Con l'espressione inglese popular
music si intende una macrocategoria che include tutti i
generi e le correnti nati e affermatisi all'interno dell'industria
della musica. Prodotta con logiche di distribuzione di massa e
rivolto a un pubblico eterogeneo dal punto di vista socioculturale,
incorpora in sé sia il mainstream e che l'underground musicale. In
musicologia la popular music è spesso distinta dalla musica colta e
dalla musica tradizionale, assieme alle quali, secondo Philip Tagg,
forma un "triangolo assiomatico" di macrogeneri musicali.
Definizione
«La nostra musica preferita
oggi ci raggiunge malgrado il processo industriale; e questa è
precisamente la ragione per cui la musica che più amiamo è
portata a sfidare le condizioni della sua stessa esistenza.»
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(Simon Frith,
L'industrializzazione della musica
tratto da Enciclopedia della musica,
vol. 1, 2001)
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Il musicologo Allan Moore descrive la
popular music come
«quell’insieme di
attività musicali comuni nel mondo contemporaneo che va dalle
canzoni al rock, dalla musica cinematografica e televisiva al
jazz»
|
Per gli studiosi è complesso decidere entro quali parametri
definire la popular music. Il musicologo Frans A. J. Birrer riassume
in quattro categorie:
1) Normativo: che cataloga la
popular music come un genere inferiore
2) Negativo: musica che non
rientri nelle categorie di folk e "seria"
3) Sociologico: musica che
identifica i diversi gruppi sociali
- 4) Tecnologica: musica in cui investe un ruolo importante il
mercato di massa e l'industria dei mass-media
Secondo Richard Middleton e Peter
Manuel invece tali categorie prese singolarmente sono insufficienti a
definire la musica popolare, proponendo come parametri sia il lato
della diffusione della musica tramite i media, sia la musica prodotta
dall'alto o dal basso, analizzandole poi dal punto di vista del
mercato.
Origine
del nome e distinzioni
Il termine popular music nacque
negli anni venti ed era usato in senso molto ampio per riferirsi
all'intero corpus della musica occidentale di massa, intesa
come "di gradimento generale, diffuso" ("having
popular appeal").
La necessità di riferirsi a un
concetto ingombrante come popular music in termini
comprensibili e comuni a tutti, ha generato un dibattito ancora
aperto e una serie di espressioni, spesso usati erroneamente come
sinonimi da studiosi e appassionati: musica leggera, commerciale, di
massa, rock, pop. Una tale proliferazione di termini nasce
probabilmente dall'esigenza di rendere al meglio nella lingua
italiana la traduzione inglese di popular music. Sebbene si possano
riscontrare casi in cui si è deciso di tradurre letteralmente
dall'inglese popular music all'italiano musica popolare,
molti studiosi accusano il termine "musica popolare"
di creare confusione. In molti quindi preferiscono l'uso del termine
"popular music" applicato alla lingua italiana.
La popular music non va confusa
con la pop music (o musica pop), espressione che, pur condividendone
le radici (infatti pop vale come contrazione di popular),
viene «ormai acquisita come parola identificativa di un non ben
identificabile sottoinsieme della musica popular, più facile
e commerciale di altri», connotato da «uno stile di sicura presa
sul pubblico e di facile consumo», che divenuta fenomeno di consumo
di massa a partire dagli anni cinquanta del Novecento. Dopo
l'affermazione del rock and roll degli anni cinquanta, le correnti
principali che costituiscono il macroinsieme musica popolare
sono il pop e il rock. Questo ha creato frammentazione
e specificazione del senso generale dell'espressione popular music
si è prodotto all'incirca alla metà del XX secolo, nel momento in
cui forme di musica ritenute tradizionalmente come meno "colte"
si sono impossessate di uno status culturale più solido: il pop
si è affermato come musica di facile ascolto e di intrattenimento su
larga scala, mantenendo il senso originario di popular appeal
e plasmando la sua struttura su logiche commerciali ben precise,
mentre il rock, ereditando il portato anche sociale dell'eversione
rock & roll, si è conquistata un'identità controculturale e
underground.
L'espressione musica popolare è
una traduzione letterale dell'inglese popular music, ma
quest'ultima, riassumendo tra le tante definizioni datele, è
concepibile come musica "fatta per la gente", creata cioè
per essere accessibile a un numero quanto più grande possibile di
persone con l'aiuto dei media. la seconda è invece musica "fatta
dalla gente", di tradizione e generalmente a trasmissione orale.
