Perché non possono esserci attori più talentuosi come... come Steve Guttenberg?"

Questa è una conversazione che probabilmente non hai mai sentito.



Se qualcuno mi dicesse che l'agente Mahoney era il loro personaggio preferito in Police Academy, lo guarderò con sospetto al livello della Guerra Fredda.

Non è un cattivo attore. È solo che interpreta lo stesso bastardo arrogante e compiaciuto che cavalca il carisma di tutti i suoi talentuosi co-protagonisti e offre solo un sorriso inquietante e ironico in cambio.


Quando fallisce, si toglie la maglietta.



Non è mai stato divertente, ma ha avuto il massimo dei voti in alcune delle più grandi commedie del suo tempo. Non è mai stato sexy, ma è sempre stato scelto come una specie di donnaiolo.

Una tipica scena di Steve Guttenberg è così: 'Il personaggio x fa o dice qualcosa di esilarante……..Guttenberg è al centro della scena e sorride.'


O Succede qualcosa di serio…..Guttenberg fa quello sguardo “Spero che nessuno si sia accorto che ho appena scoreggiato”.





Un vero prodotto del suo tempo. Purtroppo (per lui) è quasi svanito nel 21° secolo. Ma diciamo una cosa, abbiamo avuto una grande battuta sul fenomeno Guttenberg dei Simpson.



Nella vita reale, Stanlio e Ollio erano completamente diversi dai loro personaggi sullo schermo.



Stan Laurel era un uomo motivato e concentrato che respirava, mangiava e dormiva commedia. Era quasi come se il suo cervello cercasse e trovasse naturalmente l'ispirazione per i film della squadra. Spesso Laurel rimaneva negli studi di Hal Roach anche dopo la fine ufficiale della giornata. Supervisionava il montaggio di un film e si infastidiva decisamente se le sue istruzioni non venivano eseguite alla lettera. Laurel era una persona stimolante con cui lavorare, ma esercitava un'immensa pressione su se stesso, al fine di ottenere i migliori risultati possibili. Oliver Hardy lasciava sempre lo studio una volta terminato il lavoro, ma si impegnava ugualmente nella sua performance, perfezionando i tempi comici, ecc. Di solito, dopo il lavoro, Hardy si concedeva qualche partita di golf, una delle sue più grandi passioni. Entrambi erano noti per il loro senso dell'umorismo fuori dallo schermo, anche se di solito ridevano per cose diverse. Per quanto riguarda i loro fan, Laurel rispondeva personalmente a tutte le lettere dei fan quando aveva un po' di tempo libero. D'altra parte, la segretaria di Hardy rispondeva alla posta dei fan per suo conto e includeva una copia autorizzata con timbro di gomma della sua firma su ogni lettera.


Sono un giocatore degli anni '80 che ha giocato a tutti quei giochi.

Gli anni '80 non erano i vecchi tempi medievali, lo sai.

Di recente sono riuscito a mettere le mani su una PlayStation 5 e sono sbalordito da quanto sia diventata buona la grafica di questi giochi.



Quanto sopra sono acquisizioni in-game da Horizon: Forbidden West. Non filmato, basta mettere in pausa il gioco e utilizzare la funzione della fotocamera per scattare foto. Assolutamente sbalorditivo.

Se pensi che ho iniziato a giocare cose come questa:




Un salto in avanti assolutamente straordinario in un breve lasso di tempo.



Chuck Lamb, sin da ragazzino, aveva un sogno: diventare un attore famoso, vedere il suo nome almeno una volta nei titoli di coda di un film. Un sogno comune a molti, ma che diventa realtà solamente per pochi. Forse anche per questo il signor Lamb non ci prova nemmeno e tiene chiuso il suo sogno nel cassetto, costruendosi una rispettabile carriera da ingegnere informatico per una compagnia assicurativa.

