Risultato immagini per Vetrata


La vetrata è un insieme di lastre di vetro a differenti gradi di opacità, montate su intelaiatura di legno o di metallo (per lo più piombo). Viene usata per sigillare ed eventualmente decorare finestre o altro genere di aperture nelle pareti. Può avere funzione di parete divisoria. La tecnica utilizzata con intento decorativo è la pittura del vetro.

Tecnica costruttiva
Sull'intelaiatura vengono montati i frammenti di vetro: può trattarsi di vetro di crogiolo, la cui colorazione è ottenuta aggiungendo ruggine, cobalto o rame alle componenti di base (ossido di calcio e carbonato di potassio) o di vetro placcato (cioè vetro in più stratificazioni, per ottenere varie gradazioni di colore). Inizialmente, l'artefice appronta un cartone preparatorio. Su questa base, vengono tagliate le lastre o con l'aiuto di un ferro incandescente o (a partire dal XV secolo) di una punta di diamante. Le diverse lastre vengono montate su una griglia provvisoria ed eventualmente pitturate con l'utilizzo di grisaille, fissata poi con una cottura a temperature elevate. A questo punto, le lastre vengono unite con l'utilizzo di piombo e montate sull'intelaiatura.

Tecniche moderne e contemporanee
Nel corso degli ultimi due secoli l'evoluzione delle tecniche di lavorazione del vetro, la ricerca plastica di numerosi artisti e il variare degli stili architettonici hanno prodotto nuovi tipi di vetrate, destinate agli stessi usi di quelle tradizionali rilegate a piombo. Le principali sono : - la "dalle de verre", montaggio di vetri colorati di forte spessore (2,5 cm) a mezzo di cemento o resina. - il metodo detto "Tiffany", vetrata dove ogni tessella di vetro è coperta da un fine nastro di rame che permette di saldare insieme i pezzi. - il "fusing", tecnica che permette di fondere insieme vetri di diverse colorazioni.

Storia
Le vetrate esistono dall'epoca romana e si sono evolute nei secoli grazie alle tecniche di lavorazione del vetro.

Origini delle vetrate
Con la scoperta della soffiatura a stampo attorno al 25 d.C. e il conseguente crollo del prezzo del vetro, nell'Impero romano si diffuse l'uso di decorare le terme, gli edifici pubblici e le ville più prestigiose con vetri colorati montati su telai di legno o di metallo. Di queste prime vetrate, cui fa cenno più volte Plinio il Giovane nelle sue lettere, nulla ci resta.
Sotto Ottaviano Augusto, la produzione del vetro divenne una vera e propria industria. I primi visitatori della città di Pompei ebbero modo di osservare vetri ancora collocati nei telai delle finestre di edifici pubblici e abitazioni private. Seneca considerava recente l'uso di applicare lastre di vetro alle finestre.
Con la decadenza economica del V secolo, la produzione di vetrate cessa in Italia, mentre continua nei paesi del Nord Europa e nel Medio Oriente. Nel V secolo il vescovo Sidonio Apollinare descrive le vetrate della Basilica dei Maccabei a Lione.

Medioevo
Le più antiche vetrate integre del mondo si trovano nella cattedrale di Augusta in Germania (del 1130 circa). Si tratta di cinque figure dell'antico testamento (Mosè, Davide, Daniele, Osea e Giona), uniche rimaste di una serie più numerosa. Sono opere tutt'altro che primitive, che testimoniano una perfetta maturità tecnica e la conoscenza della pittura su vetro. La medesima abilità si riscontra nell'abbazia di Tegernsee, dove fiorì un importante laboratorio di vetrate, il cui influsso si estese in tutta la Baviera, superandone i confini verso est. A partire da quest'epoca le testimonianze di vetrate romaniche (di tema religioso, dai colori chiari, a pezzi grandi) si fanno sempre più numerose.
Pur diffusa in epoca romanica, questa tecnica costruttiva e decorativa raggiunse il suo apogeo con l'architettura gotica (soprattutto a motivo dello sviluppo tecnologico in termini di statica che questa architettura portò con sé), divenendone generalizzato l'uso nel secolo XIII.
Rispetto alla vetrata romanica i colori sono più scuri, i pezzi di vetro più piccoli, i soggetti si moltiplicano e comprendono più scene per finestra. Famose in tutto il mondo sono le vetrate della cattedrale di Chartres: eseguite fra il 1150 e il 1240 occupano una superficie complessiva di circa 7000 metri quadrati, per un totale di 176 finestre. Di grande interesse anche la cattedrale di Notre Dame e la Sainte-Chapelle a Parigi, dove la vetrata gotica incontra la sua massima espressione.
In Italia invece l'uso di decorare le finestre delle chiese con vetrate figurative è un fenomeno di importazione, giunto attraverso l'affermarsi dello stile gotico. Per la realizzazione delle vetrate del Duomo di Milano, uno dei maggiori cicli esistenti in Italia, molti maestri vetrai furono fatti venire dalla Germania e dai paesi fiamminghi. Una vetrata autoctona è quella veneziana a rulli (dischi).
Col prevalere dello stile rinascimentale, più sensibile alle rese prospettiche e ai volumi, la vetrata si adattò facendo sempre più uso della pittura. Una delle tecniche che iniziano a prendere piede in questo periodo è la grisaglia, utilizzata a partire dal XV secolo. Si tratta di uno smalto composto da ossido di rame e da un fondente utilizzato per realizzare sfumature e dare corpo a figure e decorazioni.
Con l'avvento del protestantesimo (e la conseguente iconoclastia) e della Controriforma inizia per le vetrate un periodo di declino. A partire dalla Svizzera si diffonde l'uso di piccoli pannelli decorativi di carattere laico, soprattutto stemmi, che ornano le finestre delle case. L'uso del diamante al posto del ferro arroventato permette tagli più arditi. Ma con il passare degli anni si assiste a una perdita di originalità.
Nel periodo barocco l'interesse per la vetrata diminuisce ulteriormente: la conoscenza delle tecniche si è persa tanto che nessuno è più in grado di eseguire i restauri. Solo alla fine del XIX secolo in Inghilterra, grazie alla corrente del Neogotico, in particolare per interesse dei pittori inglesi William Morris e sir Edward Burne-Jones rinasce l'interesse per le vetrate, ma per avere risultati di pregio bisognerà aspettare almeno un ventennio. Si tratta di vetrate per lo più di carattere laico, che ornano gli edifici neogotici.

