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L'acid house è un genere di electronic dance music nato a Chicago durante la seconda metà degli anni ottanta come sotto-genere della musica house, e diffusosi successivamente anche in Inghilterra. Diede origine a un movimento giovanile e culturale ispirato all'ideologia hippie degli anni 1960-1970, il cui ideale era una società fuori da ogni norma e regola.
Lo stile, distinto per le sonorità ripetitive ed ipnotiche e facente spesso uso di campionamenti e linee vocali, non è molto dissimile dalla musica trance, anche se più lenta rispetto a quest'ultima.

Le origini
La nascita dell'acid house viene spesso riconosciuta nel 1986, anno in cui DJ Pierre, un disc-jockey di Chicago, iniziò a comporre singoli di musica house costruiti attorno alle ritmiche del sintetizzatore Roland TB-303. Il primo singolo ufficiale del nuovo genere fu nel 1987 Acid Tracks dei Phuture (di cui DJ Pierre era membro). Ad esso seguì nel 1988 Dream Girl, attribuito a DJ Pierre, che sarà il singolo di maggior successo dello stile.
Verso la fine degli anni ottanta emersero i tre DJ inglesi Paul Oakenfold, Johnny Walker e Danny Rampling, nonché Bomb the Bass (produttore di Neneh Cherry) che, oltre ad essere fortemente influenzati dalla house music di Chicago, resero nota la loro musica a Londra e nei club di Ibiza (il più famoso è il Cafè del Mar). Poco tempo dopo divenne noto anche il DJ Alfredo, un ex critico cinematografico argentino e resident DJ della discoteca Amnesia.
La musica dell'isola presenta sonorità riconducibili alla prima house di Chicago, alla musica etnica, al pop europeo, al rock psichedelico e riferimenti sonori riconducibili a droghe quali l'ecstasy.
Successivamente i tre DJ tornarono a Londra rendendo nota la loro musica. Uno dei primi locali che trasmettevano il genere acid house fu il Project, (situato a South London) di Paul Oakenfold, nel quale i normali clienti vengono fatti uscire alle due di notte per far posto agli invitati che, a causa del loro numero, divennero un problema di ordine pubblico.
Più tardi emerse lo Shoom di Danny Rampling in un centro benessere vicino al ponte di Southwark, distinto per le sue serate esuberanti e frequentate dai consumatori di droga. Anche grazie a questi locali, l'acid house divenne nota in tutta la nazione. Come diretta conseguenza, la nuova ondata musicale contribuì a sviluppare, nel 1988, il fenomeno che diverrà noto come una nuova Summer of Love. A partire da quell'anno, i frequentatori dei club inglesi iniziarono a "rinnovare il look" indossando T-shirt fluorescenti, abiti sportivi, e spesso decorati da smile.
Nel mese di aprile del 1988, Oakenfold inaugurò lo Spectrum, situato dietro Trafalgar Square e che, durante ogni lunedì sera, si riempiva di numerosissimi clienti. A giugno venne aperto il Trip, situato nel West End. Al termine di questi eventi, che si concludevano alle tre di mattina, numerosi "ravers" si recavano nelle campagne limitrofe per divertirsi nei rave. Sempre lungo la fine degli anni ottanta, alcuni tabloid iniziarono a promuovere una campagna atta a contrastare il fenomeno.

Sonorità
Musicalmente, l'acid house, che ha ottenuto grande successo nei rave e nei locali inglesi, nacque a Chicago, città considerata la "patria della house", nel 1986 anno in cui Spanky ed Herbert J, adoperarono un sintetizzatore Roland TB-303 che "dilatava" e rendeva "acidi" i suoni della house music. Assieme all'amico DJ Pierre, i due produssero il loro primo singolo, Acid Tracks (1987). Questo brano segnò la nascita dello stile acid house.
Spanky, Herbert e DJ Pierre formarono i Phuture, pubblicarono We are Phuture e rimasero attivi fino al 2004.
