreto, simboli del proprio ordine religioso,
oppure segni marinareschi poiché i marinai erano i primi difensori
della costa adriatica contro gli invasori turchi.
Gli attacchi dei pirati inducevano
anche gli abitanti della costa a tatuarsi segni cristiani poiché, in
caso di morte violenta, sarebbero stati riconosciuti come fedeli e
dunque sepolti in terra consacrata.
I tatuaggi a carattere “amoroso”
erano invece effettuati dalle spose come promessa a Dio e augurio e
contemplavano soggetti come due cuori trafitti, frasi o il simbolo
dello Spirito Santo. Anche le vedove si tatuavano, in ricordo
del defunto, soggetti come il teschio con le tibie incrociate, il
nome del morto o la frase “memento mori”.
L'inizio della tradizione dei marcatori
di Loreto non ha date precise ma si hanno testimonianze di questa
pratica già alla fine del XVI secolo. Spesso anche i crociati o
i pellegrini in visita al Santo Sepolcro di Gerusalemme usavano
tatuarsi simboli cristiani poiché, nel timore di essere assaliti e
spogliati di ogni bene, anche oggetti sacri, potessero garantirsi una
sepoltura in terra sacra.
Il tatuaggio
riemerge dall'ombra nella seconda metà del XIX secolo, con la
pubblicazione, nel 1876, del saggio L'uomo
delinquente[9] di Cesare Lombroso. Egli mette in stretta
correlazione il tatuaggio e la degenerazione morale innata del
delinquente: il segno tatuato è fra quelle anomalie anatomiche in
grado di far riconoscere il tipo antropologico del delinquente.
Il delinquente nato mostra specifiche caratteristiche
antropologiche che lo avvicinano agli animali e agli uomini primitivi
e l'atto di tatuarsi di criminali recidivi è sintomo di una
regressione allo stato primitivo e selvatico. L'uomo
delinquente però è anche un catalogo approfondito di tutte le
tipologie di tatuaggio che potevano essere reperite all'epoca: il
saggio è ricco di descrizioni di tatuaggi e delle storie degli
uomini che li portano, soldati ma soprattutto detenuti, criminali e
disertori, fornendo così un ampio squarcio sulle usanze del tempo.
Lombroso cataloga i tatuaggi in segno
d'amore (iniziali, cuori, versi); simboli di guerra (date, armi,
stemmi); segni legati al mestiere (strumenti di lavoro, strumenti
musicali) animali (serpenti, cavalli, uccelli); tatuaggi di soggetto
religioso (croci, cristi, madonne, santi). In seguito alla diffusione
delle teorie di Cesare Lombroso, il tatuaggio subisce un'ulteriore
censura ed è per questo che, contrariamente ad altri paesi
occidentali, non nascono studi e botteghe professionali fino alla
fine degli anni '70.
Dalla fine degli anni sessanta e
inizio anni settanta in poi la cultura del tatuaggio ha
conosciuto una progressiva diffusione, prima nelle sottoculture
giovani hippy ,nelle carceri e fra i motociclisti e
poi ha conquistato lentamente ogni strato sociale e ogni fascia
d'età. Tra la fine degli anni novanta e i primi anni
duemila il tatuaggio ha avuto una diffusione via via crescente,
spinto dalla popolarità dei personaggi pubblici che li hanno sul
corpo, e da semplice fenomeno di costume è divenuto una moda per
persone di tutte le età.
I tatuaggi possono essere di vario
tipo:
Tatuaggio all'henné, è un tatuaggio non
permanente, caratterizzato dall'applicazione di un impasto sulla
pelle;
Tatuaggio
solare, caratterizzato dall'applicazione di una sostanza
foto-impermeabile, in modo che durante l'abbronzaturatale prodotto
una volta rimosso lasci la pelle più chiara, formando un disegno
chiaro;
Ad
ago, questa è la forma più conosciuta, dove tramite un ago si
introduce dell'inchiostro nella pelle, come risultato si ha un
disegno che a seconda della miscela può essere permanente o
temporaneo.
Gli Inuit usano degli aghi
d'osso per far passare attraverso la pelle un filo coperto di
fuliggine (la china, che artigianalmente e impropriamente si
adopera per lo scopo è in fin dei conti una sospensione acquosa di
fuliggine).
Nelle zone oceaniche (Polinesia, Nuova
Zelanda) il tatuaggio viene eseguito tramite i denti di un pettine di
osso che, fermato all'estremità di una bacchetta (formando così uno
strumento di forma simile a un rastrello), e battuto tramite un'altra
bacchetta, forano la pelle introducendo il colore, ottenuto
quest'ultimo dalla lavorazione della noce di cocco.
