Nel senso, come ha fatto qualcuno
come Coppola, qualsiasi età avesse nel 1971, a trovare le
risorse/finanze per girare Il Padrino? O Spielberg? O Tarantino?
Questione di conoscenze?
Coppola, Spielberg e Tarantino non
riuscirebbero mai a sfondare come hanno fatto allora nelle condizioni
dell'industria di oggi. Non esiste una regola fissa e molte delle
idee più famosi su come si riesca ad avere successo nell'industria
del cinema sono ormai impraticabili da decenni.
I giovani registi che vogliono avere
successo nel panorama di oggi devono imparare dalla storia.
Perciò facciamo torniamo indietro al…
Hollywood
- che, solo pochi anni prima, era
considerata la casa di artisti, anticonformisti e pionieri - si
stava man mano riempiendo di regole e di burocrazia.
E gli uomini che avevano fondato le
grandi produzioni…
erano da poco andati in pensione ed
erano stati sostituiti dagli young executives.
I vecchi metodi di indagine di
pubblico, produzione, marketing e distribuzione non riuscivano a
spremere numeri interessanti dal pubblico giovane ai box office.
I film erano in crisi
e la nuova direzione non sapeva dove
mettere le mani.
Contemporaneamente, le telecamere
stavano diventando sempre più leggere e meno costose. Cassavetes
girò
Ombre
a
New York. Godard girò
Fino all'ultimo respiro
a Parigi.
E questi film
aprirono gli occhi ai giovani
registi
sulle possibilità.
E poi uscì
Easy Rider.
Prodotto al di fuori del sistema con
soli $400,000, ne guadagnò 60 milioni e dimostrò a Hollywood che
adolescenti e studenti
universitari potevano riempire i cinema.
Improvvisamente la gioventù tornò di
moda. A registi di venti o trent'anni venivano affidati milioni di
dollari; le prime lauree in cinema - USC (Lucas), UCLA (Coppola), NYU
(Scorsese) - erano chiaramente e profondamente legate a Hollywood.
E, forse per l'ultima volta,
a molti nuovi registi furono offerte
opportunità all'interno del sistema.
Questi cambiamenti lanciarono la
Nuova Hollywood, l'epoca d'oro che diede i natali a
Spielberg, Ashby, May, Bogdonovich, Altman, De Palma, Cimino,
Peckinpah, Malick e a molti altri.
Lo spasso durò fino alla fine degli
anni '70, segnando una delle grandi decadi dell'industria
cinematografica americana.
Ma cos'è che cambiò alla fine degli
anni '70? Due cose.
Prima di tutto, questi due tizi
riscrissero il concetto di successo:
Lo Squalo
(che guadagnò $470m) e
Star Wars
($775)
ridefinirono qualsiasi
definizione di successo.
La gente rimaneva in attesa per
ore per poter vedere questi film, rendendo così popolare il termine
"blockbuster".
Poi, nel 1981, quando
I Predatori dell'Arca Perduta
uscì sei mesi dopo il fallimento da
bancarotta de I Cancelli del Cielo, fu l'inizio della fine.
I Cancelli del Cielo
fu un film talmente costoso da
diventare un
simbolo di ridicola autorialità
(se non ricordo male, il regista,
Michael Cimino, fece sradicare una quercia e la fece trasportare in
nave oltreoceano per poterla piazzare sullo sfondo durante una
ripresa).
E sfortunatamente per tutti,
I Cancelli del Cielo
recuperò solo $3,5 milioni contro
i $44 milioni di budget spesi.
Questi due esempi -
I Predatori e I Cancelli
del Cielo
-
posero la gestione di Hollywood di
fronte a una scelta binaria
dalla quale non si è più ripresa.
I dirigenti scelti dalle compagnie per
proteggere gli interessi di azionisti multinazionali erano
incentivati ad adottare i
processi burocratici di altre industrie.