I Phuture (noti anche come Phuture 303), si faranno influenzare dalla techno di Detroit, genere emerso contemporaneamente all'house music di Chicago, cambieranno formazione più volte ed influirono su molti artisti delle generazioni seguenti alla loro, quali Felix da Housecat e Danny Tenaglia.


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La TB-303 Bass Line è un sintetizzatore con sequenziatore incorporato. Prodotta dalla Roland Corporation dalla fine del 1981 al 1984, ha avuto un importante ruolo nell'evoluzione della musica elettronica. Il capo designer del TB-303, Tadao Kikumoto, fu anche progettista responsabile della creazione della drum machine TR-909.
Nel 2011 The Guardian inserì la commercializzazione del TB-303 nel 1981 come uno dei 50 eventi-chiave nella storia della musica dance.

Storia
La TB-303 (abbreviazione di "Transistorized Bass") fu originariamente concepita per fornire linee di basso di accompagnamento ai chitarristi durante i loro studi o le loro esercitazioni. La produzione durò solo 18 mesi circa per una produzione complessiva di appena 10.000 unità siccome fu riconosciuta come inutile allo scopo non potendo fare note ben definite. Fu solo dopo la metà degli anni Ottanta che i DJ ed i compositori di musica elettronica di Chicago cominciarono ad impiegare massicciamente la Roland 303 nell'ambito della nascente scena house.

Impieghi
Alla fine degli anni Ottanta ed all'inizio degli anni Novanta, con la nascita del genere acid house, il TB-303 veniva spesso velocizzata, per produrre un suono più aspro che richiamasse, appunto, un liquido acido. Esempi di questa tecnica si trovano in "Ten Ragas To a Disco Beat" di Charanjit Singh (1982), in "Acid Tracks" dei Phuture (1987), in "Acperience" degli Hardfloor (1992) ed in "Volcano" degli Interlect 3000 (1993). In altre situazioni il TB-303 veniva invece notevolmente distorto e trattato, come in "Higher State of Consciousness" di Josh Wink (1995).
La celebre sonorità "acid" è tipicamente ottenuta suonando un pattern ripetitivo di note sulla TB-303, alterando la frequenza di taglio, la risonanza e la modulazione dell'inviluppo del suono dei filtri. Il controllo dell'accento modifica il volume della nota, la risonanza del filtro e la modulazione dell'inviluppo, permettendo ulteriori variazioni nel timbro. Un effetto distorsivo, prodotto tramite un pedale per chitarra elettrica oppure facendo l'overdrive dell'input di un mixer audio, viene di solito usato per dare alla TB-303 un timbro più denso e rumoroso, con una sonorità molto più ricca di armonici.

Caratteristiche
Ia TB-303 dispone di un singolo oscillatore audio, che può essere configurato per produrre un'onda a dente di sega o di un'onda quadra: l'onda quadra è derivata dall'onda a dente di sega attraverso un semplice circuito generatore di forme d'onda ad un solo transistor. Lo strumento include anche un semplice generatore di inviluppo, con un solo controllo decay. La macchina include anche filtro Lowpass, con attenuazione -18dB per ottava, e controlli per frequenza di taglio, risonanza e parametri di modulazione. Inoltre dispone di uscite CV e GATE che permettono di inviare dati per il controllo di sintetizzatori esterni, inviando il segnale di cv all'intonazione di un oscillatore, o un filtro controllato in tensione e il segnale di GATE ad un generatore di inviluppo. Va infine detto che si tratta di uno strumento pre-midi, che per essere sincronizzato con moduli esterni adotta la tecnologia denominata 'dyn sync'. In caso quindi voglia essere sincronizzata coi sistemi moderni, si avrà bisogno di un convertitore di segnale dyn sync - midi.