I giapponesi, con la tecnica
detta tebori,
usano sottili aghi metallici e pigmenti, adesso di molti colori,
ma che in origine erano rosso, giallo e indaco, oltre al nero in
varie gradazioni, e introducono nella pelle sostanze di natura
chimica diversa e di colore diverso. La tecnica giapponese prevede
che gli aghi, fissati all'estremità di una bacchetta di bambù, che
viene fatta scorrere avanti e indietro (di forma simile a un sottile
pennello), siano fatti entrare nella pelle obliquamente, con minor
violenza rispetto alla tecnica polinesiana, ma comunque in modo
abbastanza doloroso.
In Thailandia e Cambogia è in uso una
tecnica, simile a quella giapponese, nella quale vengono utilizzate
una diversa posizione delle mani del tatuatore e una bacchetta di
lunghezza maggiore. L'angolo di introduzione degli aghi nella pelle è
meno obliquo rispetto alla tecnica giapponese, ma il movimento della
bacchetta è meno vigoroso.
Il tatuaggio occidentale viene invece
eseguito tramite una macchinetta elettrica, cui sono fissati
degli aghi in numero vario a seconda dell'effetto desiderato; il
movimento della macchinetta permette l'entrata degli aghi nella
pelle, i quali depositano il pigmento nel derma.
Tra le sostanze più usate ci sono
il cinabro (usato per il rosso), il cromossido (per il
verde) e il cobalto (per il blu).
Permanenza e tecniche di eliminazione del tatuaggio
Il pigmento semi-solido dei tatuaggi
viene incorporato dalle cellule del derma della pelle,
che lo trattengono in modo permanente. Il trattamento più
diffusamente usato per la rimozione dei tatuaggi è di tipo
chirurgico, mentre quello coi migliori risultati è l'eliminazione
totale tramite laser, che tuttavia presenta molto spesso dei
costi esorbitanti. Il laser vaporizza solo le cellule cutanee
annerite, non facendo sanguinare e non provocando dolore; con questo
metodo non restano cicatrici, ma il nuovo strato di pelle potrebbe
rimanere di colorazione diversa. Trattamenti alternativi possono
essere:
la dermoabrasione (un metodo
molto aggressivo perché raschia via la pelle da 1 mm a 2 mm
di spessore se il colore è penetrato in profondità), che rischia
di lasciare cicatrici visibili;
la crioterapia;
il peeling chimico profondo
con acido tricloroacetico (TCA) a concentrazioni > 35%,
a seconda della posizione e del tipo di pelle;
l'elettrodermografia, recente
tecnica di rimozione del colore per sostituzione di vecchi tatuaggi
per mezzo di un elettrodermografo, macchinario che utilizza
la corrente ad alta frequenza per la
disgregazione dei pigmenti contenuti nella pelle;
il cosiddetto "cover-up",
ovvero la sovrapposizione al vecchio tatuaggio indesiderato di un
nuovo soggetto (solitamente leggermente più grande e più elaborato
del vecchio), eseguito da un professionista riconosciuto.
L'Istituto superiore di sanità ha
pubblicato la prima indagine epidemiologica sul tatuaggio nel
settembre 2015. Secondo l'indagine, condotta su un campione
rappresentativo della popolazione, il 12,8% della popolazione
italiana (quasi sette milioni di persone) sono portatori di
tatuaggio. Di queste solo lo 0,5% ha effettuato il tatuaggio con
finalità mediche. Secondo i dati dell'Istituto superiore di sanità:
il primo tatuaggio viene
effettuato a 25 anni, ma il numero maggiore di tatuati riguarda la
fascia d'età tra i 35 e i 44 anni (29,9%). Circa 1.500.000 persone
invece hanno tra i 25 e i 34 anni. Tra i minorenni la percentuale è
pari al 7,7%;
la maggior parte è soddisfatta
del tatuaggio (il 92,2%), tuttavia un'elevata percentuale di
tatuati, il 17,2%, ha dichiarato di voler rimuovere il proprio
tatuaggio e di questi il 4,3% l'ha già fatto;
gli uomini preferiscono tatuarsi
braccia, spalla e gambe, le donne soprattutto schiena, piedi e
caviglie;
un tatuato su quattro (25,1%)
risiede nel Nord Italia, il 30,7% ha una laurea e il 63,1 %
lavora;
il 76.1% dei tatuati si è rivolto
ad un centro specializzato di tatuaggi e il 9,1% ad un centro
estetico, ma il 13,4% ha affrontato il rischio di eseguirlo al di
fuori dei centri autorizzati;
il 22% di chi si è rivolto a un
centro non ha firmato il formale consenso informato, non è nota
però la percentuale di chi ha espresso un reale consenso dopo aver
ricevuto una reale informazione. È da tener presente che il
consenso per il tatuaggio nei minori deve essere ottenuto dai
genitori. In generale, sembra, che solo il 58,2% degli intervistati
è informato sui rischi: la percezione sui rischi considerati più
frequenti riguarda le reazioni allergiche (79,2%), l'epatite (68,8%)
e l'herpes (37,4%). Mentre, soltanto il 41,7% è adeguatamente
informato sulle controindicazioni alla pratica del tatuaggio.