Art Nouveau ed epoca moderna
A Venezia a metà Ottocento il vetraio muranese Pietro Bigaglia adorna la sua casa con delle vetrate che alternano rulli filigranati di sua produzione a parti in vetro colorato e trasparente.
Con l'Art Nouveau e il Liberty, la vetrata ha il suo grande rilancio, sviluppando forme e cromatismi nuovi. Louis Comfort Tiffany rinnova profondamente la vetrata sia dal punto di vista iconografico che tecnico, introducendo l'uso di vetri opachi, fatti produrre da lui stesso, e sostituendo il profilato in piombo con un nastrino di rame. Artisti come Antoni Gaudí, Mackintosh e Frank Lloyd Wright ne rinnovano profondamente l'aspetto formale.
In Italia mentre la ditta Beltrami lavora a Milano, a Venezia Teodoro Wolf Ferrari e Vittorio Zecchin propongono vetrate svincolate dall'architettura, di piccola dimensione e di grande impatto decorativo.
Attualmente dopo una parziale decadenza nel secondo dopoguerra (in cui ci si occupa soprattutto di restauri), ha fatto seguito una rinascita, con innovazioni che riguardano sia il piano formale che quello tecnico. Ricordiamo solo Chagall, le Corbusier e Anzolo Fuga. Dopo decenni di arredamento spoglio e minimalista l'uso della vetrata come decoro della propria abitazione è in rapida espansione.


Risultati immagini per Maestro di cappella



Con la locuzione maestro di cappella si intende la persona responsabile della musica di una cappella ecclesiastica, ma i contorni e i limiti cronologici relativi a questa figura, che ancora nel XVI secolo poteva non avere alcuna mansione musicale, sono variabili. Inoltre, soprattutto dopo l'avvento della Riforma luterana e della cosiddetta Controriforma cattolica, la liturgia e parte dei suoi apparati si differenziarono progressivamente nei diversi Paesi, con riflessi anche sul relativo repertorio musicale e sulle modalità esecutive.

Descrizione
Il termine è la traduzione del latino magister capellae; la capella o cappella era il centro dell'attività musicale durante il medioevo. Il magister capellae divenne poi maître de chapelle (in francese), maestro de capilla (in spagnolo), Kapellmeister (in tedesco, prestato anche all'inglese).
In Italia, il maestro di cappella di una istituzione religiosa era incaricato, tra l'altro, dell'educazione musicale dei giovani apprendisti, detti in alcuni casi 'cantorini'; gli allievi erano da lui istruiti sia nella pratica del canto (ed eventualmente di uno strumento) che nella teoria musicale. Il maestro aveva obblighi contrattuali precisi ed era tenuto a osservarli, pena la perdita dell'incarico o il pagamento di una multa.
Il maestro di cappella fu anche responsabile della musica nelle cappelle di corte.
Johann Sebastian Bach (in ambito protestante) lavorò dal 1717 al 1723 come Kapellmeister per il Principe Leopoldo di Anhalt-Köthen. Antonio Caldara fu maestro di cappella per il principe Francesco Maria Ruspoli dal 1709 al 1716, dopo che nei due anni precedenti Georg Friedrich Händel aveva svolto in modo "flessibile" alcune delle mansioni dell'incarico. Joseph Haydn lavorò per diversi anni come maestro di cappella per gli Esterházy. Gaetano Donizetti fu maestro di cappella, maestro di camera e compositore di corte per l'imperatore austriaco. Questo incarico svolto presso una corte era molto ambito e di solito meglio remunerato di quello effettuato alle dipendenze di istituzioni religiose, dalle quali aveva avuto origine.
Le nuove istanze culturali e il progressivo declino del prestigio della nobiltà, determinarono una perdita d'importanza del ruolo di maestro di cappella. I compositori si emanciparono, sia economicamente che socialmente; né Mozart, né Beethoven, svolsero mai tale incarico, ma furono tra i primi musicisti 'liberi professionisti', ossia non vincolati al servizio musicale di un signore per sopravvivere.


Risultati immagini per Liuteria



La liuteria è l'arte della progettazione, della costruzione e del restauro di strumenti a corda ad arco (quali violini, violoncelli, viole, contrabbassi, ecc.) e a pizzico (chitarre, bassi, mandolini, ecc.). Il nome deriva dal liuto, strumento a pizzico molto usato fino all'epoca barocca. È un'arte e tecnica artigianale rimasta quasi immutata dall'epoca classica della liuteria (XVI, XVIII secolo).