Il sequencer TB-303 ha alcune caratteristiche uniche che contribuiscono al suo suono caratteristico. Durante la programmazione di una sequenza, l'utente può stabilire se una nota debba essere accentata e se essa debba avere portamento, inteso come una transizione fluida verso la nota seguente. La circuiteria del portamento impiega una porzione fissa di tempo, che significa che qualsiasi sia l'intervallo tra le note, il tempo necessario per arrivare all'intonazione giusta è sempre lo stesso. La circuiteria dell'accento, oltre ad aumentare l'ampiezza di una nota, enfatizza anche il taglio e la risonanza, producendo un caratteristico suono "wow" con le impostazioni di risonanza settate sul massimo. La Roland si riferisce a questo parlando di "circuito gimmick".
Lo strumento è caratterizzato una metodologia di inserimento dei dati relativi alle note nel sequencer strutturato in 16 step programmabili, 64 patterns e 7 songs: una caratteristica notoriamente molto difficile da padroneggiare e che spesso porta ad inserire delle sequenze diverse da quelle che si avevano in mente. C'è anche chi sfrutta la "modalità guasto" (failure mode), che subentra in caso di cali di tensione (ad esempio togliendo le batterie) e che provoca un rimescolamento casuale dei patterns memorizzati.
Ci sono state diverse modifiche al progetto TB-303 originale, come il "Devilfish", "Acidlab", Kenton e "Borg": si tratta di versioni che in genere offrono parametri aggiuntivi o il controllo esterno di quelli originali (tramite CV input), o di altri effetti che consentono di modificare il timbro complessivo (come overdrive o frequency/ring modulation), oltre magari alla sostituzione fisica della porta dyn sync con quella midi, aggiornandola a tutto l'hardware moderno.

Cloni
Attorno alla metà degli anni Novanta si assistette ad un aumento, nell'ambito della scena musicale dance elettronica, della domanda di TB-303. Dato che ne erano stati prodotti veramente pochi, molte piccole compagnie cominciarono a progettare propri sintetizzatori che emulassero in qualche modo il TB-303. Questa ondata di cloni ebbe inizio con una società chiamata "Novation Electronic Music Systems", che nel 1994 mise in distribuzione la tastiera portatile "Bass Station". Molti altri cloni seguirono, tra cui il "777" della Future Retro, la "TeeBee" della Syntecno, la "MS-404" della Doepfer, la "MB33" della MAM, la "FB-383" della Freebass, la "Revolution" della Future Retro, la "Bassline" della Acidlab, la "ML-303" della Acidcode, la "TM3030" della Oakley, la "x0xb0x" della Ladyada, il "Trans-Bass-Xpress" della Analogue Solutions e la "MAB-303" della Will Systems. A seguito della crescente diffusione di questi cloni, nel 1996 la Roland, produttrice del TB-303 originale, decise finalmente di prenderne atto e di produrre una nuova versione del proprio prodotto, il MC-303 Groovebox. Nonostante gli sforzi della Roland, il loro "clone" del 303 si rivelò essere un prodotto totalmente nuovo, che non aveva praticamente niente a che vedere con il TB-303 originale, se si escludono alcuni samples di basso ed il caratteristico design dell'interfaccia. La differenza più evidente era lo sfruttamento di un economico sintetizzatore digitale rispetto alla circuitazione analogica del TB-303.
Dal 1997 cominciarono a prendere piede i sintetizzatori software. Un programma notevole fu l'emulatore ReBirth RB-338 prodotto dalla Propellerhead Software. Un software che conobbe presto larga diffusione, fornendo la possibilità di riprodurre in modo molto economico le sonorità del TB-303 classico, delle drum machines TR-808 e più tardi della TR-909, senza dover investire in hardware. La Roland contattò la Propellerhead per comunicare loro un ufficioso "pollice alto" che la Propellerhead considerò di fatto come sigillo di approvazione della compagnia per il loro prodotto. Dal 2005 la Propellerhead Software ha interrotto l'assistenza per ReBirth, che è diventato un software libero scaricabile gratuitamente dal Rebirth Museum. Nel 2010 fu però distribuita una nuova versione a pagamento per iPhone e iPad della Apple, in grado di sfruttare le caratteristiche touch di questi apparecchi. Un clone software particolarmente riuscito è anche il plugin "Bass Line" per AudioRealism.
