I
Dire Straits
sono portavoci di uno
stile inconfondibile, semplice,
pulito,
ma al tempo stesso incorniciato da
un'aura poetica
evergreen.
Per questo, dopo il brillante
successo di metà anni Ottanta e la collezione di brani da
heavy rotation
ci chiediamo perché l'iconica
band britannica di Deptford
abbia incontrato il suo tramonto.
Tuttavia, già sul finire degli Eighties erano affiorate le prime
avvisaglie di interessi da solista, soprattutto da parte del
carismatico frontman e chitarrista Mark Knopfler.
A lui si deve la fondazione del gruppo,
accanto al fratello David
che, alla fine degli anni Settanta
condivideva l'appartamento con
il bassista e studente di
sociologia, John Illsey.
Aggiungiamo a loro tre
un pirotecnico batterista, Pick
Whiters
e il pacchetto rock è pronto.
Ancor di più con un nome unico nel suo genere, Dire Straits,
letteralmente
tremende avversità,
in relazione alle
condizioni di ristrettezza
economica
in cui galleggiavano i musicisti
in quel periodo. Tuttavia a volte basta una canzone, o meglio una
collezione di brillanti demo,
per lanciare una band.
La moneta fortunata dei Dire Straits fu
quindi Sultans Of Swing, poi convolata nel loro
album di debutto, DIRE STRAITS.
Una prima perla per tratteggiare
il sound fusion, mescolato su
rock, blues, jazz e folk
che dipingerà l'intera carriera
discografica della band. E non poteva esserci un debutto migliore
dato che Knopfler e compagni furono subito
ingaggiati come band di
supporto dei già celebri Talking Heads. Le loro
sonorità calde e avvolgenti,
plasmate sulla
Stratocaster di Knopfler,
erano una novità per lo scenario
di fine anni Settanta, dove già spuntavano i primi punker e disco
dancer.
Di conseguenza il loro approccio
inedito cavalcò una buona stella, sedimentandosi in un secondo
album, COMMUNIQUÉ,
seguito da un esplosivo
tour mondiale del 1979.
In
51 concerti
spalmati su
38 giorni,
gli inglesini dal carisma vincente
conquistarono anche l'attenzione di
Bob Dylan,
presente alla tappa di
Los Angeles,
che offrì loro una collaborazione
su
Slow Train Coming.
Anche le televisioni guardarono
famelicamente al gruppo, mentre all'orizzonte si stagliava il terzo
album,
MAKING MOVIES (1980),
casa di un loro successo
immortale:
Romeo And Juliet.
Con questa perla romantica,
accompagnata dal ritratto inedito di un amore non corrisposto,
contrariamente all'opera di
Shakespeare, il gruppo era già in orbita. Per questo gli altri tre
album seguenti scrissero la parentesi d'oro dei Dire Straits,
con il culmine di
BROTHERS IN ARMS (1985),
un prodotto di lascito ereditario,
trainato da mine in musica come
Money For Nothing
e
Walk Of Life.
Tuttavia questi sono anche gli anni
in cui ciascun musicista incominciò a guardarsi intorno, alla
ricerca di nuovi stimoli.
Arriviamo così alla fatidica domanda:
perché i Dire Straits si sono
sciolti?
Si trattò sicuramente di
una scelta diplomatica,
condotta da Knopfler che, con
l'indimenticabile fascetta in testa e la sua chitarra,
abbracciò nuove occasioni. E non
di poco spessore, dato che lo richiesero Van Morrison, Bob Dylan e
Phil Everly.
Si unì poi l'esperienza da
colonne sonore su svariate pellicole, tra cui Last Exit To
Brooklyn
del
regista tedesco Uli Edel.
Siamo nel 1989
e in quell'anno anche Illsey
pubblicò il suo primo album solista:
NEVER TOLD A SOUL.
Vi collaborò lo stesso Knopfler,
basandosi su
un'amicizia duratura e senza
rancore per le scelte future.
Così, quando uscì
GOLDEN OF HEART(1996)
del nostro chitarrista, i Dire
Straits
si erano già sciolti un anno
prima, nel 1995.
Niente escalation rabbiose o
guerre fratricide, ma solo la comune esigenza di brillare sotto altre
luci,
dopo un percorso ventennale
insieme
ormai trasmutato sotto
l'alternarsi di diversi musicisti in formazione. Nel
2018, poi, il gruppo è
entrato di diritto nella Rock And Roll Hall Fame, anche se
Markus non ha partecipato alla cerimonia.