Storia
Durante il Rinascimento, in Italia vi fu un gran fermento nell'attività liutaria. Nella prima metà del Cinquecento, famosa per le sue numerose botteghe fu la città di Brescia, con varie botteghe, alcune delle quali risalenti alla fine del Quattrocento come quella del liutaio anonimo, "maestro delle viole" che rifornì di tre viole Isabella D'Este Gonzaga nel 1495, oppure quelle dei Della Corna e dei Micheli attivissime fin dai primi decenni del Cinquecento, seguita nella seconda metà da Cremona, con Andrea Amati e i suoi figli, che ospitò tra fine Seicento e Settecento, tra le altre, le botteghe di Antonio Stradivari e Giuseppe Guarneri del Gesù, probabilmente i più grandi liutai della storia assieme ai bresciani Gasparo da Salò e Giovanni Paolo Maggini, attivi questi ultimi da 80 a 50 anni prima. Da Brescia e Cremona, ma anche da centri come Füssen e Lione la liuteria definita moderna, per la sua tecnica costruttiva nuova, si irradiò in tutta Europa dando luogo alle varie scuole nazionali.

Produzione
Esistono industrie produttrici di strumenti che affidano la costruzione dei loro prodotti alla catena di montaggio, risparmiando sui costi della produzione seriale e producendo così strumenti a basso prezzo. Ciononostante la liuteria rimane una delle poche arti a preservare la tradizionale lavorazione manuale per la produzione di strumenti ad alto livello.
Gli strumenti di liuteria hanno prezzi di norma notevolmente superiori rispetto a quelli di produzione industriale ma la qualità sonora e la finitura dello strumento artigianale sono proporzionalmente di livello nettamente superiore. La produzione artigianale permette inoltre varie personalizzazioni, impossibili nella produzione seriale. Gli strumenti di produzione industriale vengono generalmente usati solo nei primi anni di studio, non essendo possibile con essi riuscire ad eseguire adeguatamente brani impegnativi tecnicamente e musicalmente.
In alcune città d'Europa, come Cremona in Italia, Granada in Spagna o Mirecourt in Francia la liuteria è un settore importante e tradizionale dell'economia locale.
Nel 2012 la cultura della liuteria tradizionale cremonese è stata iscritta nella lista rappresentativa del patrimonio culturale immateriale dell'UNESCO


Risultato immagini per Radio (elettronica)



La radio è una tecnologia elettronica che utilizza la radiazione elettromagnetica, la cui frequenza (la media di fotoni in un intervallo di tempo) è al di sotto della luce visibile. Tale tecnologia viene utilizzata principalmente per telecomunicazioni o per altri scopi, come la localizzazione di oggetti, tramite i radar, o lo studio di fenomeni celesti, attraverso la radioastronomia.

Terminologia
La radiazione elettromagnetica utilizzata per la trasmissione radio è definita onde radio che è il rapporto della velocità fratto la media dei fotoni in un lasso di tempo, nell'intervallo 1 - 300 GHz (ovvero 1 - 300 000 000 000 Hz).
Il dispositivo elettronico che permette di trasmettere e/o ricevere onde radio, è chiamato radio. In particolare, se è in grado solo di trasmettere è chiamato "radiotrasmettitore" o "radiotrasmittente"; se è in grado solo di ricevere è chiamato "radioricevitore", o "radioricevente"; se è in grado sia di ricevere che di trasmettere è chiamato "ricetrasmettitore" o "ricetrasmittente".

Storia
Il matematico e fisico scozzese James Clerk Maxwell fu il primo a descrivere, nel 1873, la teoria del fenomeno delle onde elettromagnetiche nel suo Trattato di elettricità e magnetismo, mentre il fisico tedesco Heinrich Rudolf Hertz mise in pratica la teoria e generò onde elettromagnetiche utilizzando dei semplici circuiti elettrici nei quali venivano create delle scariche ad alta frequenza, attraverso il rocchetto di Ruhmkorff. Mediante dei circuiti risonanti fu in grado di rivelare tali onde. Hertz realizzò così il primo oscillatore in grado di generare onde elettromagnetiche rilevabili a breve distanza. Questo rudimentale sistema fu perfezionato nel tempo, passando dai semplici circuiti elettrici, ai sistemi coherer, molto più sensibili dei precedenti.

