Nel senso, come ha fatto qualcuno come Coppola, qualsiasi età avesse nel 1971, a trovare le risorse/finanze per girare Il Padrino? O Spielberg? O Tarantino? Questione di conoscenze?
Coppola, Spielberg e Tarantino non riuscirebbero mai a sfondare come hanno fatto allora nelle condizioni dell'industria di oggi. Non esiste una regola fissa e molte delle idee più famosi su come si riesca ad avere successo nell'industria del cinema sono ormai impraticabili da decenni.


I giovani registi che vogliono avere successo nel panorama di oggi devono imparare dalla storia.
Perciò facciamo torniamo indietro al…


Hollywood - che, solo pochi anni prima, era considerata la casa di artisti, anticonformisti e pionieri - si stava man mano riempiendo di regole e di burocrazia.
E gli uomini che avevano fondato le grandi produzioni…


erano da poco andati in pensione ed erano stati sostituiti dagli young executives.


I vecchi metodi di indagine di pubblico, produzione, marketing e distribuzione non riuscivano a spremere numeri interessanti dal pubblico giovane ai box office.
I film erano in crisi e la nuova direzione non sapeva dove mettere le mani.
Contemporaneamente, le telecamere stavano diventando sempre più leggere e meno costose. Cassavetes girò Ombre a New York. Godard girò Fino all'ultimo respiro a Parigi.
E questi film aprirono gli occhi ai giovani registi sulle possibilità.


E poi uscì Easy Rider.
Prodotto al di fuori del sistema con soli $400,000, ne guadagnò 60 milioni e dimostrò a Hollywood che adolescenti e studenti universitari potevano riempire i cinema.


Improvvisamente la gioventù tornò di moda. A registi di venti o trent'anni venivano affidati milioni di dollari; le prime lauree in cinema - USC (Lucas), UCLA (Coppola), NYU (Scorsese) - erano chiaramente e profondamente legate a Hollywood.
E, forse per l'ultima volta, a molti nuovi registi furono offerte opportunità all'interno del sistema.

Questi cambiamenti lanciarono la Nuova Hollywood, l'epoca d'oro che diede i natali a Spielberg, Ashby, May, Bogdonovich, Altman, De Palma, Cimino, Peckinpah, Malick e a molti altri.
Lo spasso durò fino alla fine degli anni '70, segnando una delle grandi decadi dell'industria cinematografica americana.
Ma cos'è che cambiò alla fine degli anni '70? Due cose.
Prima di tutto, questi due tizi riscrissero il concetto di successo:


Lo Squalo (che guadagnò $470m) e Star Wars ($775) ridefinirono qualsiasi definizione di successo. La gente rimaneva in attesa per ore per poter vedere questi film, rendendo così popolare il termine "blockbuster".


Poi, nel 1981, quando I Predatori dell'Arca Perduta uscì sei mesi dopo il fallimento da bancarotta de I Cancelli del Cielo, fu l'inizio della fine.


I Cancelli del Cielo fu un film talmente costoso da diventare un simbolo di ridicola autorialità (se non ricordo male, il regista, Michael Cimino, fece sradicare una quercia e la fece trasportare in nave oltreoceano per poterla piazzare sullo sfondo durante una ripresa).
E sfortunatamente per tutti, I Cancelli del Cielo recuperò solo $3,5 milioni contro i $44 milioni di budget spesi.


Questi due esempi - I Predatori e I Cancelli del Cielo - posero la gestione di Hollywood di fronte a una scelta binaria dalla quale non si è più ripresa.
I dirigenti scelti dalle compagnie per proteggere gli interessi di azionisti multinazionali erano incentivati ad adottare i processi burocratici di altre industrie. Gli studio - che in precedenza distribuivano le proprie scommesse tra diversi film di media portata - furono sempre di più inclini a giocare tutto il piatto su puntate della portata di Star Wars.
I budget per le pubblicità partirono a razzo, i finali si fecero più lieti, e i giovani registi che erano stati un tempo la linfa vitale di Nuova Hollywood vennero scansati a favore della chiassosa programmazione estiva.
E undici anni dopo l'uscita di Easy Rider la festa era finita.


Mentre tutto questo succedeva a Hollywood, la nuova generazione di grandi registi americani - Spike Lee, Jim Jarmusch, David Lynch, Jane Campion, Richard Linklater, Sam Raimi, i Coens - stava maturando.


