Dopo due giorni di riprese de Il nome della rosa a Roma, il regista
Jean-Jacques Annaud ha ricevuto la visita del suo produttore:
"Ti rendi conto che hai già speso tutto il tuo budget per la
neve per il film, vero?".
Il film doveva essere ambientato nel Nord Italia, in inverno, quindi
la presenza della neve era d'obbligo.
L'ultimo giorno di riprese è avvenuto un miracolo.
30 centimetri di neve sono caduti nella notte sulla capitale
italiana.
Annaud era assolutamente in soggezione quando arrivò a Cinecittà
quella mattina.
C'era solo un piccolo problema: quel giorno non si era presentata al
lavoro nessuna troupe.
Tutti pensavano che con 30 centimetri di neve "sicuramente
nessuno può chiederci di lavorare in queste condizioni!".
Annaud riuscì a racimolare un paio di ragazzi in grado di gestire le
telecamere e girò la maggior parte delle scene introduttive e finali
del film.
Purtroppo, il paesaggio appariva così magico da far sembrare le
scene finte: con molto rammarico si decise di scartare questa bobina.
Hanno dovuto aspettare un paio di giorni in più perché la neve si
sciogliesse e si potessero girare le scene che diventeranno il
montaggio finale.
All'epoca il film era talmente controverso che il Vaticano si era
opposto con forza alla visione.
Il commento di Annaud per il fortunato evento meteorologico:
"Anche se il Vaticano era contro di me, sentivo che Dio era
dalla mia parte!".