L'arte acusmatica è un tipo
particolare di musica elettronica, creata per essere ascoltata
tramite altoparlanti. Il termine musica acusmatica è stato
coniato dal compositore francese Pierre Schaeffer, nel suo libro
Traité des Objets Musicaux (1966), e deriva dal termine
acusmatico e dall'akusmatikoi, la scuola pitagorica i cui
discepoli udivano il maestro parlare dietro ad un velo. Nell'arte
acusmatica, il velo è una metafora dell'altoparlante.
Caratteristiche
La musica elettroacustica abbraccia
l'insieme dei generi musicali che fanno uso dell'elettricità nella
concezione e nella realizzazione delle opere. Le opere
elettroacustiche su supporto si identificano con le opere dell'arte
acusmatica. L'arte acusmatica raggruppa le musiche concrete o
acusmatiche, le creazioni radiofoniche e i radiodrammi, le opere
acusmatiche applicate (per teatro, danza, cinema, video...), le
installazioni sonore realizzate su supporto audio diffuso su
altoparlanti (in cui la concezione visiva non stabilisce un rapporto
diretto di causa/effetto con il risultato sonoro ascoltato), una
certa frangia di musiche dette elettroniche (techno) derivanti da una
realizzazione in studio fissata su supporto e consegnata al solo
ascolto. Infine, alcune realizzazioni di poesia sonora come quelle
che si avvicinano alla creazione radiofonica.
Le opere che ne risultano sono opere su
supporto: esse non si manifestano se non attraverso la lettura del
supporto sul quale sono state registrate, fissate in forma definitiva
(su dischi flessibili alla fine degli anni quaranta, poi sul nastro
magnetico dei magnetofoni e oggi sulla memoria dei calcolatori).
Il musicista acusmatico parte da
registrazioni del suono. Se acustiche, esse possono essere realizzate
a partire da interventi su diversi strumenti scelti per la loro
predisposizione a “suonare” (dei corpi sonori), da universi
abitati da eventi caratteristici, da percorsi, da gesti o sequenze
appositamente realizzate, e anche da suoni “figurativi” o da
interventi su strumenti tradizionali o “esotici”. Se sintetiche,
le registrazioni possono essere costituite da suoni o da sequenze
elettroniche suonate sul sintetizzatore, oppure digitali, risultato
della programmazione del computer o di trasformazioni immediate di
eventi sonori.
Il compositore classifica le
registrazioni accumulate, e opera su di esse delle scelte, una
ripartizione, dei tagli, e quindi molteplici trasformazioni in uno
studio equipaggiato con numerosi apparecchi prodotti dall'evoluzione
tecnologica degli ultimi decenni: montaggio, inversione, anello,
trasposizione, campionamento, compressione, gel (freeze),
riverberazione, eco, ritardo, filtraggio, missaggio, accumulazione.
È l'aspetto sperimentale di tale
procedimento (il famoso “procedimento concreto” in cui la
composizione si fonda sull'ascolto diretto del risultato, in un
costante andare e tornare dal fare all'ascoltare, a partire da suoni
creati o acquisiti e trasformati) connesso a una manipolazione dei
suoni “bruti”, già “trovati”, che spinge Pierre Schaeffer
nel 1948 a coniare il termine di musica concreta. Il quale rinvia in
modo sicuramente esplicito a quello di musica “astratta”
strumentale, che si concepisce “a tavolino” in maniera “teorica”
(al di là di ogni contatto diretto con il materiale e la cui
concezione passa per l'astrazione di una codificazione, di un
linguaggio: il solfeggio).
In un'andata e ritorno costanti dal
fare all'ascoltare, l'artista elabora così progressivamente la sua
opera, in un procedimento che comprende sia la volontà di un
progetto preliminare di composizione (la scelta di una tematica, di
un universo sonoro, di una “grande forma”, di un ritaglio), sia
la sensibilità, rendendo possibile l'invenzione di una “scrittura”
attraverso la gestione dei sincronismi, degli imprevisti, dei
contrasti, delle similitudini, delle diffrazioni, delle convergenze.