Gli studio - che in precedenza
distribuivano le proprie scommesse tra diversi film di media portata
- furono sempre di più inclini a giocare tutto il piatto su puntate
della portata di
Star Wars.
I budget per le pubblicità partirono a
razzo, i finali si fecero più lieti, e i
giovani registi
che erano stati un tempo la linfa
vitale di
Nuova Hollywood
vennero scansati a favore della
chiassosa programmazione estiva.
E undici anni dopo l'uscita di
Easy Rider
la festa era finita.
Mentre tutto questo succedeva a
Hollywood,
la nuova generazione di grandi
registi americani - Spike Lee, Jim Jarmusch, David Lynch, Jane
Campion, Richard Linklater, Sam Raimi, i Coens -
stava maturando.
I fratelli Coen realizzarono un
piccolo
trailer
per il loro film debutto, Sangue
Facile, presero l'elenco telefonico, trovarono un po' di studi
dentistici sparsi per il Minnesota, proiettarono sui loro muri il
film, fecero una previsione delle vendite e cominciarono a
raccogliere assegni.
E il Sundance Film Festival, che fu
fondato nel 1978 - in parte in reazione ai nuovi mandati corporativi
di Hollywood - diventò una forza della natura già a metà degli
anni '80.
Il Sundance
permise a questi registi di
ricevere attenzione.
Registi di tutto il mondo facevano
debuttare lì i loro film e venivano scoperti dalla stampa, da
Hollywood e dal pubblico pagante. E con l'avvento dell'home video,
questi
piccoli film potevano diventare
dei fenomeni culturali minori
senza dover dipendere dai metodi
tradizionali di distribuzione cinematografica.
Nel 1990,
i film indipendenti avevano
creato una propria industria.
Giovani compagnie come la Miramax
presero il mercato con la forza e
le grandi produzioni furono
obbligate a rimanere al passo creando delle proprie piccole
distribuzioni sussidiare
come la Paramount Vantage e la
Searchlight Pictures.
Poi arrivò questo tizio…
Il successo de
Le Iene
- e due anni dopo di
Pulp Fiction
- di Quentin Tarantino generò la
storia di successo alla quale
la maggior parte dei giovani registi ancora aspira.
E questo è un peccato perché la
situazione è cambiata molto da allora.
Detto questo, l'ascesa di Tarantino al
tempo fece senz'altro scalpore.
I dirigenti presero a
competere,
gli uni con gli altri,
a caccia del nuovo Tarantino
ed è così che registi come Paul
Thomas Anderson, Wes Anderson, James Gray, David O. Russell, Robert
Rodriguez e Kevin Smith hanno sfondato.
Contemporaneamente,
il successo di MTV creò un
ponte
(ormai bruciato) tra registi di
video musicali e Hollywood.
E David Fincher, Antoine Fuqua,
Spike Jonze, Michel Gondry, Jonathan Glazer e Tarsem Singh
debuttarono quasi tutti insieme in questo periodo.
Lo spasso proseguì fino a metà
anni 2000
e Sofia Coppola, Christopher Nolan,
Lynne Ramsay, Jonathan Glazer, Steve McQueen e Rian Johnson
riuscirono tutti a infilare il piede nella porta prima della fine
della festa.
E poi
accadde questo…
E
tutto cambiò di nuovo.
La Grande Recessione ebbe molti effetti
a lungo termine sull'industria cinematografica.
Tra gli altri, gli studio spolverarono
le vecchie mosse del 1981 e ritornarono ad essere più avversi ai
rischi, e meno disposti a
correre il rischio con giovani registi.
Questa
tendenza andò a braccetto con alcune serie fratture tecnologiche
riguardo ai metodi di distribuzione e di consumo dei film.
Gli
studio hanno continuato a sottovalutare le minacce costituite da
Netflix, Amazon e altre tubature innovative create da queste
compagnie.
Perciò
cosa hanno fatto le grandi produzioni?