il 3,3% dei tatuati dichiara di
aver avuto complicanze o reazioni: dolore, granulomi, ispessimento
della pelle, reazioni allergiche, infezioni e pus. Ma il dato appare
sottostimato. In tutti questi casi, solo il 12,1% si è rivolto a un
dermatologo o al medico di famiglia (il 9,2%) e il 27,4% si è
rivolto al proprio tatuatore, ma più della metà (il 51,3%) non ha
consultato nessuno.
Malattie della pelle
Nevi o altre lesioni pigmentate
nell'area da tatuare
Predisposizione ad allergie
Fotosensibilità
Disturbi della coagulazione o
tendenza a emorragie
Diabetico
Anomalie cardiache
Condizioni immunosoppressive o
malattie che predispongono alle infezioni
Gravidanza e allattamento
Un tatuaggio può essere complicato da
infezioni batteriche o virali quali l'epatite B e C, il tetano,
l'AIDS, e le infezioni cutanee da stafilococco. Essendo infatti il
tatuaggio sostanzialmente una ferita da abrasione, esiste un concreto
rischio di infezione durante la fase di guarigione, se non si presta
la dovuta attenzione alla cura e igiene della zona tatuata. Gli studi
di tatuaggio vengono altresì controllati regolarmente anche per
evitare l'utilizzo di inchiostri non autorizzati. Nel 2009 infatti
ci fu un allarme negli USA per il possibile impiego di inchiostri
contenenti O-Toluidina, ovvero 2-Nitroanilina, composti appartenenti
alle ammine aromatiche, sostanze aventi proprietà cancerogene.
Le reazioni allergiche
ai pigmenti contenuti nei colori sono rare, eccetto per
alcuni tipi di rossi (cinabro, composto del mercurio) e verdi. La
pelle di persone allergiche ad alcuni metalli può reagire ai
pigmenti gonfiandosi, con prurito. La reazione allergica più grave,
anche se rara, è lo shock anafilattico nei soggetti
ipersensibili.
Vi sono anche rari casi di rigetto
dell'inchiostro, con conseguente danneggiamento estetico permanente
della zona interessata, sarebbe quindi buona norma sottoporsi a test
specifici prima di tatuarsi, almeno per la prima volta.
Trattamento post-esecuzione del tatuaggio
Il trattamento qui indicato è relativo
ad un tatuaggio eseguito con materiale sterile e macchinette per
tatuaggi.
La prassi di guarigione per un
tatuaggio consiste normalmente nell'applicazione di un bendaggio,
spesso direttamente nello studio del tatuatore, da rimuoversi dopo
1-3 ore per sciacquare, possibilmente con sapone neutro, eliminando
il colore in eccesso. Da quel momento si consiglia di far prendere
aria al tatuaggio e di coprirlo più volte al giorno con un
sottilissimo velo di pomata lenitiva e protettiva. Anche la scelta
del prodotto dipende dal consiglio del tatuatore ed è ancora
largamente diffuso l'uso della vaselina e di creme idratanti o
simili. Il tatuaggio deve essere lavato quotidianamente e guarisce
completamente in 20-30 giorni.
Durante la prima settimana è
raccomandata generalmente l'astensione dall'esposizione diretta ai
raggi solari, dal praticare bagni in piscine pubbliche o in mare e
dal rimuovere eventuali crosticine che possono venire a formarsi.
Durante i primi 2/3 giorni dopo
l'iniezione dell'inchiostro a causa del rigetto è probabile
avvertire sintomi diversi all'apparato escretore. Il più comune è
appunto la vasocostrizione data dall'inchiostro che dopo essere stato
iniettato raggiunge l'intestino tenue nel quale avvengono determinate
reazioni che lo fanno contrarre. A causa di ciò è normale notare
delle striature sulle feci oltre che ad una difficoltà nel defecare.