Infine il compositore esegue la sua
opera davanti al pubblico attraverso altoparlanti di differente
“colore” e di differente potenza, disseminati nello spazio del
concerto, della galleria, del museo, del luogo pubblico, a seconda
che egli scelga di comporre per il concerto, per l'installazione
sonora o per qualsiasi altra forma di espressione acusmatica..
Tale dispositivo di diffusione
(altrimenti detto “orchestra di altoparlanti” o anche
acousmonium) è un insieme di casse acustiche distribuite nel
luogo del concerto in cui si fa variare l'intensità e il colore di
uscita del suono con l'aiuto di un impianto di proiezione (tramite
filtri, cavi e amplificatori) per la collocazione nello spazio delle
opere interpretate. Motus è attualmente la sola situazione in cui un
interprete professionale, Jonathan Prager, è stato nominato, dal
1995, titolare del suo acoumonium. Si parla metaforicamente di
“proiezione del suono”.
È dunque necessario elaborare una interpretazione:
«che sia utile a
organizzare lo spazio acustico secondo le caratteristiche della
sala e lo spazio psicologico secondo le caratteristiche
dell’opera. Pianificando “tutti” e “solo”, sfumature e
contrasti, emergenze e movimenti, il musicista alla console
diviene colui che concepisce una orchestrazione e una
interpretazione vivente»
|
(F. Bayle)
|
Attraverso ciò che si può definire
un'interpretazione (scelta della disposizione dell'impianto, della
spazializzazione, del gioco tra le intensità e i colori, dei
filtraggi) l'artista rende la sua opera accessibile al pubblico,
ormai consegnata unicamente al dominio dell'ascolto.
Definizioni
Di seguito qualche definizione e
commento del termine acusmatica da parte di diversi autori.
Nel periodo della grande avventura
della radiofonia negli anni '50, mentre nascevano le prime “musiche
del rumore” e Pierre Schaeffer ne definiva i primi tratti
metodologici, lo scrittore e poeta Jérome Peignot dichiara in una
trasmissione:
«Quali parole potrebbero
designare la distanza che separa i suoni dalla loro origine...
Rumore acusmatico si dice (nel dizionario) di un suono che si
ascolta senza scoprirne le cause. Ebbene, questa è la definizione
stessa dell’oggetto sonoro, questo elemento di base della musica
concreta, musica la più generale che sia, di cui la testa sarebbe
vicino al cielo e i cui piedi toccherebbero il regno dei morti»
|
(In Musique
animée, trasmissione del gruppo di musica
concreta, 1955)
|
Pierre Schaeffer, nel suo Traité
des objets musicaux (1966) riprende il termine acusmatico e lo
collega all'"ascolto ridotto":
«Il magnetofono ha la virtù
del tendaggio di Pitagora: se esso crea dei nuovi fenomeni da
osservare, crea soprattutto delle nuove condizioni di
osservazione»
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(Citato da F.Bayle in Vocabulaire
de la musique contemporaine, collection
Musique ouverte J.Y. Bosseur, éd. Minerve) |
Per Denis Dufour e Jean-François
Minjard l'arte acusmatica è un'arte del suono che produce un'opera
fissata e definitiva, su supporto, proposta al solo ascolto: senza
ricorrere al visivo e utilizzando tutti i mezzi elettroacustici
offerti al compositore dallo studio, quali che siano le tecnologie
impiegate. La composizione acusmatica è fondata sull'ascolto. In
un'andata e ritorno costanti dal fare all'ascoltare, a partire da
suoni creati o acquisiti e trasformati, il compositore costruisce e
sistema gli elementi della sua opera in un'invenzione inaudita di
scrittura di dettaglio e di articolazione di immagini di suoni tra di
loro. I suoni elaborati per se stessi, quindi slegati dal modo in cui
sono prodotti, implicano l'abbandono della loro causalità reale a
vantaggio di una causalità virtuale, essa stessa generatrice di
spazi interni, esterni, indotti, immaginari, metaforici, ecc., le cui
giustapposizioni inducono senso.