Nel 2005 però, mentre con la moglie Tonya guardava un episodio della loro serie tv preferita, Law & Order, ebbe un'illuminazione: pur non essendo in possesso del physique du rôle del grande attore, sarebbe stato perfetto come interprete dei… morti ammazzati. Chuck, infatti, è un uomo dalla carnagione particolarmente pallida, tanto che a guardarlo spesso pare malato. Sì, il ruolo del cadavere era perfetto per lui. E così, un po’ per gioco un po’ per passione (strana, dobbiamo ammetterlo, ma ognuno ha le sue…), Chuck, grazie alla collaborazione della moglie Tonya che gli scatta le foto, mette in piedi un sito (Dead Body Guy, cioè “il corpo del ragazzo morto”) dove inizia a pubblicare centinaia di scatti in cui inscena diversi scenari tragici, da quelli più assurdi a quelli terribilmente realistici. Un hobby particolare, non c’è che dire, ma che diverte un sacco sia Lamb che sua moglie Tonya, tanto che in una recente intervista a Business Insider l’uomo racconta: «All’inizio mi spaventava il fatto che mia moglie mi proponesse continuamente nuovi modi di morie. Mi voleva “uccidere” almeno tre volte a settimana. Iniziavo a pensare che le piacesse un po’ troppo uccidermi».


Una nuova particolare carriera. Il primo giorno, il nuovo sito di Chuck ottenne 30 visualizzazioni di pagina. Il secondo erano già salite a 200. Appena sei settimane dopo, Chuck era sulla prima pagina del New York Times. Un successo incredibile in pochissimo tempo, che continua ancora oggi visto che a 10 anni di distanza il suo sito può vantare la bellezza di 50 milioni e più di visite. Ma soprattutto non ci volle molto perché anche i produttori e i registi di serie tv e film notassero l’incredibile talento di Chuck nell’impersonare i morti. Le prime proposte, però, iniziarono ad arrivare da programmi tv di intrattenimento: la sua prima apparizione pubblica fu nello show Today, dove rilasciò anche la sua prima intervista. Poco dopo fu ospite anche di David Letterman al The Late Show. Nel 2006 è addirittura ospite della cerimonia di consegna degli Oscar. Nel 2009, invece, ottiene la sua prima (e finora unica) parte parlante nell’horror Thankskilling, uno splatter in cui un tacchino posseduto dal demonio uccide una serie di giovani studenti. Un film francamente orripilante, ma diventato un vero e proprio cult negli States dopo che Netflix ha deciso di inserirlo nel suo enorme archivio streaming. Recentemente è stato realizzato anche un adattamento di questo film per Broadway.

Ma se si chiede a Chuck quale sia stato il momento, fino ad ora, più emozionante della sua nuova carriera, lui vi risponderà che è stato quando ha visto il suo nome per la prima volta nei titoli di coda di una puntata della quarta e ultima stagione della serie tv Le cose che amo di te. Vedere il suo nome tra quello di tanti professionisti è stata la realizzazione di un sogno di una vita, ma soprattutto la cosa che l’ha convinto definitivamente a iniziare questa sua nuova carriera. Oggi Chuck vanta ben 25 apparizioni in serie tv o cinema con il ruolo del morto e il film più importante in cui ha lavorato è Vacancy, horror in cui hanno recitato anche Kate Beckinsale e Luke Wilson.


Dura la vita da morto.

Chuck è un tipo solare, che si diverte un sacco a firmare autografi e fare fotografie con le persone che lo fermano per strada. Perché questo ex informatico è diventato una vera e propria star, in particolare grazie a Internet: «Francamente fatico a spiegarmi tutto questo successo – raccontava un anno fa in un’intervista al Daily Mail –. Ma mi piace. Ho anche la fortuna di poter incontrare alcuni dei miei idoli: Mickey Rooney, Debbie Reynolds e tanti altri». Ma se pensate che la vita del “morto cinematografico” sia semplice, vi sbagliate. Chuck spiega che «non è così bella come si potrebbe pensare. Per una scena di 7 secondi ci sono alle spalle almeno 8 ore di lavoro. Solo il makeup dura 100 volte di più del tempo che poi si sta in scena». Senza contare che se si vuole essere un buon morto bisogna riuscire a restare completamente immobili. Anche respirare può essere di troppo: «Cerco di pensare ad altro, di perdermi nei miei pensieri. E non trattengo il respiro, perché se poi non ce la fai più e fai un sospirone si vede sicuro in camera. Meglio tanti respiri corti e secchi. Cerco di sembrare morto al massimo delle mie possibilità». Il suo modello di morte cinematografica perfetta è quello interpretato da Bill Paxton in Tombstone, film del 1993 dove il personaggio di Paxton viene colpito da un proiettile e muore a occhi aperti. Chuck spiega: «Un altro personaggio lo afferra, lo scuote, lo schiaffeggia. Ma lui niente, non sbatte mai le palpebre e non fa neppure un respiro. Ecco, io vorrei riuscire ad arrivare al livello di quella interpretazione».