Tatuaggio con finalità medica
Il tatuaggio (o dermopigmentazione) con
finalità medica ha lo scopo di ripristinare l'aspetto di una cute
sana in caso di condizioni patologiche della cute oppure viene
utilizzato come complemento agli interventi di chirurgia
ricostruttiva. I casi più frequenti sono:
Ricostruzione dell'areola e del
capezzolo, a seguito di mastectomia
Tatuaggio endoscopico
Radioterapia Oncologica
Alopecia areata
Vitiligine
Camuoflage di cicatrici atrofiche
e ipertrofiche e cheloidi
Esiti cicatriziali di
labiopalatoschisi
Tatuaggio occhio, cornea
Ricostruzione delle ciglia e
sopracciglia tramite il Permanent MakeUp ("trucco permanente")
Attualmente il Servizio Sanitario
Nazionale (SSN) fornisce, attraverso i Livelli essenziali di
assistenza, tra le prestazioni di assistenza specialistica
ambulatoriale, anche il tatuaggio della cornea e il tatuaggio per
pigmentazione del Complesso Areola-Capezzolo. Queste procedure
presentano il vantaggio di evitare altre tecniche ricostruttive
chirurgiche più costose e non generano cicatrici, contribuendo al
benessere psico-fisico del paziente. Il tatuaggio con finalità
estetiche, ad esempio il trucco permanente per le sopracciglia ,
della palpebra e del contorno labbra, è rivolto a persone allergiche
al trucco convenzionale o a pazienti oncologici che, a seguito delle
terapie cui sono sottoposti, hanno come conseguenza la caduta di
capelli e delle sopracciglia. In genere, il tatuaggio con finalità
medica costituisce una fase della procedura medica, che interviene a
valle del percorso diagnostico-terapeutico. Nonostante ciò non
esistono linee guida cliniche o protocolli diagnostico-terapeutici
che lo regolamentino. Succede a volte che tali tatuaggi con finalità
mediche vengano effettuati al di fuori delle strutture ospedaliere o
specialistiche ambulatoriali, da personale non medico o comunque non
qualificato specificamente.
Profili giuridici del tatuaggio
Il tatuaggio è una modificazione
permanente del corpo umano: in quanto tale non è irrilevante per il
Diritto. In via generale rientra nella previsione dell'art. 5
del Codice Civile. Tale norma di portata generale, risalente al
1943 e mai emendata, recita testualmente: "Gli
atti di disposizione del proprio corpo sono vietati quando cagionino
una diminuzione permanente delle integrità fisica o quando siano
altrimenti contrari alla legge, all'ordine pubblico o al buon
costume".
Posto che il tatuaggio non ha come
fine la diminuzione permanente dell'integrità fisica ma piuttosto
l'ornamento del corpo, né è vietato da alcuna disposizione di
Legge, è da intendersi attività generalmente lecita. La Suprema
Corte di Cassazione ha nettamente escluso che l'esecuzione del
tatuaggio sia attività sanitaria (Cassazione Sezione VI Penale 25
gennaio 1996 e 29 maggio 1996). In relazione al quesito se
l'esecuzione di un tatuaggio possa integrare il reato di lesioni
personali si osserva che ai sensi dell'art. 50 del Codice
Penale il consenso dell'avente diritto vale come scriminante,
nessun problema quindi per il tatuatore se il cliente può
validamente decidere. Differente è il caso in cui un minore non
emancipato richieda di essere tatuato. Posto che si tratta di persona
che non può validamente disporre dei propri diritti (e,
conseguentemente, prestare validamente consenso ex art. 50 Codice
Penale) è bene che il tatuatore non esegua il tatuaggio senza una
dichiarazione d'assenso di chi, genitori o tutore, esercita la
potestà genitoriale sul minore. In tal caso è meglio che il
tatuatore richieda il consenso in forma scritta. Secondo
Giurisprudenza della Suprema Corte (Cassazione Sezione V Penale 17
novembre-14 dicembre 2005, n° 45345/2005) il tatuatore che, senza il
consenso di chi esercita la potestà genitoriale, esegua un tatuaggio
su richiesta di un minore, risponde del reato di lesioni personali
volontarie. Non si tratta di una pronuncia della Cassazione a Sezioni
Unite, peraltro è bene esigere sempre il consenso dei genitori.
Sotto il profilo civilistico, vale a
dire per premunirsi da eventuali azioni per responsabilità
contrattuale (ex art. 1218 Codice Civile) ovvero extracontrattuale
(ex art. 2043 Codice Civile) il tatuatore dovrà seguire tutte le
norme di condotta d'igiene e in punto informazione del cliente ben
descritte nella sezione dedicata all'etica del tatuatore. È da
ritenere che l'attività del tatuatore, nella maggior parte dei casi,
abbia natura di lavoro autonomo ai sensi degli artt. 2222 e seguenti
del Codice Civile. È buona regola di prudenza assicurarsi sulla
responsabilità civile conseguente alla propria attività di
lavoratore autonomo, il tatuatore si accerti se le Compagnie
Assicuratrici offrono contratti specifici per la propria attività.