Per Michel Chion acusmatica si dice
della situazione d'ascolto in cui si sente un suono senza vedere le
cause dalle quali proviene. Questa parola greca designava al tempo i
discepoli di Pitagora, che ascoltavano il loro maestro insegnare da
dietro un tendaggio. Pierre Schaeffer, inventore della musica
concreta, ha avuto l'idea di riesumare questo vocabolo per
caratterizzare la situazione d'ascolto generalizzata dalla radio, dal
disco, dall'altoparlante. Nel suo Traité des objets musicaux (1966),
egli ha analizzato le conseguenze di tale situazione sulla psicologia
dell'ascolto. Dopo di lui, il compositore François Bayle ha pensato
di recuperare il termine acusmatica per definire ciò che comunemente
si designa come musica elettroacustica. “Musica acusmatica”,
“concerto acusmatico” sono per lui termini che meglio si addicono
alle condizioni di ascolto e di costruzione di tale musica
“invisibile”, nata dall'altoparlante e in cui il suono registrato
è slegato dalla sua causa iniziale.
Storia
Già prima di Schaeffer, diversi
sperimentatori hanno esplorato idee che mettevano in gioco il suono o
i rumori come materiali rientranti nell'ambito delle esigenze
compositive: il pittore e compositore futurista italiano Luigi
Russolo, all'inizio del ‘900 (con i suoi “intonarumori”), il
cineasta sperimentale tedesco Walter Ruttmann, il quale utilizza la
banda sonora della pellicola cinematografica per produrre un “film
senza immagine” (Week-end, 1930), e certamente Edgard Varèse
e la sua famosa utopia del “suono organizzato”... Tuttavia
nessuno di loro ha avuto l'idea di utilizzare la registrazione
(seppure accessibile e in evoluzione dagli anni '10) al fine di
creare una vera “arte dei suoni fissati”.
Nel 1948 Pierre Schaeffer, animatore di
un piccolo gruppo di ricerca all'interno della radio francese,
inventa una nuova forma di espressione artistica che lui stesso
chiamerà musica concreta. Creatore e produttore di trasmissioni
radiofoniche, in cui “l'ascoltare senza vedere” determina al
tempo stesso il mistero e il successo di tale nuovo mezzo di
comunicazione, egli si lancia in un'avventura musicale interamente
nuova, dopo mesi di sperimentazione e di osservazione dei suoni
“fissati”, che i processi di registrazione gli consentono di
riascoltare a piacimento: i più diversi materiali sonori disponibili
all'interno della fonoteca, lasciati dai tecnici o registrati da lui.
Nell'utilizzare più piatti di giradischi, scrive:
«21 aprile 1948: se privo i suoni del loro attacco, ottengo un
suono differente; d’altra parte, se compenso la caduta di
intensità grazie a un potenziometro, ottengo un suono continuo di
cui sposto l'inviluppo a volontà. Registro così una serie di
note costruite nello stesso modo, ciascuna su un disco. Disponendo
questi dischi su dei pick-up, posso, grazie al gioco di chiavi di
contatto, suonare queste note come desidero, in successione o
simultaneamente. […] Siamo degli artigiani. Il mio violino, la
mia voce, li ritrovo in tutto questo bazar di legno e latta, e nel
campanello della bicicletta. Cerco il contatto diretto con la
materia sonora, senza interposizione di elettroni»
|
Dal suo entusiasmo e dal suo spirito
scientifico nascono gli Etudes de bruits (prima opera di
musica concreta registrata su disco) diffusi per radio prima di
essere dati in concerto. Pierre Henry lo raggiunge al Club d'essai
della Radio nel 1949. Insieme compongono Bidule en ut e
Symphonie pour un homme seul, opera che farà in seguito il
giro del mondo con il balletto di Maurice Béjart.
Nel 1951 il gruppo di Pierre Schaeffer
diventa il Gruppo di ricerca di musica concreta della
Radiodiffusion-Télévision Française. È riorganizzato nel 1958
sotto il nome di Gruppo di ricerca musicale (GRM). Attualmente
diretto da Daniel Teruggi, il GRM nel 1974 fu integrato all'Istituto
nazionale dell'audiovisivo.