Un clone recente, o per meglio dire la "replica" (ma non nell'aspetto), è una soluzione hardware fai-da-te chiamata "x0xbox", che usa gran parte delle componenti originali del sintetizzatore ed è quindi in grado di riprodurre dei suoni molto vicini all'originale, spesso identici. La sezione del sequencer differisce però da quella del TB-303 in quanto presenta anche dei supporti per le interfacce MIDI e USB. In aggiunta va detto che se non si hanno le specifiche competenze tecniche, non è molto semplice da montare, ma se ne possono facilmente trovare (tramite internet) di già assemblate, sia nuove che usate. Infine, ancora più recente della x0xbox, è la TT 303 prodotta dalla Cyclone, che non solo a livello di componentistica interna ma anche a livello di aspetto esteriore, è praticamente quasi identica al TB-303 originale, differendo soltanto per qualche indicazione sul pannello front per via del fatto di integrare il MIDI, trattandosi di strumento moderno. Anche il sintetizzatore virtuale "Massive" della Native Instrument contiene un filtro modellato su quello del TB-303, permettendo all'utente di creare suoni "acidi" molto simili al timbro originale Roland, ribadendo però che il miglior clone virtuale resta l'ABL della Audiorealism, oggi giunto alla seconda versione. Nel marzo del 2019 il sistema per affittare mensilmente una serie di plug-in della Roland chiamato Roland Cloud aggiunge il plug-in TB-303 Cloud che sfruttando la tecnologia ACV – Analog Circuit Behavior supera notevolmente di qualità sonora l'ABL della Audiorealism. Un’altra interessante replica hardware è il MAM MB33 Retro, completamente fabbricato in Germania.
Merita una citazione anche il MC-202 MicroComposer sempre della Roland, un sintetizzatore/sequencer analogico mono, distribuito nel 1983. Non può essere considerato un vero e proprio clone del TB-303 ma vi è comunque molto legato. È simile anche al sintetizzatore SH-101, provvisto di un oscillatore controllato in tensione con onde sia a dente di sega che quadre, ed un filtro di risonanza a -18db, il tutto in circuteria analogica.
Infine a Marzo 2014 la stessa Roland riprende in mano la situazione e stupisce il mondo intero con la serie 'AIRA' in cui la TB-303 viene adeguatamente emulata in digitale (grazie alla nuova tecnologia Roland chiamata ACB, Analog Circuit Behavior)e va detto, in maniera molto più credibile rispetto al poco fortunato MC-303, aggiungendo inoltre un touch panel che semplifica la scrittura dei pattern e la performance in real time, più varie innovazioni tra cui va menzionato almeno lo 'scatter', una sorta di multieffetto controllabile tramite il touchpad. Non a caso il nome TB-3, 'Touch Bassline'. Stavolta la Roland pare abbia fatto di nuovo centro, dato che parallelamente con lo stesso principio è andata a rinnovare e riproporre le mitiche TR-808 e 909 in un'unica nuova e molto arricchita groovebox, la TR-8 e la più aggiornata TR-8S. Stesso principio per il sintetizzatore SH-101, prima rimpiazzato dal Gaia e poi dal 'System-1 Plug Out Synthesizer', un virtual dal concetto innovativo capace di emulare varie circuiterie dei più famosi (e costosi) suoi predecessori come per esempio lo storico 'System-100'.
Nell'autunno 2019, la tedesca Behringer presenta il clone TD3, sviluppato da un team italiano, disponibile in 3 colorazioni differenti (silver, blue, red) e dotato di interfaccia MIDI e USB. A differenza dell'originale, il filtro passabasso non ha una pendenza 18 db/ottava ma 24 db/ottava.

Citazioni
  • Il TB-303 è il soggetto del primo singolo di Fatboy Slim, Everybody Needs a 303.
  • Il TB-303 è il soggetto di un brano di Showtek, My 303.
  • Il TB-303 ed il TR-909 sono usati meticolosamente in Three O' Three dei Public Energy (1992, #STR 3492).
