Con il termine
musica
leggera,
si intende un genere
musicale che trova le proprie origini nella metà del XX secolo, con
la nascita dell'industria musicale .
La musica leggera raggruppa in sé un
insieme di tendenze musicali caratterizzate da un linguaggio
relativamente semplice e in alcuni casi schematici . Essa è
strettamente inserita nel circuito di diffusione commerciale mondiale
con incisioni discografiche, videoclip, festival, concerti-spettacolo
e trasmissioni in reti televisive e radiofoniche. L'espressione
italiana "musica leggera" definisce quindi, un tipo di
musica di facile ascolto, poco elaborata e spesso destinata a
semplice intrattenimento, mentre i termini inglesi "popular
music", oppure quello italiano "musica popolare", sono
da intendersi come "di gradimento generale, diffuso, popolare"
indicando così generi musicali di massa che includono potenzialmente
ogni stile .
Può sembrare normale considerare la
musica leggera come sinonimo di popular music, anche se oggi si
tratta di una similitudine non del tutto propria: se il termine
"musica leggera" sembra infatti coincidere parzialmente con
la definizione di "popular music" , è anche vero che esso
mal si addice a definire generi comunemente inscritti in questa
categoria, come i generi legati alle controculture o alla musica
underground. Non tutta la popular music può quindi dirsi musica
leggera. Il termine non coincide totalmente neppure alla definizione
di Musica pop in quanto la musica leggera comprende filoni musicali
precedenti agli anni '50 ed al rock and roll, a cui invece il pop
viene convenzionalmente fatto risalire.
Nello specifico il termine 'musica
leggera' nacque in Italia per definire la musica popolare italiana.
Nella penisola, prima della British invasion dei primi anni sessanta,
il termine inglese 'pop music' per definire questo tipo di musica era
pressoché sconosciuto ai più, e fu assorbito in seguito alla fama
conquistata dai gruppi d'oltremanica. Di fatto oggi viene più facile
utilizzare il termine pop per definire la musica commerciale
internazionale e allo stesso modo è più facile definire con musica
leggera la musica melodica italiana, ma dal punto di vista
concettuale e strutturale i due termini coincidono.
In Italia, dagli anni trenta è stata
popolarizzata, inizialmente attorno alle trasmissioni radiofoniche e,
nel dopoguerra, Festival di Sanremo e con l'apice tra il 1964 e il
1968, un tipo di musica leggera non derivante dalla tradizione
melodica italiana ma ricca di stratificazioni e influenze
dell'operetta mitteleuropea, del café chantant francese e dei ritmi
latino americani conosciuti sulle navi da crociera. Il ritorno alla
tradizione, e la sua rielaborazione in chiave più moderna
(arrangiamenti con influenze swing, jazz, e un cantato meno legato
alla musica d'opera), è stato incoraggiato dal successo dal primo
movimento di crooner americani (per lo più italo-americani) che
iniziavano ad affacciarsi anche al fronte europeo. Questa riscoperta,
avvenuta anche in reazione alle proibizioni fasciste degli anni
trenta e quaranta, avvenne con l'apporto di interpreti e cantautori
italiani, alcuni di essi divenuti poi di fama internazionale, come
Mia Martini, Nilla Pizzi, Mina, Gino Paoli, Domenico Modugno e Luigi
Tenco.
Le caratteristiche principali della
musica leggera sono generalmente:
- spiccata orecchiabilità
- utilizzo abbondante della melodia;
- ritmica semplice e uso di tempi musicali pari (primo tra tutti il 4/4);
- testi per lo più di facile comprensione;
- sottofondo musicale per lo più scarno o poco elaborato;
- utilizzo del cosiddetto formato canzone (strofe alternate al ritornello);
- breve durata dei brani.
Di particolare importanza per il
successo del pop è il fenomeno del cosiddetto plugging, cioè una
prassi che consiste nella continua e insistita proposizione di un
brano da parte dei media. Infatti, il principio fondamentale del
plugging è che sia sufficiente ripetere qualcosa sino a che venga
accettato.
Al plugging può essere data anche
l'accezione di "convenzione generica", anche se questa
definizione trova un termine più specifico e un respiro più largo
nella standardizzazione . La teoria della standardizzazione è che la
struttura collaudata e convenzionale di un brano pop mira a reazioni
standard, mira cioè a soluzioni armoniche e ritmiche che hanno
generalmente un sicuro e ben definito impatto emotivo legato al
riconoscimento. Il fattore del riconoscimento, nell'industria
musicale e non solo, svolge un ruolo importantissimo essendo una
delle funzioni basilari della conoscenza umana . È per questi motivi
che nel pop ci si ritrova ad ascoltare un "linguaggio naturale"
legato all'orecchiabilità (easy listening). Anche i temi delle
canzoni pop sono spesso standardizzati; generalmente trattano di
amore romantico.
La musica pop riesce a dare spesso
l'impressione dell'innovazione tramite l'uso di stravaganze
controllate nella misura in cui possono essere ricomposte in questo
cosiddetto linguaggio naturale. Per essere popolarizzata, una canzone
deve potersi distinguere dalle altre mantenendo, tuttavia, le stesse
convenzioni di tutte le altre. Fondamentalmente, la nascita e
l'affermazione di un certo genere, o di una certa corrente musicale e
culturale, porta quel genere o corrente a subire un processo di
popolarizzazione. Si specifica che la musica leggera è rivolta in
particolare al fruitore occasionale, ad attirare l'attenzione
dell'ascoltatore distratto; per questo può essere definita musica di
puro intrattenimento, cioè non impegnativa, e usare l'espressione
"ascolto passivo della musica" da parte del fruitore.