Un vero professionista, ben retribuito. La professionalità di Chuck nel suo lavoro è oramai leggendaria a Hollywood e dintorni. Durante le riprese di un episodio della serie The Jury, in Florida, Chuck si è accorto di essere sdraiato su un formichiere di formiche rosse che hanno iniziato a pizzicarlo. Nonostante questo, per non rovinare la scena, è rimasto impassibile. Quando il regista ha dato lo stop, Chuck si è alzato ed è corso a buttarsi in acqua e quando gli hanno chiesto il motivo per cui non avesse detto niente, la sua risposta è stata: «Perché voglio essere il miglior morto che abbiate mai avuto sulla scena». Ma quanto viene pagata questa fatica? Tra i 300 e i 500 dollari al giorno di lavoro, ma in un caso Chuck ha incassato addirittura 1.500 dollari per un solo giorno di riprese. Questo in aggiunta ai rimborsi spese per i pasti e i pernottamenti. Chuck incassa anche 30 dollari circa al giorno dagli annunci sul suo sito web, una cifra relativamente bassa data la mole di visite, ma che a Chuck basta e avanza.


Una Cenerentola grande e grossa.

Del resto Chuck è già contento così: «Avevo 47 anni quando finalmente sono riuscito a realizzare il mio sogno. È come se fossi una grande e grossa Cenerentola. È divertente, cosa posso chiedere di più?». In realtà ha ancora dei sogni da realizzare: «Non sono ancora riuscito ad avere una parte nella mia serie tv preferita, Law & Order. Ma mi piacerebbe anche lavorare in The Walking Dead e partecipare al Grande Fratello Vip». Glielo auguriamo, anche perché tutto è possibile per l’uomo che è riuscito a rendere anche la morte una professione.


Molte canzoni sono fraintese o addirittura indecifrabili. Ad alcune di esse viene imposta un'interpretazione arbitraria e personale. Questa incongruenza attiene un po' a quella che in traduttologia, in particolare da Jakobson, viene definita "intraducibilità del testo poetico". Chiaramente il linguista si riferisce all'impossibilità di rendere in una lingua diversa il senso più profondo del messaggio originale, il quale può essere veicolato attraverso figure retoriche corrispondenti ma non sempre o non del tutto efficaci.

Al di là della fedeltà traduttiva al testo di riferimento, però, esiste nella poesia un problema di decodificazione oggettiva, di ordine strettamente emotivo.

Giusto per fare qualche esempio:

  • il brano dei Police, Every Breath You Take, lungi dal voler essere l'espressione di un sublime desiderio di protezione nei confronti dell'amata, nasconde invece il meno nobile proposito di pedinarla, di diventare la sua ombra ("every move you make, every bond you break, every step you take, I'll be watching you");

  • la canzone You're Beautiful di James Blunt, richiestissima ai matrimoni, per sua stessa ammissione "non è una canzone romantica, parla di un tizio che è fattissimo e si invaghisce in metro di una ragazza che si trova in compagnia del fidanzato e ne diventa ossessionato."

Immagino si possa andare avanti citando altri esempi di misunderstanding artistico, ma io terrei piuttosto a menzionare quella che per me è la canzone che più di tutte merita il premio qui pro quo del secolo.

"La Cura" di Franco Battiato

Malgrado l'ormai tipico significato che gli è stato attribuito, non si tratta di una canzone d'amore. Perlomeno non lo è nell'accezione romantica del termine. Non c'è alcuna dedica, nessun destinatario (o forse ce ne sono tanti?), nessuna dichiarazione.