  • Il TB-303 è stato usato dai Daft Punk per il brano Da Funk nel loro album Homework.
  • Al TB-303 fanno riferimento Dub FX e Sirius nella loro canzone "Slope of the famous TB-303", dall'album 'A Crossworlds'.
  • Il TB-303 è il soggetto del brano di Nicky Romero intitolato Generation 303.
  • Il TB-303 è stato usato da Nari & Milani per il brano Kendo.


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Lo zampognaro è il suonatore di zampogna, uno strumento musicale arcaico a fiato diffuso in Italia centro-meridionale. La zampogna (da non confondere con la cornamusa diffusa nel nord Italia e in altre regioni europee) è uno strumento tradizionale caratterizzato dalla presenza di più canne sonore (chanter).

Regioni
Le regioni dove è tradizionalmente presente la zampogna sono: Lazio (province di Frosinone e Latina), Abruzzo, Molise, Campania, Puglia, Basilicata, Calabria, Sicilia.

Periodo nataliazio
Comunemente gli zampognari fanno parte di quei musicisti o figuranti che con l'arrivo del Natale (in particolare durante il periodo della Novena dell'Immacolata Concezione e del Natale) percorrono le vie cittadine, in abiti tipici, suonando motivi natalizi tradizionali, quali ad esempio Tu scendi dalle stelle di Sant'Alfonso Maria de' Liguori. Generalmente gli zampognari suonano in coppia, uno la zampogna vera e propria ed un altro la ciaramella o altri strumenti a fiato e tradizionalmente si tratta di pastori o contadini che si trasferiscono temporaneamente in città per il periodo natalizio.
La "coppia" di zampognari rappresenta anche una presenza fissa del presepe e in particolare del presepe napoletano, dove generalmente trova posto nelle immediate vicinanze della "capanna" o "grotta" della Sacra Famiglia.
Se è vero che la zampogna nei grandi centri urbani si usa solo nel periodo natalizio, in ambito rurale/pastorale questa accompagna tutti gli accadimenti dell'anno. Oggi l'impiego della zampogna e degli zampognari in ambito rurale (processioni, rituali, feste e balli) è praticato in Campania (provincia di Salerno), Basilicata, Calabria, Sicilia e Abruzzo.
È importante ricordare come, in seguito alla migrazione dal sud verso l'industriale nord, oggi in grandi città come Milano si trovano zampognari (di diverse provenienze) che mantengono viva la tradizione sia esecutiva, sia costruttiva.
La presenza della zampogna - come tale - in altre regioni d'Italia è dovuta alla passione di alcuni musicisti di altre regioni che l'hanno fatta propria, ma non è espressione di tipicità ne di tradizione. Discorso diverso per i vari tipi di cornamusa tipici dell'Italia nord-occidentale, dove i rispettivi suonatori assumono altre denominazioni locali: "cornamusaro", müsetta nelle Quattro province, suonatore di "piva" nel parmense o di "baghèt" nella bergamasca.


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Ora tutti parlano di Craxi, ma negli anni '80 a Milano c'è stato molto altro—come questo gruppo di terroristi musicali che flirtava con i grandi del design, della fotografia e della moda. Un disco ha salvato la loro storia dall'oblio.
Alla fine di ogni anno solare esce sempre qualche dato che ti fa saltare sulla sedia. Questa volta il motivo del mio balzo è stato la notizia che Milano sarebbe al primo posto in Italia per qualità della vita. Da bravo romano mi sono detto: ma quale vita? Tranne poche eccezioni, personalmente trovo la capitale lombarda cosparsa di Zyklon B a livello culturale.
C'era però un tempo in cui Milano pullulava di agitatori culturali, di sobillatori e terroristi sonori. Si nascondevano nelle pieghe delle illusioni della Milano da bere degli anni Ottanta e riuscivano nonostante questo a flirtare con i grandi nomi del design, della fotografia e della moda.