Attualmente nessuna Legge statale
italiana disciplina il tatuaggio, sebbene la materia sia stata già
oggetto di una risoluzione del Consiglio d'Europa, cui dovrebbero
uniformarsi le legislazioni dei singoli Stati. La summenzionata
risoluzione, a data 19 giugno 2003, raccomanda l'introduzione di una
legislazione specifica sui prodotti destinati al tatuaggio permanente
nonché di una disciplina amministrativa sulle Norme d'igiene da
osservare. Attualmente, a livello di legislazione nazionale, consta
che solamente il Belgio, la Francia e
la Svizzera abbiano già legiferato sull'esercizio della
professione di tatuatore. In relazione all'Italia non sussiste
tuttora una Legge (ovvero Atto avente forza di Legge) statale che
disciplini la materia. Alcune Regioni (Piemonte, Toscana) hanno
peraltro disposto in materia nell'ambito della potestà legislativa
preveduta dall'art. 117 della Costituzione. Tali Leggi peraltro
dispiegano vigore solamente nell'ambito territoriale della Regione
che ha legiferato. Infine è opportuno segnalare che i bandi di
concorsi pubblici relativi a taluni settori del pubblico impiego (per
esempio nelle forze dell'ordine) potrebbero indicare quale motivo
d'inidoneità la presenza di tatuaggi non occultabili dalla uniforme,
deturpanti ovvero ritenuti dalla Commissione Medica incaricata di
valutare l'idoneità dei candidati indice di personalità abnorme. È
evidentemente un'eco lontana delle teorie lombrosiane cui si è sopra
accennato. Chi venga ritenuto inidoneo per tale motivo potrà,
naturalmente, esperire ricorso giurisdizionale amministrativo nelle
forme di Legge.
Il 20/02/2008, in ambito comunitario
europeo, è stata pubblicata la Risoluzione ResAP (2008), che
indica requisiti e criteri per la valutazione della sicurezza dei
tatuaggi e del trucco permanente. La risoluzione regola le condizioni
igieniche necessarie per la pratica del tatuaggio e del trucco
permanente e la disciplina per l'etichettatura e la composizione dei
prodotti per tatuaggio e trucco permanente; Contiene una lista di
sostanze vietate negli inchiostri e un elenco di restrizioni per
altri componenti. Esamina i rischi delle sostanze impiegate nella
composizione degli inchiostri e l'obbligo di divulgazione dei rischi
sulla salute che i tatuaggi e il trucco permanente possono
comportare. In Italia la tutela del consumatore sui prodotti
utilizzati è assicurata dal Codice del Consumo (DL.vo 6 settembre
2005, n. 206.) che rende cogente la ResAP(2008)1 e consente la
sorveglianza su tutto il territorio nazionale.
Il quadro normativo italiano, relativo
al settore dei tatuaggi e trucco permanente - in assenza come già
detto di misure prescrittive specifiche - è limitato alle “Linee
guida del Ministero della Salute per l'esecuzione di procedure di
tatuaggio e piercing in condizioni di sicurezza” (Circolare del
Ministero della Sanità del 5 febbraio 1998 n. 2.9/156 e
Circolare del 16 luglio 1998 n. 2.8/633). Le citate Circolari
ministeriali prendono in considerazione i rischi di trasmissione di
infezioni causate da patogeni a trasmissione ematica oltre che di
infezioni cutanee ed effetti tossici dovuti alle sostanze utilizzate
per la pigmentazione del derma. Le misure, riportate, da applicare
per il controllo del rischio sono: norme igieniche generali; misure
di barriera e precauzioni universali; nonché misure di controllo
ambientali.
Principali stili di tatuaggio
Old school o tradizionale
I tatuaggi "old school" sono
caratterizzati da soggetti semplici dalle linee nette e
decise, dall'uso massiccio del nero e
dalla colorazione piatta. I soggetti dei tatuaggi "old
school" sono quelli della tradizione europea e
americana: rose, pugnali, cuori, pin up e
simbologie marittime come sirene, ancore e navi.
I tatuaggi new school si
rifanno alla "vecchia scuola" ma esasperandone le
caratteristiche, quindi linee ancora più grosse e colori super
luminosi. Un caso particolare sono le pantere nere. Per anni uno
dei classici della tradizione americana, sono state per un periodo
considerate simbolo di maschilismo e machismo e pertanto
boicottate da una parte del mondo del tatuaggio. Ultimamente in
concomitanza della nascita del genere new school vi è stata una
riabilitazione ed è facile vedere delle reinterpretazioni del
genere.