Con lo sviluppo in quest'ordine dell'editoria musicale, della radio e
dell'industria discografica, il termine inglese popular music
ha assunto significati autonomi rispetto alle forme musicali
appartenenti alla musica popolare.
Un altro tentativo di traduzione è stato fatto con
musica
leggera, ma - in modo simile alle espressioni
musica pop,
musica commerciale e
musica di consumo - non ricopre il
significato di
popular music in modo esauriente.
Storia
Musica tradizionale e musica "colta"
Prima dell'Ottocento, in Europa, le
uniche correnti musicali concepite erano la musica popolare (oggi
tradizionale, cioè precedente all'industria musicale) e la musica
generalmente intesa oggi come "colta"; ciò mostra una
netta divisione sociale e culturale tra il pubblico.
I compositori professionisti potevano
lavorare solo su commissione di un'istituzione religiosa o alle
dipendenze di una corte, mentre le composizioni di autori dilettanti
o minori si potevano tradurre nelle cosiddette variazioni e
reinterpretate dai compositori famosi (es. variazioni sul tema della
follia, variazioni Goldberg di Bach ecc.).
Tra il XVIII e il XIX secolo, con
l'ascesa della borghesia, i concerti vengono aperti ad un pubblico
più ampio, e i compositori, per utilizzare un termine moderno,
diventano dei "liberi professionisti", producendo
composizioni anche per "uso domestico", cioè spartiti di
facile reperibilità e a basso costo in modo che chiunque potesse
suonare le musiche più popolari anche a casa propria.
Esempi di questa tendenza si possono
trovare nei lied tedeschi e nelle canzonette per
pianoforte di Donizetti, due forme con una struttura comune a molti
brani pop moderni. A questo si aggiunse poi sul finire del Settecento
un notevole aumento di concerti di musica popolare nei "giardini
di piacere, sale da ballo, teatri popolari e cancerti da camera".
Nasce infatti un'editoria che stampa spartiti musicali e che ne
tutela il diritto di composizione (una prima forma del moderno
diritto d'autore), ma non ancora di esecuzione. I primi esecutori di
musica popolare collaborarono con l'industria dello spartito musicale
per diffonderne i prodotti, sempre più persone si trovarono così
coinvolte nella musica, partecipando a cori amatoriali, o
all'attività delle orchestre.
Napoli intorno ai primi dell'Ottocento
vide il fiorire di negozi e numerosi editori musicali (Guglielmo
Cottrau, Fratelli Fabbricatore e Fratelli Clausetti, per citarne
alcuni) che diedero l'avvio a quella che oggi viene chiamata l'epoca
della Canzone classica napoletana. Nel 1839 nacque così il primo
concorso canoro di Piedigrotta. Le canzoni proposte presentano
caratteristiche tipiche della musica popolare partenopea ma in forma
di arrangiamenti ed esecuzioni tali da sembrare arie d'opera lirica;
le canzoni più di successo vengono stampate su fogli singoli detti
copielle, contenenti testo e melodia, spesso diffuse dai
"posteggiatori", musici vagabondi che suonavano le canzoni
o in luoghi al chiuso o lungo le vie della città. Con l'editoria
degli spartiti venduti in massa (la canzone te voglio bene assaje
vendette ben 180.000 copielle nasce una prima forma di industria
musicale.
Contemporaneamente, negli Stati Uniti,
Stephen Foster, musicista autodidatta e compositore di ispirazione
musicale europea, in particolare italiana e tedesca, mette in scena
spettacoli goliardici parafrasando la musica folclorica americana
nello stile dei neri, adottando un'orchestra di bianchi che facevano
uso di strumenti quali violini, banjo e chitarre.
Hillbilly, Race records e Tin Pan Alley
Tra l'Ottocento e il Novecento la scena
musicale si concentra nelle grandi città, a New York in particolare
poiché gli editori spostano i propri uffici vicino ai teatri.
L'editoria newyorkese – e di conseguenza il genere di musica che
viene da essa divulgata – viene soprannominata Tin Pan Alley da un
noto giornalista del periodo; tra gli appartenenti a questa categoria
nei primi anni si possono citare personaggi di spicco quali Cole
Porter e George Gershwin, di estrazione classica ma fortemente
influenzati dal nascente ragtime.