I fratelli Coen realizzarono un piccolo trailer per il loro film debutto, Sangue Facile, presero l'elenco telefonico, trovarono un po' di studi dentistici sparsi per il Minnesota, proiettarono sui loro muri il film, fecero una previsione delle vendite e cominciarono a raccogliere assegni.


E il Sundance Film Festival, che fu fondato nel 1978 - in parte in reazione ai nuovi mandati corporativi di Hollywood - diventò una forza della natura già a metà degli anni '80.


Il Sundance permise a questi registi di ricevere attenzione.
Registi di tutto il mondo facevano debuttare lì i loro film e venivano scoperti dalla stampa, da Hollywood e dal pubblico pagante. E con l'avvento dell'home video, questi piccoli film potevano diventare dei fenomeni culturali minori senza dover dipendere dai metodi tradizionali di distribuzione cinematografica.


Nel 1990, i film indipendenti avevano creato una propria industria.
Giovani compagnie come la Miramax presero il mercato con la forza e le grandi produzioni furono obbligate a rimanere al passo creando delle proprie piccole distribuzioni sussidiare come la Paramount Vantage e la Searchlight Pictures.
Poi arrivò questo tizio…


Il successo de Le Iene - e due anni dopo di Pulp Fiction - di Quentin Tarantino generò la storia di successo alla quale la maggior parte dei giovani registi ancora aspira. E questo è un peccato perché la situazione è cambiata molto da allora.
Detto questo, l'ascesa di Tarantino al tempo fece senz'altro scalpore. I dirigenti presero a competere, gli uni con gli altri, a caccia del nuovo Tarantino ed è così che registi come Paul Thomas Anderson, Wes Anderson, James Gray, David O. Russell, Robert Rodriguez e Kevin Smith hanno sfondato.


Contemporaneamente, il successo di MTV creò un ponte (ormai bruciato) tra registi di video musicali e Hollywood. E David Fincher, Antoine Fuqua, Spike Jonze, Michel Gondry, Jonathan Glazer e Tarsem Singh debuttarono quasi tutti insieme in questo periodo.

Lo spasso proseguì fino a metà anni 2000 e Sofia Coppola, Christopher Nolan, Lynne Ramsay, Jonathan Glazer, Steve McQueen e Rian Johnson riuscirono tutti a infilare il piede nella porta prima della fine della festa.


E poi accadde questo…


E tutto cambiò di nuovo.
La Grande Recessione ebbe molti effetti a lungo termine sull'industria cinematografica.
Tra gli altri, gli studio spolverarono le vecchie mosse del 1981 e ritornarono ad essere più avversi ai rischi, e meno disposti a correre il rischio con giovani registi.


Questa tendenza andò a braccetto con alcune serie fratture tecnologiche riguardo ai metodi di distribuzione e di consumo dei film.
Gli studio hanno continuato a sottovalutare le minacce costituite da Netflix, Amazon e altre tubature innovative create da queste compagnie.


Perciò cosa hanno fatto le grandi produzioni?
Hanno scommesso il doppio sui blockbuster; i più grossi, rumorosi, epici filmoni scassatutto progettati per tirare fuori di casa le persone, lontani dai computer e dalle televisioni, per farli tornare sulle poltroncine dei cinema di tutto il mondo.



Seguendo il successo del MCU, sequel, adattamenti e proprietà intellettuali pre-esistenti hanno cominciato a farla da padroni.


Il business del cinema ha perso largamente interesse per film di piccola/media taglia originali per adulti.
E come dice James Gray, la "classe media della regia" è stata erosa:
"Ho 47 anni, vivo in un appartamento, non mi posso permettere di comprare casa. Se fossi stato adulto nel 1973, ora sarei a Bel Air. E il motivo si trova proprio in quello che stavamo dicendo, che la via di mezzo è sparita… Cinque registi fanno la Marvel, e poi c'è il resto di noi che gratta le porte in cerca di soldi per fare film."
Il Sundance, che un tempo era la casa dei registi emergenti, ha cercato di crearsi la sua nicchia ma sta sempre più diventando incline alla logica corporativa.
Ora i suoi pupilli sono i film da stagione degli Oscar, con star di serie A, mentre i festival più piccoli come SXSW sono lasciati a fare il lavoro duro.



Perciò, come hanno fatto nuove voci ad affermarsi dalla fine del 2000 ad oggi?
I registi indie di successo tra il 2000 e il 2010 - Greta Gerwig, i fratelli Safdie, Barry Jenkins, i Duplass, Lena Dunham, Josephine Decker, Lulu Wang, David Lowery, Joe Swanberg, Alex Ross Perry, Sean Baker, Rick Alverson - hanno trovato diverse strade per il successo in questo panorama tumultuoso.
Ma hanno tutti qualcosa in comune: ciascuno di loro ha realizzato film in solitaria con budget minuscoli.