Uno dei principali documenti di questa situazione storica musical/politico/ multimediale è la compilation Matita Emostatica, uscita nel 1981 e fino a poco fa difficile da reperire. Oggi invece grazie all’impegno della Spittle, etichetta sempre alla ricerca di recuperi di perle sepolte nel fango del tempo, possiamo riacquistarla.
Credo sia un'operazione importantissima perché Milano si riappropri della sua storia e dell’equilibrio importantissimo tra underground e mainstream, tra serio e faceto, tra pubblicità e situazionismo tout court al di fuori delle solite menate commerciali.
Iniziamo subito dalla copertina, una splendida serigrafia a cura del celebre Roberto Masotti, famoso per essere il fotografo che ha immortalato le vicende della ECM Records, la mecca delle etichette Jazz. E il fotografo ufficiale del Teatro alla Scala. E autore di scatti a John Cage, Arvo Pärt e Demetrio Stratos. E autore di installazioni e video, tra gli altri, per i Matmos.
Il titolo, scritto in caratteri che riecheggiano i fasti delle pubblicità anni Trenta, evoca da subito il manifesto d’intenzioni del disco. L'obiettivo è cicatrizzare le ferite di una città, e giocoforza di un paese intero, a colpi d’inventiva. Vediamo allora chi sono queste menti illuminate sdraiate regalmente in questi solchi.
Le danze si aprono con "Chameaux Tunisiens" di Angelo Viaggi: chi era? Nelle note di copertina si legge che egli lavorava in uno studio di registrazione nel quale ebbe modo di frequentare band come i Camaleonti, i New Dada di Maurizio dei Krisma, e i Corvi. La sua traccia è una sorta di afrobeat new wave, tutto chitarra distorta direttamente nel mixer, percussioni e syndrum passate nell’eco con tanto di xilofono, un basso pulsante in levare e un pianoforte che fa capolino mordendo la partitura.
Per parafrasare il cognome del suo autore, è un viaggio che viene però troncato dopo soli due minuti e ventuno secondi per lasciare il posto ad un rock n’ roll bagnato di new wave ad opera della Baker Street Band. E chi sono? Bé, tali Dave Baker e Chuck Fryers, già nella Treves Blues Band dell’armonicista Fabio Treves, già neò supergruppo prog milanese L’Enorme Maria insieme a Lucio “Violino “ Fabbri della PFM e Alberto Camerini. A loro si unisce il bassista/cantante Tino Cappelletti, poi session man per Mike Bloomfield, Eugenio Finardi, Rocco Tanica, Tolo Marton e via discorrendo.
L’energico trio si fa largo a colpi di chorus come un’alternativa blues elettrica ai Duran Duran, e poi laszia spazio al patron del progetto, ovvero Al Aprile con i suoi Electric Art. Al è il produttore della compilation, ma non solo: giornalista musicale di grido e lui stesso musicista, leggenda vuole che dissuase Battiato dall’usare un nomignolo più “fashion” come ragione sociale.
Oltre ad aver suonato con lo stesso Battiato, Juri Camisasca, Giorgio Gaslini ed essere stato membro della seminale Naïf Orchestra, fece parte dei geniali Fontana, nelle cui file militava anche Maurizio Marsico. Con i fratelli La Bionda registrarono un 45 giri incredibile nell’area del synthpop italiano, uscito nell’81, che diede praticamente il via agli esperimenti mainstream dei Righeira.
La traccia presente in Matita Emostatica, ovvero "Frattonove Under the Sky", è come descritta nel disco un esempio di "rock da camera, rock portatile, rumori del rock, punk jazz, e ancora…" con una lungimiranza che prevede quasi i Cheer-Accident, storico nome dell'etichetta Skin Graft, a con le sue commistioni tra ipnosi e tempi spezzati, con tanto di voce tenorile piazzata a caso.
Un gioiello che fa spazio subito dopo agli Alphaville di Luca Majer e Franco Bolelli, il tecnico del suono dei mitici Magazzini Criminali, compagnia teatrale fiorentina. E com'è il pezzo? Bé, è una serie di nove microframmenti di brano uniti tra loro da un insopportabile, e per questo eccezionale, acufene sintetizzato tra percussioni sub programmate, chitarre no wave e sfracelletti sperimentali estremi quanto succosi.