La musica tin pan alley domina i gusti
degli americani, conquistando cospicui successi nelle vendite, su
tutti il brano After the ball (1891) di Charles K. Harris supera i
cinque milioni di spartiti venduti. Nei primi del novecento il
fonografo di Thomas Edison viene soppiantato dall'invenzione del
grammofono da parte di Emile Berliner, in quanto il supporto
utilizzato, il disco, è più resistente ai cambiamenti climatici e
soprattutto è possibile farne delle copie, cosa che non era
pensabile per il cilindro dell'americano; prende così piede
l'industria discografica.
Nei primi decenni del nuovo secolo la
categorizzazione discografica è così organizzata: la musica di tin
pan alley, dal maggior successo; hillbilly, antenata della musica
country, proveniente dalle campagne e di ispirazione principalmente
irlandese e africana, riprende l'amalgama strumentale degli
spettacoli comici di Stephen Foster; i cosiddetti "race
records", la musica dei neri comprendente il ragtime, poi jazz e
il blues.
La popular music nasce quindi con la
commercializzazione discografica e editoriale della musica popolare.
Innovazioni tecnologiche e dopoguerra
Con l'introduzione commerciale della
radio (intorno agli anni venti) il copyright acquista anche il
diritto di esecuzione e nascono due associazioni di editori: la ASCAP
che si occupa di musica tin pan alley e la BMI che si occupa di
musica nera e hillbilly. Le associazioni in sostanza richiedono un
pagamento alle radio per la trasmissione dei brani, queste ultime
però, salassate dalle esose richieste degli editori newyorkesi,
trasmettono solo canzoni registrate dalla BMI perché molto più
economiche. Tin Pan Alley è in declino.
L'invenzione del microfono negli anni
trenta porta i cantanti a sperimentare una nuova forma di canto, fino
ad allora le esibizioni erano possibili solo con urli, voci molto
alte e potenti, fischi o addirittura megafoni, con la nuova
tecnologia invece è possibile anche solo "sussurrare",
creare un'atmosfera più intima e confidenziale: nasce la figura del
crooner; tra i maggiori esponenti troviamo Dean Martin, Frank Sinatra
e Bing Crosby.
Dopo la seconda guerra mondiale le
tecnologie prima utilizzate per lo spionaggio, soprattutto di
provenienza tedesca, vengono utilizzate per migliorare la qualità
delle registrazioni in studio.
la rivista billboard rinomina la
categoria race records con rythm & blues, definita così, oltre
che per utilizzare un termine politicamente corretto, anche per
definire un innovativo impatto ritmico, poi accresciuto ulteriormente
in seguito all'introduzione del basso elettrico (1951).
Le major del tempo sono la Columbia e
la RCA, la prima nel 1948 inventa e adotta il vinile 33 giri, più
adatto per le registrazioni di musica colta, la seconda preferisce
usare il formato 45 giri che diventa inizialmente il preferito per i
brevi singoli di popular music.
Look e consumismo
Il termine payola deriva dalla crasi delle parole inglesi "pay"
(pagare) e "victrola" (una famosa marca di riproduttori
sonori), nel mondo del business musicale è una pratica che
consiste nella corruzione di un dj o di un direttore radiofonico
da parte di società di edizioni (es. ASCAP, BMI, SIAE ecc.) o di
etichette discografiche in cambio della messa in onda dei brani da
loro licenziati. Questa pratica da sempre in uso fin dalla
nascita della radio commerciale non è stata ritenuta illegale
fino al 1960 quando Alan Freed venne incriminato (a partire da una
operazione legale della ASCAP) per aver accettato $2.500 dalla
BMI, somma che, stando alle dichiarazioni del disc jockey, voleva
rappresentare un premio di gratitudine e che non lo avrebbe
minimamente influenzato nella programmazione. Freed pagò la
cauzione, ma lo scandalo distrusse tanto la sua carriera quanto
quella di molti altri dj di rock & roll. |
La nascita del bebop segna anche la
presa di coscienza da parte degli afroamericani della loro centralità
artistica e l'evoluzione della popular in un fenomeno culturale molto
più vicino alla sociologia che alla musica. Alla fine degli anni
quaranta, i giovani di colore che ascoltano bebop ci tengono a dare
una particolare immagine di sé, immagine che riflette quella degli
esecutori della loro musica preferita, indossano zoot suits cioè
larghi abiti trafugati dai magazzini della marina militare e vengono
chiamati zooties.
