Tutto?
Tutto è importante.
Nei film non ci sono tempi morti. Tutto quello che vedete sullo schermo deve servire la storia in qualche modo. Ciò che non serve alla storia viene lasciato fuori.
Tutti parlano per essere ascoltati.
I dialoghi sono sempre a favore di pubblico. I personaggi parlano non solo tra di loro, ma anche con il pubblico che li sta ascoltando. Nessuno parla così, nella vita reale. Le frasi sono sempre costruite a regola d'arte, coerenti, filanti, ritmiche, e anche quando sono complesse e piene di subordinate nessuno perde il filo del discorso.
Tutto ha un tono.
Lo stesso evento può essere raccontato in modo drammatico o in modo comico. Un divorzio può essere il tragico finale di un dramma familiare o il divertente inizio di una commedia romantica; la morte di un animale domestico può essere una gag spassosa, come in Un pesce di nome Wanda, o il climax strappalacrime di Hachiko o Io & Marley.
Tutti hanno uno scopo.
La vita dei personaggi è concentrata su un unico obiettivo. In Mission Impossible ci frega qualcosa dell'infanzia e dell'adolescenza di Ethan Hunt? Se i suoi genitori siano ancora assieme oppure no? Se ha avuto un animale domestico a cui ha voluto molto bene oppure no? La storia non parla di quello e quindi è come se quella parte della sua vita non esistesse.
Tutto questo cade, comunque, sotto un unico ombrello, la principale differenza tra la vita vera e la vita delle storie: le storie hanno un narratore, la vita vera no. C'è qualcuno che decide quando la storia comincia e quando finisce, qual è la lezione da imparare (se ce n'è una), che cosa è importante sapere e cosa no, cosa mettere dentro e cosa lasciare fuori. Non importa quanto, della storia, sia ispirato o si basi "sulla vita vera": le storia non sono vere, sono verosimili. Tutto quello che capita nei film è irrealistico, perché non è la realtà: è una metafora della realtà. Ogni film è un ecosistema a parte che funziona con le proprie regole: alcune sfidano le leggi della fisica e della logica per come le conosciamo, altre invece propongono scenari che in tutto e per tutto sembrano aderire alle nostre regole e al nostro mondo… ma, in quanto storie, non saranno mai la copia carbone della nostra realtà.
Altrimenti non ci servirebbero le storie, ci basterebbe affacciarci alla finestra e guardare fuori. Saremmo felici così.