Tappe
  • Nel 1887, David E. Hughes trasmise segnali radio utilizzando un trasmettitore a scintilla, comandato da un orologio, raggiungendo una distanza di circa 500 metri.
  • Nel 1888, Heinrich Rudolf Hertz produsse e misurò, anch'esso tramite trasmettitore a scintilla, la distanza dell'Ultra Alta Frequenza.
  • Nel 1891, Nikola Tesla, già avanzato da alcuni anni nella trasmissione senza fili elettromagnetica per applicazioni energetiche, inizia una ricerca sulla trasmissione senza fili per applicazioni di comunicazione delle quali teorizza la possibilità di comunicare audio immagini ed energia. Sviluppò mezzi per la realizzazione di produzione di frequenze radio, dimostrò pubblicamente i principi della radio e trasmise segnali a grande distanza e li dimostra praticamente attraverso il radiocomando di piccoli motori elettrici.
  • Fra il 1893 e il 1894, Roberto Landell de Moura, un prete e scienziato brasiliano, condusse degli esperimenti sulla trasmissione radio, ma non pubblicò le sue scoperte fino al 1900. Più tardi le sue ricerche vennero riconosciute, per cui riuscì a ottenere un brevetto brasiliano.
  • Nel 1894, a Calcutta, Jagadish Chandra Bose inventò la versione indiana del coesore a mercurio, insieme al ricevitore telefonico, facendo esplodere una carica esplosiva a distanza tramite un segnale radio.
  • Nel 1894, Aleksandr Stepanovič Popov costruì il suo primo ricevitore radio, che conteneva un coesore, inventato da Temistocle Calzecchi Onesti. Popov mostrò il suo coesore alla Società russa di fisica e chimica il 7 maggio, 1895, dopo modificato in un analizzatore di segnale lampeggiante.
  • Nel 1895, Guglielmo Marconi lesse il lavoro di Hertz e Tesla sulla trasmissione elettromagnetica e la telegrafia senza fili, iniziando così i suoi esperimenti. Un anno dopo fu pronto per effettuare l'esperimento di Pontecchio, durante il quale trasmise un segnale Morse ad oltre due km di distanza.
  • Nello stesso anno Tesla trasmetteva, dal suo laboratorio di New York, a West Point, segnali fra due bobine poste a più di 50 km. Sempre a New York Tesla effettua con successo trasmissioni vocali, commissionategli da J.P. Morgan, a lunga distanza dalla sua torre in costruzione di Wardenclyffe ma solo dopo oltre 40 anni gli sarà riconosciuta l'invenzione.
  • Il 2 luglio 1897, a Londra, Guglielmo Marconi brevetta la radio.
  • Nel dicembre del 1901 Guglielmo Marconi usa le invenzioni di Hertz, Tesla e J.C. Bose per ricevere il segnale radio nella sua prima comunicazione radio transatlantica su una distanza di 3.200 km da Poldhu, Regno Unito, a St. Johns, Terranova. Marconi fu riconosciuto al momento, a livello mondiale, per questo rivoluzionario metodo di trasmissione. Poco dopo gli fu riconosciuto sia il brevetto che il Nobel della Fisica, insieme a Karl Ferdinand Braun.
  • Nei primi anni del Novecento, Reginald Fessenden e Lee De Forest inventarono la radio a modulazione d'ampiezza (AM) permettendo la trasmissione di un segnale audio tramite onde radio.
  • Nel 1910 vennero realizzati i primi tentativi di trasmissione della voce umana, e di lì a pochi anni le prime trasmissioni transoceaniche. Le prime vennero effettuate utilizzando il codice Morse, un semplice sistema di comunicazione basato su punti e linee, lo stesso usato sulle linee telegrafiche.
  • Marconi, dopo aver frequentato e letto le pubblicazioni di Nikola Tesla che teorizzavano e provavano attraverso esperimenti pratici la trasmissione di radiocomandi ad un modellino di imbarcazione radiocomandata, e l'esistenza della ionosfera, venne a conoscenza della propagazione delle onde corte, scoprendo che le trasmissioni radio su queste frequenze potevano essere ricevute a distanze grandissime.
  • Molto tempo prima, nel 1911, l'High Court britannica nella persona di Justice Parker deliberò su un procedimento giudiziario che mise in discussione l'esclusività dei brevetti di Marconi, per cui tra il 1911 ed il 1943, vennero pronunciate molte altre sentenze che attribuivano tale l'esclusività all'una o all'altra delle parti.
  • Il 15 aprile 1912 il Titanic affonda nell'oceano Atlantico, lanciando un segnale Morse di soccorso :SOS. Marconi, in quel periodo ritenuto l’ideatore delle trasmissioni radio, si trovava a New York e venuto a conoscenza del disastro raggiunse la nave che trasse in salvo i superstiti, per incontrare il radiotelegrafista. Per l'innovazione della radio fu uno dei primi grandi successi: contribuì a salvare centinaia di persone.
  • Il 30 maggio 1924 Marconi realizza la prima trasmissione della voce umana fra Poldhu, in Inghilterra, e Sydney, in Australia.
  • Il 6 ottobre 1924 alle 21, Ines Viviani Donarelli annuncia la messa in onda della prima trasmissione radiofonica in Italia per l'Unione radiofonica italiana.
  • Nel 1935 Edwin H. Armstrong inventa la radio a modulazione di frequenza (FM), in questo modo un segnale audio diventa libero da interferenze generate sia dallo stesso apparato radio o da altri apparati elettrici, che dall'elettricità presente nell'atmosfera.
  • Nel settembre 1943, pochi mesi dopo la morte di Tesla, la Corte Suprema degli Stati Uniti d'America scopre che il lavoro di Marconi non era originale, per cui il brevetto non doveva essere riconosciuto a Marconi bensì a Tesla, quindi vennero restituiti al legittimo inventore Nikola Tesla, peraltro morto in rovina solo e discreditato. Sulla causa della Corte Suprema Statunitense contro Marconi vennero sollevate diverse critiche, dovute anche al fatto che all'epoca la società Marconi era in causa legale contro l'esercito statunitense; la sentenza della Corte Suprema rese nulle le richieste della società di Marconi sulle presunte violazioni intellettuali dell'esercito. Comunque la difesa Usa pagò la somma di circa 43.000 dollari di allora, più interessi, alla società di Marconi per una applicazione della trasmissione radio di Oliver Lodge che suddetta società aveva comprato da quest'ultimo.
  • Il 6 giugno 1944, su Radio Londra, venne trasmesso l'ordine dello sbarco verso la Normandia da parte degli alleati Inglesi. In realtà lo sbarco doveva avvenire il 3 giugno 1944, ma una forte tempesta aveva reso impossibile il viaggio delle truppe via mare.
  • Gli ultimi decenni del secolo scorso videro un notevole incremento delle prestazioni, tanto che negli anni settanta furono attivate le prime stazioni radio commerciali.


