Il versetto
(o verso) per organo è una breve
composizione utilizzata per intercalare i versetti di particolari
testi liturgici, cantati sia in gregoriano, sia in polifonia, dei
vespri e altri uffici liturgici (salmi, inni, Magnificat), o della
messa (Kyrie, Gloria, Credo, Sanctus, Agnus Dei), secondo una prassi
detta alternatim.
La
prassi dei versetti per organo alternati al canto nella liturgia
affonda le sue origini nel tardo medioevo. Praticata generalmente in
forme improvvisative, essa non ha lasciato testimonianze scritte
prima del XV secolo. Prime tracce di versetti per organo (Kyrie,
Gloria, Magnificat) sono forse ravvisabili nel Codice Faenza 117,
manoscritto compilato all'inizio del XV secolo. Esempi di versetti si
trovano pure in manoscritti redatti in area germanica meridionale
(Baviera, Austria) del XV secolo, tra cui il Buxheimer Orgelbuch (ca.
1450-70).
A partire dal XVI secolo i versetti diventano un genere
del repertorio organistico, testimoniato in numerose fonti
manoscritte o a stampa. Normalmente i versetti per organo sono
raccolti in gruppi relativi al canto liturgico cui devono
intercalarsi, oppure in gruppi sullo stesso tono (modo) gregoriano,
da utilizzare in modo flessibile per alternarsi ai versetti dei
salmi, degli inni, del Magnificat o di parti della messa, cantati non
soltanto in gregoriano ma anche in polifonia.
Tra i primi cicli completi di versetti,
si ricordano le tre messe, gli otto inni più comuni e due Magnificat
nell'Intabulatura d'organo, cioè misse, himni, Magnificat (Venezia,
ca. 1543-1549) di Girolamo Cavazzoni, che pubblicò altri quattro
inni e due Magnificat nella sua Intavolatura cioe recercari, canzoni,
himni, Magnificat (Venezia, 1543). Le tre messe di Cavazzoni, come
tutte quelle che saranno in seguito pubblicate da altri compositori,
sono basate sul canto gregoriano delle più comuni domeniche
dell'anno liturgico: la Messa Domenichalis o della domenica, (IX del
Graduale romanum, nota anche come Orbis factor), Missa de Beata
Virgine o della Madonna (XI del Graduale romanum, Cum jubilo) e la
Missa Apostolorum o degli Apostoli (IV del Graduale romanum,
Cunctipontens genitor Deus) . Altre raccolte di versetti di area
veneziana sono le Messe d'intavolatura d'organo (Venezia, 1568) di
Claudio Merulo, e le tre messe, conservate manoscritte, di Andrea
Gabrieli.
Diversa
dalle precedenti, l'organizzazione delle raccolte di versetti di due
organisti attivi a Napoli: i Versi spirituali sopra tutte le note con
diversi canoni spartiti per sonar negli organi, messe, vespere, et
altri officii divini (Napoli, 1580) di Antonio Valente comprendono 43
versetti, raggruppati in base alla nota fondamentale del tono ("Sopra
dell'Ut", "Sopra il Re" ecc.). Analoga struttura nei
Cento versi sopra li otto finali ecclesiastici per rispondere a tutti
i divini officij et in ogni altra sorte d'occasione di Giovanni Maria
Trabaci, pubblicati nel suo Libro de ricercate, & altri varij
capricci (Napoli, 1615).
La pratica dei versetti «per rispondere
al coro» viene illustrata in alcuni manuali pubblicati da religiosi.
Il più noto è un trattato del monaco olivetano Adriano Banchieri,
apparso nel 1605 e più volte ristampato fino al 1638, il cui
frontespizio spiega estesamente il contenuto e la prassi, nuova per
l'epoca, di suonare sopra un basso numerato: L'organo suonarino,
entro il quale si pratica quanto occorrer suole agli suonatori
d'organo, per alternar corista agli canti fermi in tutte le feste, et
solennità dell'anno. Trasportato et tradotto dal canto fermo
fidelissimamente, sotto la guida di un basso in canto figurato
suonabile, et cantabile, et con intelligibile docilità diviso in
cinque registri. Nel primo si concerta la santa messa, nel secondo
gli salmi vesperini, nel terzo gli inni, nel quarto gli magnificat,
et nel quinto le sacre lode di Maria Vergine, insieme vinti suonate
in spartitura, et nel fine una norma, per conoscere ogni festa che
hinno corre, et di che tuono sarà l'antifona del cantico Magnificat
(Venezia, 1605). Non meno interessante il trattato del frate minore
osservante ferrarese Bernardino Bottazzi, Choro et organo ... in cui
con facil modo s’apprende in poco tempo un sicuro methodo per sonar
su l’organo messe, antifone, e hinni sopra ogni maniera di canto
fermo (Venezia, 1614), contenente diversi brani esemplificativi.