Da parte sua Pierre Henry prosegue in
un cammino solitario e fonda il primo studio privato di musica
concreta, Apsome, nel 1960. Da allora il suo percorso è
disseminato di concerti che riunisce un pubblico sempre più vasto:
Messe pour le temps présent, Le Voyage, L'Apocalypse
de Jean, Futuristie, Messe de Liverpool…
Nel corso degli anni cinquanta,
numerosi compositori tradizionali o d'avanguardia dell'epoca, da
Darius Milhaud a Iannis Xenakis, da Olivier Messiaen a Edgard Varèse,
da Henri Sauguet a Pierre Boulez si iniziano alla pratica della
musica concreta dopo Pierre Schaeffer. Allo stesso tempo, alcuni
compositori all'estero aprono studi di composizione elettronica:
Karlheinz Stockhausen presso la WDR di Colonia (Gesang der
Jünglinge, 1956), Bruno Maderna, Luciano Berio
presso la RAI di Milano (Thema-Omaggio a Joyce, 1958). Negli
Stati Uniti l'esperienza dei suoni fissati assume un aspetto più
tecnico, con la ricerca di Max Matthews sulla sintesi del suono
tramite calcolatore nel laboratorio della Bell Telephone a Murray
Hill, ma anche con i tentativi di Otto Luening (Fantasy in space,
1952) e Vladimir Ussachevsky (Incantation, 1953) presso il
Columbia-Princeton Music Center di New York… In Francia si crea
subito un vero vivaio di compositori esclusivamente acusmatici:
François Bayle (Espaces inhabitables, 1967), Pierre
Boeswillwald (Sur le chemins de Venise, 1983), Michel Chion
(Requiem, 1973), Christian Clozier (Quasars, 1980), Luc
Ferrari (Hétérozigote, 1964), Jacques Lejeune (Parages,
1974), Bernard Parmegiani (De natura sonorum, 1975),
Jean-Claude Risset (Mutations, 1969), Alain Savouret (L'Arbre
et coetera, 1972)…
L'arte acusmatica oggi
Repertorio
mondiale
Influenzati e stimolati dall'esempio di
Pierre Schaeffer e da quello dei pionieri della musica elettronica,
numerosi altri paesi hanno creato i loro studi. Nel 1970 Françoise
Barrière e Christian Clozier fondano il GMEB, gruppo di musica
sperimentale di Bourges, catalizzatore della musica elettroacustica
mondiale e più particolarmente nei paesi dell'Est, nell'Europa del
nord, a Cuba e in America del Sud. Grazie all'esistenza di classi di
composizione all'interno dei conservatori e delle università, la
pratica dell'arte acusmatica conosce un forte sviluppo nei seguenti
paesi: Francia (con Marcel Frémiot, Guy Reibel, Denis Dufour,
Philippe Mion…), Canada (con Francis Dhomont), Belgio (con Annette
Vande Gorne), Gran Bretagna (con Denis Smalley), Austria (con Dieter
Kaufmann), Germania (con Hans Tutschku), Brasile (con Jorge Antunes,
Rodolfo Caesar), Italia (con Roberto Doati, Agostino di Scipio, Lucio
Garau…), ma anche Polonia, Ungheria, Svezia, Norvegia, America del
Sud, Stati Uniti, Giappone…
L'acusmatica attrae nuove generazioni
di compositori (citiamo Frédéric Acquaviva, Patrick Ascione, Paul
Dolden, Ingrid Drese, Jean-Marc Duchenne, Marc Favre, Thomas Gerwin,
Bernhard Günter, Jonty Harrison, Tomonari Higaki, Frédéric Kahn,
Erik Mikael Karlsson, Patrick Kosk, Francisco López, Lionel
Marchetti, Elio Martusciello, Robert Normandeau, Ake Parmerud,
Dominique Petitgand, Agnès Poisson, Daniel Teruggi, Christian
Zanési…) e decine di compositori che operano in diversi stili, di
universi e di procedure a volte fortemente lontane dalle prime idee
di Pierre Schaeffer. Utilizzando una tecnologia in perpetua
evoluzione, questi creatori si riconoscono sotto differenti
denominazioni: a seconda dei periodi, dei luoghi e delle scuole, la
musica acusmatica ha avuto come denominazioni anche quella di musica
concreta, musica sperimentale, musica elettronica,
musica elettroacustica, Tonbandmusik, Elektronische
Musik (Germania), Tape music (USA).