Funzionamento
Per poter compiere la distanza tra la radio trasmittente e la radio ricevente, è necessario usare un'antenna: un dispositivo traduttore in grado di trasformare una grandezza elettrica in segnali elettromagnetici. La lunghezza e la forma delle antenne, trasmittenti e riceventi, sono proporzionali alla lunghezza d'onda della frequenza usata. Nelle comunicazioni professionali o amatoriali, le antenne sono particolarmente curate, mentre nelle comunicazioni broadcast generalmente l'antenna deve trasmettere a grandi potenziali; in questo modo le radio riceventi possono usare antenne anche di piccole dimensioni. Per poter trasmettere informazioni da una trasmittente ad una ricevente, è necessario definire una frequenza ed una modulazione. Ad esempio, per poter ricevere le emittenti radiofoniche private, è necessario usare un semplice apparato in grado di sintonizzarsi tra gli 87,5 e i 108 MHz in modulazione di frequenza (FM). Tali frequenze corrispondono ad una lunghezza d'onda di circa 3 o 4 metri.

Le onde radio
Le onde radio sono una forma di radiazione elettromagnetica, creata grazie ad un elemento carico[4] accelerato ad una frequenza legata alla sezione di radio frequenza (RF) dello spettro elettromagnetico. Nella radio, questa accelerazione è causata da una corrente alternata in un'antenna. Le frequenze radio vanno da poche decine di hertz ad alcune centinaia di gigahertz.
Altri tipi di radiazioni elettromagnetiche, con frequenze superiori allo spazio in radio frequenza, sono l'infrarosso, la luce visibile, l'ultravioletto, i raggi x e i raggi gamma.
Quando l'energia di un singolo fotone associato a radiazioni elettromagnetiche di una data frequenza è troppo bassa per rimuovere un elettrone da un atomo, le onde aventi quella frequenza sono classificate radiazioni non ionizzanti; le onde radio sono sempre non ionizzanti.
Le onde elettromagnetiche si propagano nell'aria e nel vuoto dello spazio e non richiedono un mezzo di trasporto. Quando le onde radio incontrano un conduttore elettrico, l'antenna, l'oscillazione elettrica o il campo magnetico induce una corrente alternata nel conduttore. Questa può essere trasformata in audio o altri segnali che trasportano informazioni.
La parola radio è usata per descrivere questo fenomeno e le trasmissioni di televisione, radio, radar e telefoni cellulari sono tutte classificate come emissioni in radio frequenze.

Applicazioni
Diversi scienziati e inventori mostrarono l'utilità della telegrafia senza fili, radiotelegrafia, o radio, fin dal 1890. Heinrich Rudolf Hertz riuscì a generare onde elettromagnetiche a brevissima distanza durante i suoi esperimenti a cui Guglielmo Marconi si ispirò. Marconi fu però il primo a coprire distanze utili per le telecomunicazioni utilizzando un apparecchio inventato da Temistocle Calzecchi-Onesti nel 1884. Famoso è l'esperimento effettuato nella primavera del 1895 a Pontecchio (BO) in cui Marconi raggiunse una distanza di circa 2 km: era il primo segnale radio della storia. È la comunicazione tra due o più persone in codice Morse per mezzo di onde radio. Oggi è in disuso, sebbene venga ancora parecchio utilizzata dai radioamatori, per le lunghe distanze usufruibili utilizzando poca potenza. La radiotelegrafia è stata la prima applicazione della radio: è la prima volta che le onde elettromagnetiche vengono utilizzate per trasportare un'informazione.

  • Radiofonia
Inventata da Reginald Fessenden nel 1900. È la trasmissione e ricezione di contenuti sonori per mezzo di onde radio. Nei primi decenni si distingueva in radiotelefonia e radioaudizione circolare. La radiotelefonia ha sostituito la radiotelegrafia nella comunicazione tra due o più persone per mezzo di onde radio, la radioaudizione circolare è stata invece il primo sistema di diffusione del mezzo di comunicazione di massa che chiamiamo radio. Oggi il termine "radioaudizione circolare" è completamente in disuso. Oggi esistono le emittenti radiofoniche che diffondono onde radio per mezzo di un enorme antenna.

  • Radiotelefonia
È una tipologia di radiofonia. È la comunicazione sonora (tipicamente vocale) tra due o più persone per mezzo di onde radio.

  • Radaristica
È la localizzazione di oggetti fissi o mobili per mezzo di onde radio.

  • Televisione terrestre
Inventata da John Logie Baird nel 1925. È la diffusione alle masse di contenuti visivi e sonori per mezzo di onde radio emesse da trasmettitori posti sulla superficie terrestre.

  • Televisione satellitare
È la diffusione alle masse di contenuti visivi e sonori per mezzo di onde radio emesse da trasmettitori posti su satelliti per telecomunicazioni geostazionari.

  • Radioastronomia
È lo studio di fenomeni celesti attraverso l'analisi delle onde radio che essi emettono naturalmente.