Molti di loro, come i Safdie e Barry Jenkins, si sono adattati a fare film indipendenti a basso budget finanziati dalle istituzioni.


Altri, come la Dunham e Swanberg, si sono adattati a cercare il successo in televisione…



Altri ancora sono stati sfruttati per dirigere filmoni per grosse produzioni, come David Lowery…


E' un piccolo gruppo - tra cui Robert Eggers e Ari Aster - hanno sfondato come i grandi degli anni '70 grazie all'aiuto di A24, e hanno fatto il loro debutto cinematografico con infrastrutture ben finanziate.


Ma la verità è che queste storie di successo sono poche e sparpagliate.
Per ogni regista che dà inizio a una carriera di successo con un film micro-budget, ce ne sono infiniti altri che si schiantano di faccia.
Questo è il paradosso della regia indipendente di oggi. Anche se la tecnologia abbordabile rende più facile che mai girare ed editare un film, la realtà economica dell'industria cinematografica rende molto difficile avere un punto d'appoggio.
E quest'anno abbiamo assistito a un disastro mai visto prima.

Solo il tempo ci dirà quali saranno gli effetti a lungo termine del COVID-19 sulle arti e sull'industria cinematografica.
Ma se la storia ci insegna qualcosa, probabilmente è questa: gli studio stringeranno ancora di più i cordoni delle borse e presto sarà più difficile che mai per i registi indipendenti entrare nel giro.
Come sarà quindi il prossimo decennio?
In termini di produzione, sarà richiesta frammentarietà. Scrivete i vostri film in modo che costino molto poco e abbracciate tutte le limitazioni che questo comporta. Se non avete i soldi/le risorse per girare un film, cominciate a girare corti.
Mandate la roba ai festival ma preparatevi a mostrare il vostro lavoro al pubblico anche senza di loro. Persino il "biglietto d'oro" del Sundance non è più la stessa cosa di prima. Perciò non fate affidamento sui festival per salvarvi.
Una volta finito il film, preparatevi a distribuirlo da soli.


E anche se "auto-distribuito" sembra a molti sinonimo di fallimento (una nota che abbiamo ricevuto da gente molto in gamba interna all'industria) è, secondo me, l'arena più eccitante e più solida per l'innovazione nell'industria cinematografica al momento.
I Vanishing Angle, la squadra dietro a Thunder Road, sono pionieri sul fronte dell'auto-distribuzione digitale.
Per i registi indipendenti, il panorama è in continuo movimento. La strategia di successo di oggi diventerà obsoleta e impraticabile domani. La cosa importante è continuare a provare. Non chiedete il permesso. Come dice Mark Duplass, accettate che la cavalleria non è in arrivo.
Studiate e testate nuovi metodi di finanziamento, produzione, distribuzione, marketing ed esposizione - o createne voi di nuovi. Sperimentate, imparate dai vostri fallimenti e condividete le scoperte con noi.
E come sempre, guardate ai grandi registi indipendenti del passato in cerca di ispirazione.



I Kiss.


I Kiss sono stati, sono e saranno sempre uno dei maggiori imbarazzi nella storia del rock and roll.
Senza dubbio, sono la peggior band popolare nella storia del Rock and Roll.
Hanno fatto schifo.
Erano una band senza pretese, basata su espedienti, che incarnava tutto ciò che era andato storto con la musica in quel momento.
L'unica ragione per cui hanno avuto successo è che erano "magneti dell'attenzione" abbastanza da fare davvero quello che hanno fatto (vestirsi come zombi di cabaret di Halloween) senza vergogna.
Personalmente ritengo che le azioni dei Kiss - abbandonando qualsiasi parvenza di serietà per la loro musica, cantando praticamente nulla, rendendo le loro esibizioni buffonate e spettacoli simili a quelli della WWE - portarono direttamente alla caduta del Rock and Roll.
Non avevano nulla da offrire.
Come ultimo insulto, voglio fare il commento più denigratorio sui Kiss, che posso fare.
Avrei preferito inserire i Nickelback.


Ecco, l'ho detto.