I tatuaggi "realistici" sono
copie della realtà; possono riprodurre ambienti, oggetti, animali e
addirittura ritratti di persone e volti. Questo genere di tatuaggio è
caratterizzato dall'assenza di linee di contorno e dalla lavorazione
delle sfumature su più livelli di colore, questo per garantire
all'immagine una verosimiglianza.
Tribale new style è il nome che
viene dato a quella categoria di tatuaggi, il cui pioniere è il
tatuatore Leo Zulueta, che si è affermata a partire dai primi anni
novanta e che si basa sui tatuaggi tradizionali degli indigeni
delle varie isole del Pacifico (Samoa, Isole Marchesi, Hawaii),
dei Dayak del Borneo, dei Māori della Nuova
Zelanda e dei Nativi Americani.
Lo stile tribale è caratterizzato da
disegni astratti, formati da linee dalla silhouette molto
marcata, di solito riempiti totalmente di nero. Spesso i disegni
vengono effettuati in maniera tale da enfatizzare le linee naturali
del corpo e della muscolatura. È altrettanto diffuso
l'utilizzo di linee molto intricate e con disegni geometrici ripetuti
che rappresentano la reinterpretazione di flora e fauna o
elementi naturali, specialmente fuoco, aria e acqua.
I tribali tradizionali invece
differiscono molto, sia graficamente, che come tecniche, in base ai
vari popoli che lo usano.
Possono rientrare in questa categoria
anche i cosiddetti "tatuaggi celtici", in cui il motivo si
rifà allo stile grafico di quel popolo con spirali, trischele ecc.
In giapponese i tatuaggi sono
chiamati irezumi (入墨
ireru "inserire", sumi "inchiostro
nero")
o horimono (彫物
horu "inscrivere" mono "qualcosa");
la tecnica tradizionale giapponese è detta tebori (手彫り "inscrivere
con le mani"). L'irezumi, in origine, era praticato come mezzo
punitivo, come pena per criminali che si macchiavano di reati minori,
come furto, frode ed estorsione, ed era in contrapposizione con il
tatuaggio a scopo decorativo chiamato gaman (我慢
"sopportazione") infatti, ancora oggi
gli horishi, ovvero i maestri tatuatori, chiamano il tatuaggio
Horimono. La nascita della cultura borghese, che iniziava ad essere
più istruita, a partire dal XIX secolo, ha fatto evolvere il
tatuaggio giapponese con disegni e stili unici che prendevano spesso
spunto dalle decorazioni dei kimono, dagli abiti dei samurai,
o da abiti da cerimonia. L'irezumi ha la caratteristica di coprire
gran parte della superficie del corpo, anche se in genere sono
escluse mani, piedi e testa. Il tatuaggio horimono nella sua forma
attuale si è sviluppato a fine Ottocento e ha subito fasi alterne di
popolarità, essendo stato proibito e riammesso nella legalità più
volte; era una decorazione tipica di quella fascia della società
giapponese chiamata ukiyo (浮世
"mondo fluttuante"), che comprendeva
prostitute, giocatori d'azzardo, malviventi, piccoli commercianti,
attori kabuki, ma soprattutto era diffuso tra i pompieri, i bakuto,
predecessori degli attuali Yakuza, e i lavoratori di fatica; presso
la classe "alta" e i samurai era molto raro trovarne
esempi. I più classici disegni del tatuaggio tradizionale giapponese
sono:
i dragoni;
i fiori di
ciliegio, simbolo della trascendenza ed
evanescenza della vita umana;
Fudomyo-O, versione giapponese
della divinità buddista Acalanatha, versione furiosa del Budda;
Karajishi, raffigurazione
stilizzata e mitologica del leone;
le carpe koi, simbolo di
perseveranza e coraggio;
maschere han'nya, ovvero
maschere demoniache usate nel teatro nō giapponese;
hebi, il serpente
caratteri di scrittura bonji, che
vengono utilizzati nel buddismo esoterico giapponese;
ideogrammi;
versetti, citazioni o intere parti
di sutra buddisti;
uccello hou-ou, simile alla fenice
occidentale;
Qilin o Kirin, creatura
mitologica con valore di portafortuna;
kiku, fiori di crisantemo;
botan, fiori di peonia;
Hasu, fiore di loto;
Kannon, divinita' buddhista
Personaggi di leggende del
folklore, come Kintarou
raffigurazioni tratte dalle
stampe ukiyo-e, soprattutto i protagonisti dei 108 Suikoden,
romanzo di origine cinese.