Il nostro Luca, anche lui parte dei Fontana e presente nella storica compilation Architettura Sussurrante del grandissimo architetto e designer Arturo Mendini, è stato collaboratore dello Studio Azzurro, scrittore di libri musicali e giornalista di settore: ma soprattutto, pare, inventore di brevetti mondiali di tecnologia per il caffè espresso.
I Le Jour Prochain invece suonano una darkwave pestona tra i PIL e i Rats, primordiale, grezza e caratterizzata da un inglese volutamente maccheronico e sguaiato. Nelle sue file troviamo Stefano Comazzi, nei Novanta produttore di technona tipo Grey Area e presente anche nella compilation Gathered targata 1982, che conteneva un ricco campione della new wave/metal del periodo, sotto l’egida di Claudio Sorge.
Il lato B si apre invece all'insegna dell'alcolismo musicale. Il motto di Rocky Schiavone and the Gangsters, tratto dalle note di copertina, è "non ce ne frega un cazzo: facciamo pezzi dei mitici Sessanta perché possiamo suonarli con lo stesso stato d’animo che ha il vecchiardo quando canta 'Romagna mia' o il piccolo infante che ulula 'Candy Candy'".
La matrice Skiantos è ben evidente, ma è spruzzata di rock steady/ska/dub e non si perde in tecnicismi inutili. In questa cover di "Nessuno mi può giudicare" si vedono i prodromi della ben più paracula formula dei BlueBeaters, ma con un livello di cazzoneria inarrivabile.
I misteriosi OFF-SET seguono a ruota con un brano di elettronica assurdista e giocattolosa, erede dei Devo come dei Residents: nessuna nota infatti sugli elementi coinvolti in questo “ghosting” musicale. Troncati col machete, sono l'introduzione al brano-feticcio dell’ album, ovvero "Lucy’s First Appointment" della Monofonic Orchestra aka Maurizio Marsico.
Il pezzo è basato su un arpeggio rock'n'roll al pianoforte, sul quale si adagia una frase rubata a un jazzista che gli espertoni dovranno indovinare, ma che vi dico io qua visto che siete lenti: trattasi di "Cool Blues" di Charlie Parker, trasformata in un pattern a incastro. Completano il tutto una drum machine e uno snare di quelli fastidiosissimi. La struttura del pezzo è ispirata agli esperimenti eretici di Lennie Tristano, il primo a usare l’overdub nel jazz fottendosene dei puristi.
Dal jazz smontato si passa al blues rock elettrico, con gli Stumblers che si cimentano in una cover fracicona del classico "Last Clean Shirt", che probabilmente è la cosa più normale di questo disco. A terminarlo è infatti la traccia "Automatic Guitar" di Roberto Masotti, il designer della copertina, dedicata nientepopodimenoche a Pete Cosey, mitico chitarrista del periodo elettrico fine settanta di Miles Davis.
Quattro minuti e trenta di chitarra noise/no wave martoriata sulla base di una specie di assurdo maranzano sintetico bucacervello ottenuto non si sa come. Siamo di fronte a un must che supera il tempo e lo spazio. D’altronde nel 2011 uscì un libro dallo stesso titolo, opera proprio del succitato Luca Majer, dove questi due elementi erano gettati come palline contro al muro, con tanto di “colonna sonora” contenuta in un CD che di questo disco può essere considerato una vera e propria appendice.
Dai solchi di Matita Emostatica escono i fumi di una Milano delirante, più da pere che da bere, che si opponeva alla qualità della vita in superficie e tirava fuori l'immondizia da sotto il suo tappeto senza paura di scontri frontali. È che a volte la qualità di una città non sta tanto nella vita, quanto nella morte di quelli che ne hanno fatto la storia. Come dice Al Aprile, "si tratta di cambiare semplicemente punto d’osservazione. Dimensione. Si è sempre ascoltata una sola faccia della rock'n'roll music e le possibilità di rovesciare il suono appaiono d’un tratto inaspettate”. Che si possa fare la stessa cosa oggi con Milano?