Gli anni cinquanta segnano l'inizio del
consumismo in ogni campo industriale: gli esperti di marketing e
pubblicità vedono nel fenomeno dell'emancipazione giovanile terra
fertile per i nuovi prodotti e il mercato discografico non è più
solo legato alla musica dell'artista ma anche alla sua immagine,
grazie soprattutto all'avvento della televisione.
Nel '51 il dj
statunitense Alan Freed fonda il primo programma di musica r&b,
"The Moondog House". I critici sono discordanti sulla
nascita del rock & roll: c'è chi dà la paternità del genere a
Ike Turner con rocket 88 (1951), chi a Chuck Berry e T-Bone Walker
che fanno della chitarra elettrica lo strumento principe, ma la
maggior parte per convenzione fa risalire l'origine a Bill Haley &
his comets con Rock Around the Clock che divenne un notevole successo
nel 1955. L'esplosione del rock & roll porta i media a
congestionare questa nuova percezione della cultura giovanile nella
figura di Elvis Presley che scandalizza l'America con le sue movenze
sul palco; tra gli altri protagonisti del genere si possono citare
Jerry Lee Lewis, Little Richard, Buddy Holly e Ritchie Valens, la
morte di questi ultimi due in un incidente aereo nel 1959,
l'allontanamento dalle scene di Elvis per il servizio militare, lo
scandalo di incesto e bigamia in cui piombò Jerry Lee Lewis e
soprattutto lo scandalo "payola" che si può interpretare
come un attacco diretto e mirato alla musica rock per favorire il
ritorno del perbenismo americano; tutti questi avvenimenti segnano la
fine del rock & roll come fenomeno musicale e, almeno in
superficie, culturale.
In Giamaica con Theophilus Beckford nasce
lo ska.
Tra la fine del '50 e l'inizio dei '60
fa la sua apparizione nelle scene musicali e cinematografiche il
primo personaggio costruito appositamente per soddisfare le richieste
del pubblico dei teenager: Fabiano Anthony Forte detto Fabian. Questo
periodo vede il ritorno in auge della musica sullo stile dei crooner
(Paul Anka, Al Martino), dei gruppi vocali (The Supremes, The Isley
Brothers) e strumentali (Shadows, Link Wray, Dick Dale, The
Ventures). I nuovi idoli sono giovani ben educati e dall'immagine
pulita, soprattutto italoamericani dalla voce impostata e
cristallina, figure ben lontane da personaggi come Eddie Cochran o
Gene Vincent. Si impone così un nuovo modello di successo per il
mondo discografico, modello che viene prontamente adottato dal
fondatore della prima etichetta discografica diretta completamente da
afroamericani: la Motown Records di Berry Gordy. L'intuizione
vincente di Gordy è rendere la musica r&b ampiamente accettabile
e fruibile da un pubblico più numeroso, per fare ciò si occupa
personalmente della supervisione in ogni fase produttiva di ogni
singolo, sviluppa un proprio sound e caratterizza ogni pezzo con un
certo appeal, elimina la figura del manager, assume come
vicepresidente e rappresentante l'amico Barney Ales, unico bianco
dello staff, in modo da facilitare i rapporti con i distributori,
impone ai suoi artisti una certa immagine pubblica facendo seguire
loro i corsi della International Talent Management Incorporated su
come comportarsi, parlare o persino fumare una sigaretta in modo
accattivante. In un ambiente a conduzione famigliare ma quasi
dittatoriale per gli artisti, Gordy percepisce i gusti del pubblico
bianco e i meccanismi del pop riuscendo a proiettare nella parte alta
della classifica cantanti come Diana Ross, Marvin Gaye, Smokey
Robinson, Stevie Wonder e i Jackson five, sperimentando una logica di
"vendibilità della musica" che si paleserà negli anni a
venire influenzando pesantemente le manovre commerciali delle grandi
etichette discografiche.