Hanno
scommesso il doppio sui blockbuster; i più grossi, rumorosi,
epici filmoni scassatutto progettati per tirare fuori di casa le
persone, lontani dai computer e dalle televisioni, per farli tornare
sulle poltroncine dei cinema di tutto il mondo.
Seguendo
il successo del MCU, sequel, adattamenti e proprietà
intellettuali pre-esistenti hanno cominciato a farla da padroni.
Il
business del cinema ha perso largamente interesse per film di
piccola/media taglia originali per adulti.
E come dice James Gray,
la
"classe media della regia" è stata erosa:
"Ho 47 anni, vivo in un
appartamento, non mi posso permettere di comprare casa. Se fossi
stato adulto nel 1973, ora sarei a Bel Air. E il motivo si trova
proprio in quello che stavamo dicendo, che la via di mezzo è
sparita… Cinque registi fanno la Marvel, e poi c'è il resto di noi
che gratta le porte in cerca di soldi per fare film."
Il
Sundance, che un tempo era la casa dei registi emergenti, ha cercato
di crearsi la sua nicchia ma sta sempre più diventando incline
alla logica corporativa.
Ora
i suoi pupilli sono i film da stagione degli Oscar, con star di serie
A, mentre i festival più piccoli come SXSW sono lasciati a fare
il lavoro duro.
Perciò,
come hanno fatto nuove voci ad affermarsi dalla fine del 2000
ad oggi?
I
registi indie di successo tra il 2000 e il 2010 - Greta Gerwig, i
fratelli Safdie, Barry Jenkins, i Duplass, Lena Dunham, Josephine
Decker, Lulu Wang, David Lowery, Joe Swanberg, Alex Ross Perry, Sean
Baker, Rick Alverson - hanno trovato diverse strade per il successo
in questo panorama tumultuoso.
Ma
hanno tutti qualcosa in comune: ciascuno di loro ha realizzato
film in solitaria con budget minuscoli.
Molti
di loro, come i Safdie e Barry Jenkins, si sono adattati a fare
film indipendenti a basso budget finanziati dalle istituzioni.
Altri,
come la Dunham e Swanberg, si sono adattati a cercare il successo
in televisione…
Altri
ancora sono stati sfruttati per dirigere filmoni per grosse
produzioni, come David Lowery…
E'
un piccolo gruppo - tra cui Robert Eggers e Ari Aster - hanno
sfondato come i grandi degli anni '70 grazie
all'aiuto di A24, e hanno fatto il loro debutto cinematografico con
infrastrutture ben finanziate.
Ma
la verità è che queste storie di successo sono poche e
sparpagliate.
Per
ogni regista che dà inizio a una carriera di successo con un film
micro-budget, ce ne sono infiniti altri che si schiantano di faccia.
Questo
è il paradosso della regia indipendente di oggi. Anche se la
tecnologia abbordabile rende più facile che mai girare ed editare un
film, la realtà economica dell'industria cinematografica rende
molto difficile avere un punto d'appoggio.
E
quest'anno abbiamo assistito a un disastro mai visto prima.
Solo
il tempo ci dirà quali saranno gli effetti a lungo termine del
COVID-19 sulle arti e sull'industria cinematografica.
Ma
se la storia ci insegna qualcosa, probabilmente è questa: gli
studio stringeranno ancora di più i cordoni delle borse e presto
sarà più difficile che mai per i registi indipendenti entrare nel
giro.
Come
sarà quindi il prossimo decennio?
In
termini di produzione, sarà richiesta frammentarietà. Scrivete
i vostri film in modo che costino molto poco e abbracciate tutte le
limitazioni che questo comporta. Se non avete i soldi/le risorse
per girare un film, cominciate a girare corti.
Mandate
la roba ai festival ma preparatevi a mostrare il vostro lavoro al
pubblico anche senza di loro. Persino il "biglietto d'oro"
del Sundance non è più la stessa cosa di prima. Perciò non fate
affidamento sui festival per salvarvi.
Una
volta finito il film, preparatevi a distribuirlo da soli.