Un'esperienza dagli sviluppi molteplici
Il mondo della composizione strumentale
contemporanea è il primo a essere influenzato dall'esperienza della
musica concreta. Compositori quali Iannis Xenakis, Ivo Malec,
François-Bernard Mâche, Philippe Leroux e Denis Dufour sono stati
potentemente influenzati nel loro stile e nelle idee musicali da idee
di morfologia e di scrittura provenienti dalla loro pratica di
studio.
Il “solco chiuso” (l’anello)
si inserisce poco a poco nel vocabolario musicale contemporaneo e non
si può negare che i compositori americani minimalisti della scuola
di New York (Steve Reich, Phil Glass, Terry Riley, La Monte Young…)
siano stati ispirati dapprima nelle loro opere per nastro e poi nelle
opere strumentali dall'idea di “anello”, ma anche che si siano
nutriti di tutta una competenza di studio. La moltiplicazione delle
possibilità di intervento e di distanziazione in rapporto al tempo
musicale che lo studio offre ha prodotto delle opere singolarmente
nuove, e questo cambiamento di paradigma si fa ancora sentire nella
produzione attuale.
Negli anni settanta una nuova scuola
estetica nasce in Francia, rifacendosi alle ricerche sul suono di
Pierre Schaeffer (ma non alla musica acusmatica), la scuola
spettrale, che si ispira alla struttura acustica del suono (le
sue armoniche, il suo spettro) per sostenere la scelta delle altezze,
la definizione della forma e l'orchestrazione dell'opera.
Quanto a Jean-Michel Jarre egli si rifà
al suo rapporto con il GRM, dopo aver seguito per qualche mese la
classe di Pierre Schaeffer, presso il Conservatorio nazionale
superiore di musica di Parigi, alla fine degli anni 60. Troviamo
delle simili metamorfosi musicali oltre Reno con Klaus Schulze
(ispirato da Karlheinz Stockhausen), i Tangerine Dream e il gruppo
Kraftwerk degli inizi. Dalla fine degli anni 60, le sequenze
“plananti” e gli effetti sonori di studio, ispirati
principalmente dal lavoro di Stockhausen, invadono la produzione pop:
i Beatles (Revolution 9), i Pink Floyd (The Dark Side of
the Moon), i Can e i più radicali Faust, ma anche i Velvet
Underground e i Soft Machine… fino alla più egemonica varietà
internazionale attuale (Michael Jackson).
Infine agli inizi degli anni 90 appare
la Techno (musica elettronica), di cui i DJ, al tempo stesso
animatori, tecnici e adesso musicisti, rivendicano ad alcuni di loro
l'eredità di Pierre Schaeffer e di Pierre Henry (definito a 70 anni
sulla copertina di una rivista come “il più vecchio DJ del
mondo”!).
Quanto alle musiche applicate
(commerciali e/o pubblicitarie, d'illustrazione sonora per la
televisione, la radio, il teatro o il balletto, le colonne sonore di
corto e lungometraggi, le sigle musicali, i jingle e altri gimmick
sonori) non sono le ultime ad aver fatto uso dell'acusmatica.
In Italia
In Italia, oltre ad essere presenti in
numerose rassegne di musica elettroacustica, le opere acusmatiche
sono presentate in due festival dedicati esclusivamente all'arte
sonora su supporto: il Festival di interpretazione della musica
acusmatica (organizzato dall'associazione Amici della musica
di Cagliari) ed il Festival Silence (organizzato
dall'associazione M.ar.e a Bari).