Sostanzialmente non è altro che un soliloquio, un dialogo tra il Sé Spirituale e il sé terreno, tra corpo e Anima, l'uno vincolato all'altra da un patto di reciproca assistenza e protezione, in un tenero eterno sodalizio ("percorreremo assieme le vie che portano all'Essenza") in nome di un Amore Universale.



Il brano è stato scritto in collaborazione con Manlio Sgalambro, filosofo, scrittore, paroliere e cantautore siciliano, suo grande amico e collaboratore.

D'altra parte, lo stesso Battiato aveva sempre subìto il fascino dell'esoterismo mistico e delle filosofie orientali, ecco perché molti dei suoi testi - compreso questo - sono ermetici, incomprensibili ad una lettura superficiale. Ma ad un'analisi approfondita assumono tutt'altro spessore, per il quale emerge una costante: la ricerca di un centro di gravità permanente, ovvero uno stadio di Coscienza suprema, una centratura del proprio Essere spirituale di livello superiore. Concetto che ritorna anche qui ("supererò le correnti gravitazionali") a suggerire la necessità di collocarsi al di sopra delle spoglie terrene per dominare le debolezze umane, mortali per definizione ("lo spazio e la luce per non farti invecchiare"), superando il concetto di Spazio e Tempo. Il tutto culmina nella solennità di una importante promessa: "guarirai da tutte le malattie, perché sei un Essere speciale ed io avrò cura di te".

In un'intervista rilasciata nel 2007 per "Il Giornale", il Maestro dichiarò quanto segue:

Siamo all'interno di un corpo di cui accettiamo tutte le schiavitù possibili, perché è sempre meglio dell'ignoto. Abbiamo paura perché non sappiamo dove si va a finire. Non è che forse abbiamo dimenticato le immense possibilità dell'Essere?

In virtù di tale dichiarazione, quell'Essere speciale non è poi molto lontano dal proprio sé.

Volendo, potremmo ancora scorgere nel brano un benevolo slancio di altruismo nei confronti dell'umanità intera, un moto di solidarietà e di amore incondizionato (quasi divino) verso tutte le Creature, considerate ognuna un Essere speciale.

Ad ogni modo, bisogna precisare che lo stesso autore non ha mai voluto dare una spiegazione netta e definitiva del brano, consegnando alla sensibilità dell'ascoltatore la facoltà di vederci ciò che crede, secondo il proprio concetto di Amore.


Mia Martini, grandissima interprete troppo poco ricordata, scelse, su consiglio dei suoi collaboratori, di adottare un nome d'arte che fosse facilmente memorizzabile anche all'estero. Quindi Domenica Bertè divenne Mia Martini.



David Gilmour, il bravissimo chitarrista dei Pink Floyd, era alto e biondo e con i capelli lunghi. Insomma un bel ragazzuolo, il più bello del gruppo anche se lui era timido assai (cosa che a qualcuna fa sangue). Ricordo che negli anni '70 era mooolto concupito dall'altra metà del cielo.

Si racconta che mentre stava andando a suonare con la band venne bloccato per strada da una giovane fan, che voleva far subito l'amore con lui, che finalmente lo aveva trovato, che lo aveva sempre desiderato etc.
Lui alzò gli occhi stupito e disse: "posso prima andare a fare le prove?"



Un elenco difficile da compilare, visto che di solito mi concentro sui migliori.

Quindi, senza un ordine particolare:



Mary Goodnight - L'uomo dalla pistola d'oro, interpretato da Britt Ekland. Praticamente incompetente in tutto e in gran parte utilizzato come supporto per creare ostacoli per il nostro protagonista.


Fatima Blush - Never Say Never Again - interpretata da Barbara Carrera. Bond è riuscito a superarla giocando sulla sua vanità in una scena dolorosa da guardare. Menzione d'onore a Kim Basinger nei panni di Domino Vitali nello stesso film che è riuscito ad essere una pallida imitazione di Claudine Auger, l'attrice che interpretava lo stesso personaggio in “Thunderball”.