E
anche se "auto-distribuito" sembra a molti sinonimo di
fallimento (una nota che abbiamo ricevuto da gente molto in gamba
interna all'industria) è, secondo me, l'arena più eccitante e più
solida per l'innovazione nell'industria cinematografica al momento.
I
Vanishing Angle, la squadra dietro a Thunder
Road,
sono pionieri sul fronte dell'auto-distribuzione digitale.
Per
i registi indipendenti, il
panorama è in continuo movimento. La
strategia di successo di oggi diventerà obsoleta e impraticabile
domani. La cosa importante è continuare a provare. Non
chiedete il permesso.
Come dice Mark Duplass, accettate che la
cavalleria non è in arrivo.
Studiate
e testate nuovi metodi di finanziamento, produzione, distribuzione,
marketing ed esposizione - o createne voi di nuovi. Sperimentate,
imparate dai vostri fallimenti e condividete le scoperte con noi.
E
come sempre, guardate ai grandi registi indipendenti del passato
in cerca di ispirazione.
I Kiss.
I Kiss sono stati, sono e saranno
sempre uno dei maggiori imbarazzi nella storia del rock and roll.
Senza dubbio, sono la peggior band
popolare nella storia del Rock and Roll.
Hanno fatto schifo.
Erano una band senza pretese, basata su
espedienti, che incarnava tutto ciò che era andato storto con la
musica in quel momento.
L'unica ragione per cui hanno avuto
successo è che erano "magneti dell'attenzione" abbastanza
da fare davvero quello che hanno fatto (vestirsi come zombi di
cabaret di Halloween) senza vergogna.
Personalmente ritengo che le azioni dei
Kiss - abbandonando qualsiasi parvenza di serietà per la loro
musica, cantando praticamente nulla, rendendo le loro esibizioni
buffonate e spettacoli simili a quelli della WWE - portarono
direttamente alla caduta del Rock and Roll.
Non avevano nulla da offrire.
Come ultimo insulto, voglio fare il
commento più denigratorio sui Kiss, che posso fare.
Avrei preferito inserire i
Nickelback.
Ecco, l'ho detto.
Sono fatti di materiale speciale,
il legno che è cresciuto in Europa durante il periodo più freddo
della "Piccola era glaciale".
Molte persone citano i violini
Stradivari come esempio di tecnologia perduta.
Non è così.
Penso che finalmente sappiamo cosa li
rende così buoni. O perlomeno peculiari, visto che "buono"
è una categoria soggettiva.
Stimati al pari dei violini Stradivari,
troviamo anche quelli realizzati da Guarneri o Amati. Erano
contemporanei e lavoravano nella stessa area. Quei vecchi strumenti
di Cremona suonano in modo simile, hanno un suono molto caldo.
La fisica del violino è ben nota da
quei giorni…
Quindi, se possiamo costruirli allo
stesso modo di come Stradivari e gli altri liutai li hanno costruiti,
ci deve essere un'altra ragione
per cui suonano diversamente.
Tutti i costruttori di violini di
Cremona hanno usato legna proveniente da alberi che crescevano
durante il periodo più freddo della "Piccola era glaciale",
quando le temperature calarono in Europa.
Quel legno ha un diverso tasso di
crescita e una diversa densità che conferisce una risonanza speciale
a quegli strumenti.
Non abbiamo più quel legno
disponibile.
Un fitopatologo svizzero, Francis
Schwarze, ha scoperto che alcuni alberi infettati da funghi avevano
prestazioni migliori (in alcuni aspetti acustici) rispetto agli
alberi sani.
Di solito è il contrario.
Così sono stati in grado di infettare
il legno con quei funghi e alcune proprietà acustiche sono
migliorate, senza comprometterlo strutturalmente.
Sono stati in grado di produrre legno
meno denso e simile acusticamente al legno utilizzato dai maestri
cremonesi. Hanno infettato quattro serie di legno per diversi periodi
di tempo, più a lungo i funghi facevano il loro lavoro, migliore era
l'acustica del legno.