Nel panorama del primo Seicento
spiccano i versetti dell'organista della basilica vaticana Girolamo
Frescobaldi: quelli degli inni "della Domenica" (Lucis
creator optime), "dell’Apostoli" (Exsultet orbis
gaudium), Iste confessor, Ave maris stella, dei Magnificat del primo,
secondo e terzo tono, pubblicati nel Secondo libro di toccate (Roma,
1627), e soprattutto i Kyrie-Christe-Kyrie delle messe "della
Domenica", "dell'Apostoli" e "della Madonna",
complete dei brani (toccate, canzoni, ricercari, capricci) da
suonarsi "avanti la messa", "dopo l'epistola",
"dopo il Credo", "per l'elevazione", e "dopo
il postcomunio", raccolti e pubblicati nella raccolta Fiori
musicali (Venezia, 1635).
In area napoletana verso la metà del
Seicento vanno segnalati i Ricercari a 4 voci, canzoni francesi,
toccate e versi per rispondere nelle messe con l'organo al choro,
libro I (Napoli, 1641), di Giovanni Salvatore, autore anche di una
Breve regola per rispondere con l'organo al choro, pubblicata in
appendice alla terza edizione del manuale di Giovanni Battista
Olifante Porta aurea sive directorium chori. Opera utilissima a chi
desidera imparar di canto fermo (Napoli, 1641)
Dall'ambiente dei minori conventuali
provengono due ampie raccolte di versetti ispirate nella loro
struttura ai Fiori musicali di Frescobaldi: i Frutti musicali di
messe tre ecclesiastiche per rispondere alternatamente al choro ...
con cinque canzoni (Venezia 1642) del frate Antonio Croci, attivo a
Modena; e l'Annuale che contiene tutto quello, che deve far un
organista per risponder al choro tutto l'anno (Venezia, 1645) del
frate Giovanni Battista Fasolo, attivo a Roma, Napoli e Palermo.
L'opera contiene versetti organistici per il Te Deum, diciotto inni
per le principali feste dell'anno, tre messe (comprendenti anche
brani da suonare dopo l'epistola, all'offertorio, all'elevazione e al
postcommunio), Magnificat negli otto toni, l'antifona Salve regina.
oltre a ricercari, canzoni e capricci.
Alla fine del XVII secolo l'organista
bolognese Giovanni Battista Degli Antonii pubblicò una raccolta di
Versetti per tutti li toni tanto naturali, come trasportati, per
l'organo (Bologna, 1687), seguita poi da una seconda serie di
Versetti da organo per tutti li tuoni (Bologna, 1696). Il fratello
Pietro Degli Antonii diede poi alle stampe l'opera Sonate e versetti
per tutti li tuoni, tanto naturali, come trasportati, per l'organo da
rispondere al coro (1712).
Nel corso del XVIII secolo, degne di
note le raccolte di versetti di Domenico Zipoli, raggruppati per tono
ecclesiastico, apparsi nella prima parte delle sue Sonate
d’intavolatura per organo e cimbalo (Roma, 1716) e l′Intavolatura
di centoquarantaquattro versetti di varia registratura, divisi ne
dodeci tuoni piu frequentati dal coro di Paolo Benedetto Bellinzani
(1728), conservata in un manoscritto dell'Archivio capitolare del
Duomo di Pesaro, singolare testimonianza del variegato uso dei
registri organistici in un organo italiano a due tastiere,
appropriato allo stile dei brani, ormai lontano dai tradizionali
procedimenti in contrappunto imitativo, in cui echeggia decisamente
la musica strumentale e teatrale del tempo.
All'inizio del XVI secolo, oltre alle
magistrali elaborazioni del salisburghese Paul Hofhaimer e di Arnolt
Schlick sul canto fermo dell'antifona Salve regina (in cinque parti)
e di altri brani liturgici, si ricorda il Fundamentum (ca. 1520) di
Hans Buchner, manuale per imparare ad elaborare un brano polifonico
su canto fermo all'organo a due, tre e più voci, che contiene anche
50 brani esemplificativi (introiti, graduale, responsori, sequenze,
inni, Magnificat, Kyrie, Gloria, Sanctus e Agnus Dei).
Manoscritte
nella cosiddetta Intavolatura di Torino (compilata probabilmente ad
Augusta, ca. 1637-40) ci sono pervenute raccolte di versetti per
l'ordinarium e il proprium della messa de Apostolis e per i
Magnificat nei vari toni di Hans Leo Hassler, e altri di Christian
Erbach per messe, Magnificat, inni e sequenze.
La pratica del versetto per organo si
adattò anche alle esigenze della chiesa evangelica luterana, sia del
canto dei corali, che avevano una struttura strofica, sia di altri
canti su testo latino, come Kyrie, Gloria, Credo, Magnificat, alcuni
inni e salmi, che restarono in uso ancora nel XVII secolo, come
vediamo testimoniato, per esempio, nella vasta raccolta della
Tabulatura nova (1624) di Samuel Scheidt. La pratica del versetto
ebbe un proprio sviluppo anche in relazione al canto dei corali.