Mainstream
e underground musicale
L'impressione che si può dare della
storia della musica in generale e della storia del popular in
particolare è comunque molto generica, sarebbe praticamente
impossibile elencare e definire con precisione ogni periodo
attraversato dalla musica moderna senza che si parli di mainstream e
di underground musicale. Per la musicologia infatti non è sempre
facile tracciare una linea di demarcazione netta tra queste due
correnti a causa di continui fraintendimenti dei termini e di
accavallamenti stilistici, per esempio il termine rock inteso come
"musica ribelle" e controculturale è successivo agli anni
cinquanta, poiché in questo periodo il termine pop era
essenzialmente sinonimo di rock and roll, infatti questa musica, per
quanto già allora rivoluzionaria e selvaggia, all'epoca ne era
l'anima commerciale. Negli anni sessanta, il rock & roll è ormai
superato e sostituito in popolarità dal beat, in questo periodo la
popular music diventa più internazionale che mai grazie
all'attenzione mediatica mondiale riservata ai Beatles e alla
diffusione delle fanzine a loro dedicate. Anche l'Italia dopo il 1955
(il primo pezzo rock and roll italiano è Coccinella di Ghigo
Agosti) conosce la nuova e dilagante invasione anglosassone del beat
(I Corvi, I Giganti, Equipe 84).
Il riff di You Really Got Me
(1964) dei Kinks inventa virtualmente l'hard-rock.
Nella seconda
metà dei '60 il pop conosce il bubblegum dei Monkees, Turtles e Ohio
Express.
Il termine rock oggi può essere inteso
sia come "musica alternativa" che come "caratteristica
aggressiva", quest'ultima definizione ha dato origine alla
denominazione di generi che con la cultura alternativa non c'entrano
niente, per esempio all'ossimoro ideologico del genere pop/rock. È
dunque in questo periodo, con l'intromissione del rock, che avviene
la scissione semantica tra i termini pop e popular, in quanto la
popular music assume anche un'identità culturale rilevante e
l'attenzione della critica specializzata.
Se il beat inglese di metà anni
sessanta costituisce il lato mainstream, la musica di tendenza
stimolata dai media e dall'industria discografica, in reazione al
consumismo del decennio precedente e in linea con il germe
anticonformista del rock & roll inizia a formarsi nella popular
music anche una sottocultura che da un lato lega alla musica
tematiche dal forte impatto sociale pescando dal linguaggio della
musica folk (Contemporary folk music), con Bob Dylan, Pete Seeger e
Woody Guthrie che fanno del "messaggio" un punto di forza,
da un altro lato va incontro a una ricerca tecnica e stilistica
ribelle e provocatoria o più semplicemente alternativa con gruppi e
artisti come Fugs, Standells (a questi due in particolare si deve lo
sviluppo dell'ideologia controculturale, dando di fatto alla luce il
rock inteso come musica ribelle).
Mentre Santana e Jimi Hendrix
reinventano la chitarra elettrica e la figura del chitarrista, prende
piede la controcultura hippie legata alla musica psichedelica, agli
allucinogeni come simboli di una nuova presa di coscienza, alla
protesta e alla rivoluzione sessuale, che culminerà con la
cosiddetta Summer of Love del '67.
I Led Zeppelin sono il primo
gruppo il cui successo di massa non dipende dalla programmazione
radiofonica dei singoli, in più lanciano l'hard rock e definiscono
l'LP come mezzo più adeguato per il rock.
I Black Sabbath, invece, si impongono
come antesignani del metal e delle sue future evoluzioni. Intanto
prende forma la cultura Glam, corrente che valorizza, quasi
estremizzandolo, l'impatto visivo dell'artista (T. Rex e New York
Dolls).
La ricercatezza tecnica proseguirà con il già citato
progressive rock, che troverà una sua età dell'oro anche in
Italia.
In Germania con gruppi come Can, Kraftwerk, Tangerine
Dream e poi in America con i Suicide si definisce la musica
elettronica in senso moderno e l'hip hop diventa popolare grazie al
dj giamaicano Clive Campbell. In reazione al progressive e
conseguentemente alla diffusione di un dilagante nichilismo nato
dalle ceneri del movimento hippie, nella metà degli anni settanta
esplode e si consuma il movimento punk, originato musicalmente da una
estremizzazione del garage, che ritorna a fare del messaggio e del
linguaggio il suo punto di forza insieme alla velocità e alla
linearità delle esecuzione con gruppi come Ramones, Clash, Sex
Pistols, Pop Group, Damned e Cramps, ma poche delle band citate
riusciranno poi a evolvere ulteriormente il punk verso qualcosa di
veramente nuovo, cosa che avverrà invece negli Stati Uniti con la
new wave dei Pere Ubu, Devo, Talking Heads, Television, in
Inghilterra con Ultravox, Gang of Four e Joy Division, mentre i Roxy
Music insieme a Smiths e Simple Minds contribuiranno a influenzare
l'onda new romantic poi portata al successo da Spandau Ballet e Duran
Duran.