L'"ascolto attivo" è invece presente quando vi è una
ricerca musicale la quale deve essere coadiuvata dalla conoscenza, a
prescindere dalla piacevolezza. Solo in quest'ultimo caso può essere
definito un proprio "gusto musicale".
Con l'avvento della TV, in particolare
con l'utilizzo commerciale del video musicale, l'impatto visivo
diventa essenziale per ogni gruppo o artista che vuole entrare nel
circuito commerciale. Spesso, quindi, entrano in gioco specialisti
dell'immagine (come Vivienne Westwood per i Sex Pistols) e produttori
che a volte basano il più del successo sulla presenza scenica. A
questo proposito, estremo è il caso del produttore Frank Farian, il
quale lancia verso la fine degli anni ottanta un gruppo di grande
successo commerciale di nome Milli Vanilli, costituito in effetti da
un gruppo di musicisti che lavorava nell'ombra, e un altro gruppo più
fotogenico che appariva sul palco ballando e cantando in playback.
Quando questo si scopre si viene a creare uno scandalo, ma un caso
simile si era già verificato negli anni '60 con i Monkees, i cui
componenti erano gli attori protagonisti di una nota sitcom americana
dell'epoca.
La durata di ogni brano è un altro
elemento caratterizzante. Infatti, per venire incontro ai tempi
televisivi e radiofonici, i brani spesso non superano i 4 minuti. Le
canzoni che oltrepassano questa durata vengono in genere sottoposti a
un'operazione di editing in modo da accorciarne il minutaggio. Questa
regola del pop viene infranta nel corso dei primi anni settanta per
esigenze di genere, quando il progressive raggiunge una certa
popolarità e, in alcune sue forme, diventa musica leggera.
Tipico dell'industria musicale è anche
il fenomeno dell'imitazione, fondamentalmente un'operazione
commerciale che punta a ricalcare il successo di un certo brano o di
un certo artista. Questo fenomeno porta all'esplosione delle mode e
delle tendenze, si pensi ad esempio alla moltitudine di gruppi beat
degli anni '60 che ricalcavano il fenomeno Beatles. Capita spesso che
i produttori discografici siano i veri registi delle tendenze
musicali e abbiano un'ampia influenza sul prodotto finito dei loro
artisti (molti dei quali appaiono nel firmamento delle classifiche di
vendita per una sola stagione, rapidamente sostituiti da volti
nuovi), questo perché l'industria musicale è legata al mercato
discografico e il mercato alla pubblicità, quindi qualunque artista
famoso è tale perché, o per merito suo o per merito di altri, si è
saputo proporre al pubblico nel modo giusto, cercando di non
sbagliare il modo di espressione.
Come si è detto la musica leggera è
un tipo di musica che deve essere accessibile e fruibile da tutti
seguendo quindi una logica di mercato in contrasto con la cosiddetta
musica alternativa o underground. Quest'ultima si contrappone alla
musica leggera per ragioni diverse: per una ricerca musicale sia in
campo stilistico che sonoro (distogliendosi dalla logica secondo cui
grandi investimenti devono portare a guadagni sicuri); per la
modalità commerciale con cui si accosta ai suoi fruitori,
privilegiando in sostanza il passaparola che si può avere tra gli
appassionati del genere, in opposizione al bombardamento
pubblicitario, questo spesso è dovuto al fatto che le possibilità
finanziarie della musica underground sono notevolmente inferiori a
quelle della musica pop, essendo quest'ultima preferita dalle
cosiddette majors (ma oggi anche da molte etichette discografiche
indipendenti) per la motivazione sopracitata; infine per i suoi
contenuti impegnati o comunque legati ad una sensibilità inconsueta
(quest'ultima caratteristica si può ritrovare però anche in alcuni
frangenti della musica leggera ma è generalmente abbastanza rara).
Nonostante la mancanza di originalità,
la musica mainstream ha comunque il grande pregio di portare buona
parte dell'underground al grande pubblico, influenzando e
trasmettendo così in modo più ampio la cultura popolare,
trasformando l'idea musicale in qualcosa di più assimilabile da
tutti. In questo modo, però, i riferimenti forniti dalle
sotto-culture musicali (heavy metal, punk rock, hip hop, musica
elettronica, psichedelia ecc...) subiscono, in casi estremi ma sempre
più frequenti, un'omogeneizzazione, vengono cioè superficializzati
e spesso stereotipati per essere così più facilmente assimilabili,
si precisa infatti che quasi ogni genere esistente è stato tradotto
nei codici del mainstream ed è perciò divenuto, in un dato periodo
storico, sinonimo di pop (da qui ad esempio nascono i sottogeneri
commerciali degli stili già citati come pop metal, pop punk, pop
rap, electro pop, pop psichedelico). Questa logica è rappresentativa
del fatto che il fulcro del mainstream è arrivare immediatamente al
fruitore disattento piuttosto che incidere con il messaggio
dell'artista. Vi è da aggiungere tuttavia che spesso accade anche
l'esatto contrario, ovvero che un'idea musicale scaturita dal mondo
mainstream, e quindi pop, dia origine ad un genere musicale
underground, anche perché oggi capita spessissimo che i produttori
mainstream che lavorano per i grandi artisti pop portino avanti altri
progetti in mercati di nicchia.