L'organista introduceva il canto con un preludio al corale che
fungeva da intonazione e che divenne poi un genere organistico a sé
stante. Il coro o l'assemblea cantava una strofa del corale,
alternandosi all'organista, che suonava un versetto basato sulla
melodia del corale. Da qui si diffuse il genere delle variazioni o
partite sul corale, testimoniate nella produzione di grandi
organisti, come Johann Pachelbel, Georg Böhm, Johann Gottfried
Walther, Johann Sebastian Bach.
I primi esempi di versetti organistici
sono documentati in Francia in due raccolte stampate dall'editore
Pierre Attaignant nel primo Cinquecento: la Tabulature pour le jeu
d'orgues, espinettes et manicordions sur le plain chant de
Cunctipotens et Kyrie Fons. Avec leurs Et in terra, Patrem, Sanctus
et Agnus Dei (1531) e i Magnificat sur les huit tons avec Te Deum
laudamus et deux preludes, le tout mys en tabulature des orgues
(1530).
All'inizio del XVII secolo l'organista della cattedrale di
Rouen, Jean Titelouze, diede alle stampe due importanti raccolte di
versetti organistici: gli Hymnes de l'Église pour toucher sur
l'orgue, avec les fugues et recherches sur leur plain-chant (1624),
contenente i 12 inni più comuni dell'anno liturgico; e i Magnificat
ou Cantique de la Vierge pour toucher sur l'orgue suivant les huit
tons de l'Église (1626). Si tratta di brani scritti in stile
contrappuntistico, utilizzando le tecniche del canto fermo e del
canone.
Il radicale cambiamento dello stile della musica
organistica francese dalla seconda metà del Seicento in avanti è
riflesso a partire dai tre Livre d'orgue di Guillaume-Gabriel Nivers:
il primo (1665) e il terzo (1675) presentano versetti negli otto toni
ecclesiastici, mentre il secondo (1667) contiene versetti per messe e
inni, e nelle successive di Nicolas Lebègue, Nicolas Gigault, André
Raison, Jacques Boyvin, Nicolas de Grigny e altri, fino alla
magistrale opera di François Couperin Pièces d'orgue consistantes
en deux messes... (1690), «Pezzi per organo consistenti in due
messe, una ad uso delle chiese parrocchiali e secolari, e l'altra ad
uso dei conventi di religiosi e religiose». I versetti della musica
francese sono caratterizzati da una scrittura stilisticamente varia,
brillante ed espressiva, funzionale a valorizzare le possibilità
offerte dai grandi organi dell'epoca a tre e quattro tastiere e da
un'ampia gamma di registri. Vi si trovano assoli (récit) di
particolari registri, al soprano, al basso o en taille
(tenore-contralto col basso al pedale); duetti (duo), terzetti
(trio), dialoghi (dialogue), fughe.
Nella corso del XVIII secolo
alcuni importanti organisti pubblicarono raccolte di versetti per
organo negli otto toni raggruppati in forma di suite, sempre
caratterizzati da un cangiante uso di stile e di registrazione. Tra
questi vanno almeno menzionati Louis-Nicolas Clérambault,
Jean-François Dandrieu, Michel Corrette.
La prima e fondamentale testimonianza
dei versetti composti in area iberica viene dalle opere per tastiera
di Antonio de Cabezón, attivo nella prima metà del XVI secolo,
pubblicate da Luis Venegas de Henestrosa nel Libro de cifra nueva
para tecla, arpa y vihuela (1557) e postume dal figlio Hernando de
Cabezón, nella raccolta Obras de música para tecla, arpa y vihuela
(1578). Esse comprendono 32 inni, un Salve regina, 9 Kyrie e versetti
per i salmi e per il Magnificat, scritti in uno stile
contrappuntistico severo a due, tre , quattro parti. Altri esempi
dell'epoca sono alcuni inni di Juan Bermudo e Francisco Palero.
Nel
corso del XVII secolo la musica organistica spagnola sembra
rivolgersi soprattutto all'elaborazione delle melodie degli inni
(Pange lingua), delle sequenze (Lauda Sion) e dei canti devozionali
(Todo el mundo) più popolari, come vediamo nell'opera di Francisco
Correa de Arauxo Facultad organica (1626). Completamente assenti dal
repertorio manoscritto o stampato i versetti per la messa. Rare le
raccolte di versetti sui toni salmodici come i Versos de 6° tono di
Joseph Jimenez o i Versos de 2° tono di Pablo Bruna. Innumerevoli
sono le elaborazioni organistiche sul Pange lingua, come quelle di
Sebastián Aguilera de Heredia, Jimenez, Bruna e altri, a
testimonianza della popolarità di questo inno. Alcune melodie
gregoriane vengono tuttavia elaborate all'interno dei tiento, il
genere più praticato nella musica organistica spagnola, come vediamo
chiaramente indicato nel Tiento sobre Ave maris stella di Juan
Cabanilles, il maggiore compositore spagnolo per organo della seconda
metà del XVII secolo.