Un maestro liutaio, Michael Rhonheimer,
costruì cinque violini, uno di legno non trattato, quattro di legno
trattato.
Hanno fatto un test alla cieca anche
con una giuria di esperti.
Il violino che era stato infettato più
a lungo era migliore dello Stradivari secondo la giuria: lo
Stradivari si piazzò secondo, accanto al violino infettato per un
periodo medio.
Quindi si posizionò quello infetto da
un breve periodo e per ultimo quello con legno non trattato.
Questa è una foto
dello Stradivari e dei violini trattati con i funghi.
Il produttore di
violini svizzero Michael Rhonheimer con uno dei suoi violini
"biotecnologici".
"Anche io sono uno scrittore"
"Davvero? Cosa hai scritto?"
"Per ora nulla, ma ho
un'idea geniale per un romanzo, solo non te ne posso parlare perché
un giorno la scriverò"
Ah-ha.
Mmm…
Forse.
Più probabilmente no.
Anzi, sicuramente no.
A parte il fatto che ritenersi
‘scrittore’ quando non hai mai scritto un bel niente nella tua
vita è decisamente offensivo, ma nella mia esperienza personale,
tutti
quelli che hanno detto questa frase
non hanno
mai
scritto un bel niente.
Tutti quanti.
Nessuno escluso.
- "scrivere è facile. E che ci vuole?" Questa dannata idea che scrivere non richieda competenza alcuna… tranne conoscere un italiano corretto (!?!?)… Mamma mia, quanto la odio e quante volte è saltata fuori, nella mia vita. O quelli che pensano che chiunque si possa alzare la mattina e scrivere come certi maestri Americani dello stile 'semplice', come chessò Dan Brown, Stephen King, eccetera. Guardate che è esattamente come bestemmiare in chiesa. E’ un po' come pensare che chiunque possa calciare un pallone come Maradona: “e che ci vuole? In fondo basta prenderlo a calci”. Ho reso l'idea? Quando qualcuno lo dice (o viene fuori che ‘sotto sotto’ lo pensa), vorrei spaccargli la testa. E vorrei farlo perché vuol dire non avere la minima idea di che cavolo stai parlando, ma esserne comunque convintissimo. E' come dichiararsi terrapiattisti senza imbarazzo alcuno.
- "il successo lo fa l'idea" Il successo lo fa il marketing. Se nessuno sa che esiste un libro, è difficile che si accorgano che dentro quel libro c’è un’ottima idea.
- "il successo lo fa la bravura" di nuovo, il successo lo fa il marketing. Non puoi accorgerti del talento stilistico o creativo di un autore senza avere letto almeno una buona parte di un suo romanzo. Giusto? Bene. Ma se alcuni dicono che un libro è - mettiamo pure - un 'capolavoro', o ‘un’idea geniale’ vuol dire che ALCUNI lo stanno già leggendo, e questo significa che sta già vendendo, e quindi significa che stai già avendo un certo successo. Giusto? Ma certo che è giusto. Eppure, per la maggior parte di voi, non lo è. Credete grosso moto tutti di vivere in un mondo delle favole dove1) tutti leggono tutto,2) tutti sono critici letterari, e soprattutto3) tutti si sentono in dovere di consigliare agli altri i libri ‘oggettivamente’ buoni.E infine 4) tutti quelli che ricevono dei consigli si sentono poi in dovere di leggere ciò che viene consigliato loro. Avete capito dove vado a parare? Bravi. Come avrete già intuito da soli, tutto questo è una fesseria. Il passaparola NON esiste. Non come lo intendete voi. E’ tutta un’altra cosa. Il vero problema del successo viene PRIMA dello stile, e del contenuto pure. Il vero problema del successo è a monte, e questo spiega perché tra i libri di grande successo - i così detti bestseller - troviamo sia ottimi ronanzi che schifezze assolute, spesso in egual misura. Il problema del successo è convincere almeno un minimo di persone INIZIALI a dare una possibilità a quel libro rispetto a mille altri. Ovvero, l'arte di passare da 'zero lettori' a 'pochi lettori'. E questa è una partita di (A) immagine (ovvero PRIMA che CHIUNQUE abbia toccato un certo libro) e soprattutto di (B) farla girare, quella dannata immagine. E come cavolo si fa girare l'immagine di un romanzo quando nessuno l’ha mai letto e nessuno conosce quell’autore pure? Di sicuro non pubblicandolo su Amazon, dove ci sono un altro miliardo di libri, e tutti cento volte più famosi del tuo. Questo è un terribile buco culturale in materia di marketing che hanno TUTTI quanti, nessuno escluso. Un buco di ignoranza grazie al quale Amazon sta facendo i milioni sulla pelle di milioni di auto-editori che non sanno una mazza di editoria. Non sanno nemmeno cos’è l'editoria, e Amazon sta facendo i miliardi sulla loro ignoranza.