  • Telefonia mobile
È l'accesso alla rete telefonica generale per mezzo di onde radio e dispositivi mobili utilizzabili in ampie aree geografiche.

  • Telefonia cellulare
È una tipologia di telefonia mobile. È l'accesso alla rete telefonica generale per mezzo di onde radio emesse e ricevute da trasmettitori posti sulla superficie terrestre e dispositivi mobili utilizzabili in ampie aree geografiche.

  • Telefonia satellitare
È una tipologia di telefonia mobile. È l'accesso alla rete telefonica generale per mezzo di onde radio emesse e ricevute da trasmettitori posti su satelliti per telecomunicazioni e dispositivi mobili utilizzabili in ampie aree geografiche.


Risultati immagini per Disc jockey




Il disc jockey (scritto anche DJ, dj, D.J., deejay oppure Dee-Jay) è una figura professionale del mondo della musica e della discografia in generale.

La figura del DJ
Il disc jockey è di solito un professionista dell'intrattenimento il cui compito è di selezionare, molto spesso in una discoteca o in un club, a seconda dei gusti del pubblico, delle occasioni, ma anche del suo stile personale, brani musicali di vario genere, attraverso un impianto di amplificazione, del quale l'ambiente stesso è munito, e al quale è collegata la consolle (o disco-consolle). Attraverso questa consolle, con la tecnica del mixaggio (in inglese mix), è possibile unire in sequenza più tracce provenienti da diversi supporti sonori, come il disco in vinile o il compact disc, in modo da ottenere un unico flusso musicale che risulti piacevole all'ascoltatore.
L'attività svolta dal disc jockey, al fine di creare mix di suoni in maniera limpida, è definita con il termine inglese DJing, attività che richiede conoscenze teorico-pratiche di carattere musicale ed elettronico.
Un DJ, può decidere di incidere un disco contenente i suoi live musicali, i suoi mixaggi ed eventualmente le sue produzioni (in questo caso, il DJ viene chiamato anche producer).
Soprattutto negli ultimi anni si è verificato un notevole aumento dei DJ, più o meno competenti, favorito da diversi fattori, quali i prezzi sul mercato per DJ, l'avvento del digitale, la pirateria discografica e i più sofisticati lettori CDJ, che facilitano molto, rispetto agli anni passati il loro lavoro.

Storia
Dopo la fine della seconda guerra mondiale vennero introdotte macchine amplificate elettricamente che sostituivano con il tempo dispositivi acustici quali i grammofoni, i quali amplificavano la lettura di un solco in vinile semplicemente con l'ausilio di una campana tromboidale posta direttamente sulla puntina stessa. Questa trasformazione condusse ad uno sviluppo della diffusione sonora, e grazie agli amplificatori, il suono poteva distribuirsi attraverso casse acustiche a funzione elettro-magnetica in grado di aumentare la potenza di distribuzione e potevano coprire, acusticamente parlando, ambienti più ampi. Le feste che ricorrevano sempre più numerose, grazie a questa tecnologia, senza necessariamente una band, soprattutto negli Stati Uniti, avevano la funzione di socializzazione tra individui. Tuttavia divenne indispensabile la presenza di una persona atta alla selezione musicale, in quanto la durata dei dischi era comunque limitata, e se si voleva mantenere una sequenza temporale riducendo le interruzioni, era quindi importante la presenza di qualcuno che sostituisse i supporti, cioè il disk jockey. Secondo altri, la nascita del DJ coincide con i primi esperimenti radiofonici, nel momento in cui i pionieri delle trasmissioni via radio collegavano giradischi a trasmettitori. Naturalmente era necessaria una persona addetta a selezionare tali dischi, cioè il DJ, con l'uscita allo scoperto della discoteca e l'esportazione in America negli anni sessanta, dove verrà coniato appunto il termine di DJ (disc jockey, letteralmente "fantino dei dischi").Il primo mixaggio avvenne in una chiesa sconsacrata di New York, frequentata da omosessuali, dove il DJ modificò dei piatti Thorens a trazione a cinghia, inserendoci il controllo della velocità. I primi due dischi mixati furono un pezzo di Manu Dibango e uno dei Led Zeppelin.
Negli anni settanta, giunse La febbre del sabato sera e la disco music. Insieme alla discoteca, il DJ acquisì sempre più prestigio.
Successivamente arrivarono i tempi del Loft. Nacquero le prime star, tra le quali spicca Dave Mancuso, ispiratore di un'intera generazione di frequentatori del suo Loft, lanciando grandi DJ come, Larry Levan, Kenny Carpenter, Frankie Knuckles, Nicky Siano, François Kevorkian.
Alla fine degli anni '70, nacque nei ghetti neri del Bronx e di Harlem un'altra interpretazione dell'arte del DJing: il Turntablism, ora una delle discipline della cultura hip-hop, di cui il capostipite è Kool Herc, seguito da Grandmaster Flash che perfezionò le tecniche di mixaggio con due piatti proposte da Kool Herc. Questa complessa arte si svilupperà fino a far diventare il giradischi uno strumento musicale, in grado di produrre dei suoni con il movimento manuale ripetuto del disco sul platter, il cosiddetto "graffio" della puntina o scratch. Con movimenti sul cross-fader con una mano, e sul disco con l'altra mano i DJ che praticano turntabilism riescono in questo modo a creare note, nuovi ritmi e suoni.
Furono gli americani gli inventori del movimento house music che avviò un filone di musica elettronica, prodotta dal DJ stesso.