Sono fatti di materiale speciale, il legno che è cresciuto in Europa durante il periodo più freddo della "Piccola era glaciale".
Molte persone citano i violini Stradivari come esempio di tecnologia perduta.
Non è così.
Penso che finalmente sappiamo cosa li rende così buoni. O perlomeno peculiari, visto che "buono" è una categoria soggettiva.
Stimati al pari dei violini Stradivari, troviamo anche quelli realizzati da Guarneri o Amati. Erano contemporanei e lavoravano nella stessa area. Quei vecchi strumenti di Cremona suonano in modo simile, hanno un suono molto caldo.
La fisica del violino è ben nota da quei giorni…
Quindi, se possiamo costruirli allo stesso modo di come Stradivari e gli altri liutai li hanno costruiti, ci deve essere un'altra ragione per cui suonano diversamente.
Tutti i costruttori di violini di Cremona hanno usato legna proveniente da alberi che crescevano durante il periodo più freddo della "Piccola era glaciale", quando le temperature calarono in Europa.
Quel legno ha un diverso tasso di crescita e una diversa densità che conferisce una risonanza speciale a quegli strumenti. Non abbiamo più quel legno disponibile.
Un fitopatologo svizzero, Francis Schwarze, ha scoperto che alcuni alberi infettati da funghi avevano prestazioni migliori (in alcuni aspetti acustici) rispetto agli alberi sani.
Di solito è il contrario.
Così sono stati in grado di infettare il legno con quei funghi e alcune proprietà acustiche sono migliorate, senza comprometterlo strutturalmente.
Sono stati in grado di produrre legno meno denso e simile acusticamente al legno utilizzato dai maestri cremonesi. Hanno infettato quattro serie di legno per diversi periodi di tempo, più a lungo i funghi facevano il loro lavoro, migliore era l'acustica del legno.
Un maestro liutaio, Michael Rhonheimer, costruì cinque violini, uno di legno non trattato, quattro di legno trattato.
Hanno fatto un test alla cieca anche con una giuria di esperti.
Il violino che era stato infettato più a lungo era migliore dello Stradivari secondo la giuria: lo Stradivari si piazzò secondo, accanto al violino infettato per un periodo medio.
Quindi si posizionò quello infetto da un breve periodo e per ultimo quello con legno non trattato.

Questa è una foto dello Stradivari e dei violini trattati con i funghi.


Il produttore di violini svizzero Michael Rhonheimer con uno dei suoi violini "biotecnologici".







"Anche io sono uno scrittore"
"Davvero? Cosa hai scritto?"
"Per ora nulla, ma ho un'idea geniale per un romanzo, solo non te ne posso parlare perché un giorno la scriverò"
Ah-ha.
Mmm…
Forse.
Più probabilmente no.
Anzi, sicuramente no.
A parte il fatto che ritenersi ‘scrittore’ quando non hai mai scritto un bel niente nella tua vita è decisamente offensivo, ma nella mia esperienza personale, tutti quelli che hanno detto questa frase non hanno mai scritto un bel niente.
Tutti quanti.
Nessuno escluso.