Questi temi vengono spesso abbinati
secondo combinazioni classiche: ad esempio il dragone viene di solito
raffigurato insieme al crisantemo, il leone viene tatuato
solitamente insieme alla peonia (creando così un abbinamento
classico dal nome "karajishi no botan"), le maschere
han'nya vengono preferibilmente abbinate a serpenti, al il rotolo
di sutra, oppure a fiori di ciliegio o momiji, le
foglie di acero. La composizione con varie maschere, trate dal teatro
No, abbinate a fiori di ciliegio o momiji, viene chiamata
Menchirashi.
Ispirato ai lavori di Hans Ruedi
Giger, questo tipo di tatuaggio ha avuto il suo momento di gloria
negli anni ottanta e nei primi anni novanta.
I tatuaggi biomeccanici di solito
rappresentano creature composte da organi o membra umane
fusi indissolubilmente con parti meccaniche.
Stile di tatuaggio in cui delle parole
o frasi sostituiscono o integrano i disegni. Di solito vengono
scritti il nome del proprio partner, dei genitori, frasi di canzoni,
messaggi politici o motti di varia natura.
Il trash polka è uno stile di
tatuaggio caratterizzato da soggetti realistici e decorazioni, tra
cui campiture e lettering, eseguite in nero o rosso. Sviluppatosi in
Germania alla fine degli anni novanta, è uno stile particolarmente
d'impatto ancora molto in voga.
Anche se i tatuaggi, in generale, hanno
avuto un aumento di popolarità soprattutto nella parte occidentale e
tra i più giovani, i tatuaggi genitali sono ancora relativamente
rari. Ci sono diverse ragioni probabili per questo: la zona genitale
è sensibile, spesso non è visibile al pubblico e di solito è
coperta da peli. Inoltre, alcuni tatuatori rifiutano di fare tatuaggi
in queste zone per una serie di motivi. Ci sono molte ragioni per cui
una persona potrebbe scegliere di avere i genitali tatuati e spesso
la scelta è decorativa, per migliorare l'aspetto dei genitali o per
completare altri disegni intorno alla zona genitale. Infatti, alcuni
uomini incorporano il tatuaggio genitale nella creazione di un
disegno del tatuaggio in modo tale che il pene diventa parte
complessiva del disegno (ad esempio, come un "naso" di un
volto tatuato o come la ''proboscide" di un elefante). Anche le
donne si fanno tatuare le parti intime. Alcune persone, pesantemente
tatuate, scelgono di avere i loro genitali e le regioni anali tatuate
per completare il lavoro che hanno su gran parte dei loro corpi.
Quasi l'intera regione genitale può essere tatuata come la regione
pubica, il pene, il glande, la pelle dello scroto, le labbra della
vagina e l'ano.
Motivi sociali e antropologici
Il tatuaggio evoca sicuramente un'ampia
gamma di reazioni. Nessuno di noi può infatti evitare lo sguardo e i
pensieri di tutte le persone con le quali quotidianamente convive.
Sicuramente possiamo essere disinteressati dell'opinione altrui, ma
non possiamo cancellare il fatto che facciamo parte di un gruppo,
piccolo o grande che sia, siamo comunque parte di una società.
Le motivazioni per cui oggi ci si tatua sono molto distanti da quelle
che per mezzo del tatuaggio contrassegnavano l'individuo come membro
o non membro di una determinata tribù. Tali forme artistiche
erano non solo espressioni per celebrare l'io individuale o il
proprio corpo ma avevano legami più intimi relativi a convinzioni
religiose, spirituali e magiche. In questi casi però molto spesso
l'individuo non era libero né di decidere di essere “marchiato”
o meno, né tantomeno di scegliere i motivi decorativi.
Pensiamo ad esempio alla
tribù Dinka nel Sudan meridionale, in cui le
giovani donne sono obbligate a sottoporsi ad alcuni riti che marcano
ogni tappa della loro vita: dalla fertilità al matrimonio,
dalla maternità alla menopausa. Esse vengono segnate
fin dalla loro giovinezza dalla terribile pratica
della clitoridectomia e dalla scarificazione.
