Faccio anche spesso l’esempio di Gomorra al riguardo perché è chiarissimo: Gomorra è stato il primo romanzo-inchiesta in Italia. Fu scartato da tutti per quel motivo, perché le mescolanze di generi letterari (arte, talento, creatività e originalità) non sono capite dagli editori, quando non ridicolizzate o rifiutate con sprezzo. Le definiscono “pasticci”, e qualcuno “rozzo ed erudito” di loro lo dice in video usando la parola francese anziché italiana. Ricordiamo, infatti, che editore può diventare anche il fruttarolo sotto casa, nel senso che non è detto che siano persone colte, profonde e illuminate, dalla vista lunga: tutt’altro. Saviano lo autopubblicò (non lo dice nessuno ma è così), e solo dopo che ebbe successo da solo spuntò Mondadori. Il problema degli editori è, per me, fortemente legato ai finanziamenti pubblici all’editoria, che ha affossato la cinematografia italiana negli anni, i giornali, le televisioni e, ovviamente, le case editrici. Che ci sia un fallimento generalizzato del mondo editoriale è sotto gli occhi di tutti. Ma come possiamo pensare di avere un’editoria brillante, innovativa, di ampio respiro e creativa davvero… nell’unico Paese semilibero d’Europa?
Ecco che l’editoria italiana è come quella famosa statua (non cito la Bibbia volutamente) con i piedi d’argilla. La guardi alzando la testa e vedi oro e argento e…. e basta abbassare gli occhi per capire che dei libri non gliene frega niente in realtà a loro, che ormai sono un po’ come dei macellai. E ti vien voglia di dire: “No, mio figlio ai macellai non lo do”, cioè ti autopubblichi, che almeno ti diverti di più.