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Oggi si definisce a cappella ogni esibizione sonora che non prevede l'intervento da parte di strumenti musicali, ammettendo tuttavia la lavorazione del suono mediante strumenti tecnologici nella musica moderna. In passato il termine si riferiva anche ad esecuzioni vocali con accompagnamento, in cui gli strumenti si limitavano a rafforzare le voci raddoppiandone le linee senza aggiungere nuove linee musicali. Il caso più frequente era quello del raddoppio realizzato con l'organo.

Storia
La pratica del canto a cappella ha origini che risalgono alla preistoria, quando gli uomini e le donne dei villaggi si riunivano attorno al fuoco per cantare musiche propiziatorie o di ringraziamento per le divinità o di altro genere.
Il canto a cappella trae le sue origini dalla prassi esecutiva del canto gregoriano che, non prevedendo l'ausilio né dell'organo né di alcun altro strumento, era eseguito dalle sole voci dei monaci o dei chierici che costituivano il gruppo di cantori, chiamato schola cantorum.
Alla schola cantorum veniva affidato il ruolo di guida dell'assemblea, per questa ragione i cantori spesso scendevano dal presbiterio e si ponevano a cantare in una cappella laterale della chiesa, da cui l'origine del nome.
A cappella è gran parte della musica corale concepita per essere svolta da gruppi vocali o da cori polifonici.
La produzione di musica a cappella non è solamente sacra, ma spazia dal canto popolare, alla produzione madrigalistica alle elaborazioni di musica jazz e pop; in tal senso attualmente i vertici interpretativi a livello mondiale sono rappresentati da gruppi come i Golden Gate Quartet, King's Singers, The Chanticleer, The Swingle Singers, The Real Group, DR VokalEnsemblet, [Rajaton], Perpetuum Jazzile, Take Six, Calmus Ensemble e molti altri, in un panorama attualmente in forte espansione. Negli ultimi anni grande successo hanno riscosso anche i Pentatonix, vincitori della terza stagione del talent show americano The Sing-Off. Il primo brano a cappella a raggiungere la posizione nº 1 nella classifica statunitense è stata la celeberrima Don't Worry, Be Happy di Bobby McFerrin nel 1988. In territorio italiano vi sono gruppi di levatura internazionale e curriculum consolidato come i Neri per Caso, gli Alti & Bassi, Cluster, i Mezzotono. Nel panorama nazionale si situano molti altri gruppi con repertori che complessivamente abbracciano un arco temporale molto vasto, dalla musica rinascimentale fino ai nostri giorni: The Acappella Swingers, l'Anonima Armonisti, gli Alter Ego, i Blue Penguin, i Domino Vocal Group, i L'Una e Cinque, i Maybe6ix, i Mezzo Sotto, gli Occhi Chiusi In Mare Aperto, i Quattrottave, The Ring Around Quartet, i Rebel Bit, i SeiOttavi, i Sinacria Symphony, gli Spritz for Five, i Venice Vocal Jam, i Vocalica, i Vocal Cocktail, i Voceversa, i Van Canto e tanti ancora.
Alcune produzioni artistiche recenti prevedono l'uso di strumenti ausiliari e/o contaminazioni elettro-acustiche che tendono a forzare il significato del termine "a cappella". Secondo alcuni, queste produzioni entrano a far parte di categorie le cui espressività e tecnica esulano dal contesto prettamente vocale, essendo del tutto differenti gli effetti e la ricerca delle soluzioni espressive. Ad esempio il gruppo tedesco Van Canto, definisce il proprio stile "Hero Metal A Cappella", nonostante all'interno della formazione sia presente anche una batteria.
Nella musica elettronica le produzioni a cappella sono fondamentali per la creazione di remix, ovvero versioni alternative dello stesso brano.