Mammagamma (1982) degli Alan Parsons Project è il primo
brano suonato interamente da un computer, confermando così l'inizio
dell'era della musica digitale. Siouxsie and the Banshees fanno
prendere forma al movimento dark che influenzerà gruppi come Cure e
Bauhaus. Brian Eno, ex Roxy Music, porta alla luce la no wave di
Lydia Lunch e Arto Lindsay, movimento sostenuto anche dagli
australiani Birthday Party di Nick Cave, derivante dal punk e
caratterizzato dal rifiuto delle convenzioni imposte dalla musica
pop.
Si può notare che questo periodo è
ricchissimo di varie correnti musicali e band legate a etichette
discografiche indipendenti, questo grazie a una rivoluzione
auto-editoriale ("do it yourself") lanciata dal punk,
questa tendenza in ambito musicale nei primi anni ottanta crea molta
confusione tra ciò che può essere definito pop e ciò che può
essere definito rock (si veda anche la popolarità mainstream
acquisita dal metal) si specifica infatti che questa spaccatura
culturale all'interno della musica occidentale non è assolutamente
netta ma generalmente individuabile, comunque la popular music
conosce in definitiva le caratteristiche principali delle proprie
correnti mainstream e underground, identifica cioè una corrente
relativamente impopolare e ricercata che ne influenza una popolare e
di tendenza con nuovi elementi tecnici, stilistici e ideologici.
I video
musicali e Internet
Il video si accosta alla musica fin
dalla nascita del cinema sonoro ma l'importanza comunicativa che ha
l'immagine dell'artista si comprende appieno solo negli anni
cinquanta con le riprese dei concerti dei musicisti rock & roll.
Il video musicale può essere quindi considerato un incentivo
espressivo notevole per gli artisti, si pensi ad esempio alle
sperimentazioni musicali/visuali degli anni sessanta oppure ai Devo
che li usano per diffondere la loro teoria della "devo-luzione",
i Pink Floyd li hanno usati ampiamente nel corso dei loro tour e sono
un elemento essenziale per il gruppo Residents.
Ma l'idea vera e
propria di uno sfruttamento commerciale "di massa" arriva
negli anni ottanta.
Mtv (prima messa in onda 1981) e network
simili dalla metà degli anni ottanta si affermano come un ulteriore
mezzo divulgativo e una notevole opportunità di acquisire visibilità
e popolarità, le trasmissioni video portano anche a una suddivisione
commerciale dei generi per venire incontro ai gusti di più persone,
in particolare dei giovani, questo perché appunto la tv si rivolge a
un pubblico sempre più vasto e per funzionare deve poter agire su
più target. Ovviamente la necessità di audience e la
presenza dell'aspetto visuale porta i network a favorire un certo
tipo di band o di solista piuttosto che un altro, nascono le boy band
(Take That, *NSYNC) e le girl band (Spice Girls, Destiny's Child)
gruppi vocali la cui immagine gioca un ruolo fondamentale. In questo
periodo le major escono dalla crisi in cui si erano trovate dopo
l'esplosione delle etichette indipendenti, ma negli anni novanta si
trovano ad affrontare un altro fenomeno che piegherà la curva delle
vendite discografiche.
Internet è un'altra notevole
innovazione per quanto riguarda la diffusione della musica, ma in
modo diverso rispetto alla radio o alla televisione, infatti il
fruitore diventa un ascoltatore attivo, cioè gli viene data la
possibilità di venire a conoscenza di un parco molto più ampio di
generi musicali e soprattutto di scegliersi la "propria"
musica, perché in internet non esiste necessariamente la logica del
target mediatico, ogni utente può scegliere cosa ascoltare quando
vuole, non deve cioè seguire una programmazione obbligata e le varie
correnti musicali vengono generalizzate in minor misura. Si sviluppa
anche una sorta di passaparola virtuale, simile a ciò che avveniva
negli anni sessanta, e un ritorno dell'indie, tutto questo ha portato
lo sviluppo di una nuova corrente denominata New Weird America e di
fatto all'abolizione, o comunque all'attenuazione, della figura del
divo, poiché vi è una sorta di ridistribuzione dei fan e divisione
in più movimenti culturali.
Siti come Myspace e YouTube
permettono a chiunque di diffondere la propria musica nel web
gratuitamente, ciò ha fatto la fortuna di molte band, come ad
esempio Arctic Monkeys, Cansei de Ser Sexy e Ok Go.