Rosie Carver - Vivi e lascia morire - interpretata da Gloria Hendry. In preda al panico, a malapena competente e un doppio agente per l'avvio. Non ha aiutato il fatto di trovarsi di fronte al meraviglioso ritratto di Solitaire di Jane Seymour.


Kara Milovey - The Living Daylights - interpretata da Maryam D'Abo. La combinazione violoncellista / tentato assassino è praticamente un peso morto per Bond durante tutto il film.



---Ann Harding è considerata una delle attrici più belle della sua epoca e i suoi capelli biondi lunghi fino alla vita sono uno dei suoi punti di forza.

La Harding aveva scritto nei suoi contratti che non le sarebbe mai stato chiesto di tagliarsi i capelli, che portava legati dietro.

--- "Sono stata definita bella sul palco tanto spesso quanto sono stata rimproverata fuori dal palco per il mio aspetto. Devo sia le lodi che i rimproveri al fatto che ho i capelli che ho i capelli biondo cenere, e in abbondanza. Quello che non ho imparato da sola a curare, me lo hanno insegnato volontariamente altre persone. Sono diventata un vero e proprio pozzo di conoscenze sulle cose da fare per migliorare i capelli"--.


                                                                                             



La mia preferita è questa:
"Quando hai a che fare con una persona che si crede superiore agli altri e ne è fermamente convinta, ridici sopra e assecondala, perché non è bello rovinare i sogni di un idiota…"
Immenso Totò.

Conosci questo gentiluomo?




Se non lo conosci, te lo presento io:

Stewart Copeland  al centro, l'indiavolato batterista (o ex?) dei Police.


Immagino che la sua attività di compositore e direttore di musica sinfonica o colonne sonore ti sia estranea. Fa niente. Se ci limitiamo al suo contributo nel trio di prima, mi sento di dire che il suo contributo è preso un po' sottogamba. Capisco che la voce magnetica di Sting - o il suo sex appeal di qualche anno fa - fossero molto più evidenti, ma penso che una parte quintessenziale del successo dei Police sia ascrivibile a Stewart Copeland e il suo stile inimitabile.

Mi spiego: con un altro batterista, probabilmente quel trio avrebbe avuto lo stesso abbastanza cartucce da sparare in termini di talento e dedizione. Un certo successo, probabilmente, sarebbe arrivato lo stesso per via della presenza di un ottimo chitarrista, temi innovativi, fusione di stili inconsueta, una voce particolare eccetera.

Il tocco di Copeland, però, non si può copiare. Ascoltare per credere. Prendiamo, per esempio, uno dei pezzi più famosi dei Police:

Walking On The Moon


è un reggae lento, quasi classico che è caratterizzato dal vuoto. Molti silenzi tra nota e nota, pochi accordi e una manciata di note di basso che ripetono ossessivamente. Un elogio al minimalismo in cui chitarra e basso scandiscono il tempo e fan bordone al volo pindarico di Sting.

In Walking On The Moon, però, la batteria di Copeland mica scandisce il tempo. Occhio.

La musica di un trio (chitarra-basso-batteria) è scarna per definizione e occorre qualcosa che la riempia, in assenza di effetti speciali. Copeland è capace di far ciò e fa diventare la canzone enorme pur lasciando la sensazione minimalista: quanti batteristi sarebbero stati capaci di mettere un eco/delay su hi-hat, e rim click (il famoso "bordo" del rullante che a volte si suona) o persino sulla grancassa? Stranezze che si vedono raramente in giro.

Ascoltare per credere.


Theodosia Burr Goodman, nota come Theda Bara, fu il primo esempio di star creato da Hollywood.



Era arrivata a Los Angeles nel 1914 e aveva iniziato a lavorare come comparsa finché, dopo un solo anno, ebbe l’opportunità di interpretare un ruolo da protagonista.

Nonostante avesse già 30 anni (le attrici protagoniste non potevano averne più di 25) fu “inventata” dai produttori.

Le tolsero cinque anni di età, ne fecero la figlia di una concubina egiziana e del suo amante, un artista francese, e le diedero il nome Theda Bara, anagramma di arab death.

Ebbe un grande successo.