  1. "scrivere è facile. E che ci vuole?" Questa dannata idea che scrivere non richieda competenza alcuna… tranne conoscere un italiano corretto (!?!?)… Mamma mia, quanto la odio e quante volte è saltata fuori, nella mia vita. O quelli che pensano che chiunque si possa alzare la mattina e scrivere come certi maestri Americani dello stile 'semplice', come chessò Dan Brown, Stephen King, eccetera. Guardate che è esattamente come bestemmiare in chiesa. E’ un po' come pensare che chiunque possa calciare un pallone come Maradona: “e che ci vuole? In fondo basta prenderlo a calci”. Ho reso l'idea? Quando qualcuno lo dice (o viene fuori che ‘sotto sotto’ lo pensa), vorrei spaccargli la testa. E vorrei farlo perché vuol dire non avere la minima idea di che cavolo stai parlando, ma esserne comunque convintissimo. E' come dichiararsi terrapiattisti senza imbarazzo alcuno.
  2. "il successo lo fa l'idea" Il successo lo fa il marketing. Se nessuno sa che esiste un libro, è difficile che si accorgano che dentro quel libro c’è un’ottima idea.
  3. "il successo lo fa la bravura" di nuovo, il successo lo fa il marketing. Non puoi accorgerti del talento stilistico o creativo di un autore senza avere letto almeno una buona parte di un suo romanzo. Giusto? Bene. Ma se alcuni dicono che un libro è - mettiamo pure - un 'capolavoro', o ‘un’idea geniale’ vuol dire che ALCUNI lo stanno già leggendo, e questo significa che sta già vendendo, e quindi significa che stai già avendo un certo successo. Giusto? Ma certo che è giusto. Eppure, per la maggior parte di voi, non lo è. Credete grosso moto tutti di vivere in un mondo delle favole dove
    1) tutti leggono tutto,
    2) tutti sono critici letterari, e soprattutto
    3) tutti si sentono in dovere di consigliare agli altri i libri ‘oggettivamente’ buoni.
    E infine 4) tutti quelli che ricevono dei consigli si sentono poi in dovere di leggere ciò che viene consigliato loro. Avete capito dove vado a parare? Bravi. Come avrete già intuito da soli, tutto questo è una fesseria. Il passaparola NON esiste. Non come lo intendete voi. E’ tutta un’altra cosa. Il vero problema del successo viene PRIMA dello stile, e del contenuto pure. Il vero problema del successo è a monte, e questo spiega perché tra i libri di grande successo - i così detti bestseller - troviamo sia ottimi ronanzi che schifezze assolute, spesso in egual misura. Il problema del successo è convincere almeno un minimo di persone INIZIALI a dare una possibilità a quel libro rispetto a mille altri. Ovvero, l'arte di passare da 'zero lettori' a 'pochi lettori'. E questa è una partita di (A) immagine (ovvero PRIMA che CHIUNQUE abbia toccato un certo libro) e soprattutto di (B) farla girare, quella dannata immagine. E come cavolo si fa girare l'immagine di un romanzo quando nessuno l’ha mai letto e nessuno conosce quell’autore pure? Di sicuro non pubblicandolo su Amazon, dove ci sono un altro miliardo di libri, e tutti cento volte più famosi del tuo. Questo è un terribile buco culturale in materia di marketing che hanno TUTTI quanti, nessuno escluso. Un buco di ignoranza grazie al quale Amazon sta facendo i milioni sulla pelle di milioni di auto-editori che non sanno una mazza di editoria. Non sanno nemmeno cos’è l'editoria, e Amazon sta facendo i miliardi sulla loro ignoranza.
  4. "Ho avuto un'idea che farebbe SICURAMENTE un sacco di soldi. Devo solo trovare qualcuno che me la scriva…" - "No, non ce l'hai" (parte 1) NESSUNO sa per certo quale idea venderà tanto o poco, e per nessuno intendo NEMMENO la Mondadori. L'idea (falsa) che certe idee in letteratura siano ‘più commerciali’ di altre deriva da una trasposizione (sbagliata) del marketing cinematografico su quello letterario. Sono due marketing completamente diversi. Sì, non ci credete. Lo so molto bene che non ci credete. Lasciate allora che ve lo ripeta: NIENTE di quello che vende sul grande schermo venderà ANCHE nelle librerie. NIENTE. Nada. Nisba. Zero. Anzi, è tutto il contrario. Eh sì. La maggior parte delle persone legge proprio per trovare qualcosa di completamente diverso dai film. Qualcosa che SOLO i libri possono offrire. Come non si va al cinema a vedere una partita di calcio, allo stesso modo non si legge un romanzo per gli effetti speciali. Ho reso l’idea? Bene, perché è ancora peggio di così. Le case editrici lavorano infatti a compartimenti stagni: lo stesso identico libro che potrebbe diventare un bestseller nelle mani di una casa editrice, potrebbe vendere zero con un’altra. Ogni casa editrice, in tutto il mondo, è infatti altamente specializzata sul suo pubblico di riferimento. Un esempio classico? Il 90% dei lettori di fantasy legge SOLO fantasy. Viceversa, il 90% di chi NON legge fantasy, NON lo legge proprio mai, nemmeno quando viene acclamato come ‘il nuovo capolavoro del fantasy’. Se ne strafregano perché è un genere che non gli piace, punto. Adesso facciamo un test: provate a frugare dentro di voi, e chiedervi se leggete fantasy o non lo leggete mai. Bè, non ho il minimo dubbio che su cento persone che leggeranno questo post, chiunque tra di voi dividerà se stesso in due: chi NON legge MAI fantasy, e chi legge SOLO fantasy.