Differente
per tecnica ma non meno dolorosa è la forma estetica per
rispecchiare il proprio status, a cui si sottopongono le donne
di alcune tribù delle montagne della Birmania. Obbligatorio per
le donne Kayan è infatti il rimodellamento di collo e di
gambe attraverso l'uso di pesanti anelli metallici. Come per il
tatuaggio anche per il piercing sembriamo dimenticarci che
le varie tribù hanno in realtà dei motivi diversi che vanno ben
oltre il semplice desiderio di decorarsi. Per esempio il piercing
nella medicina ayurvedica, così anche come nell'agopuntura, si
segue per ogni foro la mappa di alcuni punti ben precisi, per cui
ogni perforazione è finalizzata espressamente a stimolare una
determinata reazione. I fori nelle narici delle donne dell'India, (e
di altri stati confinanti come il Bangladesh, il Pakistan),
seppur ancora è diffusa la convinzione che essa abbia solo una
funzione estetica, in realtà i sottili gioielli al naso sarebbero il
simbolo di sottomissione. E se molte donne indiane rifiutano oggi
questa perforazione simbolica, molte adolescenti occidentali fanno
una scelta che forse non apprezzerebbero se conoscessero fino in
fondo i veri significati. Se il tatuaggio ad ago e
il piercing rientrano nella categoria delle pratiche
invasive, il bodypainting può essere collocato nella
categoria delle decorazioni temporanee. Fra gli aborigeni
australiani il bodypainting è utilizzato per assolvere ad una
funzione rituale. È proprio la scelta individuale che rende le
pratiche tribali molto lontane dal mondo occidentale, la totale
libertà di scelta su quando, dove e come applicare il marchio scinde
le due culture. Ad esempio i tatuaggi sul viso e sul collo sono molto
rari nel mondo urbanizzato, oltre ad essere zone particolarmente
dolorose, vi sono motivi sicuramente più forti, come i motivi
psicologici e sociali che spingono a lasciare pulite queste parti, in
quanto sono continuamente esposti allo sguardo degli altri.
Nuovamente ci troviamo però a ricorrere ad un'eccezione di tipo
tribale. Infatti tra gli uomini Māori è molto diffuso il
Moko Māori. Esso è un disegno personalizzato, creato
individualmente e pensato nei minimi dettagli per adattarsi sia alla
fisionomia, sia al carattere dell'uomo Māori che lo
indosserà a vita. Per quanto riguarda le donne invece, esse sul
mento portano un tatuaggio di tradizione familiare, è un po' come
aver scritto il proprio cognome, o aver il simbolo del
proprio stemma di famiglia. Tra queste popolazioni i
tatuaggi sul volto costituiscono un profondo linguaggio simbolico.
Stessa cosa la possiamo individuare nelle gang metropolitane,
in cui i marchi di riconoscimento rappresentano contemporaneamente
sia un rito di iniziazione, sia un simbolo di chiara
appartenenza, basta pensare alle più famose gang americane, il
Barrio 18th e Mara Salvatrucha 13°. In Anthropologie
structurale Claude Levi Strauss descrive come l'uomo fin
dall'antichità abbia sentito l'impulso di abbellire non solo gli
oggetti intorno a sé, ma soprattutto il proprio corpo. A
conferma di tale tesi vi sarebbe il ritrovamento di alcuni utensili
di epoca preistorica che si pensa fossero stati utilizzati
per praticare un tatuaggio. Il Body painting,
la scarificazione e il tatuaggio, sono da considerarsi arti
antichissime, nate allo scopo non solo di soddisfare un impulso
individuale, bensì un impulso con connotazioni e risvolti sociali,
tanto da poter parlare di atto sociale primitivo. Nel ‘900 però
nelle società occidentali il tatuaggio non viene più considerato
espressione di arte e di libertà, ma viene associato ad un disordine
morale. Il tatuaggio inizia a dilagare tra i ceti più bassi:
malavitosi, carcerati e marinai, tanto da diventare un vero e proprio
simbolo di appartenenza alla criminalità. È solo con gli anni
'60-80 con il dilagare della controcultura che il tatuaggio
affascina chi sceglie di stupire e porsi in alternativa alla
mentalità comune, ricordiamo i punk e i bikers per i quali
era espressione di ribellione e rabbia. Tornando ai motivi per cui ci
si tatua sembra ci sia un'apertura verso un'epoca più aperta ai
cambiamenti, un'epoca molto più ricettiva. Oggi si sceglie come
autentica celebrazione dei propri gusti e del proprio modo di essere,
oltre che manifesto dei propri personali eventi di vita. Il tatuaggio
può essere considerato come una cicatrice del proprio sentire. Oggi
ci si tatua per tirare fuori quello che si ha dentro trasformando il
proprio corpo come strumento di comunicazione, vi è una sorta di
riappropriazione di esso. Il tatuaggio come è stato riportato sopra,
è stato utilizzato con finalità diversissime, e ancor più vari
sembrano essere i motivi che hanno contribuito allo sviluppo di
questa antichissima pratica.