Chissà quanti di noi da ragazzi hanno letto e fantasticato sui libri di Emilio Salgàri:
Le tigri di Mompracem
I misteri della giungla nera
I pirati della Malesia
Sandokan
Il corsaro nero
Capitan Tempesta
e decine di altri.


Avventure ambientate in Persia, Russia, Oceania, America, ovunque nel mondo. Luoghi in cui Salgari non era mai stato, ma che descriveva con dovizia di particolari, grazie alle mappe e alle informazioni che trovava nelle biblioteche. In effetti Salgari fu uno scrittore molto prolifico, a causa anche di un contratto di lavoro che lo obbligava a scrivere tre libri all'anno. Eppure, fu sempre in ristrettezze economiche e riusciva a stento a mantenere la famiglia numerosa. Dopo che la moglie venne ricoverata in manicomio, fu vittima anche lui di un grave esaurimento nervoso che lo portò al suicidio. In una delle lettere che lasciò scritte, si rivolse ai suoi editori dicendo:
«A voi che vi siete arricchiti con la mia pelle, mantenendo me e la mia famiglia in una continua semi-miseria od anche di più, chiedo solo che per compenso dei guadagni che vi ho dati pensiate ai miei funerali».
Una storia assai triste, quella di Salgari. Mi ha amareggiato udirla raccontare in un recente documentario televisivo e ho visto che anche Wikipedia la riporta accuratamente.
Questo scrittore ha intrattenuto milioni di giovani lettori, in Italia e all'estero (pare che anche Ernesto Che Guevara avesse letto da giovane decine dei suoi romanzi).
Salgari scrisse più di 80 libri, 150 racconti e creò 1300 personaggi con cui popolò la fantasia dei ragazzi e da cui furono tratti diversi film. Qualcuno si è certamente arricchito, col suo lavoro, ma personalmente visse una vita grama e infelice, segnata da tragedie: prima di lui, suo padre si era suicidato e, dopo di lui, due dei suoi figli.
L'indigenza, a fronte di un superlavoro logorante che avrebbe meritato se non il successo, almeno una giusta retribuzione, contrassegnò la vita di questo scrittore che personalmente non esito a definire grande, nel suo genere.