  5. "Ho avuto un'idea che farebbe SICURAMENTE un sacco di soldi. Devo solo trovare qualcuno che me la scriva…" - "No, non ce l'hai" (Parte 2) se avessi un euro per tutte le volte che qualcuno ha scambiato un concept per un'idea adesso sarei ricco. Un'idea dovrebbe consistere di inizio-svolgimento-fine. Un concept è invece un TEMA, uno spunto, un 'qualcosa' su cui poi scrivere una storia. Ed è sempre rigorosamente un 'concept', quello che hanno tutti quanti nella loro testa. In realtà non è un caso. Esiste una ragione ben precisa per cui NESSUNO ha mai il finale della sua idea ‘geniale’, ma solo il punto di partenza. E la ragione di questo fenomento è che dal punto di vista creativo il finale è SEMPRE la parte più difficile da scrivere di qualunque storia. E’ per questo che i non-scrittori non hanno MAI tutta la trama in testa, ma sempre e solo l’inizio, l’argomento, il tema, eccetera. Chiedete a chiunque - alle prime armi - abbia provato a scrivere qualche raccontino: il finale è sempre un disastro. E’ un disatro a tal punto che certi pivellini della scrittura usano spesso e volentieri i così detti ‘finali aperti’, ovvero… i finali senza finale (!!!!) adducendo la scusa che non è ‘senza finale’… Ma è ‘un finale aperto’. E che orrore è, il finale aperto?! Non è forse una cosa orribile? Piccola parentesi: non vantatevi mai dei vostri finali aperti in pubblico: potrebbe essere presente in sala uno scrittore vero, e farsi una grassa risata. A me è successo più di una volta.
  6. "Ho avuto un'idea che farebbe SICURAMENTE un sacco di soldi. Devo solo trovare qualcuno che me la scriva…" - "No, non ce l'hai" (Parte 3) Il vero, annoso problema degli scrittori, è scrivere BENE, non trovare ‘un’idea’. Il vero problema in letteratura è scrivere BENE (non scrivere 'e basta'). Scriverla TUTTA QUANTA BENE, quella maledetta storia. Ogni singola pagina deve spingere il lettore ad andare avanti, come una droga. Il vostro romanzo dura trecento pagine? Bisogna scrivere bene TRECENTO dannattissime pagine UNA PER UNA. Un conto è avere un’ottima trama in testa (anche quando ce l’hai tutta dall’inizio alla fine), tutt’altro è REALIZZARNE infatti un ottimo romanzo/racconto. In America esiste addirittura un modo di dire molto diffuso sia in ambito cinematografico che letterario: ‘ideas are cheap’ (le idee valgono poco). E’ una frase fatta per rispondere a tutti quelli che non hanno mai scritto niente nella loro vita, ma pensano comunque di avere un’ottima idea in testa. E tale motto viene usato in maniera sarcastica, come presa in giro. Quindi per cortesia, smettetela di venire da me a dirmi "ho avuto un'ideona! un serial killer finisce dentro la casa del grande fratello e non lo sa nessuno!" Per prima cosa, questi sono concept, non idee. Okay? E se pensate che io sono un genio perché ho creato questo concept ora, mentre scrivevo questa risposta… No, non lo sono. Di concept come questi riesco a tirarmene fuori dalla zucca anche 2–4 al giorno, se mi metto di impegno. Siete voi che non trovate concept come questi regolarmente perché non siete scrittori, e dunque li sopravvalutate. I casini VERI sono tre: portare a termine un certo concept, scriverlo bene dall’inizio alla fine, e poi giocarsi bene la partita del marketing.





Le modelle fanno esercizio su tacchi come si trattasse di un allenamento in palestra. Una volta scoperte le scarpe che indosseranno durante il Victoria's Secret Fashion Show, le modelle ci camminano durante i cambi e le prove. Solo per cominciare a sentirsi a loro agio e non rischiare di cadere sul più bello
Le modelle, in base alla lingerie, indossano anche un perizoma color nude. Questo aiuta nel caso ci sia qualche "sovraesposizione".
Ci sono cuscinetti push up da inserire nei reggiseni a disposizione di ogni ragazza.
Un po' di sana imbottitura non ha mai fatto male a nessuna.
Gli stilisti usano un nastro biadesivo per tenere tutto al suo posto. Non si vedranno mai reggiseni o biancheria intima che scivola sulla pelle
Le modelle stanno alla beauty station per trucco e capelli ore prima dell'inizio dello show. Anche se si svegliano bellissime, per il make-up e le acconciature è necessario fare qualche sforzo in più. Infatti ci sono 32 make-up artist, 32 hairstylist e 6 nail artist per la manicure. Ci sono, inoltre, almeno 60 strumenti per i capelli e 40 lattine di lacca per mettere in posa le ciocche.