- "Ho avuto un'idea che farebbe SICURAMENTE un sacco di soldi. Devo solo trovare qualcuno che me la scriva…" - "No, non ce l'hai" (parte 1) NESSUNO sa per certo quale idea venderà tanto o poco, e per nessuno intendo NEMMENO la Mondadori. L'idea (falsa) che certe idee in letteratura siano ‘più commerciali’ di altre deriva da una trasposizione (sbagliata) del marketing cinematografico su quello letterario. Sono due marketing completamente diversi. Sì, non ci credete. Lo so molto bene che non ci credete. Lasciate allora che ve lo ripeta: NIENTE di quello che vende sul grande schermo venderà ANCHE nelle librerie. NIENTE. Nada. Nisba. Zero. Anzi, è tutto il contrario. Eh sì. La maggior parte delle persone legge proprio per trovare qualcosa di completamente diverso dai film. Qualcosa che SOLO i libri possono offrire. Come non si va al cinema a vedere una partita di calcio, allo stesso modo non si legge un romanzo per gli effetti speciali. Ho reso l’idea? Bene, perché è ancora peggio di così. Le case editrici lavorano infatti a compartimenti stagni: lo stesso identico libro che potrebbe diventare un bestseller nelle mani di una casa editrice, potrebbe vendere zero con un’altra. Ogni casa editrice, in tutto il mondo, è infatti altamente specializzata sul suo pubblico di riferimento. Un esempio classico? Il 90% dei lettori di fantasy legge SOLO fantasy. Viceversa, il 90% di chi NON legge fantasy, NON lo legge proprio mai, nemmeno quando viene acclamato come ‘il nuovo capolavoro del fantasy’. Se ne strafregano perché è un genere che non gli piace, punto. Adesso facciamo un test: provate a frugare dentro di voi, e chiedervi se leggete fantasy o non lo leggete mai. Bè, non ho il minimo dubbio che su cento persone che leggeranno questo post, chiunque tra di voi dividerà se stesso in due: chi NON legge MAI fantasy, e chi legge SOLO fantasy.
- "Ho avuto un'idea che farebbe SICURAMENTE un sacco di soldi. Devo solo trovare qualcuno che me la scriva…" - "No, non ce l'hai" (Parte 2) se avessi un euro per tutte le volte che qualcuno ha scambiato un concept per un'idea adesso sarei ricco. Un'idea dovrebbe consistere di inizio-svolgimento-fine. Un concept è invece un TEMA, uno spunto, un 'qualcosa' su cui poi scrivere una storia. Ed è sempre rigorosamente un 'concept', quello che hanno tutti quanti nella loro testa. In realtà non è un caso. Esiste una ragione ben precisa per cui NESSUNO ha mai il finale della sua idea ‘geniale’, ma solo il punto di partenza. E la ragione di questo fenomento è che dal punto di vista creativo il finale è SEMPRE la parte più difficile da scrivere di qualunque storia. E’ per questo che i non-scrittori non hanno MAI tutta la trama in testa, ma sempre e solo l’inizio, l’argomento, il tema, eccetera. Chiedete a chiunque - alle prime armi - abbia provato a scrivere qualche raccontino: il finale è sempre un disastro. E’ un disatro a tal punto che certi pivellini della scrittura usano spesso e volentieri i così detti ‘finali aperti’, ovvero… i finali senza finale (!!!!) adducendo la scusa che non è ‘senza finale’… Ma è ‘un finale aperto’. E che orrore è, il finale aperto?! Non è forse una cosa orribile? Piccola parentesi: non vantatevi mai dei vostri finali aperti in pubblico: potrebbe essere presente in sala uno scrittore vero, e farsi una grassa risata. A me è successo più di una volta.