In Italia
I primi disc jockey italiani vengono considerati i conduttori de Il Discobolo, il primo programma radiofonico che proponesse l'ascolto di musica registrata su dischi, anziché dal vivo.
Renzo Arbore e Gianni Boncompagni, conduttori a metà degli anni sessanta di Bandiera gialla e Per voi giovani, si comportavano come moderni disc jockey, ma il loro inquadramento contrattuale era ancora quello di "maestro programmatore di musica leggera".
L'espressione "disc jockey" è entrata in Italia negli anni settanta con la diffusione delle discoteche e delle radio libere. I più celebri esponenti di questa generazione di DJ sono stati probabilmente Claudio Cecchetto.

La consolle
La console o consolle o regia audio, lo strumento musicale del dj, può essere costituita da un numero variabile di dispositivi (CDJ, giradischi, mixer, drum machines, sintetizzatori, sequencers...)

I CDJ
Questo termine deriva dagli acronimi CD e DJ. Si tratta di lettori professionali da Dj che consentono molte altre funzioni oltre a quelle dei lettori CD.
Le principali sono:
  • Il Jog: si tratta di quella che forse è la parte più evidente di tutto il CDJ. Questo comando di forma circolare permette di muovere avanti e indietro il brano molto lentamente, con una precisione estrema. È utile anche per altre funzioni, ad esempio permette di fare quello che fa il Pitch Control, ma con molta più precisione, oppure di applicare gli effetti,se presenti sul CDJ stesso.
  • Pitch Control: permette di velocizzare o rallentare un brano. Serve per i beatmix (vedi il paragrafo "mixaggio"). Si può effettuare anche tramite il jog su certi CDJ.Tuttavia il jog permette solo una variazione temporanea del beat del brano,solitamente per correggere eventuali imperfezioni durante il passaggio da una canzone all'altra.
  • Cue: i punti di taglio sono dei punti particolari situati all'interno di un brano, che permettono al dj di trovare il pezzo che gli serve immediatamente: si tende a metterne uno ad esempio prima di un ritornello o di una strofa, o di un ponte. Sono fondamentali per il lavoro del dj.
  • Key Control: permette di modificare la tonalità del brano.
  • Loop: permette di impostare dei loop, ovvero delle parti di una lunghezza variabile che si ripetono di continuo, anche all'infinito volendo.
  • Effetti: gli effetti applicabili tramite i CDJ sono molteplici. Di norma i dj preferiscono applicarli tramite speciali programmi per computer, come Virtual DJ o Traktor. Solitamente gli effetti sono presenti sui mixer o aggiunti in un secondo momento con delle effettiere.

I giradischi
Lavorare con i giradischi è ovviamente più impegnativo che lavorare usando strumenti digitali come CDJ o i computer. Questo perché uno strumento analogico non permette di godere di tutti quei vantaggi offerti negli ultimi anni dalla tecnologia, come la visualizzazione grafica dell'onda che viene effettuata mediante il computer con programmi tipo Virtual DJ, Traktor o Mixxx.
Esistono diversi tipi di giradischi in commercio. L'aspetto principale che caratterizza quelli utilizzati dai DJ è il tipo di trazione utilizzata per dare movimento al piatto rotante:
  1. A cinghia: è tra le prime tecnologie applicate. Si basa sulla trasmissione della rotazione tra un motore elettrico ed il piatto rotante, mediante l'uso di una cinghia (in genere costruita in caucciù). Sono preferiti più che dagli appassionati di musica e per l'ascolto normale e sono poco adatti al mixaggio, sebbene i primi giradischi adattati al mixing utilizzassero questa tecnologia.
  2. A trazione diretta: sono preferiti dai DJ in quanto patiscono meno il bloccaggio del piatto rotante (turntable) non essendoci strisciamento della cinghia e conseguente riscaldamento e usura. Inoltre la trazione diretta consente un maggior rendimento meccanico, ossia trasferire al piatto una maggior quantità della potenza meccanica prodotta dal motore. Di conseguenza l'accelerazione è più elevata che nella trasmissione a cinghia in quanto questa assorbe una parte della forza di trazione e introduce sia ritardo che jitter.
Nel 1978 la Technics sviluppò un giradischi professionale per DJ (Technics SL-1210) che acquisì in breve tempo un ampio successo per le sue caratteristiche tecniche che ne hanno fatto uno strumento insostituibile. La principale caratteristica era proprio la trazione: si sviluppò una tecnologia detta a trazione indiretta o al quarzo. L'idea rivoluzionaria che ha condotto al successo questi giradischi era la quasi totale assenza di manutenzione del piatto rotante, in quanto, non essendoci alcun elemento di trazione a contatto non vi era usura. Un altro fattore che ha portato al successo dei giradischi della technics è stata l'introduzione del braccio curvo e la sua particolare costruzione, che permetteva di eliminare un fastidioso effetto di risonanza generatosi quando il giradischi si trovava in prossimità di un altoparlante I giradischi Technics, serie SL-12xx, non sono mai stati rimpiazzati da altri prodotti di mercato. Benché oggi si sia passati a strumenti digitali, i Technics sono ancora largamente utilizzati.