- "Ho avuto un'idea che farebbe SICURAMENTE un sacco di soldi. Devo solo trovare qualcuno che me la scriva…" - "No, non ce l'hai" (Parte 3) Il vero, annoso problema degli scrittori, è scrivere BENE, non trovare ‘un’idea’. Il vero problema in letteratura è scrivere BENE (non scrivere 'e basta'). Scriverla TUTTA QUANTA BENE, quella maledetta storia. Ogni singola pagina deve spingere il lettore ad andare avanti, come una droga. Il vostro romanzo dura trecento pagine? Bisogna scrivere bene TRECENTO dannattissime pagine UNA PER UNA. Un conto è avere un’ottima trama in testa (anche quando ce l’hai tutta dall’inizio alla fine), tutt’altro è REALIZZARNE infatti un ottimo romanzo/racconto. In America esiste addirittura un modo di dire molto diffuso sia in ambito cinematografico che letterario: ‘ideas are cheap’ (le idee valgono poco). E’ una frase fatta per rispondere a tutti quelli che non hanno mai scritto niente nella loro vita, ma pensano comunque di avere un’ottima idea in testa. E tale motto viene usato in maniera sarcastica, come presa in giro. Quindi per cortesia, smettetela di venire da me a dirmi "ho avuto un'ideona! un serial killer finisce dentro la casa del grande fratello e non lo sa nessuno!" Per prima cosa, questi sono concept, non idee. Okay? E se pensate che io sono un genio perché ho creato questo concept ora, mentre scrivevo questa risposta… No, non lo sono. Di concept come questi riesco a tirarmene fuori dalla zucca anche 2–4 al giorno, se mi metto di impegno. Siete voi che non trovate concept come questi regolarmente perché non siete scrittori, e dunque li sopravvalutate. I casini VERI sono tre: portare a termine un certo concept, scriverlo bene dall’inizio alla fine, e poi giocarsi bene la partita del marketing.
Le modelle fanno esercizio su tacchi
come si trattasse di un allenamento in palestra. Una volta scoperte
le scarpe che indosseranno durante il Victoria's Secret Fashion Show,
le modelle ci camminano durante i cambi e le prove. Solo per
cominciare a sentirsi a loro agio e non rischiare di cadere sul più
bello
Le modelle, in base alla lingerie,
indossano anche un perizoma color nude. Questo aiuta nel caso ci sia
qualche "sovraesposizione".
Ci sono cuscinetti push up da inserire
nei reggiseni a disposizione di ogni ragazza.
Un po' di sana imbottitura non ha mai
fatto male a nessuna.
Gli stilisti usano un nastro biadesivo
per tenere tutto al suo posto. Non si vedranno mai reggiseni o
biancheria intima che scivola sulla pelle
Le modelle stanno alla beauty station
per trucco e capelli ore prima dell'inizio dello show. Anche se si
svegliano bellissime, per il make-up e le acconciature è necessario
fare qualche sforzo in più. Infatti ci sono 32 make-up artist, 32
hairstylist e 6 nail artist per la manicure. Ci sono, inoltre, almeno
60 strumenti per i capelli e 40 lattine di lacca per mettere in posa
le ciocche.