Il mixaggio
La tecnica del mixaggio si basa fondamentalmente sull'allineamento dei battiti per minuto (bpm) fra due brani diversi. Per eseguire questa operazione, il DJ aumenta o diminuisce in cuffia la velocità del disco in fase di preascolto. Il primo DJ che utilizzò questa tecnica fu Francis Grasso, DJ americano degli anni '70. In precedenza, i DJ erano dei selector più che dei veri e propri disc jockey, non era necessario avere una tecnica e la loro bravura era dovuta esclusivamente alla selezione musicale e al controllo degli equalizzatori, e, per i più fantasiosi come David Mancuso, unita al controllo delle luci e dell'aria condizionata.
Per riuscire a mettere "a tempo" due brani quando la differenza di bpm è notevole, il DJ ricorre al bending, ovvero all'azione di aumentare e diminuire la velocità del brano spingendo o opponendo resistenza alla rotazione del disco (processo similare nei CDJ). In fase di miscelazione inoltre, grazie al mixer, è possibile livellare i volumi e le frequenze per armonizzare acusticamente il mix e dare un ulteriore tocco di creatività.
Esistono diverse tecniche di mixaggio: si possono utilizzare diverse combinazioni per fondere più brani insieme, come tagliare le frequenze di una ed entrare con la seconda solo con le frequenze corrispondenti, sovrapporre in maniera continua o "a tempo" solo alcuni riff durante l'applicazione di un effetto esterno o più semplicemente sfumare il volume con l'uso del cross-fader presente sul mixer. Il crossfader è un cursore orizzontale, posto solitamente sulla parte inferiore del mixer, che permette di passare un segnale audio da un canale all'altro in uscita sul master (l'audio in ascolto). Il cross-fader in alcuni mixer implementa alcune funzioni per agire sul segnale come la "curva di taglio" delle frequenze, che, a seconda delle proprie esigenze può essere più dura e netta, ad esempio per effettuare uno scratch efficace, o più morbida, permettendo di sfumare da un canale all'altro in maniera graduale.
Praticamente il mixing si basa su una semplice regola che consiste nel collegare due brani in battuta. La battuta è determinata dal conteggio di 32 battiti del brano. Nell'ambito della disco music i 32 battiti sono generalmente scanditi da 32 colpi di cassa e corrispondono a 32 quarti, ovvero 8 battute se il tempo è quattro quarti. La regola è comunque applicabile anche in altri ambiti, persino nella musica classica. Ogni 32 battiti si determina un giro. La regola vuole che i dischi vadano appaiati ogni 32 battiti. In alternativa è possibile dire che un disco va inserito sul giro. Il giro, dunque è definito come l'insieme di 32 battiti. Tuttavia tale regola non è fortemente stringente: esistono brani in cui i compositori adottano la "licenza poetica" di aggiungere un giro con più battiti, che sono sempre multipli di 4.
I mixer, a seconda del livello di professionalità richieste, offrono molte funzioni come le unità multieffetti DSP, i campionatori, i filtri o le uscite di tipo MIDI che consentono l'autosincronizzazione con alcune apparecchiature MIDI hardware e software come drum machine, campionatori o sequencer. I più sofisticati, o meglio, quelli di ultima generazione sono dotati di porte USB.

Turntablism
Il turntablism viene collegato immediatamente all'attività di un DJ di tipo hip hop: grazie a questa disciplina il DJ riesce a "suonare il disco", cioè a utilizzare un giradischi e un disco in vinile come strumento musicali; gli effetti sonori prodotti vengono definiti in gergo scratches.
Con il tempo si è sviluppata una vera e propria "Bibbia" sulle tecniche di effetti (tricks o routines). Sono innumerevoli le manipolazioni possibili del disco per creare effetti sonori: dai più comuni scratch con le sue infinite varianti, ai backspin, passando per i beat juggling. Per queste tecniche il DJ utilizza prevalentemente una coppia di giradischi perché sono più pratici per il controllo manuale della rotazione del disco. Comunque oggi con i CDJ è possibile creare questi effetti con tecniche digitali: in alcuni modelli ci sono tasti che riproducono in automatico tali effetti. Gli effetti inoltre possono essere prodotti in digitale con uno strumento detto effettiera, oggi possibile trovarla anche nei più sofisticati mixer per DJ.
Per eseguire gli effetti con i dischi vinile sono richiesti giradischi molto più solidi e affidabili di quelli necessari ad un classico DJ che suona in sequenza dei brani: infatti l'usura e lo stress a cui è sottoposto un vinile possono portare alla vera e propria distruzione dello stesso e della puntina. Molte case produttrici di strumenti di questo tipo si sono specializzate nella realizzazione di strumenti adatti al turntablism, fornendo testine resistenti ai movimenti più estremi, slipmat che riducono l'attrito tra disco e piatto, nonché mixer con crossfader dedicati allo scratch.
Con l'avvento delle nuove tecnologie iniziano a comparire i primi DJ che praticano il turntablism con il PC, attraverso software interattivi che riproducono le funzioni delle console da DJ. Icona storica del turntablism è il giradischi Technics SL-1200, in uso dagli anni '70 e, dal 2010 non più in produzione.

Selezione
La selezione è la proposta musicale dei brani scelti dal DJ.
Il DJ mixa dischi simili per ritmo, tempo, genere o di un dato periodo musicale; altre volte invece il DJ può decidere di mescolare nello stesso DJ set musica dalle più diverse caratteristiche o estrazioni cercando di rendere il passaggio il più armonico possibile. I DJ più bravi sanno mantenere due brani in esecuzione contemporanea per svariati minuti.